2
finalizzati alla “realizzazione di servizi di preparazione e sostegno alla
relazione genitori-figli”.
In tale ottica, la tesi da una parte analizza la complessità del sistema
famiglia, dall’altra affronta il tema del sostegno alla genitorialità .
In particolare, nel primo capitolo, oltre a presentare una varietà di
definizioni sulla famiglia, ci si è soffermati sulla “concezione sistemica della
famiglia”, osservandone soprattutto, al di là delle differenti definizioni, le due
dimensioni che la definiscono esaurientemente: la dimensione relazionale e
quella sociale.
La prima dimensione riguarda le relazioni interne al “sistema” famiglia,
a livello “trigenerazionale”, la dimensione sociale, invece, riguarda il grado di
apertura o di chiusura della famiglia nei confronti dell’ambiente sociale.
Nel secondo capitolo, si è invece analizzata la “transizione alla
genitorialità” nonché, le difficoltà ad essa connesse, sottolineando, altresì,
l’attenzione che tutti gli operatori sociali, in particolare gli educatori, pongono
nel sostenere tale sottosistema familiare, in quanto preziosa risorsa per il
benessere dei figli e della famiglia.
Nel terzo capitolo si sono, infine, analizzate le “tipologie di sostegno”
offerte alla famiglia e alla genitorialità, distinguendo tra “il sostegno formale”
e, dunque, gli interventi offerti dalle istituzioni, dalle agenzie, dalle scuole,
presenti nel territorio, e “il sostegno informale”, inteso, invece, come la
presenza e il supporto della rete amicale e parentale che tanto può fungere da
3
risorsa per le famiglie ed i genitori sottolineando il ruolo che l’Educatore
Professionale svolge nei servizi di sostegno e di educazione alla genitorialità.
4
CAPITOLO PRIMO
LA FAMIGLIA: UN SISTEMA DI RELAZIONI
1.1- Il sistema delle relazioni familiari: attuali definizioni
La prospettiva sociologica considera la famiglia come “una piccola
società”, in grado di garantire la conservazione e la trasmissione dei valori
sociali (Dell’Antonio, 1992).
Parsons nei suoi studi si riferisce alla famiglia nucleare e alla specializzazione
tra i ruoli: ruolo “strumentale” paterno e ruolo “espressivo” materno (Parsons,
Bales, 1955).
Classica è la definizione di Levi-Strauss (1967) secondo cui la famiglia è
“l’unione durevole, socialmente approvata, di un uomo e di una donna e dei
loro figli”
1
. Secondo questa prospettiva, la famiglia, sarebbe quindi una forma
sociale primaria che assicura la sopravvivenza di una società.
1
Horkheimer M., Adorno T., Famiglia, tr. it. Lezioni di sociologia, Einaudi, Torino, 1970.
5
Secondo la prospettiva psicologico-sociale di Scabini (2000), la
famiglia è un’organizzazione di relazioni primarie “fondata sulla differenza di
genere e sulla differenza tra le generazioni”
2
e che ha come progetto la
generatività, intesa non solo come relazione genitori-figli ma anche come
relazione tra le generazioni.
La prospettiva sistemico-relazionale (Bertalanffy, 1971, Scuola di Palo
Alto), prevede invece un’ecologia dei rapporti tra i membri della famiglia per
cui considera la famiglia come “il sistema relazionale primario”
3
nel processo
di individuazione, crescita e cambiamento individuale in continua relazione
intersistemica con altri sistemi sociali.
L’applicazione della teoria generale dei sistemi (Bateson, 1976, Bertalanffy,
1971), prospettiva interdisciplinare nata nell’ambito delle scienze della fisica
e della biologia ad opera di Von Bertalanffy (1950), allo studio della famiglia
e delle relazioni familiari, ha permesso di evidenziare come ogni componente
della famiglia non possa essere considerato indipendentemente dalle relazioni
intrasistemiche che vive all’interno di ogni sistema-famiglia, né dalle
relazioni intersistemiche che vive con altri sistemi
4
.
Bronfenbrenner (1986), nella sua teoria ecologica dello sviluppo, ha
ben espresso questi concetti: egli parla, infatti, di un ambiente ecologico in cui
l’individuo è inserito e che rappresenta come strutture concentriche, incluse
2
Scabini E., Cigoli V., Il famigliare. Legami, simboli e transizioni. Cortina, Milano, 2000, p. 8.
3
Iori V., Ripartire dalla famiglia., http:/iis.comune.re.it/osservatorio-famiglie/strumenti3/012.htm.
4
Bronfenbrenner U., The Ecology of Human Development, Harvard University Press, Cambridge, trad. it.
Ecologia dello sviluppo umano, Il Mulino, Bologna, 1986.
6
l’una nell’altra. Lo sviluppo e la crescita dell’individuo secondo l’autore,
infatti, non sarebbero influenzati solo dall’ambiente più prossimo al bambino,
quello di cui egli ha direttamente esperienza, famiglia e gruppo dei pari
(microsistema) ma si allarga all’interazione tra i due sistemi (mesosistema) e
tra i sistemi di cui il bambino non ha direttamente esperienza ma che pure
influenzano il suo sviluppo, ad esempio l’ambiente lavorativo dei genitori o la
televisione (esosistema) per finire con l’ambiente sociale che con le sue
ideologie e le sue credenze influenza lo sviluppo di tutti i soggetti che ne
fanno parte (macrosistema) includendo i precedenti sistemi.
Secondo Bronfenbrenner sviluppo individuale, familiare ed ambientale si
influenzano reciprocamente:
macrosistema
esosistema
mesosistema
microsistema
Fig. 1.1. L’ambiente ecologico del bambino.
Fonte: Malagoli Togliatti, 2002, p.39.
bambino
7
La famiglia, a differenza di altri sistemi, organizza relazioni primarie
che “connettono e legano…la differenza di genere e la differenza di
generazioni”
5
ossia la relazione tra coniugi e quella parentale-filiale che
differisce dalla prima poiché lega in modo indissolubile i soggetti,
rappresentando così il “core”
6
della famiglia.
Lo studio della famiglia diventa, quindi, indispensabile poiché ci si è resi
conto e oggi ancor più di ieri, che per comprendere l’individuo ed il suo
sviluppo non si può prescindere dalla sua storia e da quella della sua famiglia.
Bertalanffy (1971), indica che le regole che si riferiscono alla famiglia sono le
stesse di ogni tipo di sistema interattivo, che può essere chiuso o aperto verso
l’esterno
7
.
La famiglia, come ogni sistema aperto, è caratterizzata da alcuni elementi
quali:
ξ Totalità, nel senso che qualunque cambiamento in una parte causa un
cambiamento in tutte le altre e in tutto il sistema;
ξ Non-sommatività, in quanto un sistema non può essere ridotto alla
somma delle sue parti, quindi la famiglia non può essere ridotta alla
somma dei suoi membri;
5
Scabini E., Cigoli V., Il famigliare. Legami, simboli e transizioni, Cortina, Milano, 2000, p. 8.
6
Ibidem, p.12.
7
Walsh F., Normal Family Processes, The Guilford Press, New York, 1982.
8
ξ Causalità circolare o reciproca, nel senso che ogni azione è a sua volta
una reazione dunque vi è una serie di influenze reciproche tra i membri
della famiglia;
ξ Equifinalità, poiché le condizioni iniziali di un sistema non
determinano in modo rigido il suo stato finale.
La famiglia, quindi, è un piccolo sistema diverso dalla somma dei singoli
membri, caratterizzato dall’interdipendenza dei membri stessi con una propria
struttura, fini peculiari e relazioni con altri sistemi.
In particolare, il modello psicodinamico e multigenerazionale (Ackerman,
1999), partendo dalla teoria psicoanalitica e occupandosi del sistema
familiare, analizza la famiglia da un punto di vista “simbolico” e dinamico
cioè degli affetti e delle “relazioni” che si instaurano tra i membri della
famiglia. Tale modello, infatti, distingue tra la famiglia reale, così come è di
fatto e quella affettiva cioè come è pensata e voluta dai suoi membri, quelli
presenti e quelli non più presenti e giunge a considerare la famiglia come un
“sistema di relazioni trigenerazionale” nel senso che il sistema familiare
comprende sempre le relazioni di almeno tre generazioni (nonni-genitori-
figli).
Ogni individuo, infatti, oltre che in relazioni di tipo orizzontale, cioè tra i
soggetti appartenenti alla stessa generazione, è impegnato in relazioni di tipo
verticale, cioè con membri appartenenti a generazioni diverse.
9
Secondo la definizione di E. Carter e M. McGoldrick (1980), la famiglia è
“l’unità di base dello sviluppo emozionale…e comprende l’intero sistema
emozionale di almeno tre generazioni”
8
, l’approccio relazionale-simbolico
allo studio della famiglia, infatti, sottolinea come il campo relazionale ed
emozionale della famiglia sia sempre plurigenerazionale.
Il campo relazionale familiare
Transgenerazionale Transgenerazionale
Nonna paterna Nonno paterno Nonno materno Nonna materna
1 generazione
Neopadre/marito Neomadre/moglie
2 generazione
Neonato/figlio
3 generazione
Fig.1.2 Il campo relazionale familiare.
Fonte: Scabini, Cigoli, 2000, p.14.
8
Malagoli Togliatti M., Lubrano Lavadera A., Dinamiche relazionali e ciclo di vita della famiglia, Il Mulino,
Bologna, 2002, p.21.
10
E’ importante sottolineare come vi siano differenti livelli di relazione
all’interno di ogni famiglia:
ξ interpersonale, ossia tra coniugi e tra fratelli;
ξ intergenerazionale, tra nonni, genitori e figli;
ξ transgenerazionale, tra stirpi familiari;
ξ di intermediazione, tra famiglia e comunità:
ASSE ORIZZONTALE RELAZIONE ASSE VERTICALE
Legame interpersonale Legame intergenerazionale
Legame di intermediazione Legame transgenerazionale
Fig. 1.3 Livelli di relazione familiare.
Fonte adattamento: Scabini, Cigoli, 2000, p.20.
Mentre il primo livello e l’ultimo si possono collocare sull’asse
orizzontale delle relazioni che avvengono tra soggetti appartenenti alla stessa
generazione, i legami intergenerazionale e transgenerazionale, si collocano
lungo l’asse verticale delle relazioni familiari poiché coinvolgono soggetti
appartenenti non solo a diverse generazioni, fenomeno destinato ad aumentare
vista la percentuale di nuovi nati, ma addirittura a stirpi di generazioni.
11
“La relazione è ciò che lega tra loro le persone ed è ciò che si
sedimenta in quanto a valori, miti, modelli di relazione”
9
.
La relazione familiare, pertanto, si trova al centro del legame coniugale,
intergenerazionale, transgenerazionale e tra la famiglia e la comunità.
Non si coglie immediatamente ma si manifesta nelle transizioni, ovvero,
durante i passaggi cruciali che la famiglia deve affrontare.
Donati (1991, 1999), in particolare, sviluppa una visione della famiglia
come fenomeno relazionale specifico evidenziando come le relazioni familiari
si trasformino in base alle esigenze della società senza però perdere la loro
specificità. La relazione viene, infatti, intesa da un lato come re-fero ossia
come riferimento di senso elaborato nell’intersoggettività, dall’altro come re-
ligo ossia come legame reciproco che si forma nelle aspettative reciproche
della comunicazione, un legame, prodotto della storia familiare, tra coniugi,
tra fratelli, tra genitori e figli, tra le famiglie di origine ossia tra stirpi.
La famiglia, inoltre, non si può considerare come una realtà definita una
volta e per tutte ma come una realtà che si costruisce giorno per giorno, aperta
all’imprevedibile che può giungere sia dall’esterno sia dalla trasformazione
dei singoli componenti familiari. Ciò vuol dire che l’identità della famiglia si
modifica col modificarsi dell’identità dei suoi componenti di conseguenza è
un sistema di relazioni “in divenire” (Iori, 2002).
9
Scabini E., Cigoli V., Il famigliare. Legami, simboli e transizioni, Cortina, Milano, 2000, p. 19.
12
La sopravvivenza del sistema famiglia è infatti l’esito di due processi
intrecciati:
ξ quello morfostatico, che ne garantisce la continuità e la stabilità di
fronte ai cambiamenti interni ed esterni;
ξ quello morfogenetico, che ne regola le trasformazioni.
Mentre i processi morfostatici si riferiscono alla capacità della famiglia di
rimanere se stessa durante le trasformazioni, permettendo così ai suoi membri
di riconoscersi in essa nonostante i cambiamenti, i processi morfogenetici
hanno a che fare con la capacità della famiglia di cambiare in relazione ai
cambiamenti dei suoi membri e alle loro esigenze e in relazione al contesto in
cui è inserita.
La famiglia, quindi, tende ad una condizione di equilibrio garantita, appunto,
dalla sua capacità di assorbire i cambiamenti tramite una ristrutturazione delle
relazioni familiari. In questo senso si parla di omeostasi evolutiva ossia della
capacità che ha la famiglia di adattarsi ai cambiamenti che incontra nel suo
sviluppo rimanendo se stessa.
E’ importante sottolineare altresì come, all’interno di ogni sistema
familiare, vi siano dei “sottosistemi” familiari che si distinguono in:
ξ coniugale;
ξ genitoriale;
ξ fraterno.
13
Il sottosistema “coniugale” riguarda la coppia di adulti e le reciproche
funzioni di scambio e sostegno emotivo, il sottosistema “genitoriale” riguarda
invece la coppia impegnata nella funzione di crescita dei figli, infine il
sottosistema “fraterno” riguarda i fratelli e permette loro di sperimentarsi in
relazioni tra pari.
Ciascun componente della famiglia può far parte di diversi sottosistemi con
ruoli e funzioni diverse, un membro familiare può sperimentarsi
contemporaneamente nel ruolo di figlio, fratello, genitore etc. sviluppando
capacità relazionali a diversi livelli (Malagoli Togliatti, 2002).
All’interno dei sottosistemi viene data una grande importanza al rapporto
diadico in quanto facilita le relazioni interpersonali utili alla costruzioni di
modelli operativi interni che fungeranno da copioni per le successive
relazioni sociali (Bronfenbrenner, 1979, Carli, 1999).
All’interno di ogni sottosistema vi sono delle regole che definiscono chi e
come si partecipa a quel sottosistema, vi sono cioè dei “confini” che
permettono di “differenziare i vari sottosistemi rispetto a ruoli e funzioni
indicando la vicinanza-distanza interpersonale e la gerarchia dei ruoli”
10
.
Minuchin (1974), usa distinguere i confini familiari in:
ξ chiari;
ξ rigidi;
ξ diffusi.
10
Fruggeri L., Famiglie. Dinamiche interpersonali e processi psico-sociali, Carocci, Roma, 1998.
14
Quando i confini tra i sottosistemi sono “chiari” siamo in presenza di una
famiglia “funzionale”, ossia, di una famiglia in cui i membri di ogni
sottosistema esercitano le proprie funzioni senza interferenze e in cui ogni
membro, nei momenti di difficoltà, risulta supportato dagli altri in modo
equilibrato.
Quando i confini sono “rigidi”, al contrario, siamo in presenza di una
famiglia disfunzionale, “disimpegnata”, ossia di una famiglia in cui la
comunicazione e lo scambio emotivo tra i membri dei sottosistemi è difficile.
Di conseguenza, se un membro della famiglia incontra delle difficoltà in una
fase del suo sviluppo, difficilmente troverà appoggio e sostegno da parte
degli altri membri familiari (Varin, 1995).
Infine, quando i confini sono “diffusi” siamo in presenza di una famiglia
“invischiata” in cui cioè i membri dei sottosistemi non presentano una buona
differenziazione tra loro, per cui tutti sanno tutto di tutti ed il problema del
singolo diventa il problema dell’intera famiglia. Nelle famiglie “invischiate”,
inoltre, il senso di appartenenza è molto forte, a differenza delle famiglie
disimpegnate in cui, invece, il senso di appartenenza è labile così come lo
sono i confini tra i vari membri (Olson, Beavers, 1985).
Ovviamente in alcuni momenti della vita di una famiglia, può esservi
l’esigenza di maggiore coesione tra i membri o al contrario di maggiore
15
rigidità, tutto cioè deve essere funzionale alle esigenze di sviluppo dei singoli
membri della famiglia e dell’intero sistema familiare
11
.
In base alla “permeabilità” dei confini tra la famiglia e il mondo
esterno, invece, Stierling (1972), distingue tra famiglie centripete in cui i
confini con il mondo esterno sono rigidi, presentando un atteggiamento di
sfiducia verso il sociale e un ripiegamento dei membri familiari verso la
famiglia stessa e famiglie centrifughe, i cui confini rispetto al mondo esterno
sono labili, presentando una maggiore fiducia al contrario per le relazioni
sociali rispetto a quelle familiari.
11
Andolfi M., Angelo C., (a cura di), Sentimenti e sistemi, Cortina, Milano, 1997.