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Introduzione
Esiste una pratica, che precede lo spettacolo e le prove, in cui gli attori si esercitano
per sviluppare sicurezza e presenza scenica: l’allenamento.
L’allenamento è proprio il punto di partenza di questa tesi.
L’intento di questo elaborato è quello di paragonare il training attoriale sviluppato da
Jerzy Grotowski con quello atletico-sportivo.
Grotowski, ponendo un’attenzione particolare alla dimensione fisico-corporea, ha
elaborato un training fisico per attori. Il training, per l’impegno fisico richiesto al corpo
durante l’esecuzione di determinati esercizi, è riconducibile alla preparazione atletica
di un ginnasta, di un giocatore di sport di squadra, di uno schermidore e di altre attività
sportive.
Di conseguenza, in questa sede il teatro non viene inteso nel senso tradizionale del
termine, bensì nel senso di teatro fisico di ricerca, nonché di teatro sperimentale in cui
è più importante il percorso rispetto allo spettacolo finale. È un teatro di confronto che
pone l’accento sull’esperienza collettiva e sull’importanza del lavoro di gruppo.
Le basi di cui ha bisogno l’attore, prima ancora di recitare, sono la presenza scenica,
la reattività, l’attenzione, la sicurezza, l’agilità, l’equilibrio ed il ritmo. Questi
rappresentano il terreno su cui si muove l’allenamento grotowskiano.
Grotowski pone al centro dei suoi studi il corpo. Il termine “corpo” deriva dal latino
corpus che i filologi comparano con l’armeno Kerp che significa forma, immagine.
Ciò rinvia ad una dimensione della realtà che può essere percepita attraverso l’ausilio
dei sensi, come la vista e il tatto. Questo teatro riscopre la corporeità come dimensione
fondamentale del nostro essere. Essa esprime il legame esistente tra corpo, emozione
e cognizione.
La motivazione principale che mi ha condotto alla scelta di questo argomento è stata
condizionata dalla mia passione per il teatro.
Ho scelto di analizzare gli studi di J. Grotowski per la sua completa ed approfondita
ricerca sulle caratteristiche, la fenomenologia ed il significato della recitazione.
Questo grande maestro tiene sempre in considerazione sia i processi fisici, che quelli
mentali ed emotivi. È uno dei maggiori esponenti teatrali che lavora sul corpo, lo
analizza, ne sperimenta nuovi possibili movimenti e grazie a tali studi ha elaborato un
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allenamento fisico quotidiano per attori. Gli esercizi da lui elaborati non sono fini a se
stessi, ma funzionali al lavoro dell’attore ed alla preparazione di uno spettacolo.
Grotowski è una delle figure più importanti del teatro del Novecento.
Grazie a lui nacque, in Polonia, il Teatro Laboratorio, con lo status di “Istituto di
ricerca sulla recitazione”.
Il Laboratorio si occupava dell’istruzione degli attori e attraverso il training ha
indagato sull’organicità corporea. I partecipanti venivano sottoposti ad un vero e
proprio allenamento al fine di raggiungere una perfetta padronanza del corpo e della
mente e la capacità di esprimere le proprie emozioni. L’attore è l’elemento su cui
Grotowski concentra tutti i suoi sforzi, lo considera un individuo in grado di creare
qualsiasi forma di spettacolarità esclusivamente con il corpo e con la voce.
Per Grotowski è sempre stato essenziale: il lavoro dell’attore e sull’attore. Durante la
lettura della tesi si indagherà sui diversi esercizi previsti durante gli allenamenti da lui
elaborati.
L’obiettivo di questa tesi, dunque, è quello di approfondire un aspetto del teatro in
chiave sportiva (un aspetto poco noto) e dimostrarne la sua validità, attraverso una
riflessione teorica sull’argomento.
Verrà analizzato il training a cui Grotowski sottoponeva i suoi attori al fine di
individuarne i punti comuni con l’allenamento atletico-sportivo.
Gli strumenti principalmente utilizzati sono stati testi cartacei e articoli scientifici,
reperiti anche su siti web.
Ho consultato i testi disponibili nelle biblioteche di Torino, in modo particolare nella
“Biblioteca civica centrale”, una delle maggiori della città.
L’analisi dei testi è stata svolta comparando gli aspetti più interessanti tra gli esercizi
proposti da Grotowski e i principi dell’allenamento atletico.
Il punto di partenza della tesi sono stati i testi “Per un teatro povero” di J. Grotowski,
e “Al lavoro con Grotowski sulle azioni fisiche” di Thomas Richard. Queste opere,
preziose per i loro contenuti, illustrano le tecniche teatrali grotowskiane ed il modo
con il quale venivano strutturati gli allenamenti.
In “Training, storie di un’attrice dell’Odin Teatret” l’autrice racconta dettagliatamente
la storia dei suoi allenamenti. Il testo è composto da un’ampia documentazione
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fotografica, da cui sono state estrapolate le immagini inserite nel secondo capitolo
della tesi.
Si sono dimostrati un’ottima base per confrontare gli allenamenti sportivi e quelli
grotowskiani i libri di Dietrich Harre, “Teoria dell’allenamento, indicazioni di una
metodica generale di allenamento”, e di Renato Manno, “Fondamenti dell’allenamento
sportivo”. Entrambi illustrano l’allenamento sportivo nei suoi dettagli,
comprendendone sia gli aspetti didattici che metodologici.
Entrando più nel dettaglio del contenuto della tesi, questa è divisa in tre capitoli.
Nel primo capitolo, dopo una breve presentazione della figura di Grotowski,
analizzeremo ciò che lui stesso chiamava “teatro povero”. Vedremo la recitazione dal
suo punto di vista e l’importanza che attribuiva alla relazione tra gli attori e gli
spettatori.
Il secondo capitolo sarà dedicato completamente al training attoriale. Gli allenamenti
iniziavano sempre con il riscaldamento, di cui vedremo anche gli aspetti fisiologici.
Verrà introdotto il concetto di azioni fisiche e argomentata la loro importanza per
l’attore. Si farà chiarezza sul concetto di impulso, che verrà ripreso anche nel capitolo
successivo da un punto di vista sportivo. Per permettere all’impulso di nascere è
necessario essere liberi da ogni blocco, fisico e mentale, da qui nasce lo studio
sull’eliminazione dei blocchi psicofisici che impediscono la realizzazione di azioni
vere, studiate e sentite emozionalmente. Su questa base Grotowski si è accorto che il
lavoro sul corpo dell’attore è fondamentale. Ogni individuo con cui lavorava doveva
acquisire col tempo una sempre maggiore consapevolezza e coscienza del corpo e di
ogni singolo movimento. I suoi allievi dovevano sviluppare dei buoni schemi motori
al fine di raggiungere delle ottime capacità ed abilità motorie, di conseguenza ci
concentreremo sul concetto di propriocezione e di postura, analizzeremo gli esercizi
che riteneva fondamentali, e ne studieremo le caratteristiche.
Nel terzo capitolo analizzeremo l’allenamento sportivo attraverso le caratteristiche
principali analizzate nella sezione precedente. L’analisi partirà dal concetto generale
di allenamento e dagli aspetti fisiologici che questo implica. Tratteremo il concetto di
resistenza, capacità messa a durata prova durante gli allenamenti degli attori di
Grotowski. Analizzeremo la capacità di risposta agli stimoli, la prontezza e la capacità
di reazione degli atleti, in quanto abilità che vengono stimolate dagli attori durante
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alcuni esercizi. Verranno analizzate anche altre capacità motorie stimolate da questi
attori, quali la capacità attentiva, di trasformazione del gesto motorio e la mobilità
muscolare. Verranno presi in maggiore considerazione gli sport di squadra, per le
abilità comuni tra questi sportivi e gli attori grotowskiani. Concluderemo con l’analisi
dell’allenamento ideomotorio. Approfondiremo tale concetto e confronteremo il modo
di utilizzo delle immagini mentali.
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Capitolo 1 I principi di un teatro fisico
1.1 La figura di Grotowski
Jerzy Grotowski, secondo ed ultimogenito di Mirian Grotowski e Emilia Kozlowska,
nasce l’11 agosto del 1933 a Rzeszów (Polonia). La famiglia è caratterizzata da
un’origine etnica molto varia: gli ascendenti, da parte paterna, sono polacchi, lituani e
tedeschi; quelli materni, invece, sono polacchi, ucraini, austriaci, cechi, francesi e
ungheresi.
Probabilmente è proprio questa convivenza di differenti nazionalità e diverse lingue
che lo spinge ad aprirsi verso varie culture e scoprirle tramite numerosi viaggi.
Nel 1955 si diploma come attore alla scuola statale di teatro di Cracovia. Frequenta in
seguito i corsi di regia presso l’Istituto statale d’arte teatrale di Mosca, dove ha modo
di studiare il metodo di lavoro di Stanislavskij
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che diventerà il punto di partenza del
suo metodo. Considera Stanislavskij un grande maestro e ispiratore, riprende il
“metodo delle azioni fisiche”
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dal punto in cui Stanislavskij lo ha lasciato quando morì.
Grotowski considera il lavoro sulle azioni fisiche una perla preziosa del lavoro di
Stanislavskij.
Nel 1959 assume la direzione del Teatro delle Tredici File di Opole ed inizia il periodo
che lui stesso definisce “Arte come presentazione”, basato sulla produzione di
spettacoli teatrali.
Insieme alla sua prima direzione del teatro delle Tredici File nasce anche il Teatro
Laboratorio, un istituto di ricerca teatrale in cui il punto di partenza, e fattore essenziale
del lavoro, è la tecnica. Non si dedica al teatro nel senso tradizionale, limitandosi ad
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Il Metodo Stanislavskij, ideato da Konstantin Sergeevič Stanislavskij nei primi anni del ‘900,
si basa sull’approfondimento psicologico del personaggio e le somiglianze del mondo interiore
tra l’attore e il personaggio stesso. Si basa sull’esternazione dei processi interiori a seguito di
un lavoro sulle emozioni a livello intimo. Il messaggio che l’attore trasmette deve essere
veritiero, e per far ciò l’attore deve riuscire a creare un collegamento tra le emozioni e il testo.
Il metodo è basato sull’immedesimazione, l’attore deve agire come agirebbe il personaggio
nelle determinate situazioni che deve presentare.
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Metodo che Stanislaviski elabora nella seconda parte della sua vita. Il metodo è basato
sull’arte della reviviscenza, ovvero la riproduzione volontaria di stati d’animo autentici
attraverso la verità delle azioni. Stanislavskij si rese conto che non è possibile riprodurre in
modo immediato gli stati d’animo, ma questi sorgono spontanei e naturali se l’attore si
concentra su una azione.
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allestire gli spettacoli, ma ha lo scopo di analizzare il lavoro dell’attore con particolare
attenzione ai movimenti corporei. L’Istituto diffondeva abitualmente il risultato delle
proprie ricerche e in alcune occasioni organizzava dei seminari per diffondere i
risultati. Nonostante ciò non era un metodo di lavoro inizialmente conosciuto e chi
prendeva parte agli incontri del Laboratorio criticava spesso il loro modo di lavorare.
Tra il 1962 ed il 1965, la pratica registica comincia ad accompagnarsi sempre di più
ad una ricerca sull’attore e sulle sue tecniche espressive, il suo modo di pensare inizia
a cambiare, comincia una nuova stagione del lavoro di Grotowski chiamata “Para-
teatrale”. È il teatro della partecipazione attiva di gente esterna. Si focalizza sullo
studio del teatro al di fuori degli schemi abituali, vengono meno le distinzioni tra attore
e spettatore tipiche del teatro tradizionale, lo spettatore assume un ruolo attivo, pone
attenzione particolare all’allenamento dell’attore ed al corpo come mezzo
comunicativo.
Grotowski è ossessionato dalla ricerca della verità di espressione, l’attore deve cercare
nel suo intimo la propria personale verità, non deve fingere. Si accorgeva sempre
quando un attore “recitava” al posto di esprimere ciò che sentiva realmente, veniva
istintiva a Grotowski la frase “non ci credo” laddove, come primo spettatore, metteva
l’attore di fronte alla propria verità.
Nel 1970, all’età di 37 anni, di rientro da un lungo viaggio in India, Grotowski decide
di abbandonare definitivamente l’arte professionistica teatrale. Si conclude la sua
attività di attore e regista, e diventa una guida per i suoi attori.
Nel 1982 abbandona la Polonia, a causa della situazione politica e l’entrata in vigore
della legge marziale, e si trasferisce negli Stati Uniti dove inizia l’ultimo periodo della
sua vita, definito “Arte come veicolo”, un nuovo progetto di ricerca in cui analizza i
movimenti, le azioni, le vibrazioni della voce, in grado di determinare particolari
processi psicofisici. Tratta un teatro basato sul rigore, sui dettagli, sulla precisione.
Dopo gli Stati Uniti si trasferisce in Italia.
Nella primavera del 1982 viene ospitato per 3 mesi alla casa-laboratorio di Cenci,
centro di ricerca e sperimentazione educativa, situato nella campagna Umbra in
provincia di Terni. Grotowski qui sperimenta nuove strategie didattiche sempre
ponendo particolare attenzione all’aspetto corporeo. Approfondisce i linguaggi pre-
verbali e pre-espressivi del corpo con gruppi multietnici in cui le differenze culturali
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ed etniche vengono abbattute dal corpo stesso. La sua permanenza ha lasciato una forte
impronta culturale, infatti dopo la sua morte si sono susseguiti campi-scuola, corsi di
formazione, scambi fra insegnanti di varie culture e educazioni. Il centro è molto attivo
ancora oggi.
Nel 1986 Grotowski cerca degli attori per diffondere, anche in Italia, il suo metodo di
lavoro. Annuncia il suo intento alla conferenza di Santarcangelo precisando che <<non
faremo una prima, solo lavoreremo per capire che cos’è la tecnica di lavoro>>
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Gli attori selezionati devono avere ben in mente che l’obiettivo non era quello di
portare in scena uno spettacolo, ma imparare a lavorare artisticamente su differenti
ruoli.
Durante questi incontri e durante tutti i seminari organizzati dal Teatro Laboratorio,
Grotowski non era il solo conduttore. I partecipanti venivano divisi in gruppi e ogni
gruppo era affidato ad un allievo che lavorava con Grotowski da anni e che conosceva
tutte le sue tecniche.
Si cercava di diffondere un metodo totalmente nuovo al quale nessuno era abituato, e
proprio per la particolarità delle lezioni del Teatro Laboratorio una sua allieva rimase
colpita dal pensiero dei partecipanti che <<ebbero l’impressione che fossimo tutti
matti, e che lavorassimo in modo inflessibile, senza compassione>>
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Nello stesso anno Grotowski, insieme a Thomas Richards, apre a Pontedera un centro
per la sperimentazione e la ricerca teatrale. Il Workcenter è diviso in due parti di
lavoro: una dedicata all’educazione al canto, al testo, agli esercizi fisici e plastici;
un’altra che riguarda gli impulsi, le azioni fisiche, le forme di movimento necessarie
per creare una azione. Lo scopo del Workcenter non era realizzare uno spettacolo ma
concentrarsi sul corpo degli artisti. Uno degli obiettivi di Grotowski è far emergere la
figura del gruppo durante un percorso. Il percorso è ciò che succede tra l’individuo e
gli attori, la conoscenza del gruppo, la coesione, la collaborazione. È un arricchimento
individuale, ed uno scambio continuo di esperienze.
Lavoravano 8 ore al giorno per 6 giorni alla settimana, e il lavoro aveva la durata di
due anni.
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Dichiarazione di Jerzy Grotowski durante la Conferenza del 1986 svoltasi a Santarcangelo.
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Richard T., Al lavoro con Grotowski sulle azioni fisiche, Milano, Ubulibri, 1993, p. 83