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INTRODUZIONE
La presente tesi analizza il tema del benessere in adolescenza e si focalizza
sugli studi recenti nell’ambito del benessere sessuale e dell’educazione
sessuale a scuola. Il concetto di benessere è ritenuto attualmente di estrema
importanza nella società contemporanea e all’inizio del secolo scorso è stato
motivo di interesse e studio della psicologia positiva. Questa nuova disciplina
si propone di andare oltre la patologia, puntando al potenziamento delle risorse
individuali, con l’obiettivo ultimo di migliore la qualità della vita del singolo
individuo (Csikszentmihalyi & Seligman, 2000). Il fautore di questa nuova
prospettiva è lo psicologo statunitense Martin Seligman, che in collaborazione
con Csikszentmihalyi, ha definito le componenti fondamentali che
costituiscono il benessere soggettivo, ovvero: il benessere, l’appagamento e la
soddisfazione nei confronti delle esperienze passate, la speranza e l’ottimismo
per il futuro e il flow e la felicità per il presente. A livello individuale, poi,
distinguono tratti individuali positivi come la capacità di amore, il coraggio, il
perdono, la perseveranza e a livello interpersonale virtù civiche come
altruismo, educazione, responsabilità e civiltà.
Il concetto di benessere ha una natura dinamica e strettamente collegata a tutti
gli aspetti dell’essere umano, motivo per cui è doveroso tenere in
considerazione la sessualità come parte integrante del benessere generale, che
assume la denominazione di benessere sessuale, a sua volta comprensivo di
molteplici aspetti. Se il benessere è stato definito dall’OMS come uno stato di
completo benessere fisico, sociale e mentale e non necessariamente l’assenza
di malattia o di infermità (OMS,1948), il benessere sessuale si declina in uno
stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale in relazione alla sessualità
(OMS,2006). Pensare alla sessualità con riferimento esclusivamente fisico è
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riduttivo e poco realistico, in quanto viene coinvolto l’aspetto psicologico che
si cela dietro l’identità, nei ruoli di genere, nei pensieri, nelle fantasie, nei
desideri, negli atteggiamenti, nella riflessione rispetto all’esperienza vissuta.
La cultura e il contesto sono variabili influenti nella concezione personale di
benessere e salute, motivo per cui l’OMS parla di benessere bio-psico-sociale
come unità dinamica che riconosce l’interazione dell’individuo con l’ambiente
circostante. L’assunzione fondamentale del modello bio-psico-sociale è che
ogni condizione di salute o di malattia sia la conseguenza dell’interazione tra
fattori biologici, psicologici e sociali (Schwartz, 1982).
L’interazione tra questi fattori genera esiti che sono mediati da fattori di
protezione e di rischio individuali che durante lo sviluppo possono facilitare o
ostacolare il raggiungimento del benessere. Il periodo in cui questa interazione
potrebbe essere più critica è l’adolescenza, caratterizzata soprattutto da
difficoltà di tipo affettivo, emotivo e relazionale.
Questa tesi intende offrire un contributo che sia un aggiornamento in merito a
come oggi i preadolescenti e gli adolescenti vivono la sessualità e su come i
programmi scolastici dovrebbero adeguarsi alle loro esigenze. Di fatto,
l’adolescenza è la fase cruciale della vita sessuale, in cui ha inizio la creazione
dell’identità sessuale e la messa in atto di comportamenti che riguardano il
ruolo di genere. Con “sessualità” si intende l’insieme di elementi psichici e
fisici che distinguono l’uomo dalla donna nella manifestazione della
personalità e dei comportamenti. Gli adolescenti condividono tra loro le
esperienze, cercano di capire di più dai coetanei, dai genitori o online, si
confrontano con l’Altro per risolvere dubbi, per avere certezze, per capire se
sono sbagliati, e quindi diversi. Nell’era moderna i giovani usufruiscono tanto
dei social network e del mondo online per colmare le lacune derivanti dalla
mancata educazione scolastica e in famiglia, spesso incorrendo in
informazioni errate o siti pornografici che rappresentano una realtà distorta
della sessualità.
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Lo scopo del presente elaborato è mettere in luce le componenti del benessere
sessuale in relazione al periodo adolescenziale, ulteriormente destabilizzato
dalla pandemia da Covid-19 negli ultimi tre anni, attraverso la ricerca nella
letteratura presente sulle banche dati quali Scopus, WebofScience, APA
Psycnet e dai documenti reperibili online.
La trattazione è divisa in quattro capitoli: il primo è dedicato all’adolescenza
come periodo in cui poter intervenire con interventi di Psicologia positiva per
andare oltre la visione classica concentrata sui rischi, sull’evitamento di questi
e sulla prevenzione, proponendo una promozione ottimistica della vita e del
benessere. Inoltre, si è tenuto conto di come la pandemia abbia modificato le
relazioni fra i giovani e come questi abbiano usufruito dei nuovi media per
tenersi in contatto con la rete sociale. Un breve accenno alla sessualità, con
dati aggiornati del rapporto Censis sull’età in cui gli adolescenti fanno le
prime esperienze sessuali e su come la contraccezione sia dipendente dall’età,
ha fatto da ponte per il secondo capitolo, che si addentra nelle specifiche del
benessere sessuale, presentando le componenti quali la salute, il piacere, la
giustizia sessuale, il legame tra sessualità e affettività, la soddisfazione
sessuale e infine la correlazione tra autostima e autoefficacia sessuale e
immagine corporea. Non è scontato dire che la sessualità si viva con il corpo e
con la mente, motivo per cui è stata notata una relazione tra la possibilità di
sentirsi, o non sentirsi, soddisfatti del proprio corpo e l’attuazione di
comportamenti che si riflettono sul modo di vivere la sessualità (Parades &
Pinto, 2009). In generale, l’insoddisfazione corporea può ridurre il desiderio e
potenzialmente portare all’evitamento dell’attività sessuale. In linea con la
considerazione dell’aspetto psicologico nel benessere sessuale, si è parlato
delle componenti dell’identità sessuale (sesso biologico, l’identità di genere,
ruolo di genere e orientamento sessuale) le quali potrebbero entrare in
conflitto e generare malessere e disagio.
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Il terzo capitolo è stato dedicato all’influenza del benessere sessuale sulla
salute, confermando l’interdipendenza tra i due stati. Per interpretare meglio
gli argomenti trattati, si consiglia la lettura sempre nell’ottica secondo cui la
presenza o l’assenza, ad esempio, dell’ossitocina, noto come ormone
dell’amore, contribuisca o meno al benessere sessuale, e di conseguenza alla
salute. Nel capitolo son presenti comportamenti, come l’autoerotismo o
l’utilizzo della pornografia, l’esperienza del primo rapporto sessuale (se
praticato con consapevolezza e con sicurezza), il sexting e la rivelazione del
proprio orientamento sessuale (coming-out); saper come affrontare nel miglior
modo questi temi aumenta la probabilità di poter provare benessere sessuale.
Infine, l’ultimo capitolo è centrato sull’educazione sessuale, rivelandone i
benefici quando presente e le lacune nelle conoscenze e nelle competenze dei
giovani quando assente o non trattata in modo olistico. Numerosi studi hanno
dimostrato che un approccio focalizzato esclusivamente sull’evitamento di
gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili e sulla
promozione dell’astinenza non è efficace nel modificare i comportamenti
sessuali a rischio (Jackson, Lanssen, Appelhans et al.,2014; Jones, Haycraft,
Murjan & Arcelus, 2016), oltre a non risolvere curiosità sull’amore, sul
piacere, sul desiderio e sull’appagamento del partner (Bailey, Mann, Wayal et
al.,2015). È stato poi riportato un quadro generale su come l’Italia si ponga nei
confronti dell’educazione sessuale, delle sfide che si incontrano
nell’attuazione dei programmi e delle politiche esistenti nell’Unione Europea a
tutela dell’educazione sessuale.
Grazie a questo lavoro di ricerca nella letteratura scientifica è stato possibile
realizzare una visione positiva di un argomento che oltre ad essere considerato
tabù viene visto sempre con un’ottica di pericolo e rischio di cui si può fare a
meno. Il movimento sex-positive in cui si inserisce la presente tesi vuole
spingere verso una direzione fatta di consapevolezza, inclusione e
divulgazione, basata sul piacere e sulle fantasie.
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Capitolo 1
Benessere in adolescenza
È caratteristico dell’età adolescenziale imbattersi in difficoltà di tipo
affettivo, emotivo e relazionale, che portano l’adolescente a dover compiere
delle scelte che influenzano la sua salute, il suo benessere psicosociale e il suo
adattamento all’ambiente in cui vive. La qualità delle relazioni familiari,
l’insorgenza di comportamenti a rischio, il contesto sociale e urbano, i rapporti
sociali e i rapporti con l’ambiente in cui l’adolescente è inserito sono solo
alcuni dei fattori, di rischio se negativi o protettivi se positivi, che determinano
a loro volta malessere o benessere (Goleman,1977).
Spesso accanto al termine “adolescenza” si trova associato quello di “disagio”,
il quale include varie manifestazioni più o meno gravi di sofferenza causate da
cambiamenti fisici e psicologici, indicatori di un passaggio dall’età infantile a
quella adulta. Il disagio può esprimersi attraverso il corpo (l’adolescente non si
piace), con il conflitto verso le regole e la famiglia, a volte anche con la
scuola, con un ritiro sociale o con comportamenti antisociali e/o autolesionisti.
La necessità di parlare del disagio nasce per aiutare coloro che entrano in
contatto con gli adolescenti affinché possano riconoscere e conoscere
campanelli d’allarme per cui un comportamento da fisiologico diventa
patologico. Ecco, dunque, che entra in campo la promozione del benessere,
non solo nell’ottica del “stare bene”, ma con lo scopo di fornire strumenti per
affrontare in modo adeguato situazioni di difficoltà e rischio. Esistono
competenze cognitive, affettive e relazionali comunemente note come “life
skills”, fondamentali per il benessere, che l’OMS esplicita in: capacità di
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prendere decisioni e risolvere problemi, creatività, pensiero critico, capacità di
comunicazione efficace, capacità di relazione, autoefficacia, empatia e
capacità di gestire emozioni e stress (OMS,1994). Studi scientifici hanno
dimostrato che alcuni fattori protettivi come la resilienza, l’ottimismo e le
emozioni positive siano ammortizzatori contro la vulnerabilità alla sofferenza
dei disturbi mentali (Joseph, 2015), tuttavia, scarseggiano gli interventi volti a
migliorare tali variabili (Huebner, Gilman & Furlong, 2009).
Nel promuovere il benessere in adolescenza è pertanto importante adottare una
logica maggiormente incentrata sulla psicologia positiva e volta a valorizzare i
fattori di protezione.
1.1 Psicologia positiva e benessere
La psicologia positiva si colloca perfettamente nell’ottica del benessere,
occupandosi dello studio delle condizioni e dei processi che contribuiscono al
funzionamento ottimale delle persone (Csikszentmihalyi & Seligman, 2000).
A differenza della psicologia clinica, va oltre la sofferenza e il suo
alleviamento, attraverso una considerazione maggiore delle ambizioni, delle
esperienze di vita positive e della forza del carattere delle persone. Gli
psicologi positivi, a partire da Seligman, hanno ritenuto degno dell’indagine
scientifica e di attenzione le emozioni positive e il benessere, sottolineando
che queste non sussistano solo con l’assenza di stati negativi, in quanto
l’emozione positiva è frutto di un processo psicologico separato, mediato da
un substrato neurale che serve una funzione evolutiva distinta dall’emozione
negativa (Fredrickson, 1998). Seligman e Csikszentmihalyi (2000) hanno
descritto la psicologia positiva come segue:
Il campo della psicologia positiva a livello soggettivo riguarda le
esperienze soggettive di valore: benessere, appagamento e
soddisfazione (in passato); speranza e ottimismo (per il futuro); e flusso
e felicità (nel presente). A livello individuale, si tratta di tratti
individuali positivi: capacità di amore e vocazione, coraggio, abilità
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interpersonale, sensibilità estetica, perseveranza, perdono, originalità,
lungimiranza, spiritualità, alto talento e saggezza. A livello di gruppo, si
tratta delle virtù civiche e delle istituzioni che spingono gli individui
verso una cittadinanza migliore: responsabilità, educazione, altruismo,
civiltà, moderazione, tolleranza ed etica del lavoro.
Un intervento psicologico positivo (PPI) può essere inteso come qualsiasi
attività o metodo intenzionale (formazione, coaching) basato sulla coltivazione
di esperienze soggettive di valore, come ricordare momenti importanti della
propria vita, e la costruzione di tratti individuali positivi, come punti di forza
del carattere.
È molto probabile che le emozioni positive possano innescare spirali positive
verso l’alto, e che grazie alle stesse risorse personali che si son create si
possano esperire altre emozioni positive e ancora nuove risorse personali,
secondo un circolo virtuoso (Fredrickson,2003).
Gli interventi che invece hanno lo scopo di individuare, sviluppare, ampliare e
utilizzare tratti individuali positivi sfruttano la riflessione della persona sui
momenti in cui ha utilizzato i suoi punti di forza per stare al meglio (Seligman,
Steen, Park e Peterson, 2005), oppure attraverso l’utilizzo dell’opinione delle
persone intorno all’individuo in merito ai propri punti di forza e talenti
dimostrati nei suoi momenti migliori (Roberts, Dutton, Spreitzer, Heaphy e
Quinn, 2005).
La psicologia positiva è entrata in contatto a livello applicativo e teorico con la
psicologia clinica, la psicologia scolastica e la psicologia sociale, dando ampio
spazio a costrutti come quello di speranza, ottimismo, resilienza, flow,
benessere e felicità. La speranza secondo Snyder e colleghi è il risultato di due
componenti interconnesse: “pathways” e “agency”. La prima è la capacità
percepita di generare percorsi di successo verso gli obiettivi desiderati, mentre
l’agency sfrutta la motivazione per avviare e sostenere l’azione verso gli
obiettivi desiderati (Snyder, Rand & Sigmon, 2002). L’ottimismo è stato
definito come la tendenza stabile a credere che accadranno cose buone
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piuttosto che cattive (Scheier & Carver, 1985) e permette l’attuazione di
atteggiamenti proattivi con lo scopo di proteggere la propria salute. Speranza e
ottimismo sono correlati ma le aspettative di risultato (ottimismo) descrivono
ciò che si crede accadrà in seguito a determinati comportamenti; le aspettative
di efficacia (agency) descrivono le convinzioni nella propria capacità di
eseguire comportamenti specifici. La resilienza è la capacità dell’individuo di
riuscire a fronteggiare eventi stressanti o traumatici e riorganizzare la propria
vita positivamente davanti alle difficoltà. Sostanzialmente, è una capacità di
adattamento.
Il concetto di flow, introdotto da Csikszentmihalyi, identifica uno stato
psicologico soggettivo di massima positività, gratificazione e immersione, che
può essere vissuto durante lo svolgimento di un’azione, grazie alla
consapevolezza dell’individuo di avere capacità adeguate per reagire ad
appropriate opportunità presenti nell’ambiente (Nakamura &
Csikszentmihalyi, 2009). Quando ci impegniamo in un compito,
sperimentiamo uno stato di flusso in cui il tempo sembra fermarsi,
focalizzando tutta la nostra concentrazione sul presente.
La felicità risulta essere il punto di arrivo dopo aver costruito il proprio
benessere ed essendo soddisfatti della propria vita. Il benessere è sicuramente
relativo e soggettivo ma il filo rosso che accomuna la maggior parte degli
esseri umani è costituito da: sentirsi bene in relazione al proprio corpo, alla
propria testa e nel sociale, avere relazioni e legami importanti e di fiducia con
la famiglia e/o gli amici, aver la possibilità di utilizzare le proprie abilità per
migliorarsi e adattarsi meglio, vivere una vita che abbia un significato.
1.2 Psicologia positiva in adolescenza
Sarebbe auspicabile poter insegnare ai giovani, prima che a combattere le
difficoltà, a incrementare i cinque elementi del benessere che vengono
identificati con l’acronimo PERMA (Positive emotion, Engagement,
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Relationship, Meaning, Accomplishment). Tale modello, ideato da Seligman,
raccoglie le basi per riuscire a sentirsi bene, essere positivi e riuscire a
mantenere lo stato positivo il più a lungo possibile. Le emozioni positive, quali
pace, gratitudine, soddisfazione, piacere, curiosità o l’amore dovrebbero essere
maggiori, senza però sostituirsi alle negative (in quanto anche queste sono
fondamentali per un buon sviluppo), anzi, utilizzando le stesse emozioni
positive come strumento per la gestione delle negative. L’engagement o
impegno è un patto che stringiamo con noi stessi usufruendo dei nostri punti di
forza per raggiungere l’equilibrio ed entrare in uno stato di flow. Le relazioni
positive rappresentano un’immancabile condizione nella vita dell’uomo
considerato “essere sociale”, che dunque ha necessità di intrattenere relazioni
interpersonali più o meno intense che fungono da fattore di protezione e
appoggio. Il fattore “meaning” o scopo ha un senso più trascendentale rispetto
alle altre dimensioni, riferendosi alla ricerca dell’appartenenza a qualcosa di
più grande di noi stessi. È il senso della nostra vita in cui ad ogni azione
sottende un significato rilevante. Infine, “accomplischment” o successo e
senso di riuscita utile a farci sentire competenti, efficaci, in seguito all’aver
raggiungo un obiettivo, grazie alle nostre abilità (Seligman, 2012).
Agli adolescenti è fondamentale spiegare che non devono essere i migliori in
qualsiasi condizione, o che debbano coltivare tutti i fattori del modello allo
stesso modo. É bene che ciascuno si identifichi in ciò che più lo fa sentire a
proprio agio, in quanto per il benessere e per la felicità non esistono delle
regole uguali per tutti. Le ricerche sperimentali hanno di fatto dimostrato che
l’aumento delle dimensioni del modello PERMA hanno delle conseguenze
positive: elevati livelli in questi domini rappresentano sia una risorsa per
fronteggiare il disagio e per ridurne l’impatto, sia per raggiungere livelli di
maggiore produttività e serenità nella vita.
L’adolescenza rappresenta perciò una fase ottimale in cui inserire interventi di
psicologia positiva (PPI), definiti da Sin e Lyubomirsky come attività