10
protagonista di questo elaborato, ho reputato giusto, studiare prima la reale
situazione birmana, capendo l'evolversi storico di questo paese e soffermandosi
poi sulla tragicità attuale. Dopo aver fatto luce su ciò che accade in Myanmar,
dopo aver compreso come agisce il Tatmadaw (comando militare al potere), dopo
aver denunciato gli abusi che si perpetuano in questo paese, arriva Aung San Suu
Kyi, la dama di Rangoon, la pasionaria birmana, la SIGNORA per i suoi
compatrioti.
Perché questa donna pressoché sconosciuta? Ma soprattutto perché incentrare un
lavoro su di una leader politica che ha passato la quasi totalità della sua vita
politica agli arresti domiciliari? Daw Aung San Suu Kyi, leader del movimento
democratico birmano, figlia dell'eroe dell'indipendenza, da quindici anni agli
arresti domiciliari, senza aver mai potuto realmente dimostrare le sue capacità in
ambito politico, rappresenta una delle beniamine della pace, dei diritti, della
giustizia, eroe asiatico del 2004.
Ho deciso di ricostruire la vita tormentata di questa donna, partendo dalla sua
infanzia come figlia di un eroe, soffermandomi sulle sue frequentazioni di
bambina, conoscenze che hanno senza dubbio contribuito a plasmare la sua
politicità (mi riferisco ad Indira Gandhi).Grazie all'Ufficio per lo sviluppo della
Democrazia in Birmania, ho ricostruito la vittoria elettorale di Aung San Suu Kyi,
gli arresti, la prigionia forzata, il regime birmano, il tatmadaw, per arrivare alla
situazione attuale.
11
Con l'aiuto di Paolo Pobbiati (presidente della sezione italiana di Amensty
International) e di Walter Veltroni, ho potuto apprendere la realtà attraverso due
persone che hanno conosciuto, stimato e aiutato la pasionaria birmana. Col
supporto poi di alcune interviste, grazie ai discorsi rilasciati da Aung San durante
la sua campagna elettorale e soprattutto con le testimonianze di chi ha potuto
camminare con lei, mi è stato possibile comprendere i punti cardini della sua
politicità, studiando prima la sua formazione e successivamente i suoi valori.
12
Parte Prima
STORIE DI DONNE, STORIE DI POLITICA
1 DONNE E POLITICA IN ASIA
1.1 Donne tra Occidente ed Oriente
Nei paesi occidentali le conquiste femminili sono un fatto ormai culturalmente
acquisito. Aldilà di una serie di problemi considerati “secondari”, come le
differenze di stipendio tra donne e uomini che occupano la stessa posizione
lavorativa o le problematiche legate alla gestione parallela di vita lavorativa e
diritto alla maternità, a livello teorico il principio della parità tra i sessi
sembrerebbe un dato di fatto incontrovertibile
2
. Tuttavia, per quanto la realtà
oggettiva possa apparire inverosimile, risulta fin troppo evidente a un'analisi che
vada al di là della semplice facciata: non esiste una donna ai vertici della Banca
Mondiale, non una donna nel Fondo Monetario Internazionale. Non vi sono
donne, in sostanza, nei posti-chiave della gestione del potere: le decisioni rilevanti
a livello politico sono profondamente condizionate dalle decisioni prese in sede di
grandi strutture economiche o dai vertici delle multinazionali, specie per quanto
2
L.MARINO, La Donna non è gente. La Condizione femminile in Asia, in “Stringer Asia”
http://www.stringer.it
13
riguarda i paesi in via di sviluppo. Si parla, ovviamente, di massimi sistemi e non
di piccola e media impresa, campo in cui le donne sono, almeno numericamente,
al medesimo livello degli uomini. Il problema esiste ed è talmente rilevante che
negli Stati Uniti è stata istituita già nel 1991 una Glass Ceiling Commission
3
che
si occupa dell'argomento. La realtà è che nella maggior parte dei casi le donne si
ritrovano a ottenere potere economico soltanto per via ereditaria o per
matrimonio. In diversi paesi asiatici esse hanno acquisito in questo modo
addirittura il potere politico; Benazir Bhutto in Pakistan, Sonia Gandhi in India o
Aung San Suu Kyi in Myanmar, devono i loro percorsi politici di premier o ex-
premier unicamente al fatto di essere figlie, mogli o vedove di uomini importanti
e di potere
4
. Se in Occidente, però, il problema si pone unicamente in termini di
discriminazione delle carriere e disparità di salari, nei paesi asiatici il quadro
completo appare ben più tragico. In un paese come il Pakistan sono circa trecento
l'anno, infatti, le donne che muoiono bruciate vive in quelli che la polizia registra
comunemente come incidenti domestici e che sono, invece, veri e propri omicidi a
sangue freddo. Si tratta, in realtà, di una forma di divorzio, semplice ed
economica da mettere in pratica, poiché persino il Senato pakistano si è rifiutato
di approvare una risoluzione che condannava la pratica di assassinare le donne in
nome di un pretestuoso onore familiare
5
. L'ultimo rapporto di Human Rights
Watch
6
sostiene che la situazione delle donne in alcuni stati asiatici ha ormai
3
”
Glass Ceiling Commission” (Commissione per il soffitto di cristallo).
4
TH. DURRANI, Schiava di mio marito, Bergamo, Fabbri Editore,2004.
5
Pakistan : Le donne e l’onore. La condizione femminile in Asia , in “Stringer Asia” sito cit.
6
Human Rights Watch: organizzazione internazionale che si occupa della tutela dei diritti umani
14
assunto tutte le caratteristiche di un vero e proprio stato di calamità nazionale.
Ostentatamente ignorato, per di più, dalle autorità dello Stato
7
.
I vari governi
hanno dichiarato di essere seriamente intenzionati a promuovere riforme legali e
istituzionali che possano in qualche modo migliorare anche la condizione
femminile per fornire alla polizia un chiaro protocollo d’intervento nei casi di
violenza domestica, ma il vento di sopraffazione e di malinteso integralismo
religioso che spira verso est è più forte, a quanto pare, delle buone intenzioni
8
.
L’inferiorità sociale della donna è legittimata, soprattutto nel sud-est asiatico
come altrove, da motivazioni di carattere religioso. Le cosiddette “religioni
patriarcali”, anche quando predicano l’uguaglianza teoretica del sesso femminile
sul piano teologico, operano una discriminazione reale nei confronti delle donne
in quanto esseri umani
9
. Sebbene alle donne sia concesso di pronunciare i voti,
l'ideale femminile del Buddismo è paragonabile a quello del credo induista,
secondo il quale la donna non è considerata degna di nota se non dopo aver
acquisito la condizione sociale di moglie o di madre. Ella deve essere devota al
marito e pronta a sacrificare se stessa per lui e per i figli. In conformità a queste
realtà ci troviamo di fronte ad una situazione profondamente contraddittoria e, per
nessuna ragione, a favore dell’universo femminile. Eppure esistono donne pronte
a sacrificarsi in ragione di quella pace che molte di loro non hanno mai
7
G.VALENTINI, Vivere ai margini. La condizione femminile in Asia, in “Stringer Asia” sito ci.
8
Ibid.
9
Myanmar , Birmania ( Myanamar Lonely Placet 2002)
4
15
conosciuto, in ragione di quella giustizia che sta alla base della civiltà moderna. A
questo proposito, la formazione politica delle donne in Asia merita una riflessiva
ed attenta considerazione per la tenacia e la reale volontà di emergere nella tutela
dei diritti umani.
1.2 Una silenziosa rivoluzione in continuo fermento.
Il movimento femminile, in India con Indira e Sonia Ghandi, in Pakistan con
Benazir Bhutto, in Birmania con Aung San Suu Kyi
e così in Nepal con Sapna
Pradhan Malla, vigoroso, energico e colorito, ha assunto caratteristiche diverse e
differentemente si è evoluto nelle varie parti del continente. Questa molteplicità è
parte della sua forza, perché anche se frammentato esso è, ed è stato, un
movimento attivamente pluralistico e vitale
10
. Donne che si battono e decidono di
non tacere, ma soprattutto donne disposte a tutto, pur di far alzare la loro protesta
in ragione di un credo universale di giustizia.
“Ogni volta che si leva una voce contro l’oppressione, si accorda con quelle che
l’hanno preceduta e apre la strada a quelle che seguiranno” secondo le parole di
Betty Mahmoody
11
.
Si potrebbero citare migliaia di storie, ognuna degna di essere ascoltata, ognuna
esclusiva nella sua particolarità, ciascuna tragica, commuovente, ma soprattutto
meritevole di essere ricordata nel rispetto di chi si è battuto per i valori
fondamentali per l’umanità della fratellanza e della giustizia.
10
L. ANCARANI, Una silenziosa rivoluzione, in “Stringer Asia”, sito cit.
11
B. MAHMOODY autrice di”Mai senza mia figlia”cit. In Z.MUHSEN, Vendute! L’odissea di
due sorelle, Milano, Mondadori Editore, 1991.
16
Centinaia di testimonianze, dove le protagoniste sono donne accanite contro le
ingiustizie per il bene del loro popolo e del loro paese, nel nome di una rettitudine
qualche caduta in dimenticanza. Ma esistono anche vicende che ancora non fanno
parte della storia, percorsi di donne da seguire e non da ricordare.
1.3 La Pasionaria Birmana
Le donne in Myanmar subiscono da sempre la discriminazione da parte di una
società che tende a denigrare e considerare inferiore il ruolo della donna. La
discriminazione di genere ha dirette influenze sul diritto delle donne a esprimere i
propri legittimi interessi in questioni di carattere politico o sociale: infatti,
nonostante la popolazione femminile occupi il 40% dei posti di lavoro, solo a
pochissime donne è concesso di raggiungere il vertice di posizioni di potere nel
Governo.
Nonostante il Myanmar abbia firmato la Convenzione delle Nazioni Unite del
1952
12
, ad oggi non ha ancora ratificato la Convenzione del 1981 per
l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne. Inoltre non ha
ancora istituito alcun genere di agenzia ufficiale che promuova o protegga lo
status delle donne. Il risultato di questa indifferenza è che le precarie condizioni
sociali, sanitarie, educative in cui si trovano moltissime donne sono sottovalutate.
Le donne che sono attive, perché esprimono la propria opinione in materia di
diritti umani o perché semplicemente si esprimono a favore di un partito politico,
sono sistematicamente discriminate. Inoltre quelle che si schierano contro le
12
Relativamente alle Politiche per i Diritti delle donne.
17
politiche del regime rivendicando per il popolo del Myanmar il diritto alle libertà,
vengono arrestate e trattate brutalmente. Nel 1996 dozzine di donne e studentesse
sono state arrestate, detenute e interrogate dalle autorità governative a causa della
loro partecipazione alle manifestazioni studentesche, svoltesi nel novembre e nel
dicembre 1996 contro il regime militare, con l'accusa di aver distribuito materiale
antigovernativo e di avere connivenze con movimenti che intendono
destabilizzare il paese
13
.
Negli ultimi anni un crescente numero di donne, incluse adolescenti e bambine,
sono state costrette ai lavori forzati in progetti del Governo per la costruzione di
infrastrutture e impiegate come "portatori" per il trasporto di forniture militari in
zone di guerra. Questa pratica di lavoro forzato e non retribuito continua
nonostante il Myanmar abbia ratificato, nel 1955, l'articolo 11 della Convenzione
numero 29
14
. L'impiego del lavoro forzato femminile per la costruzione di
infrastrutture quali dighe, ferrovie e strade per il mantenimento delle forniture
militari, è sistematico. Non ne sono esentate donne in gravidanza. Uno dei più
imponenti di questi progetti è quello della rete ferroviaria Ye-Tavoy, alla cui
costruzione sono costrette a lavorare anche donne sotto i 16 anni e sopra i 60. In
questo cantiere le condizioni di lavoro sono, come per la maggior parte dei
cantieri, orrende: queste donne devono lavorare in pessime condizioni igienico-
sanitarie, senza assistenza medica, con scarsità di cibo e acqua, dovendo
addirittura provvedere alla costruzione degli alloggi in cui dormire. Le donne in
13
S.FRANCINI, Donne In Viaggio, la Rivista delle donne “La condizione delle donne in
Myanmar” in “Stringher Asia”, sito cit.
14
Concernente il lavoro forzato o obbligatorio con la quale si dichiara che a questo tipo di lavoro
possono essere sottoposti solo uomini abili al lavoro con un'età compresa tra i 18 e i 45 anni.
18
Myanmar sono praticamente indifese nei confronti delle aggressioni dei soldati
governativi per i quali lo stupro è una pratica consolidata e frequente: vengono
stuprate nelle loro case e nei loro villaggi mentre i mariti e gli altri familiari
spesso sono costretti ad assistere a queste violenze. Le donne "portatori" e le
donne temporaneamente fatte ostaggio, sono spesso stuprate dai soldati nelle zone
di frontiera o nelle basi militari, o ancora nei cantieri in cui sono costrette ai lavori
forzati. Una delle poche associazioni che, illegalmente, si occupano di queste
donne è appunto la Social Action for Women, fondata il 25 giugno del 2000 da un
gruppo di donne del Myanmar che, per un periodo di tempo, hanno vissuto al
confine con la Thailandia e si sono rese conto degli effetti devastanti della guerra
civile sulla vita civile e lavorativa delle donne e dei bambini fuggiti dal Myanmar.
Secondo i dati di questa associazione, in Mae Sot, al confine con la Thailandia,
vivono circa 100.000 profughi , di cui 75.000 sono donne e bambini
15
.
Aung San Suu Kyi, la “pasionaria birmana” come amano chiamarla i suoi
compatrioti, è una donna che ancora sta affrontando la sua personale battaglia, in
quella parte di mondo, dove pochi sono disposti ad ascoltare. Aung San Suu Kyi,
figlia di Aung San, padre dell’indipendenza birmana, nasce il 19 giugno 1945 a
Rangoon in Myanmar. Dal 1964 al 1967 studia Filosofia, politica ed economia
all’Università di Oxford, in Inghilterra, e dal 1969 lavora a New York presso le
Nazioni Unite. Nel 1972 sposa Michael Aris, professore di letteratura tibetana a
Oxford, da cui ha due figli
16
. Il 31 marzo 1988 un’improvvisa telefonata segna il
15
Ibid.
16
S.FRANCINI, op cit.
19
suo futuro: la avvisano che la madre è gravemente malata. Suu Kyi rientra in
Birmania dopo moltissimi anni di assenza dal suo paese e da quel giorno non
torna più in Occidente. La Birmania è da anni governata da una dura dittatura
militare che nega ogni diritto politico. Nel settembre 1988, dopo una brutale
repressione del Governo nei confronti di un movimento popolare in difesa della
democrazia, Suu Kyi fonda la Lega Nazionale per la Democrazia (LND) e diventa
capo dell’opposizione, con l’obiettivo di contrastare la dittatura militare dello
SLORC (Consiglio di Stato per la restaurazione della legge e dell’ordine).
Nel 1990 il Governo, convinto di aver messo a tacere tutti i movimenti di
opposizione, permette di indire le prime vere elezioni dopo più di trent’anni di
dittatura, senza considerare il reale peso di Suu Kyi. La LND vince le elezioni
ottenendo l’80% dei seggi, ma lo SLORC annulla i risultati delle votazioni,
impedendo agli eletti di assumere le cariche e proibendo qualsiasi attività
dell’opposizione
17
. Aung San Suu Kyi finisce agli arresti domiciliari e, con lei,
vengono imprigionati anche molti parlamentari, privati della loro carica , mandati
in esilio e uccisi.
18
. Ma la LDN decide di non arrendersi: sempre nel 1990, viene
creato in esilio un governo, eletto democraticamente e riconosciuto da molti paesi
del mondo
19
. Aung San Suu Kyi, ai tempi dell’arresto, era stata nominata
Segretario generale del partito: se lo SLORC avesse riconosciuto la vittoria della
NLD, Suu Kyi avrebbe occupato una carica molto rilevante, forse ritenuta
eccessiva per una donna, una carica che comunque le è stata totalmente ed
17
Ibid.
18
Myanmar, op. cit
19
Il National Coalition Movement con sede in Thailandia
20
ingiustamente negata
20
.
Nel rapporto 2000 di Amnesty International intitolato Eroine Dimenticate. Le
donne del Myanmar viene studiata la situazione del paese, ma soprattutto la
condizione femminile dodici anni dopo la repressione del 1988. Paradossalmente
in Birmania, la donna vive una situazione contraddittoria. Si trova costantemente
a rischio di arresti e limitazioni delle libertà personali nonostante il suo ruolo
portante nella società, quale cardine nella vita sociale e culturale. Si registrano,
secondo i dati di Amnesty International, nel 2000, oltre cento donne in carcere per
motivi politici
21
.
Alla luce di questi dati, che testimoniano soprusi ai danni di una intera
popolazione, meritano attenzione le parole di una donna musulmana, abituata a
vedersi privata di ogni diritto nella sua condizione di debole:
“Una frontiera cosmica spacca il pianeta in due metà. E la frontiera indica la
linea di potere, perché dovunque esista una frontiera, ci sono due categorie di
esseri che si muovono sulla terra… i potenti da una parte e i senza potere
20
Nel caso Aung San Suu Kyi avesse preso il potere come premier della LDN, sarebbe stato
necessario un emendamento della Costituzione, poiché il padre Aung San aveva voluto una
clausola che vietava a un cittadino birmano sposato con uno straniero di ricoprire alte cariche
governative.
21
Amnesty Internaional, Myanmar. Donne in prima linea, 16 giungo 2000. Citato da L.DI RICO-
F.QUARTIERI Essere Donna in Asia, giungo 2004, Città di Castello (PG), giugno.
21
dall’altra”
22
. Così afferma Fatima Mernissi, aggiungendo:“Se non puoi uscire,
allora sei dalla parte di quelli che non hanno potere”
23
.
Nonostante la totale indifferenza dimostrata dalle autorità birmane verso la palese
ed esplicita volontà del paese, l’operato di Suu Kyi è stato riconosciuto
notevolmente dal resto del mondo.
Nel 1991 Suu Kyi è insignita del premio Nobel per la Pace e, nello stesso anno,
riceve dal Parlamento Europeo il premio Sakharov per la libertà di pensiero.
Riceve la laurea honoris causa in Filosofia dall’Università di Bologna per la
difesa dei diritti umani e, nel giugno del 1992, le viene concesso un altro
riconoscimento internazionale dall’Unesco: il premio Simon Bolivar. Nel maggio
del 1995 le viene assegnato dall’India un quarto premio internazionale, il
Jawaharlal Nehru per la comprensione internazionale. Nel 2004 Daw Aung San
Suu Kyi viene nominata eroe asiatico
24
. Ma nonostante tutto questo, nonostante
gli avvenimenti del 1988-1990, la stampa mondiale ha dedicato uno spazio
incredibilmente limitato alla politica del Myanmar. La Birmania continua la sua
politica di militarizzazione e, da qualche tempo, Suu Kyi chiede di boicottare il
turismo nel suo paese poiché ritiene sia grazie agli investimenti stranieri che il
Governo mantenga il potere.
22
F.MERNISSI, La terrazza Proibita Vita nell’harem, Firenze, Giunti, 1994.
23
Ibid.
24
Ibid.
22
Pensate di andare in Birmania? Non fatelo, afferma, aggiungendo:
Siamo completamente contrari alla campagna !Visitare il Myanmar, equivale a
sostenere l’autoritarismo in Birmania.
E ancora: Il popolo birmano vi prega: Non venite in Birmania fintanto che non vi
accompagna la democrazia
25
.
Suu Kyi continua a battersi, in stile gandhiano, per la democrazia, il rispetto dei
diritti umani e la nonviolenza. I suoi modelli di riferimento sono sempre stati
Gandhi e suo padre. Dal primo ha appreso la dottrina della nonviolenza; dal
secondo l’umiltà e l’impegno per il proprio popolo. Nel suo libro Liberi dalla
paura, questa donna coraggiosa afferma che non è il potere che corrompe, bensì la
paura. Ecco perché, per rispondere alla violenza del Governo, si è impegnata ad
agire senza paura. Tuttora, Suu Kyi non ha paura di rinunciare, sia pure
dolorosamente, alla lontananza dagli affetti più cari, pur di portare avanti la lotta
per la libertà del suo paese. Suu Kyi si presenta come un chiaro modello e come
simbolo della speranza e di una forza più grande del potere armato.
La figlia dell'eroe dell'indipendenza birmana afferma: non potrei proprio, in
quanto figlia di mio padre, restare indifferente riguardo a ciò che accade nel mio
paese[…]questa crisi nazionale potrebbe in realtà essere definita come la
25
Parole di Aung San Suu Kyi in una intervista sul turismo rilanciato in Myanmr,in Dibattito
Birmania, 1997.
23
seconda lotta per l’indipendenza nazionale
26
.
Di donne come la “pasionaria birmana” il continente asiatico è ricco. In India, in
Nepal, in Afghanistan, in Pakistan si alzano voci silenziose, ma insistenti, che
testimoniano percorsi politici al femminile degni di nota. Suu Kyi rappresenta
però l’eccezione all’interno del Myanmar, un paese dove le donne non hanno
ancora conosciuto una reale emancipazione.
Situazione diversa si presenta in India, dove la realtà femminile ha preso, già da
anni, consapevolezza di se stessa, rivelando una forza che si credeva
irrealizzabile nel contesto asiatico. Poiché tale emancipazione in India si sviluppa
parallelamente alla corsa verso l’indipendenza del paese, è concreta la speranza
che un tale capovolgimento di pensiero, possa concretizzarsi nello stesso
Myanmar, con la liberazione del paese dall’attuale regime militare.
1.4 Il movimento femminile in India
Il movimento femminile in India merita di essere analizzato a fondo per la sua
capacità di crescere nel corso del tempo forte ed energico, sviluppandosi come
una ragnatela su tutto il territorio.
26
Parole di Aung San Suu Kyi in occasione della consegna del Premio Nobel nel 1991. Suu Kyi
non ha potuto ritirare personalmente il premio, poiché si trovava a Rangoon agli arresti
domiciliari.