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INTRODUZIONE
Una linea di ricerca di grande interesse teorico e clinico
connette l’insicurezza nell’attaccamento in generale, e la
disorganizzazione in particolare, a deficit nello sviluppo e
nell’esercizio delle funzioni meta-cognitive, ossia delle capacità
di osservare le operazioni mentali del pensiero e dell’affettività:
tutto ciò è caratteristico delle relazioni al cui interno compare la
disorganizzazione.
Nel primo capitolo del lavoro si esaminano questi costrutti
anche nelle specifiche relazioni con i disturbi della personalità, i
deficit nei modelli di percezione Sé/Altro, e le dimensioni
psicopatologiche come i temperamenti affettivi o la
Hopelessness.
Il secondo capitolo è dedicato all’esame di tutti gli
strumenti utilizzati nella ricerca effettuata: DAPP-BQ
(Dimensional Assessment of Personality Pathology - Basic
Questionnaire (Livesley e Jackson, 2009); TEMPS-A Rome
(Temperament Evaluation of the Memphis, Pisa, Paris, San
Diego Autoquestionnaire) (Akiskal et al., 2005a; Akiskal et al.,
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2005b; Pompili et al., 2008; Pompili et al., 2011); BHS (Beck
Hopelessness Scale) (Beck et al., 1974; Beck e Steer, 1989;
Pompili et al., 2008b); 9AP (9 Attachment Profile) (Candilera,
2007); RQ (Relationship Questionnaire) (Bartholomew e
Horowitz, 1991; Farma e Cortinovis, 2000).
Nel terzo capitolo vengono riportati tutti i risultati della
ricerca su 354 soggetti realizzata per evidenziare le relazioni tra
le diverse misurazioni raccolte, per stabilire inoltre se vi siano dei
modelli predittivi efficaci in una prospettiva di prevenzione della
psicopatologia e del suicidio.
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CAPITOLO PRIMO
ATTACCAMENTO: TEORIA E CLINICA
1.1. Sistemi Motivazionali Interpersonali
Gli individui hanno una vita di relazione fondata su alcune
forme basilari, che appaiono come condotte soggette a regole;
ogni sistema di regolazione di una data forma di relazione
corrisponde a un motore evoluzionistico di sopravvivenza e di
successo riproduttivo per tutti i contraenti della relazione. Ogni
forma di relazione, dunque, può essere considerata come un
insieme o sistema di regole di condotta sociale, che si può
definire sistema comportamentale o sistema motivazionale
interpersonale (SMI).
I diversi sistemi motivazionali vengono considerati come
relativamente autonomi tra di loro, si attivano in risposta a
determinati stimoli o segnali che possono essere sia esterni che
interni all’organismo e predispongono l’individuo ad azioni che
hanno come obiettivo la modificazione del rapporto fra sé e
l’ambiente e il raggiungimento di una nuova e particolare
configurazione di quel rapporto, diversa da quella di partenza.
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L’attivazione di un sistema motivazionale porta con sé la
dimensione cognitiva di una rappresentazione di sé in rapporto
alla realtà, per quanto a volte schematica o primitiva. Con il
raggiungimento di un obiettivo il sistema motivazionale si
disattiva temporaneamente, permettendo ad altri sistemi di
esercitare la loro regolazione sul comportamento e guidare
l’organismo verso nuove mete.
I diversi sistemi motivazionali vengono attivati dalle
emozioni, ossia l’elemento soggettivamente avvertibile; esse ne
segnalano l’attivazione e il grado di prossimità al raggiungimento
dell’obiettivo: di regola, il raggiungimento dell’obiettivo è
accompagnato da emozioni di tonalità positiva, di gioia e/o
piacere, che precedono il momentaneo disattivarsi di quel sistema
motivazionale; mentre il mancato raggiungimento è segnalato da
emozioni di disagio e/o sofferenza, e comporta il fatto che il
sistema motivazionale rimanga attivo (Ruberti, 1996).
Da un punto di vista cognitivista, le emozioni sono una
sintesi tra programmi genetici di tipo innato, da un lato, ed
esperienze soggettive e culturali che l’individuo ha compiuto
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dall’altro. In questa direzione, all’interno di una prospettiva
cognitivo-evoluzionista, si sostiene l’esistenza di sistemi
cerebrali creati dall’evoluzione e capaci di regolare sia la
condotta sia le emozioni in funzione di obiettivi importanti per
l’individuo. I processi cognitivi, quindi, intervengono non tanto
nell’innesco delle esperienze emotive quanto nella regolazione e
modulazione delle stesse. Secondo questo assunto, esistono
alcuni processi motivazionali a base innata che precedono da un
punto di vista filogenetico e ontogenetico la cognizione e la
coscienza, e che sono in grado di organizzare l’espressione delle
emozioni. Sia l’etologia sia le neuroscienze hanno dimostrato che
le diverse emozioni sono coordinate tra di loro secondo sequenze
tipiche che non cambiano rispetto alla diversità della specie. Tali
sequenze sono determinate dagli obiettivi specifici di ogni specie
di mammiferi ai fini della sopravvivenza, dell’adattamento
all’ambiente e della riproduzione (Liotti, 1994; 2001).
Oltre i sistemi motivazionali non sociali che hanno come
scopo il mantenimento dell’omeostasi, l’esplorazione
dell’ambiente e la difesa dai pericoli ambientali, ed i sistemi
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motivazionali epistemici che sono associati a sentimenti di
padronanza di una abilità e di apprezzamento per le conseguenti
scoperte conoscitive, i sistemi motivazionali interpersonali
regolano l’interazione sociale e richiedono l’attivazione cerebrale
del sistema limbico, regolano le emozioni, e vengono definiti
come sistemi di regolazione fisiologica che, una volta attivati,
organizzano il comportamento sociale, interpersonale, oltre che
l’esperienza emozionale e la rappresentazione di sé-con-l’altro
(Gilbert, 1989).
All’interno del cognitivismo clinico il modello dei sistemi
motivazionali interpersonali assume un’ importanza
fondamentale in quanto costituisce un buon modello per la lettura
delle interazioni umane e degli obiettivi interpersonali che ne
sono alla base. Una classificazione esaustiva comprende cinque
sistemi di base elaborati: il sistema dell’attaccamento, che regola
la vicinanza da parte di un conspecifico quando ci si trova in
condizioni di difficoltà, stanchezza, paura; il sistema
dell’accudimento, complementare al primo, che predispone ad
accogliere le richieste d’aiuto e di protezione; il sistema sessuale,
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che regola sia il corteggiamento sia l’accoppiamento; il sistema
cooperativo, che organizza i comportamenti finalizzati al
raggiungimento di un obiettivo comune; il sistema agonistico,
che regola la competizione con un membro del gruppo.
Entro questo assetto motivazionale, le emozioni possono
essere considerate come gli indicatori soggettivamente avvertibili
dell’attivazione di ciascun sistema motivazionale. L’attivazione
dei sistemi motivazionali interpersonali avviene prevalentemente
al di fuori della coscienza e le emozioni risultano essere le prime
fasi delle operazioni mentali organizzate dai sistemi che possono
diventare coscienti (Grazzani Gavazzi, 2004).
L’uomo però è dotato della possibilità di scegliere e ciò gli
permette di non rispondere ad una attivazione, ma tuttavia le
emozioni che segnalano l’innesco iniziale del sistema
motivazionale complementare a quello attivato in chi si rivolge
all’individuo affiorano alla coscienza e solo in un secondo
momento si potrà contro-proporre un diverso registro
motivazionale, nei confronti del quale l’interlocutore si dovrà
adeguare. Ad esempio se qualcuno si rivolge ad un individuo in
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modo aggressivo attiva il sistema agonistico e le emozioni ad
esso collegate, sia che esse siano di sfida o di paura. Il soggetto,
però, può decidere di evitare la competizione in favore di una
relazione collaborativa, attivando così il sistema cooperativo e
suscitando fiducia nell’interlocutore. Quest’ultimo, se vorrà
mantenere l’interazione, dovrà modificare il registro
motivazionale iniziale, lasciando emergere emozioni appartenenti
al sistema cooperativo.
La mancata discriminazione del significato delle emozioni
attiva in modo inappropriato i diversi sistemi motivazionali di cui
le emozioni fanno parte. Inoltre, la capacità di riconoscere le
proprie emozioni e dare loro una corretta collocazione rispetto al
sistema motivazionale a cui appartengono è fondamentale sia ai
fini di un equilibrio emotivo stabile sia in funzione delle relazioni
interpersonali (Pons et al., 2006).
Nella prospettiva cognitivo-evoluzionista, tutti i processi
motivazionali si sviluppano a partire da valori innati, codificati
nelle strutture e nelle funzioni del tronco encefalico e del sistema
limbico. La parola valore va intesa, in questo contesto, nel senso
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di valore evoluzionistico di sopravvivenza e di adattamento alla
nicchia ecologica in cui la specie vive. A partire da questi valori,
prendono forma diversi sistemi motivazionali, in funzione tanto
del loro fondamento innato quanto delle concrete e variabili
interazioni dell’individuo con l’ambiente. Le concrete esperienze
di interazione con l’ambiente producono modalità altamente
individualizzate di regolazione del comportamento a partire dalle
disposizioni innate universalmente presenti negli esseri umani.
Tali modalità individualizzate ed apprese non annullano mai,
però, i valori evoluzionistici universali che definiscono la meta di
ciascun sistema motivazionale (Edelman e Tononi, 2000).
Le emozioni appaiono nell’esperienza soggettiva
prevalentemente come le prime fasi delle operazioni degli SMI
riguardanti la regolazione del comportamento interpersonale, che
successivamente raggiungono la coscienza: il completamento
cognitivo del processo emozionale porta al tipo di esperienza
cosciente che si completa quando è raggiunto il riconoscimento
del loro senso nella trama delle relazioni interpersonali, cioè del
loro valore evoluzionistico di sopravvivenza e adattamento. Le
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emozioni sono il fondamento della coscienza, emergono dalla
relazione e continuamente alla relazione rimandano, e la
coscienza, quindi, appare come un processo intrinsecamente
intersoggettivo (Liotti, 2001).
Per studiare in psicologia ed in psicopatologia il senso ed il
valore delle emozioni nell’intersoggettività è utile conoscere la
fisiologia degli SMI (Tabella 1.1.) (Sassaroli e Lorenzini, 1996).