Benessere e formazione umana: le prospettive della pedagogia sociale
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Introduzione
Nella società odierna sentiamo sempre più frequentemente parlare di sofferenze e guasti
psicologici che il tempo della contemporaneità infligge agli attori sociali, soprattutto i
giovani, maggiormente vittime di incertezza e isolamento. Il presente lavoro di tesi prende
spunto proprio da questa condizione di vita, ormai una vera e propria emergenza educativa.
Il nostro presente è caratterizzato da un disordine profondo, che ci parla di asfissia
spirituale, di analfabetismo emozionale e di assenza di orizzonti da cui attingere un senso
per l’esistenza. Questa a cui assistiamo è una condizione che sfortunatamente in alcuni
casi, sfocia anche nei gesti più drammatici e disperati, come documentato spesso anche dai
casi di cronaca. La società è caratterizzata da un malessere diffuso che include differenti
fenomeni, degrado sociale, uso di droghe, disturbi alimentari, disordini comportamentali,
incapacità di sopravvivenza, spesso collegati ad episodi di depressione e violenza.
La crescita esponenziale dell’individualismo, e la scomparsa di un valido sostegno offerto
in tempi passati dalle agenzie di socializzazione, in primo luogo dalle famiglie, si
traducono nella perdita di risorse contro le possibili sconfitte e l’aumento del senso di
impotenza. L’uomo è schiacciato dai condizionamenti esterni, perde il suo contatto con il
contesto di vita e non sa come risollevarsi e gettare le basi per un nuovo progetto
esistenziale. Ed è proprio questo a mio parere, la chiave di volta del paradigma post-
moderno, un valido progetto di vita che possa aiutare l’uomo a prendere in mano la sua
vita, per diventarne il protagonista, e perseguire i propri sogni. L’assenza di un obiettivo
così arduo ma al contempo indispensabile, influisce negativamente sull’individuo, finendo
col gettarlo nel vortice dell’incertezza, facendogli smarrire la bussola durante il suo
viaggio esistenziale, che in assenza di obiettivi, cura, amore, riflessione e solidarietà,
risulterebbe un “non-vivere”, un vano tentativo di aggrapparsi allo scorrere del tempo.
La cura di sé, la metariflessione e la competenza emozionale sono solo alcune delle
strategie preventive, per far fronte ai possibili disagi dell’esistenza, la quale ha bisogno di
essere continuamente pensata e riprogettata per un tempo lunghissimo, l’intero arco della
vita di un uomo. Già Gentile a suo tempo tentò di fare spazio all’educazione per tutta la
vita, asserendo che questa non va intesa come un processo settoriale, e che non presenta un
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inizio e una fine ben stabiliti, in quanto l’uomo è un essere dinamico, in costante sviluppo,
e che come tale richiede costante analisi e riflessione.
Questa intuizione che può sembrare ormai lontana nel tempo, è oggi più che mai valida. I
repentini cambiamenti della società odierna infatti, richiedono di elaborare continuamente
la propria identità, per una personalità dinamica, aperta al cambiamento, che consenta di
riappropriarsi del proprio tempo, dei propri spazi, di vita e relazionali. Lo sviluppo di una
compiuta personalità risulta piuttosto arduo nella società di oggi, complessa e difficile da
interpretare, in cui predominano molteplici modelli che rendono complicata
l’identificazione secondo caratteristiche e aspirazioni personali, ciò a cui assistiamo è il
predominare dell’avere e del fare, sull’essere e sul pensare.
In passato la società era più omogenea e gli individui al suo interno erano a conoscenza dei
valori universalmente accettati, potevano così attingere alle informazioni, da una sorta di
vademecum non scritto, utile all’orientamento nell’avventura esistenziale, i cui significati
erano più facilmente interpretabili, rendendo l’impatto con la realtà circostante poco
traumatico e sofferente rispetto ai tempi odierni.
Oggi la realtà frutto della postmodernità, risulta meno strutturata ed omogenea rispetto al
passato, tutto è in costante movimento e questo continuo e veloce fluire del cambiamento,
rende difficile l’adattamento dell’individuo, dando vita a soggetti fragili, che non sono
capaci di impegnarsi nelle relazioni, che non affrontano le vicende costruttive utili alla
propria vita interiore, e che si stordiscono fino alla morte, o si mescolano alla massa, priva
di senso critico e spaventata nel profondo dalla fatica della costruzione di un progetto di
vita, che sia significativo e dignitoso, umanamente parlando. Tutta la nostra vita è tesa alla
ricerca dell’identità e del benessere, durante l’intero ciclo di vita dell’individuo, ci sono
apprendimenti necessari al benessere volti alla piena realizzazione di sé e delle proprie
capacità personali. Partendo dalla conoscenza di sé infatti, dei propri limiti e delle proprie
potenzialità, si stimola la fiducia che ognuno ha dentro di sé, per compiere un cammino
costruttivo e consapevole verso l’autonomia personale.
Educare l’individuo a progettare la propria esistenza ed il proprio benessere è
indispensabile per gestire le circostanze della vita, adattarsi ai cambiamenti e acquisire
strategie emotive, cognitive, e comportamentali, per perseguire una forma di
autoconsapevolezza, in modo da vivere con maggiore comprensione e responsabilità, la
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dimensione soggettiva e quella socio-relazionale, affinché confluiscano verso una migliore
qualità della vita.
Oggi più di ieri è richiesto all’uomo di acquisire un sapere per la vita, per esistere bene, per
essere esistenzialmente competente e vivere in maniera autentica, riprogettando l’esistenza
quando gli eventi lo richiedono.
Questo mio lavoro di tesi, quindi, nasce da una riflessione sulla condizione di largo
disagio, che caratterizza il nostro tempo. Sono molte le situazioni di sofferenza e malessere
legate all’esistenza, che interessano maggiormente adolescenti, giovani post-adolescenti e
la tarda giovinezza. Gli evidenti segnali di malessere inviati dai soggetti sofferenti, spesso
non vengono letti come forme di richieste d’aiuto dalla famiglia e dalle restanti agenzie di
socializzazione, e quando fortunatamente queste laconiche richieste vengono percepite,
sono trattate con scelte poco rispondenti e proficue per gli individui, o semplicemente
vengono purtroppo interpretate come richieste d’attenzione di soggetti etichettati come
fragili; come se dare un nome ad una cosa bastasse per sollevarsi dalla responsabilità di
agire praticamente, per modificare una situazione che richiede un profondo intervento
dall’interno, che comincia anzitutto con l’ascolto, una pratica oggigiorno, sempre più
disconosciuta.
Ciò che spaventa e lascia attoniti sono gli atti finali con i quali purtroppo cessano delle
vite, che segnate da tante ferite esistenziali, educative e affettive, in realtà è come se non
fossero mai cominciate, e fanno sorgere in noi dubbi e quesiti su cosa fare per contrastare e
arginare eventi di questo tipo.
L’esistenza sembra oggi sempre più direzionata verso un asse che possiamo definire
estetico, con il conseguente affievolirsi del sentire morale e dell’universo valoriale. Ci
sentiamo molto più liberi dei nostri padri e dei nostri nonni, ma questa famosa libertà non
ci ha resi assolutamente padroni di noi stessi, obbediamo passivamente a meccanismi che
sembrano fornirci parvenze di libertà, assorbiti dal costante e veloce vortice del
cambiamento, ma un uomo che non è padrone di sé, non è capace e pronto nella gestione
degli eventi della vita che lo investono con una forza prorompente.
Ciò che a mio parere risulta essenziale per provare quantomeno a combattere questo
desolate scenario, è aggrapparsi al benessere, una dimensione esistenziale e vitale che
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racchiude al suo interno la capacità di cogliere il senso offerto dal reale, per sviluppare la
dote di donazione di senso, imparare dalle difficoltà, scoprirsi quindi resilienti ed efficaci,
per raggiungere una crescita morale, che porti ad un’esistenza lieta, positiva ed autentica,
realmente degna di essere vissuta.
I temi che ho trattato in questo lavoro di tesi sono alcune delle prospettive della pedagogia
sociale, una scienza calata nel contesto, quello delle emergenze, delle inuguaglianze
sociali. I suoi obiettivi sono volti al benessere e alla connessione individuale e sociale, le
prospettive sono molte, ma quella che credo debba essere approfondita sia proprio quella
relativa al benessere.
La pedagogia ci insegna come l’educazione costituisca sempre, in ogni contesto, un
tentativo di offrire una risposta ad un’istanza umana, un bisogno fondamentale, e quello
della nostra contemporaneità, credo sia un bisogno di esistere con un significato, che sia il
frutto dell’apprendimento della costruzione di un progetto esistenziale, che possa renderci
capaci di riprogettare la nostra vita, trasformarla in meglio e rigenerarla nelle difficoltà,
senza soccombere agli eventi per vivere consapevolmente.
L’attenzione verso un’esistenza vissuta da protagonisti è rivolta a tutti, perché l’uomo in
quanto essere dinamico, non smette mai di crescere, di apprendere, si forma lungo tutto
l’arco della vita, ma in modo speciale, va rivolto ai ragazzi, ai giovani, che rispetto agli
adulti forse hanno meno coscienza del proprio potenziale e sono quindi maggiormente
bisognosi di autenticità e della riscoperta della loro vita interiore. Dobbiamo infatti essere
fedeli alla nostra interiorità, è la nostra anima lo scrigno prezioso di quella conoscenza,
quella verità che ci dà la forza e ci permette di vivere.
L’obiettivo che mi sono proposta nella realizzazione di questa tesi, è dare rilevanza ad
alcune delle dimensioni del benessere psicologico, al tema della pedagogia del benessere, e
di approfondire alcuni nuclei tematici ad essa riconducibili, quali la resilienza,
l’autoefficacia e la riprogettazione esistenziale; e sottolineare, quanto questi temi siano
preziosi per affrontare la vita quotidiana, e viverla senza soccombere dinnanzi alle
avversità. Credo che nel campo odierno della ricerca pedagogica, uno degli aspetti più
salienti ed interessanti, anche per futuri sviluppi nell’ambito della pedagogia del benessere,
sia a mio parere, proprio la valenza pedagogica della riprogettazione esistenziale, con la
sua radice resiliente e la sua alta potenzialità trasformativa, permette alle persone di
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cogliere l’opportunità di apprendere dagli eventi, di viverli consapevolmente e non alla
stregua di fortuite circostanze o disgrazie da subire.
Ho articolato il lavoro partendo dalla pedagogia del benessere, definendo il suo prezioso
aiuto in ambito formativo, per poi chiarire l’importanza della formazione a misura di
persona, la valenza che la formazione assume nel tempo dell’incertezza e della
complessità, e di quanto sia utile il “sapere per saper vivere”, soprattutto nella società
odierna.
Il secondo capitolo sull’apprendimento tra progetto di vita e cura dell’esistenza, è dedicato
alla consapevolezza dell’imparare a vivere per imparare ad essere, a perseguire quella che
possiamo definire l’arte di vivere, e alla preziosa cura del sentire e dell’anima per
un’esistenza autentica.
Il terzo capitolo tratta a livello pedagogico della sofferenza e del dolore, del prezioso
apporto che la pedagogia dell’emergenza si appresta a dispensare nelle situazioni di
sofferenza e difficoltà a seguito di eventi traumatici, di come la resilienza sia
un’indispensabile forma di riprogettazione esistenziale e infine, di quanto sia importante
l’autoefficacia, in termini di benessere esistenziale.
Nel quarto capitolo è stato trattato il legame del benessere e dell’autoefficacia, ho inserito
il questionario che ho ideato, sull’autoefficacia percepita nella gestione dei problemi e
delle situazioni di sofferenza e dolore, analizzando gli item, i diversi dati raccolti e le
correlazioni tra i risultati ottenuti dalla mia ricerca.
A chiusura, il quinto ed ultimo capitolo, è dedicato alla formazione secondo una
prospettiva interculturale, evidenziando il legame esistente tra la pluralità ed il benessere
del singolo come essere umano parte di una pluralità, in quanto non si può riflettere e
trattare la formazione della persona, tralasciando la dimensione dialogica ed il rapporto
relazionale, che si instaura inevitabilmente con l’alterità, tutti elementi che concorrono alla
formazione integrale dell’essere umano e del suo potenziale benessere.
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CAPITOLO PRIMO
Pedagogia del benessere e formazione umana
1.1 La pedagogia del benessere
Il tema del benessere, della salute e della qualità della vita è parte integrante di un nucleo
tematico che nel corso degli ultimi anni, si è disancorato dall’orizzonte prettamente medico
e sanitario, per allargarsi da questo specifico campo, ed aprirsi a quello delle discipline più
squisitamente umanistiche e sociali, nonché pedagogiche.
Il concetto di salute risulta oggi pregno della dimensione sociale e relazionale, richiedendo
un’attenzione particolare e complessiva alla persona, tanto da attribuire alla questione del
benessere, una connotazione oltre che psichica, anche sociale ed ambientale. Proprio sul
tema del benessere e della salute è opportuno far riferimento all’Organizzazione Mondiale
della Sanità, agenzia dell’ONU, che si è espressa in merito e nel 1948 ha definito la salute
come: “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale”
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; un concetto che va oltre lo
stato di salute della persona e che include la dimensione sociale, quale elemento cruciale
per il benessere complessivo dell’individuo. Questo aspetto risulta inevitabilmente legato
anche alla possibilità e alla capacità del soggetto, di soddisfare i propri bisogni e realizzare
le proprie aspirazioni, per perseguire quindi in toto, il suo sviluppo attraverso
l’adattamento al contesto vitale, quindi anche sociale, e di appartenenza.
Nello stesso ambito sanitario è stato fatto molto in tema di riforme che riguardano, a livello
nazionale ed europeo, lo stato di salute della popolazione, quale elemento indicativo del
suo sviluppo sociale, a testimonianza del fatto che l’attenzione al benessere e alla cura non
è soltanto un sapere che fa capo alla tradizione di natura pedagogica, ma richiama anche
territori inesplorati e inediti. La persona viene quindi ripensata in un’ottica che possiamo
definire olistica, in quanto il benessere è uno stato che richiama a sé una rete definita e
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M.L. Iavarone; T. Iavarone, Pedagogia del benessere, il lavoro educativo in ambito sociosanitario.
Francoangeli, Milano 2007