3
Abstract in Italiano
Questo contributo si prefigge lo scopo di fornire una visione complessiva delle
conoscenze attuali in tema di demenza, depressione e pseudodemenza. Ho cercato di ef-
fettuare una trattazione la più completa possibile di tali patologie, dal punto di vista epi-
demiologico, neurobiologico, clinico e terapeutico, con l’obiettivo di dare vita a un testo
di facile consultazione. È stata eseguita un’accurata ricerca su Pubmed e su altri motori
di ricerca scientifici (PsycInfo, Google Scholar, Psychology and Behavioral Sciences
Collection) utilizzando le parole chiave “depressione”, “trattamento”, “pseudodemen-
za”, “demenza”.
Un fattore che ha, certamente, dato impulso alla trattazione dell’argomento è il
mio interesse verso tali patologie e il costante aumento della popolazione anziana di età
superiore ai 65 anni, che in Italia oggi, costituisce gran parte della popolazione. Si sti-
ma, infatti, che, con l’aumentare della popolazione anziana, aumenteranno sempre di
più quelle patologie specifiche dell’invecchiamento. Alla base dell’invecchiamento e
dei disturbi specifici correlati vi sarebbero varie e complesse alterazioni neurobiologi-
che del cervello. La demenza, così come la depressione e la pseudodemenza, richiede un
intervento multidisciplinare, tra cui il coinvolgimento dello psicoterapeuta.
Il supporto psicologico, soprattutto nelle fasi iniziali della malattia, permette al
paziente di ridurre la propria disabilità e di ritardare l’istituzionalizzazione; inoltre il so-
stegno psicologico è fondamentale anche per i familiari del paziente che si ritrovano a
lottare contro emozioni negative come la rabbia e la tristezza. Il compito dello psicologo
sarà quello di aiutare anche i familiari ad accettare la malattia e in seguito la morte del
paziente.
Ho voluto trattare altresì della pseudodemenza come quadro clinico che non è
stato preso in considerazione nei vari sistemi diagnostici ma che, io ritengo, meriti una
certa attenzione poiché si contraddistingue da altre patologie. Il testo, inoltre, ha lo sco-
po di mettere in luce le difficoltà esistenti nel distinguere depressione, demenza e pseu-
dodemenza e quindi la necessità di restituire una corretta diagnosi che risulta essere alla
base di un trattamento adeguato. I quadri clinici di cui detto sopra, infatti, presentano
sintomatologie comuni, e, soprattutto negli anziani, i sintomi depressivi vengono confu-
si con i sintomi tipici di una demenza o, viceversa, o essere sottovalutati e considerati
come una normale degenerazione, conseguenza dell’età così da non trattarli adeguata-
mente e portare ad un conseguente peggioramento della salute psico-fisica del soggetto.
In casi estremi cure non adeguate ai soggetti e, dunque, inefficienti, possono por-
tare i pazienti all’estrema conseguenza di togliersi la vita. Risulta chiara, in conclusione,
la necessità di trattamenti sia di psicoterapia individuale e familiare sia di natura farma-
cologica.
5
CAPITOLO I
La demenza
La Demenza è descritta dal DSM-IV
1
come un disturbo caratterizzato da molte-
plici deficit cognitivi che compromettono l’uso della memoria a breve e a lungo termine
e di almeno una delle attività mentali primarie quali il pensiero astratto, la capacità di
critica, di linguaggio e l’orientamento spaziale. La persona che soffre di demenza diven-
ta lentamente incapace di relazionarsi con gli altri e, anche il suo funzionamento sociale
risulta essere compromesso. Spesso, senza che lo stato di coscienza sia alterato, com-
paiono deficit quali afasia, aprassia e agnosia
2
.
I.1. Le diverse forme di demenza
La demenza è una sindrome clinica caratterizzata da un progressivo deteriora-
mento sia della memoria che delle altre funzioni cognitive, alterate le quali, viene com-
promessa la vita del soggetto.
Ad un iniziale declino della memoria, si aggiungono lentamente disfunziona-
menti degli altri processi di pensiero quali la capacita di ragionamento e di giudizio co-
sicchè da compromettere le capacità intellettive della persona.
I deficit mnesici non consentono l’apprendimento di nuove informazioni, né la
rievocazione di fatti personali o di dati personali
3
. Nei soggetti che si ammalano di de-
menza, spesso, sono presenti alterazioni dei tratti premorbosi della personalità, una certa
labilità emotiva e una scarsa capacità di controllare gli impulsi
4
.
Assieme ai già citati deficit mnesici e al disorientamento spazio-temporale, chi
soffre di demenza presenta frequentemente alterazioni dell’umore con tendenza o alla
depressione o all’instabilità emotiva o all’euforia, sintomatologia ansiosa e alterazione
dei sintomi neurovegetativi quali alterazioni del ritmo circadiano, dell’appetito, del
comportamento sessuale, spesso manifesta disturbi dell’attività psicomotoria quali va-
gabondaggio e acatisia, agitazione che si manifesta non solo in forme di aggressività
verbale ma talvolta, anche fisica, e vocalizzazioni persistenti, e alterazioni della perso-
nalità quali apatia, irritabilità e indifferenza.
Con il tempo sono state sviluppate diverse classificazioni delle demenze; la clas-
sificazione più adeguata le suddivide in demenze primitive e demenze secondarie in ba-
se alla loro eziologia.
Le demenze primitive includono le demenze corticali quali la demenza di Alz-
heimer, demenze frontotemporali e la malattia di Pick e quelle sottocorticali quali de-
menza a corpi di Lewy, demenza nella malattia di Parkinson, corea di Huntington, de-
generazione corticobasale
5
.
1
American Psychiatric Association, DSM-IV. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, a cu-
ra di V. Andreoli, G. B. Cassano, R Rossi, Masson, 1999, p. 154.
2
Ibidem.
3
G. Invernizzi, C. Bressi. Manuale di psichiatria e psicologia clinica. Milano, 2012, p. 115.
4
Ibidem.
5
Ibidem.
6
Le demenze secondarie comprendono le demenze presenti nel corso di affezioni
vascolari, in corso di infezioni, dovute alle alterazioni metaboliche ed endocrine, o de-
menze sviluppatesi in presenza di carenze vitaminiche e alimentari, o in relazione
all’uso di farmaci o sostanze tossiche, a traumi cranici o a idrocefalo normoteso
6
.
Con il termine demenza, quindi, è possibile indicare diverse encefalopatie carat-
terizzate dal declino cognitivo, a prescindere dalla loro specifica causa. La forma più
frequente è la malattia di Alzheimer, a seguire la demenza vascolare, la demenza alcoli-
ca e post traumatica
7
. A seguire elenco le forme di demenza più importanti:
- Malattia di Alzheimer
- Demenza vascolare o Multinfartuale
- Malattia di Pick
- Demenza da malattia di Creutzfeldt-Jakob
- Demenza a corpi di Lewy
- Demenza fronto-temporale
- Morbo di Huntington
- Morbo di Parkinson
- Demenza da trauma cranico
- Demenza da HIV (virus dell’immunodeficienza umana)
La demenza vascolare, detta anche demenza multinfartuale, è caratterizzata da
un declino irregolare delle funzioni cognitive, ed è causata da una malattia vascolare. In
genere si manifesta con un esordio improvviso
8
. A differenza della demenza di Alzhei-
mer, in quella multinfartuale si riscontra un deterioramento delle prestazioni cognitive
“a gradini”, e cioè si verificano fasi di fulminea e acuta caduta delle prestazioni cogniti-
ve e successivamente fasi in cui il quadro clinico rimane stabile. I piccoli e medi vasi
cerebrali subiscono un infarto che genera molteplici lesioni cerebrali nelle regioni sub-
corticali, nei nuclei della base e nella sostanza grigia e bianca
9
.
Le cause patologiche più comuni di questo tipo di demenza sono:
- Malattia dei piccoli vasi sanguigni
- Demenza mista
- Ictus
- Demenza multi-infartuale
- Aterosclerosi
La causa più frequente di demenza vascolare è la malattia dei piccoli vasi san-
guigni, detta anche demenza vascolare sottocorticale. Il cervello sarà danneggiato da
una parziale o totale mancanza di afflusso di sangue al cervello, causata dall’ostruzione
totale o parziale dei vasi sanguigni
10
.
Nella Tabella 1.1 sono elencati i criteri diagnostici per la demenza vascolare.
6
Ivi, p. 116.
7
Ibidem.
8
Ivi, p. 118.
9
Ibidem.
10
Ibidem.
7
(American Psychiatric Association. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi menta-
li, IV edizione, cit; p. 168.)
Tabella 1.1 CRITERI DIAGNOSTICI PER DEMENZA VASCOLARE
A. Sviluppo di deficit cognitivi multipli, manifestati da entrambe le condizioni se-
guenti:
B. Ciascuno dei deficit cognitivi dei Criteri A1 e A2 causa una compromissione
significativa del funzionamento sociale o lavorativo, e rappresenta un significa-
tivo declino rispetto ad un precedente livello di funzionamento.
C. Segni e sintomi neurologici focali (per es., accentuazione dei riflessi tendinei
profondi, risposta estensoria plantare, paralisi pseudobulbare, anomalie della
deambulazione, debolezza di un arto) o segni di laboratorio indicativi di malat-
tia cerebrovascolare (per es., infarti multipli che interessano la corteccia e la so-
stanza bianca sottostante) che si ritengono eziologicamente correlati al disturbo.
D. I deficit non si manifestano esclusivamente durante il decorso di un delirium.
Codici basati sulle caratteristiche dominanti:
- Con deliri: se i deliri sono la caratteristica dominante.
- Con umore depresso: se l’umore depresso (inclusi quadri che soddisfano
pienamente i criteri sintomatologici per un Episodio Depressivo Maggiore) è la
manifestazione dominante. Una diagnosi separata di Disturbo dell’Umore Dovuto
a una Condizione Medica Generale non viene data.
- Non complicato: se nessuno dei sottotipi sopra riportati predomina nel
quadro clinico attuale.
Specificare se:
- Con alterazioni comportamentali.
1) deficit della memoria (compromissione della capacità di apprendere nuove in-
formazioni o di ricordare informazioni già acquisite)
2) una (o più) delle seguenti alterazioni cognitive:
a) afasia (alterazione del linguaggio)
b) aprassia (alterazione della capacità di eseguire attività motorie nonostante l'in-
tegrità della funzione motoria)
c) agnosia (incapacità di riconoscere o di identificare oggetti nonostante l'integri-
tà della funzione sensoriale)
d) disturbo delle funzioni esecutive (cioè, pianificare, organizzare, ordinare in
sequenza, astrarre).
8
Altra forma di demenza è la cosiddetta malattia di Pick, detta anche demenza
frontotemporale: si tratta di una forma di demenza che interessa i lobi frontali e tempo-
rali, caratterizzata da disturbi della memoria, apatia o iperattività, disturbi del compor-
tamento, del pensiero e del linguaggio
11
. Talvolta è possibile notare la presenza di sin-
tomi quali disturbi del movimento e rigidità tipici del parkinsonismo. I lobi temporali e
frontali risultano gravemente atrofizzati
12
. E, inizialmente, risulta difficile distinguerla
dalla demenza di Alzheimer; in entrambe le patologie, infatti, sono presenti le placche
senili, degenerazioni neurofibrillari e granulovacuolose, e si manifesta un rigonfiamento
dei corpi cellulari e delle inclusioni argentofile (Corpi di Pick)
13
.
La demenza di Pick, spesso, modifica anche la personalità del soggetto, renden-
dolo apatico, disinibito, nervoso e, talvolta, depresso
14
.
La diagnosi viene fatta grazie all’utilizzo di particolari strumenti clinici di ima-
ging cerebrale (risonanza magnetica, PET, SPECT) (Fig. 1 e 2). Purtroppo, cosi come
per le altre forme di demenza non esistono terapie efficaci. Le mutazioni del gene della
proteina tau (gene localizzato sul cromosoma 17) producono matasse neurofibrillari,
con successive modificazioni emotive e perdita delle funzioni esecutive a causa del
danno alla corteccia prefrontale; i disturbi del linguaggio, invece, sono dovuti a danni al
lobo temporale
15
.
Altra malattia che causa movimenti incontrollabili, involontari e rallentamento
psicomotorio è la Corea di Huntington che è una malattia genetica. Si tratta di una ma-
lattia dei gangli della base, dovuta al deterioramento del putamen e del nucleo caudato
che provoca alterazioni cognitive ed emotive; in genere, entro 10-15 anni dall’esordio
dei sintomi, sopraggiunge la morte
16
.
La malattia ha una condizione progressiva che può comportare deficit mnesici,
difficoltà di giudizio, aprassia e in misura maggiore sintomi psicotici e disturbi del lin-
guaggio. Il gene che sembra essere implicato nel morbo di Huntington si trova sul cro-
mosoma 4
17
.
Anche il morbo di Parkinson è una sindrome neurologica degenerativa progres-
siva, ma dovuta al deterioramento del sistema nigrostriatale; esso è caratterizzato da sin-
tomi quali rigidità muscolare, lentezza dei movimenti, difficoltà alla deambulazione,
tremore, instabilità posturale
18
. Gran parte delle persone affette da questo disturbo svi-
luppano una sindrome demenziale e iniziano ad avere difficoltà nelle performance co-
gnitive, soprattutto con problemi di memoria e apprendimento, e molteplici difficoltà
11
G. Invernizzi, C. Bressi, op. cit., p. 119-120.
12
P. Pancheri, L. Ravizza. Demenza Degenerativa Primaria e Disturbi Depressivi. Pisa, Pacini Editore,
2000, p. 9.
13
G. Invernizzi, C. Bressi, op. cit., p. 120.
14
P. Pancheri, L. Ravizza, op. cit., p. 9.
15
Cfr. A.M. Goate. Monogenetic determinants of Alzheimer’s disease: APP mutations. Cellular and Mo-
lecular Life Sciences 1998, 54, 897-901; M. Goedert, M.G. Spillantini. Tau mutations in frontotemporal
dementia FTDP-17 and their relevance for Alzheimer’s disease. Biochimica et Biophysica Acta 2000,
1502, 110-121.
16
P. Pancheri, L. Ravizza, p. 538-539.
17
Collaborative Research Group. A novel gene containing a trinucleotide repeat that is expanded and un-
stable on Huntington’s disease chromosomes. Cell 1993, 72, 971-983.
18
N. R. Carlson. Fisiologia del comportamento. Padova, Piccin-Nuova Libraria, 2014, p. 533.
9
accentuate talvolta dalla depressione
19
. Le ricerche evidenziano che nel morbo di Par-
kinson, esiste la quasi totale scomparsa dei neuroni dopaminergici nigrostriatali
20
.
La demenza a corpi di Lewy è una malattia neurodegenerativa dell’encefalo, ca-
ratterizzata dai cosiddetti corpi di Lewy, aggregati proteici insolubili, presenti nei nuclei
sottocorticali, nella corteccia e nell’ippocampo
21
. Come tutte le demenze, anche questa,
determina un progressivo declino delle capacità cognitive (Fig. 2). I corpi di Lewy sono
anche presenti in coloro che sono affetti da parkinsonismo e molti studiosi ritengono
che questi aggregati proteici siano i maggiori responsabili del malfunzionamento o addi-
rittura della morte delle cellule cerebrali
22
.
Ad esordio precoce, tra i 40 e i 60 anni, altra forma di demenza è quella da ma-
lattia di Creutzfeldt-Jakob, dovuta ad agenti patogeni quali virus lenti o prioni
23
. Nella
fase prodromica si manifesta con sintomi quali: astenia, depressione, ansia, riduzione
dell’appetito, deficit dell’attenzione e disturbi del sonno, mentre, come conseguenza
delle dilatazioni cistiche e necrosi delle membrane neuronali a carico dell’encefalo, pos-
sono manifestarsi, in seguito, deficit cerebellari e piramidali
24
.
Anche il virus dell’immunodeficienza umana è causa di demenza (demenza da
HIV); questo virus distrugge la sostanza bianca e le strutture sottocorticali con conse-
guente rallentamento delle loro funzioni
25
.
Il soggetto presenta una minore concentrazione e notevoli difficoltà al problem
solving, ha una tendenza al ritiro sociale, forme di apatia, e altri sintomi quali possibili
deliri e allucinazioni, tremori, atassia, ipertono, iperreflessia e frequenti disturbi
dell’umore
26
.
Altra forma di patologia interna alla sfera della demenza, è quella che si manife-
sta come conseguenza di traumi cranici ripetuti.
Nella demenza da trauma cranico il declino cognitivo, così come le alterazioni
del comportamento, dipenderanno dalle aree compromesse dalle lesioni che possono es-
sere più o meno estese. La demenza sarà progressiva o non progressiva a seconda del
verificarsi di uno o più traumi cranici che ne influenzeranno, appunto, il decorso
27
.
Le malattie che causano demenza sono elencate nella Tabella 1.2
19
G. Invernizzi, C. Bressi, op. cit., p. 121.
20
N. R. Carlson, op. cit., p. 534.
21
P. Pancheri, L. Ravizza, op. cit., p.11.
22
Idem.
23
G. Invernizzi, C. Bressi, op. cit., p. 120.
24
Ibidem.
25
Ivi, p. 121.
26
Ibidem.
27
Ibidem.