Capitolo 1
LE CARATTERISTICHE GENERALI
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1.1-Caratteristiche del fanciullo di 11-14 anni.
I bambini nell'età prepubere si trovano nella fase auxologica in cui
la statura si implementa medialmente di 7-8 cm l'anno. La crisi di
allungamento si presenta con un evidente squilibrio morfologico
degli arti superiori rispetto al tronco; i muscoli sono eccessivamente
allungati e la ipotrofia degli arti superiori e del tronco è piuttosto
accentuata. Il ragazzo si presenta magro, con il tronco piuttosto
piccolo rispetto agli arti e può incontrare difficoltà a compiere
movimenti veloci a causa della disarmonia delle proporzioni e della
debolezza dei muscoli eccessivamente allungati. La resistenza
fisica, nella maggior parte dei casi, può essere considerata buona
ma richiede frequenti pause di riposo. Le capacità attentive sono
ancora di breve durata.
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Si ha la massima funzionalità del sistema
endocrino e l’ aumento morfologico e ponderale di tutti gli organi
interni e apparati non correlati da eguale sviluppo funzionale. Inoltre,
è il periodo della definitiva affermazione dei più importanti punti di
ossificazione quali l’articolazione del gomito, scapolo-omerale,
metacarpo, bacino, rotula, calcagno.
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L’allungamento osseo ed il conseguente stiramento muscolare
provoca un regresso dello schema corporeo in movimento; per tale
motivo, i fanciulli di questa fascia di età presentano scarsa
coordinazione e rendono un’immagine di sostanziale goffaggine,
con diminuzione dell’equilibrio ed esaltazione della mobilità
articolare. Per tali motivi e caratteristiche, l'obiettivo primario
dell'addestramento deve essere volto alla compensazione della
disarmonia morfologica, e, contestualmente, al miglioramento del
senso della spazialità.
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Questa è l’età dove il maggior impegno
dovrà essere rivolto verso il completamento della schema corporeo
e conseguentemente verso l’integrazione delle capacità coordinative
e cioè dei processi di organizzazione, guida, controllo, e regolazione
energetica e cinetica dei movimenti. Un impegno concreto dovrà
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http://www.aks.it/corsi/approfondimento.html
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Casteli L., Pellai A., Giuliana R., Marisa V. “Mi muovo, sto bene. Benessere, movimento e sport, dalla
scuola dell’infanzia alla superiore” , editore Franco Angeli, Milano 2004
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Opera già citata (http://www.aks.it/corsi/approfondimento.html)
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essere rivolto anche al potenziamento fisiologico almeno nelle sue
manifestazioni di velocità, di forza, di forza veloce (e quindi di
tonicità muscolare), e di resistenza aerobica con una particolare
attenzione alla mobilità articolare, la cui cura sarà necessaria anche
se gli allievi si troveranno in fase di procerits II. Una cura particolare
(ma ciò rientra nelle capacità coordinative), richiederà l’equilibrio
specialmente dinamico ed in fase di volo perché dopo la crisi
puberale, come è noto, non è possibile far progredire in maniera
molto sensibile questa qualità. Le attività scelte dovranno avere, per
quanto possibile, caratteristiche di estrema variabilità (quindi capaci
di strutturare schemi motori per mappa elastica), al fine di creare un
bagaglio di esperienze motorie quanto più ampio e variegato
possibile. Da ciò una ulteriore conferma dell’opportunità di eseguire
attività in ambiente naturale.
Anche in questo periodo l'esercizio fisico deve essere graduato in
modo attento per evitare disturbi al processo di crescita. I sistemi
cardiocircolatorio e respiratorio, ad esempio, non vanno sollecitati in
maniera disordinata o massimale, l'esercitazione deve essere
prevalentemente a carattere aerobico. Quindi l'allenamento in
questa fase può già essere rivolto al miglioramento delle prestazioni
dell'apparato respiratorio e cardiocircolatorio, anche per favorire
l'espansione della cassa toracica. Potranno essere inseriti esercizi
di potenziamento per determinati gruppi muscolari e l'insegnamento
di piccole acrobazie per sviluppare nel ragazzo un senso della
spazialità più completo e una maggiore sicurezza di sé.
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In questo
periodo le differenze psicologiche fra maschi e femmine si
accentuano ulteriormente, creando notevoli problemi di motivazione
in campo femminile. Anche alcune differenze morfologiche vengono
ad interferire sulle scelte metodologiche –didattiche del campo
maschile rispetto al femminile, ma gli obiettivi rimangono
sostanzialmente gli stessi. Sotto il profilo psicologico i maschi
presentano una grande insicurezza nelle proprie capacità, frutto
degli stati conflittuali nei confronti di tutto ciò che appare come
“istituzione” (famiglia, scuola, regole, ecc.), e conseguentemente
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Opera già citata (http://www.aks.it/corsi/approfondimento.html)
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una grande instabilità. Sarà quindi compito dell’insegnante quello di
utilizzare metodologie ed avvalersi di proposte motorie capaci di
creare nell’allievo sicurezza e maggiore stabilità psicofisica. I giochi
di squadra, che apparentemente si propongono come strumenti utili
perché dotati di regole oggettive da rispettare, non risultano essere
una soluzione del tutto ottimale nel conseguimento di questi obiettivi
psicologici, dal momento che esaltano il ruolo di leader (il più forte, il
più bravo) fornendo un alibi alla massa che non cerca altro che un
leader a cui accodarsi per deresponsabilizzarsi ulteriormente. Quindi
vanno somministrati giochi con diverse e numerose regole, ma
anche giochi in cui tutti debbano assumersi precise responsabilità.
Saranno utili in questo periodo le esercitazioni ai grandi attrezzi per
fornendo stimoli di carattere personale e porre i singoli di fronte a
difficoltà non superabili in équipe, ma anche per dare una certa
disciplina sia generale che motoria. In una parola, occorrerà
responsabilizzare gli allievi cercando di renderli coscienti delle loro
possibilità e potenzialità e contemporaneamente portarli ad un
abbassamento del grado di eccitazione generale. Esattamente al
contrario occorrerà agire in campo femminile dove la norma è
costituita da ragazze introverse che cercano di isolarsi dal gruppo
(classe-squadra) e che cominciano a “soffrire” le differenze
morfologiche che le portano ad assomigliare ad una donna adulta. A
ciò si aggiunge un complesso di superiorità psicologica nei confronti
dei maschi, superiorità che cozza con la verifica dell’oggettiva
inferiorità, sempre nei confronti dei maschi in fatto di abilità motorie.
Tutti questi fatti tendono ad allontanare le ragazze dall’attività
motoria che pertanto dovrà essere proposta sotto forma altamente
motivante e stimolante e cioè sotto forma di gioco con poche o nulle
regole tecniche e sotto forma di esercitazioni ad alta valenza
estetica. L’uso dei grandi e piccoli attrezzi sarà importantissimo sia
in campo maschile che in campo femminile per creare centri di
interesse, ma anche per creare oggettivamente e soggettivamente
difficoltà che servono a ciascun allievo per verificare capacità e
potenzialità personali.
Un discorso particolare è richiesto
dall’individualizzazione dell’insegnamento che, se è sempre
auspicabile perseguire da parte dell’insegnante, diviene in questo
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periodo addirittura fondamentale a causa del momento delicato e di
diffusa diversificazione morfologico-funzionale, fisiologica,
psicologica e operativa che gli allievi dimostrano. Dovrà comparire in
questo periodo l’uso sistemico della progressione didattica intesa
come successione dei tempi educativi ed addestrativi così concepiti:
a) studio del movimento (generale e specifico);
b) esercitazioni propedeutiche;
c) esercitazioni specifiche;
d) esercitazioni in situazioni coercitiva (modelli predeterminati);
e) esercitazioni in situazioni variabili (anche ludiche) (da
escludere negli apprendimenti tecnici per mappa rigida =
ginnastica artistica).
Questa non è solo un esigenza tecnica, ma anche un’esigenza
psico-pedagogica per abituare l’allievo al lavoro sistemico e
produttivo, ma tale abitudine si instaurerà solo se l’insegnante saprà
rendere cosciente l’allievo del lavoro che svolge con successioni. E’
questo il periodo in cui l’approccio didattico non potrà essere
assolutamente paradigmatico, ma dovrà essere duttile alle esigenze
che la realtà manifesterà. Tale regola vale sempre ma in questa
fascia di età è fondamentale.
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Eid L. “Verso una Literacy motoria europea”, editore Franco Angeli, Milano, 2007
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1.2-Abilità & Capacità
Veniamo a trattare ora di abilità o, meglio, atti, azioni,
comportamenti o altro, che sono stati nel tempo e nello spazio
descritti e ridescritti tante volte fino a che quell’azione, quella musica
o quel disegno sono divenuti quasi atti automatici e fuori dal
“controllo” volontario e la cui esecuzione comporta un minimo
dispendio energetico. Le abilità, allora, riflettono la bravura della
persona nell’ eseguire un particolare compito, come giocare una
mano di bridge o giocare come quarterback nel football americano.
In maniera molto schematica possiamo, a questo punto,
differenziare le capacità dalle abilità, rilevando che le prime sono il
prodotto di tratti ereditari ben specifici, mentre le seconde sono il
risultato di un esercizio continuo. Inoltre, che le capacità sono stabili
e durature laddove le abilità risultino sensibilmente modificabili con
l’esercizio. Le prime sono poco numerose rispetto alle seconde
che,per contro, possono essere numerosissime, anche se a diversi
livelli di qualità. Le capacità, infine, sottendono l’esecuzione di molte
abilità che a loro volta dipendo da diversi sottogruppi di capacità.
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Biancalana V. ,”Intervento Adattativo” NonSoloFitness” editrice 2008.
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1.3-Tempo di reazione.
Fleisman (1964) classifica il tempo di reazione tra le classi di
capacità:
tempo di reazione – importante in compiti,come quelli di tempi di
reazione semplice, in cui c’è uno stimolo solo e una sola risposta,
dove è fondamentale la velocità di reazione. Un esempio è la
partenza dai blocchi nei 100 metri piani.
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Il tempo di reazione (TR) è l’intervallo di tempo che passa tra la
presentazione di uno stimolo non anticipato e l’inizio della risposta
ad esso. Oltre che riflettere il ritardo in eventi come la partenza delle
gare di velocità, il TR rappresenta anche il tempo necessario per
formulare decisioni e per iniziare l’azione. È fondamentale in diversi
sport (ad esempio, pugilato, calcio, automobilismo) e in attività non
sportive (ad esempio, schiacciare al volo un insetto, frenare una
macchina per evitare l’impatto con un animale che attraversa
improvvisamente una strada,o prendere al volo una scatola di
legumi che cade improvvisamente da un ripiano della cucina). Dato
che il TR è una componente fondamentale di diverse abilità, non
sorprende che molti ricercatori abbiano utilizzato questa misura
come un indicatore della velocità di elaborazione dell’informazione.
Dato che il TR inizia quando lo stimolo viene presentato e termina
quando inizia il movimento, serva come una misura potenziale della
durata totale dei tre stadi dell’elaborazione.
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Opera già citata (Biancalana V. ,”Intervento Adattativo” NonSoloFitness editrice 2008.)
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A.Wrisberg ,“Apprendimento Motorio e Prestazione” società stampa sportive/roma,2000
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