CAPITOLO PRIMO Un approccio induttivo: l’analisi tecnica
2
Il capitolo affronta l’argomento dell’analisi tecnica partendo dalla sua
definizione, seguendo con una trattazione della letteratura: la teoria di Dow, gli angoli
di Gann, le onde di Elliot ed infine la Random Walk Theory. Affrontiamo di seguito
quali siano gli strumenti fondamentali di questa tipologia di analisi, ovvero i grafici, i
trend e le figure; si focalizza poi il discorso degli indicatori su alcuni di essi, quali il
Momentum, il ROC, il RSI ed il MACD.
Sono proposte tre appendici i cui sono approfonditi argomenti che hanno avuto
spunto dall’analisi tecnica, come le reti neurali e gli algoritmi genetici, oppure sono stati
fonte di studi da parte degli analisti tecnici, come i numeri di Fibonacci.
1.2 Definizione di analisi tecnica
L’analisi tecnica è una metodologia che nel corso degli anni ha visto aumentare
notevolmente i suoi sostenitori fino a diventare un vero e proprio modello interpretativo
dell’evoluzione dei mercati finanziari.
Nata per ovviare alla scarsità di notizie ed informazioni attendibili sui mercati
azionari è possibile definirla
6
come lo studio sistematico dei movimenti del mercato
tramite l’utilizzo di rappresentazioni grafiche ed indicatori che sintetizzano le
informazioni ottenibili dall’andamento dei corsi azionari.
Il fine ultimo dell’analisi tecnica è la comprensione dei fenomeni ex-post e
l’elaborazione di previsioni delle future tendenze del mercato, sulla base
dell’osservazione di quelle passate
7
. L’utilizzo dell’analisi tecnica come metodo di
studio e di previsione del comportamento dei mercati è fonte di ampie divergenze tra
operatori professionali e accademici.
Da un lato i paradigmi teorici vengono criticati dalla pratica, in quanto
pretendono di spiegare un fenomeno complesso quale le fluttuazioni dei prezzi di borsa,
supponendo che all’interno di esso agiscano “…marionette razionali e ottimizzanti…”
8
,
ma trascurare le imperfezioni di funzionamento, i costi delle transazioni, le diverse
6
De Rossi P. (1989).
7
Pring M. J. (1995).
8
Murphy J. (1997).
CAPITOLO PRIMO Un approccio induttivo: l’analisi tecnica
3
capacità di valutazione e sopportazione del rischio degli operatori, significa analizzare
un mondo inesistente.
D’altra parte, il teorico ignora il modus operandi della pratica principalmente per
una ragione: l’analisi tecnica è avulsa da ogni formalizzazione realmente scientifica che
consenta di verificare spessore e validità generale dei concetti utilizzati, nonché
l’affidabilità delle informazioni prodotte.
Tuttavia, nel corso degli anni novanta, l’atteggiamento degli operatori è
parzialmente cambiato
9
; gli studi economici
10
stanno colmando talune deficienze
dell’analisi teorica, portando l’attenzione anche sulla struttura e sul funzionamento
concreto dei mercati giungendo alla definizione di analisi tecnica come metodo
induttivo di indagine economica teso ad evidenziare le analogie di comportamento nella
dinamica dei prezzi. Questa metodologia di analisi si può applicare in tutti i mercati non
influenzabili dall’azione di un singolo operatore e dove siano riscontrabili i seguenti tre
principi
11
:
♦ principio 1: il prezzo rispecchia le aspettative del mercato: esso esprime la
sintesi di tutte le variabili che concorrono a formarlo. Nel prezzo sono
incorporate le ansie, le paure o le aspettative di crescita. Queste sono le cause
principali delle differenze di prezzo tra valore reale e valore di mercato;
♦ principio 2: il prezzo si muove secondo una tendenza: compito dell’analista è
individuarla e classificarla;
♦ principio 3: la storia è ciclica. Questo principio si basa sulla convinzione che a
stimoli identici corrispondano reazioni analoghe.
Tra le metodologie di indagine previsionale dei corsi azionari troviamo anche la
Random Walk Theory. I suoi principi fondamentali sono
12
:
♦ l’assoluta casualità delle variazioni dei prezzi, quindi i movimenti sono casuali e
non correlati;
♦ le variazioni fra i prezzi ed il valore intrinseco di un bene sono dovuti a fatti o
notizie nuove.
9
Fonte. Milano Finanza n°23/2000.
10
Barners R. M. (1998).
11
De Rossi P. (1989).
12
Earl Hadady R. (2000).
CAPITOLO PRIMO Un approccio induttivo: l’analisi tecnica
4
1.2.1 Il mercato sconta tutto
Questo primo principio sul quale poggia lo studio dell’analisi tecnica ne
sintetizza l’intera filosofia
13
.
Secondo l’analista tecnico il prezzo di un’attività finanziaria esprime in
qualsiasi momento l’insieme di tutte le informazioni disponibili relative all’attività
stessa. In tal senso, il prezzo di mercato è il punto di incontro tra domanda ed offerta e
sintetizza anche le aspettative reddituali della società cui il titolo é legato nonché gli
effetti della politica economica o monetaria del Paese in cui la medesima opera.
L’analista tecnico non é interessato ad ogni singolo fattore che muove
l’andamento del titolo ma si impegna nel conoscere la direzione del movimento e la
forza dello stesso; quindi possiamo dire che l’analisi tecnica concentra l’attenzione sugli
effetti piuttosto che sulle cause.
1.2.2 I prezzi si muovono in trend
Un concetto basilare per l’approccio tecnico alla metodologie di previsione è
quello di trend
14
. L’obiettivo principale che spinge all’utilizzo dei grafici é
l’individuazione dell’inizio di nuovi trend o delle inversioni di tendenza di quelli già in
atto, con lo scopo di investire nella direzione che creerà maggiori profitti: acquisti nei
trend di rialzo e vendite allo scoperto (o chiusura di posizioni in acquisto) nei trend al
ribasso. L’assunzione che il trend sia destinato a continuare fino a che non mostrerà
chiari segni di inversione è alla base delle decisioni degli analisti
15
.
1.2.3 La storia si ripete
Assumendo che il prezzo rifletta un insieme di fattori, inclusi quelli di carattere
psicologico, é prevedibile che in determinate condizioni di mercato la storia si ripeta,
generando così delle configurazioni tipiche - dette pattern
16
. Queste sono riconoscibili
dagli analisti ed offrono interessanti indicazioni sull’imminente evoluzione del mercato.
13
Maggi M. (2000).
14
Vivanti A. (1992).
15
Maggi M. (2000).
16
Bryce G. T. (1993).
CAPITOLO PRIMO Un approccio induttivo: l’analisi tecnica
5
1.3 La Teoria di Dow e gli sviluppi di Gann
Charles H. Dow a cavallo fra il 1900 ed il 1902 pubblicò una serie di articoli sul
quotidiano The Wall Street Journal. Questi articoli vennero poi raccolti sotto il titolo di
La Teoria di Dow
17
.
Dow identifica tre movimenti di mercato: il movimento principale (major trend)
che dura uno o più anni e rappresenta la direzione verso la quale il mercato si muove.
L’osservazione dei movimenti principali é utile per definire se il mercato si trovi in fase
di rialzo, bullish, o di ribasso, bearsh. Tuttavia, anche durante le fasi bullish o bearsh si
possono sviluppare dei movimenti di minor durata, definiti da Dow movimenti
secondari (intermediate trends) orientati in senso opposto a quello principale. Infine,
Dow identifica un terzo movimento, di brevissima durata (massimo tre settimane) che
pur non avendo la forza di influenzare gli altri trend, risulta molto difficile da prevedere
e costituisce un’azione di disturbo dei mercati poiché si presenta in maniera pressoché
casuale. Tale movimento è definito trend terziario
18
.
Dow utilizza un’analogia con i movimenti del mare per rendere più
comprensibili le interrelazioni tra trend: mentre le maree identificano la direzione di
fondo del movimento del mare, le onde con i flussi ed i riflussi rappresentano le
“correzioni” al movimento principale che tuttavia non viene modificato in maniera tale
da determinare un mutamento della direzione della marea
19
.
Nella teoria di Dow si identificano alcune fasi caratteristiche per ogni ciclo di
mercato la cui durata varia in funzione della durata del trend al rialzo e del seguente
trend al ribasso
20
:
♦ Accumulazione: rappresenta la fase iniziale del trend, durante la quale gli
investitori professionali iniziano ad acquistare titoli a prezzi generalmente bassi
e in maniera graduale, in modo da non creare “disturbi” nel listino. Dal punto di
visto grafico, questa fase si presenta come un movimento laterale dei corsi che si
sviluppano in orizzontale all’interno di un ideale corridoio che ne delimita le
17
Reha R.(1905).
18
Carparelli F. (1998).
19
Fabisch (2001).
20
Di Lorenzo (1999).
CAPITOLO PRIMO Un approccio induttivo: l’analisi tecnica
6
oscillazioni. L’unico indicatore del verificarsi di una fase di accumulazione é un
incremento dei volumi che si protrae per settimane;
♦ Rialzo: è la fase che segue il processo di accumulazione ed é caratterizzata da
un incremento dei corsi che contribuisce a creare la convinzione dell’inizio di
una nuova fase di rialzo e che, inevitabilmente, comincia ad attirare sempre più
investitori. Graficamente tale fase é rappresentata da una consistente crescita dei
livelli di prezzo che oscillano in un canale ascendente piuttosto ampio;
♦ Speculazione: in questa fase, generalmente di durata piuttosto limitata,
l’ottimismo si trasforma in euforia e coincide con l’ingresso in massa sul
mercato dei piccoli risparmiatori. Questi, attratti dall’attesa di fulminei rialzi,
decidono di lanciarsi nella speculazione di Borsa. In questa fase i grafici si
impennano e le quotazioni salgono con un’inclinazione quasi verticale;
♦ Distribuzione: ai massimi del mercato i professionisti iniziano ad alleggerirsi
vendendo proprio a coloro che, attratti dall’incremento sostenuti dei corsi,
entrano nel mercato. La fase espansiva si indebolisce e si crea un movimento
laterale simile a quello dell’accumulazione anche se a livelli di quotazioni più
elevati; di conseguenza anche da un punto di vista grafico, si avrà lo stesso tipo
di tracciato ma ad un livello più elevato;
♦ Panico e Ribasso: la crescita delle quotazioni si ferma bruscamente e gli
operatori cercano di vendere ad ogni prezzo. In questa fase gli operatori che
hanno acquistato per ultimi cedono alla tensione e rimettono sul mercato i titoli
in loro possesso a prezzi inferiori a quelli d’acquisto. Questa fase si conclude
quando il mercato inizia a muoversi nuovamente in maniera orizzontale, segno
che una nuova fase di accumulazione ha avuto inizio.
Vorremmo soffermarci brevemente per definire cosa si intenda con “movimento
laterale”. Nel mercato il movimento dei corsi azionari è definito laterale, quando lo
stesso si sviluppa in una direzione orizzontale piuttosto che in modo ascendente o
discendente. Tale configurazione, che prende il nome di congestione, si identifica come
un movimento dei corsi durante il quale gli indici non fanno registrare scostamenti
superiori al 5% della propria media. Tali movimenti possono indicare sia accumulazione
sia distribuzione. In tali situazioni di incertezza gli operatori sono spesso disorientati;
CAPITOLO PRIMO Un approccio induttivo: l’analisi tecnica
7
queste situazioni possono terminare non appena si diffonde la notizia di un evento
economico, politico o anche un semplice rumor, ovvero un’informazione di tipo non
ufficiale in grado di modificare le aspettative degli operatori del mercato.
In merito al concetto di volumi, Dow li considera come importanti elementi di
conferma per la determinazione della direzione del trend. Egli sosteneva che i volumi
devono espandersi nella direzione del trend primario
21
: in caso di trend al rialzo,
l’espansione dei volumi costituisce la conferma del movimento in atto e un eventuale
calo dei prezzi non accompagnato da significativi incrementi di volume non preclude
necessariamente a un’inversione di tendenza.
La regola, che un trend prosegua finché non si ha un segnale definitivo di
inversione è considerata come limite della Teoria di Dow, in quanto i segnali di ingresso
e di uscita dal mercato risultano ritardati rispetto al momento di inizio del trend cui si
riferiscono. In effetti la scarsa tempestività può ridurre le performance di un ipotetico
trader che operi entrando ed uscendo esattamente all’inizio ed al termine dei trend.
Analizzando i dati storici del mercato azionario statunitense tra il 1897 ed il 1990, Pring
M. J.(1994) verifica la Teoria di Dow ed evidenzia come un investitore che avesse
acquistato titoli per 44 dollari nel 1897 e fosse entrato ed uscito dal mercato in funzione
dei segnali operativi suggeriti dalla Teoria di Dow avrebbe fatto crescere l’investimento
originario fino a superare i 51 mila dollari nel 1990, contro una performance di soli
2500 dollari ottenuta nel caso di una strategia Buy & Hold
22
.
Secondo Dow, occorre osservare con attenzione l’evoluzione del trend: per
parlare di reale inversione di tendenza é necessario che vengano a mancare i presupposti
per la conferma del trend corrente, ovvero sequenze di massimi e minimi con valori
superiori rispetto ai precedenti per i rialzi e, viceversa, per i ribassi. Tecnicamente il
primo segnale di una possibile inversione di trend é fornito dal fallimento del mercato
nel creare un nuovo massimo (o minimo) superiore (o inferiore) a quello precedente; la
conferma successiva si ottiene se il nuovo minimo segnato dal mercato che raggiunge
un livello più basso rispetto al minimo precedente. Se ciò non accade può
21
Di Lorenzo (1999).
22
La strategia Buy & Hold è caratterizzata da un solo acquisto ed una sola vendita nell’intervallo di
tempo considerato.
CAPITOLO PRIMO Un approccio induttivo: l’analisi tecnica
8
semplicemente essere un segnale che il mercato non ha più la stessa forza per
continuare il trend in corso quindi non é necessariamente un segnale di allarme.
William D. Gann è considerato un importante esponente per la storia dell’analisi
tecnica
23
. Nato nel 1878 e scomparso 1955, riuscì ad accumulare un patrimonio
superiore a 50 milioni di dollari (malgrado la crisi finanziaria del ‘31-’33).
Come Dow, Gann fece ricerche sulle serie storiche dei prezzi e giunse alla
conclusione che i mercati sono governati da leggi e da precise regole, legate al loro
ciclico e ricorrente riproporsi ed al comportamento degli operatori. Pertanto, ciascun
mercato tenderà sempre a cercare un proprio equilibrio che, nonostante le fluttuazioni
dei prezzi e il ritmo discontinuo dei progressi e dei regressi, é in misura approssimativa
prevedibile. La componente psicologica è alla base del pensiero di Gann, in quanto egli
stesso nell’estendere la sua teoria considera due tipi di capitale: uno monetario ed uno
psicologico
24
. Proprio quest’ultimo è, secondo Gann, il più importante e deve essere
protetto da stress, emozioni e lavoro inutile, asserendo: “…chi spreca il capitale
psicologico é nelle peggiori condizioni per preservare quello monetario…”
25
.
Considerando un mercato in cui la tendenza principale sia definita, é possibile
tracciare trendlines rialziste o ribassiste partendo da un punto particolare definito pivot
point, che consente di attribuire ad ognuna di esse un determinato coefficiente
angolare
26
.
Gann definisce infatti la linea a 45 gradi come linea della vita del grafico; tale
linea, detta anche linea 1*1, indica il perfetto equilibrio tra la variabile del tempo e
quella del prezzo, che in tal modo risultano correlate (vedi tabella 1.1). Se da un minimo
si traccia una linea con tale coefficiente angolare ed i corsi si muovono al di sopra di
essa, si desume che il rialzo sia destinato a durare; viceversa, la rottura verso il basso
della linea 1*1 è un importante segnale ribassista che apre nuovi scenari. La linea 1*1
rappresenta un equilibrio ideale per cui non esistono situazioni di eccessiva
sopravvalutazione o sottovalutazione.
23
Maggi M. (2000).
24
Mikula (1996).
25
Gann W. D. (1951, pag 78).
26
Galati L. (1998).
CAPITOLO PRIMO Un approccio induttivo: l’analisi tecnica
9
Gann suggerisce di tenere sotto controllo il trend dopo aver tracciato il fascio di
linee che esprime i rapporti da 1*8 a 1*4. Una retta deve considerarsi violata solo se le
quotazioni la bucano senza riuscire a recuperarla in seguito. La conseguenza della
perforazione é il raggiungimento della retta più vicina nella direzione dello
sfondamento
27
.
Tabella 1.1 - Gli angoli caratteristici di Gann
TEMPO/PREZZO ANGOLO
1*8 82,5 gradi
1*4 75 gradi
1*3 71,25 gradi
1*2 63,75 gradi
1*1 45 gradi
2*1 26,25 gradi
3*1 18,75 gradi
4*1 15 gradi
8*1 7,5 gradi
(Fonte: Maggi (2000), Investire nel mercato azionario)
1.4 La Teoria delle onde di Elliott
Partendo dagli articoli di Dow e dalla sua analogia tra i movimenti del mercato e
le onde del mare, Ralph Elliott realizzò una propria teoria che porta il nome di Teoria
delle onde.
Mentre Dow paragonò un mercato al rialzo alla fase crescente della marea
durante la quale le acque, pur retrocedendo fra un’ondata e quella successiva,
guadagnano comunque terreno, Elliott inserisce tale analogia in corpo di studi più
ampio
28
dal quale si evince la sua profonda convinzione dell’esistenza di una legge
superiore che governi tutte le attività umane e, conseguentemente, anche i cicli
economici.
27
Vivanti (1992).
28
Beckman Robert (1992).
CAPITOLO PRIMO Un approccio induttivo: l’analisi tecnica
10
Elliott diede ai suoi studi anche un valore previsionale rispetto alle evoluzioni
dei mercati: punto questo che differenzia la visione di Dow da quella di Elliott.
Quest’ultimo fornisce all’analista dei segnali relativi a momenti di minimo o massimo
del mercato consentendo così di operare in anticipo rispetto a un approccio “alla Dow”
che consente di entrare in una posizione solo dopo che il trend si é formato.
Elliott identifica tre elementi particolarmente importanti ai fini della teoria
29
:
1. pattern
2. ratio
3. tempo
I pattern rappresentano l’elemento più importante della teoria, Elliot parte da
una figura principale che indica un ciclo completo costituito da cinque onde rialziste e
tre ribassiste (vedi figura 1.1).
Il punto fondamentale della teoria delle onde é riferito al concetto di ciclo, inteso
come disegno all’interno del quale sono identificati ulteriori cicli, di volta in volta
sempre più piccoli. Partendo dal grande superciclo, che può durare fino a 200 anni,
Elliott identifica altri otto cicli, sempre più brevi, fino ad arrivare al subminuette, della
durata di poche ore (vedi tabella 1.2). Poiché ogni ciclo ne contiene un altro, è
fondamentale la misura del grado di inclinazione dell’onda che si sta studiando
30
.
Accanto ai pattern assume importanza il ratio, che rappresenta la percentuale di
ritracciamento
31
: ad ogni onda al rialzo corrisponde un ritracciamento che secondo la
teoria di Elliot percorrerà in senso inverso il movimento originale in una percentuale del
38, del 50 o del 62 per cento. Tali percentuali di ritracciamento, che si riscontrano con
frequenza nelle osservazioni empiriche, sono utilizzate dagli analisti per il calcolo degli
obiettivi e secondo Elliott sono il risultato di una serie di numeri predefinita introdotta e
divulgata per la prima volta da Leonardo Fibonacci
32
.
29
Prechter R. - Frost A. J. (1994).
30
Beckman (1992).
31
Correzione di ciascuna onda.
32
Vedi Appendice 1.3 - Leonardo Fibonacci.
CAPITOLO PRIMO Un approccio induttivo: l’analisi tecnica
11
Figura 1.1- Il Ciclo di Elliott
(Fonte: www.borsanalisi.it/Elliott)
Elliott sostiene che la base matematica della sua teoria é composta proprio dalla
sequenza di numeri di Fibonacci e l’osservazione sistematica dei risultati ottenuti
dall’applicazione della Teoria delle Onde conferma tale asserzione pressoché
inequivocabile.
Elliott attribuisce anche al tempo una funzione di rilievo, ma sempre di secondo
piano rispetto ai pattern ed al ratio, poiché lo considera come un elemento di conferma
per l’identificazione del ciclo che si sta osservando. Infine dobbiamo osservare che la
Teoria della onde, applicata originariamente sugli indici azionari, non si presta bene allo
studio dei singoli titoli
33
.
1.5 La Teoria Random Walk
Nel corso degli anni novanta nacque tra gli operatori del mercato il dubbio se
fosse realmente possibile prevedere l’andamento dei corsi azionari. La Teoria Random
Walk prende come assunto di base l’impossibilità previsionale del mercato affermando
che i prezzi e la loro evoluzione sono governati dal caso, quindi imprevedibili.
L’andamento dei prezzi dei mercati rispecchia le decisioni di milioni di operatori,
grandi e piccoli, con differenti orizzonti temporali e diversi stili di operatività. Alcuni
33
Collins C. J. (1997).
CAPITOLO PRIMO Un approccio induttivo: l’analisi tecnica
12
prendono posizioni sul mercato per poche ore, altri per mesi od addirittura anni basando
le proprie decisioni sull’analisi dei prezzi passati o sulle notizie disponibili (a cui danno
importanza diversa),sugli investimenti alternativi.
Tabella 1.2 - I cicli di Elliott e la loro durata
Denominazione Durata
Gran Supercycle 200-250 anni
Supercycle 50-70 anni
Cycle 10-20 anni
Primary 3-10 anni
Intermediate 3 mesi- 2 anni
Minor 1-5 mesi
Minute 10-30 giorni
Minuette 2-5 giorni
Subminuette 3 ore
(Fonte: Maggi (2000), Investire nel mercato azionario)
Ad ogni prezzo esiste un compratore ed un venditore i quali possono avere
opinione totalmente opposta sul futuro del prezzo oppure essere anche d’accordo, solo
che uno cerca il profitto in poche ore e l’altro il profitto in diversi mesi. Il risultato di un
così complesso ambiente può far apparire l’andamento dei prezzi come completamente
casuale. Il primo ad ipotizzare che i mercati sono imprevedibili fu il premio Nobel per
l’economia Samuelson, che nel 1963 si rifece “all’ipotesi dei mercati efficienti”
34
: tale
ipotesi assume che i mercati sono così efficienti da rispecchiare in qualsiasi momento il
miglior prezzo del mercato per le notizie formali ed informali. Da questo concetto se ne
traggono due importanti conseguenze:
♦ prezzi passati non hanno nessuna informazione valida per prevedere il
futuro;
♦ qualsiasi previsione valida viene subito usata
35
.
34
Kaufman P. (1998).
35
Se tutti gli operatori sanno che il prezzo è previsto in salita domani, questo sale oggi.
CAPITOLO PRIMO Un approccio induttivo: l’analisi tecnica
13
Questa teoria è stata contestata in numerose ricerche empiriche
36
: è difficile
spiegare come un mercato efficiente possa crollare del 33% in un giorno (black monday
1987) o del 5% (Agosto 1998). Probabilmente la verità è nel mezzo, ovvero i mercati
finanziari sono in parte prevedili o perlomeno quanto basta per operare con profitto su
un certo numero di operazioni. L’esistenza di sacche di prevedibilità, spiegherebbe
perché non esiste un operatore che, operando continuamente, riesca costantemente “a
battere il mercato”
37
.
Da recenti studi
38
si evince che i mercati offrono delle sacche di prevedibilità ben
visibili dall’andamento del coefficiente di Hurst
39
nel tempo. Il coefficiente di Hurst è
una grandezza che indica quanta “memoria” contiene un valore di una serie di numeri,
ovvero di quanto il numero di una serie sia correlato ai precedenti. Quando il
coefficiente di Hurst assume valori intorno allo [0.5] la serie è del tutto casuale ed i
numeri della serie non hanno nessuna relazione con i valori precedenti, mentre per
valori prossimi ad [1] del coefficiente di Hurst i numeri sono influenzati pesantemente
dai precedenti. I mercati finanziari hanno in genere valori del coefficiente di Hurst
compresi nell’intervallo [0.6-0.8]: se fossero casuali esso sarebbe costantemente sullo
[0.5] e ciò smentisce che i mercati seguono sempre la teoria del Random Walk. Nella
statistica, lo studio delle serie temporali, come i corsi azionari, si occupa di creare dei
modelli matematici, delle equazioni in grado di rappresentare l’andamento della serie
dei valori, al variare del tempo. Nei mercati finanziari si nota che esistono delle
variazioni anormali dette outliners, del tutto fuori dal “normale” andamento della serie.
Questi valori anormali arrivano spesso a gruppi denominati conditional
heteroskedasticity, provocando reazioni e contro-reazioni all’avvento di notizie sul
mercato e quindi imprevedibili. Dopo il primo valore anormale si possono verificare
diverse situazioni: il mercato può ritornare sul suo andamento normale ,innovators,
continuare ad un livello diverso, permanent level shift, od iniziare una nuovo trend,
change trend.
36
Burton Gordon Malkiel (2000).
37
De Rossi (1989).
38
Peters (1996).
39
Hurst J. M. (1970).
CAPITOLO PRIMO Un approccio induttivo: l’analisi tecnica
14
Studi recenti
40
hanno dimostrato che modelli matematici del tipo GARCH
interpretano meglio della Random Walk l’andamento degli indici azionari
41
. Tali
modelli hanno scarto quadratico medio inferiore della Random Walk all’aumentare
dell’intervallo temporale preso in considerazione. Questa tendenza è interpretabile come
l’uso sempre più diffuso del computer per basare le decisioni sullo studio del passato.
Risulta inoltre che le variazioni di prezzo dell’ultimo periodo di quasi tutti i mercati
sono inversamente correlate con le variazioni future per un valore pari a [-0.6]. Se la
correlazione fosse di [-1.0] i mercati sarebbero una curva perfettamente sinusoidale.
All’aumentare dei prezzi nel periodo precedente, questi avranno un andamento negativo
di uguale intensità nel periodo successivo: ciò è spiegabile da una correlazione con un
valore compreso nell’intervallo [-0.4/-0.6]. Ciò accade con elevata frequenza,
confermando in tal modo i risultati di Burton Gordon Malkiel che trova statisticamente
avvantaggiati i contrary opinion
42
. Sono numerosissime le distorsioni statistiche trovate
nei mercati inspiegabili con la teoria del Random Walk come il january effect (effetto
gennaio) ed il summer rally (salita estiva). L’ipotesi del mercato efficiente rimane un
modello ideale contro cui misurare la prestazione reale del mercato.
Non è possibile concludere che i mercati siano inefficiente, ma possiamo
affermare che esistono investitori che utilizzando tecniche innovative e nuovi strumenti
finanziari riescono meglio di altri ad interpretare l’andamento dei mercati ed ottengono
delle prestazioni migliori. L’utilizzo di computer con maggiori capacità di elaborazione
dati ha permesso una diffusione di tale modalità d’indagine. Tra le tecniche recenti di
previsione dobbiamo sicuramente menzionare le reti neurali
43
e gli algoritmi genetici
44
.
Le reti neurali sono software che creano modelli matematici, correlando il
mercato da prevedere con una moltitudine di altri mercati, indicatori e variabili di ogni
genere.
40
Frances and Van Dijck (1996).
41
Come gli indici delle principali borse: DAX, MIBTEL, DOWJONES.
42
Gli operatori che utilizzano tale modalità comprano nelle fasi discendenti ed acquistano nelle fasi
ascendenti.
43
Vedi Appendice 1.1 – Le reti neurali.
44
Vedi Appendice 1.2 – Gli algoritmi genetici.
CAPITOLO PRIMO Un approccio induttivo: l’analisi tecnica
15
Gli algoritmi genetici sono software per l’ottimizzazione delle scelte secondo cui
il computer crea una popolazione di migliaia di individui caratterizzati da un codice
genetico. Ogni individuo formula previsioni in base al proprio gene che contiene
informazioni su come ponderare le previsioni. Il programma elimina gli individui che
formulano previsioni errate e li sostituisce con nuovi individui ottenuti dall’incrocio di
quegli individui che hanno formulato previsioni migliori,combinando i geni in diversi
modi. Tali individui vengono detti figli. Il ripetersi di tale procedimento permette al
sistema di auto-ottimizzarsi. La teoria matematica supporta l’ipotesi che i mercati
finanziari offrono delle sacche di prevedibilità. L’investimento in nuove tecnologie
porta come ritorno una migliore performance per chi le utilizza, ma quando tutti gli
operatori ne saranno in possesso, i first moover avranno sviluppato altre modalità di
operare e durante questa evoluzione continua esiste sempre la possibilità per pochi di
avere un vantaggio competitivo sugli altri.