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l’illustrazione delle caratteristiche peculiari, di natura politica, sociale ed
economica della politica ambientale afferente la creazione di un Parco
nazionale, concepito all’interno di un più complesso e unitario Sistema
nazionale delle aree naturali protette; seguono, quindi, la ricostruzione
storica delle vicende attraversate, fino ad oggi, dal relativo processo
decisionale e l’individuazione degli attori che ne conducono le fila; dei
fattori di insuccesso che ne bloccano il cammino e, da ultimo, le prospettive
emergenti, in tempi più recenti in favore di una sua positiva conclusione.
Così, in dettaglio, una prima fase dello studio, il Capitolo I, è dedicata
all’illustrazione del contenuto della “cassetta degli attrezzi” teorici della
disciplina che va sotto il nome di analisi delle politiche pubbliche, di cui mi
sono servita per indagare e interpretare le forti tensioni e i diversi e
contrastanti interessi che modellano il processo che ha come obiettivo la
definizione di un unico ente di gestione per le aree naturali identificate come
meritevoli di particolare protezione: l’Ente parco. In questa fase dello
studio, sono evidenziate le ragioni per cui, la politica ambientale di
istituzione di nuovi parchi offre la possibilità di indagare, con gli strumenti
teorici dell’analisi delle politiche pubbliche, un tentativo di
modernizzazione politica, intesa come «istituzionalizzazione di innovative
capacità di risoluzione dei problemi da parte del sistema politico» (Freddi,
1994).
Sempre nel primo capitolo di questo scritto, un ultimo paragrafo è dedicato
all’approfondimento dell’analisi della politica presa in esame, suggerito
dalla natura stessa di ciò che rappresenta l’oggetto della contesa: l’ambiente
come bene pubblico, la cui proprietà non è riferibile a specifici individui o
gruppi, ma è soggetto a fruizione potenziale da parte di tutta la collettività.
Trattandosi di un interesse a carattere generale e diffuso, risulta difficile
coagulare organizzativamente e dare rappresentanza ai soggetti sociali
portatori di tale interesse; anche per questa ragione le istanze ambientali
stentano ad acquisire un rilievo comparabile a quelle economiche
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(Lewanski, 1986): il ruolo dei produttori prevale su quello dei fruitori dei
beni ambientali (per quanto le persone fisiche che rivestono tali ruoli
possano di fatto coincidere). Tuttavia, seppur nell’ultimo ventennio, tali
istanze sono riuscite ad avere sempre maggiore visibilità, nel caso da me
analizzato, il movimento ambientalista, pur datando i primi interventi a
favore di un regime di tutela particolare per il territorio del promontorio del
Gargano a più di un secolo fa, è rimasto a lungo un fenomeno elitario,
circoscritto a ristrette cerchie di scienziati naturali che si batterono per la
conservazione di quel lembo di natura di particolare pregio.
Ampio e circostanziato rilievo viene, quindi, riservato (Capitolo II)
all’evoluzione della politica ambientale per la protezione di aree naturali di
particolare pregio in Italia; in particolare, vengono evidenziati i legami
funzionali tra piani, programmi e interventi normativi in materia di aree
naturali protette a livello nazionale, comunitario e internazionale.
Nel Capitolo III, ripercorrendo gli avvenimenti che hanno portato
all’approvazione della legge quadro in materia di aree naturali protette
(legge n. 394 del 6 dicembre 1991), è stato possibile cogliere i cambiamenti
più significativi intervenuti nel dibattito politico, culturale ed istituzionale
sulle aree protette ed individuare quelli che sono i principi che definiscono
un procedimento che vede come necessaria in ogni fase una collaborazione
auspicata come “leale e reciproca” tra autorità pubblica e popolazione
interessata. Il risultato del procedimento è la compilazione di un piano dove
gli indirizzi di assetto del territorio devono conciliarsi con la
programmazione economico-sociale, perché non c’è nessuna vera politica di
conservazione del territorio che non tenga conto delle problematiche di
sviluppo economico.
In questo settore vi erano state numerose difficoltà a causa dei conflitti di
competenza fra Stato e Regioni, sui quali si era alla fine pronunciata la
Corte Costituzionale. Da questo complesso dibattito era comunque emersa
la competenza dell’Amministrazione Centrale a disciplinare la materia con
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norme omogenee e valide su tutto il territorio nazionale nell’interesse della
collettività. La legge 394 del 1991 conclude questo lungo dibattito e
rappresenta lo strumento che consente l’individuazione delle aree, la
perimetrazione e l’istituzione di un “ente parco”, nel quale trovano voce le
popolazioni locali, le associazioni ambientaliste, i tecnici e le altre forze
sociali. Dunque, concetti di parco intesi solo come vincolo autoritario
negano, mal si conciliano con il tessuto fisico e socio economico italiano e
sembrano, in qualche modo, superati: parallelamente all’esigenza di
conservazione è andata maturando la necessità di soddisfare esigenze delle
popolazioni per superare condizioni di sviluppo inadeguato. Queste
antinomie, ovviamente difficili da risolvere (ma, nella loro soluzione risiede
il futuro della politica ambientale e territoriale), non possono che superarsi
solo dotando l’istituzione parco di funzioni di tutela e di funzioni di
promozione del territorio.
Nel Capitolo IV, è illustrato in dettaglio il sistema di governo dell’ambiente.
Questa fase della ricerca è volta a dimostrare come la politica ambientale
italiana sia fortemente ostacolata ad ogni livello da strutture carenti: il
problema è costituito dalla mancanza di un sistema organizzato di strutture
esperte a supporto dell’azione di governo, che come ci insegnano gli Stati
Uniti o la Germania, apporterebbe enormi vantaggi soprattutto in termini di
continuità d’azione, di focalizzazione degli obiettivi operativi, di visibilità e
responsabilizzazione rispetto alle parti sociali.
La prima parte si conclude con una disamina di alcuni nodi strutturali che la
scelta del referente empirico ha permesso di individuare: analizzando,
secondo la prospettiva sistemica, il Sistema nazionaledelle aree naturali
protette, è stato possibile imputare all’inefficienza delle strutture centrali le
difficoltà riguardanti la gestione dei parchi nazionali (sia quelli di più
recente istituzione sia quelli “storici”), ed anche scandagliare i modi in cui
tanto gli amministratori di professione quanto i decisori politici
percepiscono i problemi, infine i criteri da costoro adottati sia per definire
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quei problemi, sia per proporne le risoluzioni.
Nella seconda fase della ricerca, il Capitolo V, è interamente dedicato alla
ricostruzione storica dell’interminabile (quasi secolare) ed ancor incompiuto
processo decisionale relativo all’istituzione del Parco Nazionale del
Gargano. Il processo che identifica la policy in esame è ricostruito partendo
da materiale variegato: da leggi, comportamenti amministrativi, discorsi,
atteggiamenti dei destinatari, proposte tecniche, bilanci di spesa,
manifestazioni di protesta, silenzi. Ovviamente, i metodi di raccolta dei dati
e i tipi di dati sono improntati, per quanto possibile, alla complessità dei
referenti empirici. I dati raccolti e le tecniche di elaborazione sono fra loro
assai differenti, pur se caratterizzate dall’aspirazione di pervenire ad una
ricostruzione interpretativa delle vicende legate all’istituzione del Parco
Nazionale del Gargano. Questo tipo di scelta metodologicamente
eterogenea, fondata sulla particolarità dell’oggetto di studio, è confortata
dalla convinzione che «non ci sono metodi cattivi e metodi buoni, ma solo
metodi che sono più o meno efficaci, in particolari circostanze, al fine di
conseguire degli obiettivi lungo il cammino che conduce a una meta
lontana» (Homans, 1949).
La ricostruzione delle vicende più recenti, relative alle difficoltà di
attuazione della legge quadro in materia di parchi, è basata prevalentemente
sulla documentazione copiosamente attinta dalle fonti archivistiche
pubbliche, non escluse, altresì, altre private, quali le raccolte degli organi di
stampa locali, regionali e nazionali. L’attività di ricerca è stata agevolata in
modo determinante dalla possibilità di accedere agli archivi delle maggiori
associazioni ambientaliste italiane, nonché dalla pazienza e disponibilità
mostrata da tutti coloro coinvolti a vario titolo nelle vicende relative al
Parco nazionale del Gargano.
Di particolare utilità, sono state le fonti documentali relative ai violenti
scontri che, fino all’approvazione definitiva del piano di perimetrazione per
il Parco Nazionale del Gargano, vedevano come attori principali le
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associazioni venatorie locali, dotate di sorprendenti risorse di mobilitazione
di consenso trasversali agli schieramenti partitici, e le associazioni
ambientaliste. A conclusione del Cap. V, si anticipano alcune plausibili
cause delle enormi difficoltà via via incontrate, riconducibili, tutti, ad
insufficiente coordinamento politico in ambito locale e, molto di più,
all’ondivaghezza che ha caratterizzato le posizioni del centro del sistema di
governo delle aree protette. Non mancano, inoltre, doverosi richiami critici
in ordine alla scarsa coesione fra i protagonisti politici locali della vicenda,
nonché alla mancanza di partecipazione al dibattito politico-culturale sul
tema delle popolazioni interessate. Viene, infine delineato il ruolo
contraddittorio e ambiguo ricoperto nella vicenda dalla Regione Puglia.
Nell’ultima parte della ricerca vengono tirate le fila del discorso, tentando di
ordinare teoricamente il materiale empirico presentato.
Il Capitolo VI è dominato dall’identificazione degli attori del processo
decisionale in esame; dei loro ruoli, obiettivi, interazioni e strategie di
azione. Gli sviluppi dell’interminabile vicenda hanno, infatti, offerto spazio,
ad una sempre più nutrita serie di protagonisti, tutti variamente influenti, in
positivo ed in negativo, e su piani anche diversi nello svolgersi degli eventi
che contrassegnano il tormentato cammino che ha portato all’istituzione e
alla realizzazione del Parco.
L’ultimo Capitolo, il settimo, prettamente interpretativo, segna il momento
culminante della ricerca ed è dedicato all’evidenziazione dei fattori di
insuccesso, quali desumibili dallo svolgersi degli eventi ricostruiti nella
parte precedente.
Al riguardo gli ostacoli sono, in verità, numerosi e di rilievo, ma non tutti di
identico peso; al punto che una fondamentale distinzione si impone fra
quelli autenticamente veri ed altri contingentemente presunti
L’analisi non manca di porre, altresì, attenzione a circostanze agevolanti ed
a prospettive sopraggiungenti in senso favorevole all’avvio di una corretta
ed efficiente gestione del Parco nazionale del Gargano. Ma è indispensabile
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compiere con sollecitudine un immenso sforzo, unitario e concorde, per
informare capillarmente i cittadini, a cominciare da chi abita e vive sui
territori destinati a questa speciale forma di protezione, per contrastare la
disinformazione interessata, smantellare i luoghi comuni e dimostrare con
l’eloquenza dei dati economici che la tutela non è soltanto un valore in sé,
ma dà anche un apporto all’economia e all’occupazione senza
compromettere quel patrimonio che è fonte di reddito.