Capitolo 1
IL RISCHIO DI CREDITO 1. Introduzione: i rischi dell'attività bancaria Nello svolgimento della sua attività la banca, come qualsiasi impresa, è sottoposta ad
una pluralità di rischi di varia natura. In generale il rischio dell'attività bancaria può
essere ricondotto ad un impatto non favorevole sul reddito futuro derivante da diverse
fonti di incertezza 1
. Tra le varie fonti di rischio si possono individuare le seguenti
principali categorie:
• rischio di credito • rischio di mercato • rischio operativo • rischio di interesse
• rischio di cambio • rischio paese
L'esposizione a tali rischi può comportare per la banca non solo potenziali effetti
negativi sulla profittabilità, ma anche il rischio di insolvenza nel caso in cui le perdite
divenissero tali da non poter più essere affrontate dalla dotazione patrimoniale. Poichè
in generale quanto più l'ammontare di capitale proprio è elevato, tanto più la banca è in
grado di far fronte a situazioni avverse, è necessario definire l'esposizione complessiva
ai rischi in funzione della disponibilità di capitale proprio. Proprio su questo aspetto è
rivolta l'attenzione della regolamentazione in materia di adegutezza patrimoniale: in
generale essa dispone che la banca debba detenere una quantità di patrimonio idonea a
fronteggiare le tipologie e il grado di rischio assunti.
2. Il rischio di credito: definizione e componenti Il rischio di credito rappresenta la principale tipologia di rischio a cui la banca è
esposta nello svolgimento della sua funzione di intermediario finanziario, essendo
storicamente l'attività di erogazione del credito la componente più tipica dell'attività
1
Cfr . ONADO M. (2004), "La banca come impresa" , Il Mulino.
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bancaria. Si possono individuare diverse definizioni di rischio di credito. In linea
generale tale rischio consiste nell'eventualità che un prenditore di fondi verso cui la
banca è esposta non sia in grado di rimborsare integralmente il suo debito nei termini e
nelle modalità pattuite.
Secondo una definizione più specifica il rischio di credito può essere inteso come "la
possibilità che una variazione inattesa del merito creditizio di una controparte, nei
confronti della quale esiste un'esposizione, generi una corrispondente variazione
inattesa del valore di mercato della posizione creditoria"
2
.
Da questa definizione derivano alcune importanti considerazioni. Innanzitutto per
rischio di credito non si intende soltanto la possibilità di insolvenza del debitore, ma
esso comprende anche il semplice deterioramento del merito creditizio di quest'ultimo,
in quanto può determinare una diminuzione del valore di mercato della posizione
detenuta dalla banca.
Un'altra importante considerazione riguarda il fatto che affinchè si possa parlare
realmente di rischio occorre che si verifichi un deterioramento del merito creditizio che
la banca non aveva previsto al momento della decisione di affidamento e della
determinazione del tasso di finanziamento. In altre parole la componente reale del
rischio è rappresentata dalla possibilità che le valutazioni effettuate dalla banca circa le
prospettive di evoluzione delle condizioni economico-finanziarie dell'affidato si rivelino
a posteriori errate, e quindi che si verifichi una perdita inattesa ( unexpected loss, UL).
La perdita attesa ( expected loss , EL) per contro, cioè l'ammontare delle perdite che
viene stimato a priori dalla banca in sede di valutazione dell'affidamento, non
costitiuisce di per se un problema in termini di rischio di credito, proprio in quanto già
incorporata nelle aspettative del creditore e quindi compresa negli accantonamenti
prudenziali e nella determinazione del prezzo del prestito, ovvero del tasso di interesse.
In questo senso quindi il concetto di rischio viene confinato alla possibilità di eventi che
risultano inattesi 3
.
Esplicitando quindi le componenti del rischio in esame è possibile individuare due
principali elementi. Una prima componente è rappresentata dalla perdita attesa, che
2
SIRONI A. (1998), "La misurazione e la gestione del rischio di credito: modelli, strumenti e politiche" ,
Bancaria Editrice.
3
Cfr . S IRONI A., in Sironi A., Marsella M. (a cura di), (1998), "La misurazione e la gestione del rischio
di credito: modelli strumenti e politiche" , Bancaria Editrice.
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analiticamente consiste nel valore medio della perdita che la banca si aspetta di subire
con riferimento ad un determinato credito. A sua volta la perdita attesa di un'esposizione
può essere calcolata in funzione di tre elementi, secondo la seguente formula:
EL= EAD x PD x LGD
dove:
PD = probabilità di insolvenza ( probability of default) della controparte, che
rappresenta la probabilità che la controparte possa diventare inadempiente entro un
certo orizzonte temporale;
EAD = esposizione al momento dell'insolvenza ( exposure at default ), cioè la
dimensione dell'esposizione della banca nei confronti della controparte al momento in
cui si verifica lo stato di insolvenza;
LGD = perdita in caso di insolvenza ( loss given default ).
La probabilità di insolvenza dipende sostanzialmente dal merito creditizio del
debitore, e quindi da fattori relativi alle sue condizioni economico-finanziari attuali e
prospettiche, alla qualità del management, nonchè dalle prospettive di evoluzione del
settore produttivo di appartenenza e dalla congiuntura economica generale.
La perdita in caso di insolvenza, invece, dipende principalmente dalla natura del
finanziamento, dalle eventuali garanzie sottostanti il credito concesso, nonchè dalle
condizioni specifiche dell'impresa con riferimento al valore e al grado di liquidità
dell'attivo patrimoniale 4
. La perdita in caso di insolvenza viene spesso definita anche nel
seguente modo: 1 – tasso di recupero del credito, in quanto rappresenta il complemento
a 1 dell'ammontare effettivamente recuperabile dell'esposizione al momento del default
( Recovery Rate , RR).
Occore notare come anche con riferimento alla determinazione dell' exposure at
default , esista un certo grado di incertezza. Tale incertezza deriva dal fatto che
l'esposizione creditizia al momento del default può essere diversa da quella corrente.
Ciò accade tipicamente nel caso di operazioni che concedono discrezionalità all'affidato
circa l'entità di credito da utilizzare, come ad esempio nel caso di una apertura di credito
in conto corrente, dove il cliente può decidere l'ammontare di fido concessogli da
4
Cfr . S IRONI A., in Sironi A., Marsella M. (a cura di), (1998), "La misurazione e la gestione del rischio
di credito: modelli strumenti e politiche" , Bancaria Editrice.
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utilizzare, facendo variare così l'esposizione della banca nei suoi confronti 5
.
La seconda componente del rischio di credito è rappresentata dalla perdita inattesa, la
quale non è altro che il grado di variabilità del tasso di perdita intorno al proprio valore
medio. Tale componente deve trovare necessariamente copertura in un adeguato
ammontare di capitale proprio, che svolge quindi una indispensabile funzione di
garanzia.
La distinzione tra perdita attesa e perdita inattesa pertanto è particolarmente rilevante
per la definizione delle scelte gestionali relative all'ammontare degli accantonamenti
necessari a fronteggiare la componente delle perdite attese, nonchè per il mantenimento
di un ammontare di capitale proprio adeguato a fronteggiare la componente inattesa. Per
tale motivo occorre che le metodologie per la misurazione delle componenti di perdita
attesa e inattesa siano particolarmente accurate.
3. La determinazione delle componenti del rischio di credito 3.1 La determinazione della perdita attesa Come è già stato sottilineato in precedenza la componente della perdita attesa, se
valutata correttamente e coperta con adeguati accantonamenti a fondo rischi, non
rappresenta un rischio in senso stretto poichè la banca è in grado di fronteggiare
eventuali manifestazioni di insolvenza che all'interno di un portafoglio prestiti
inevitabilmente tendono a verificarsi. Tuttavia è evidente che l'analisi del rischio di
credito richiede innanzitutto una corretta misurazione delle perdite attese. La
determinazione della perdita attesa può essere effettuata attraverso una molteplicità di
approcci, che vanno dai modelli analitici di natura soggettiva ai modelli di tipo
quantitativo, come i modelli di scoring e i modelli basati sui dati del mercato dei
capitali.
3.1.1 I modelli analitici di natura soggettiva Il primo e più classico approccio per la stima della perdita attesa è rappresentato dai
modelli analitici soggettivi. Tali modelli consistono essenzialmente nelle tradizionali
analisi di fido, basate su valutazioni soggettive da parte dell'analista. Il processo di
5
Cfr . S AITA F . (2000), "Il risk management in banca. Performance corrette per il rischio e allocazione
del capitale" , EGEA.
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valutazione è generalmente suddiviso varie fasi, nell'ambito delle quali vengono
effettuate analisi sia di tipo qualitativo che di tipo quantitativo. L'analisi qualitativa
riguarda da un lato le caratteristiche generali, quali dimensione, assetto proprietario,
localizzazione, e le politiche di gestione dell'impresa, e dall'altro la struttura e le
prospettive di evoluzione del settore in cui l'impresa opera e le condizioni
macroeconomiche generali. L'analisi quantitativa invece concerne l'esame delle
condizioni economico-finanziarie attuali e prospettiche dell'impresa; a tal fine vengono
analizzati i bilanci dell'impresa opportunamente riclassificati, per ottenere una serie di
indicatori sintentici, quali indicatori di redditività, di liquidità, di patrimonializzazione,
da confrontare con quelli medi del settore, nonchè ottenere informazioni sulla gestione
finanziaria dell'impresa, cioè caratteristiche del fabbisogno finanziario e modalità di
copertura di tale fabbisogno. L'obiettivo di queste analisi è quello di valutare la capacità
di credito del richiedente, ossia la capacità di quest'ultimo di assolvere puntualmente le
proprie obbligazioni finanziarie.
In generale tali analisi non conducono all'esplicitazione di una probabilità di
insolvenza, ma si limitano a determinare un risultato che può assumere una forma
dicotomica (affidabile/non affidabile) o che può essere espresso nella forma di classi
omogenee di merito creditizio (AAA, AA, A, BBB). Nel primo caso la valutazione si
esprime unicamente mediante un giudizio di accettazione o di rifiuto del finanziamento,
e quindi non vi è alcuna differenziazione circa il livello di rischio e di perdita attesa
associata a ciascuna operazione accettata; nel secondo caso invece viene assegnato un
rating che consente di discriminare le differenti operazioni accettate in funzione del
livello di rischio di ognuna, suddividendole in classi di rischio omogenee. In entrambi i
casi l'analisi non produce come risultato un tasso di insolvenza atteso; tuttavia nel caso
in cui l'analisi del merito creditizio produca una valutazione per classi si possono
utilizzare diverse soluzioni per ottenere delle stime delle probabilità di insolvenza
associate ad ogni classe, per esempio affidarsi all'esperienza storica sulla probabilità di
perdita dei soggetti appartenenti a determinate classi di rating . In sintesi, una volta
definita la classe di merito di un'operazione o di un soggetto attraverso il processo di
valutazione compiuto dall'analista sulla base di informazioni sia quantitative che
qualitative, il passo successivo consiste nel quantificare la perdita attesa associata a tale
classe di merito.
Uno dei principali vantaggi legato agli approcci analitici di natura soggettiva è quello
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