CAPITOLO I
LA SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA: PERCORSO
CLINICO
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1.1 LA MALATTIA
La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) , conosciuta come “Morbo di Lou Gehrig”
(dal nome del giocatore statunitense di baseball che fu la prima vittima accertata
di questa patologia), o “Amyotrophic Lateral Sclerosis” in Inghilterra, o ”malattia
di Charcot” in Francia (dal neurologo francese Jean-Martin Charcot che la
descrisse per la prima volta nel 1860), è una malattia neurodegenerativa
progressiva che colpisce i motoneuroni, cioè le cellule nervose cerebrali e del
midollo spinale che permettono i movimenti della muscolatura volontaria.
Esistono due gruppi di motoneuroni; il primo (primo motoneurone o motoneurone
centrale o corticale) si trova nella corteccia cerebrale e trasporta il segnale nervoso
attraverso prolungamenti che dal cervello arrivano al midollo spinale. Il secondo
(secondo motoneurone o motoneurone periferico o spinale) è invece formato da
cellule nervose che trasportano il segnale dal midollo spinale ai muscoli.
L'etimologia della definizione sclerosi laterale amiotrofica chiarisce le
caratteristiche della malattia: la parola amiotrofico è composta da tre termini
greci, che sono a (corrispondente alla negazione), mio ("muscolo"), trofico
("nutrimento"), quindi significa che i muscoli del malato si atrofizzano per un
nutrimento insufficiente; l'aggettivo laterale si riferisce alla zona del midollo
spinale che ospita le cellule morenti; lentamente questa zona colpita dal morbo
tende a indurirsi ed ecco spiegato l'utilizzo di sclerosi che significa "indurimento".
Il paziente affetto da SLA perde progressivamente i motoneuroni centrali e
periferici, con un decorso del tutto imprevedibile e differente da soggetto a
soggetto, con esiti disastrosi per la qualità di vita oltre che sulla sua
sopravvivenza.
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La morte di queste cellule avviene gradualmente nel corso di mesi o anche anni.
In tale arco di tempo i motoneuroni rimasti, almeno in parte, sostituiscono nelle
proprie funzioni quelle distrutte. I primi segni della malattia compaiono quando la
perdita progressiva dei motoneuroni supera la capacità di compenso dei
motoneuroni superstiti fino ad arrivare ad una progressiva paralisi, ma con
risparmio delle funzioni cognitive, sensoriali, sessuali e sfinteriali (vescicali ed
intestinali). Sono state identificate tre forme di SLA :
• Sporadica: la piø comune, rappresentata dal 90 al 95% dei casi
• Familiare: quando si riscontra piø di un caso in un unico ceppo familiare.
Questa forma conta un numero ridotto di casi, dal 5 al 10%. Nel 1993, in
alcune famiglie colpite da SLA familiare è stato accertato che la malattia può
essere causata dalla mutazione del gene SOD 1 (superossido dismutasi).
• Guam: si tratta di una forma di cui un'incidenza incredibilmente alta di casi,
caratterizzata dall’associazione a sindromi demenziali e morbo di Parkinson,
fu osservata negli anni Cinquanta sull’Isola di Guam.
La SLA è una malattia rara che interessa prevalentemente l'età adulta, con media
di età nella popolazione che si attesta tra i 50 e i 60 anni.
Il decorso medio (in assenza di ventilazione invasiva) va dai 3 ai 5 anni, il 50%
degli affetti muore entro 18 mesi dalla diagnosi mentre solo il 20% supera i
cinque anni ed il 10% i 10 anni. Esistono anche delle forme benigne in cui la
malattia resta stabile per piø di 30 anni, ma sono casi rarissimi.
La morte sopravviene nella maggior parte dei casi per insufficienza respiratoria.
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In base ai dati sull'incidenza (nuovi casi) di 1,5-2 casi ogni 100.000 all'anno nel
nostro Paese circa 1.000 nuovi casi vengono diagnosticati ogni anno.
Ad oggi, non esiste in Italia un registro nazionale della SLA e pertanto i numeri
sulla prevalenza ed incidenza della malattia provengono da estrapolazioni
statistiche.
La SLA è diffusa su tutto il pianeta ed è presente in tutte le popolazioni e razze,
indipendentemente dal ceto sociale e dal sesso. Esistono due zone particolarmente
colpite dalla SLA nel mondo: l'isola di Guam, nel Pacifico, e la penisola di Kii,
nel Giappone.
Inoltre, studi epidemiologici recenti hanno evidenziato che tra i giocatori di calcio
professionisti il rischio di sviluppare la SLA aumenta di circa 6 volte rispetto alla
popolazione generale. Tale aumento non è stato riscontrato in altre categorie di
sportivi. Sono in corso studi per cercare di identificare i fattori di rischio che
potrebbero predisporre alla SLA i calciatori. Recentemente si pensa che il numero
delle persone affette da SLA sia in crescita. E' doveroso sottolineare che non
esiste alcuna evidenza che supporti questa teoria e che le diagnosi sono piø
accurate rispetto agli anni passati, i trattamenti sintomatici migliori e si assiste ad
un invecchiamento generalizzato della popolazione.
Borasio et alii (2007)
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1.2 EZIOPATOGENESI
Per quanto riguarda l’eziopatogenesi, a tutt’oggi non sono ancora note le cause di
tale malattia, anche se sono state avanzate diverse ipotesi. Negli anni cinquanta
alcuni studi condotti fra gli Indigeni Chamorro delle isole di Guam rilevarono
un’alta frequenza di SLA in quelle isole, ponendo il sospetto che fattori infettivi o
ambientali potessero influire sulla genesi della malattia . Tuttavia successivi studi
precisarono l’autonomia nosografica di tale variante familiare, spesso associata a
disturbi extrapiramidali e demenza. Nell’ipotesi genetica si considera che vi sia
una serie di mutazioni a carico di un gene che codifica per una proteina
enzimatica SOD1 sul cromosoma 21. Tale enzima ha il compito di rimuovere
radicali liberi dalle cellule. Alcuni studi in vitro e su animali hanno dimostrato che
la proteina SOD1 mutata aumenta le sue funzioni e porta alla formazione di
aggregati proteici insolubili che precedono di molti mesi la comparsa della
sintomatologia clinica e delle lesioni neuropatologiche.
L’ipotesi eccitotossica si basa sul riscontro nelle aree del SNC colpite dalla
malattia di una ridotta ricaptazione cellulare del glutammato, aminoacido
eccitatorio che può causare neurotossicità in seguito a stimolazione cronica dei
motoneuroni. L’ipotesi autoimmune, ormai poco considerata, è basata sul
riscontro di anticorpi anti-GM1 nel 10-15% di pazienti affetti da tale patologia. A
livello neuropatologico si osserva una marcata perdita di motoneuroni spinali e
bulbari, degenerazione del fascio cortico-spinale e un accumulo di neuro filamenti
e inclusioni ubiquitinate. L’ubiquitina è un polipeptide composto da 76
aminoacidi che può essere riscontrato in tutte le cellule eucariote. La sua
localizzazione immunocitochimica è diventata un mezzo utile nella diagnosi
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neuropatologica. A questo proposito vi sono una serie di ipotesi in corso di studio,
la piø interessante delle quali è basata su un possibile disturbo primario del
citoscheletro. In particolare nella SLA vi sarebbe una disfunzione a carico del
sistema ubiquitina-proteasoma di proteolisi intracellulare, la quale porterebbe a
formazione di aggregati, i quali a loro volta condurrebbero a morte i motoneuroni
attraverso l’attivazione di una cascata apoptotica.
L’ipotesi immunitaria si basa sul riscontro di alterazioni a livello immunitario nei
pazienti affetti da SLA, suggerendo che le stesse possano svolgere un ruolo
patogenetico.
Tra le diverse cause che portano allo sviluppo di tale patologia si crede, anche se
il tutto è in via di ricerca, che vi sia anche un fattore trofico, di cui il capostipite è
l’ NGF (Nerve Growth Factor). I fattori trofici sono sostanze che regolano la
sopravvivenza di specifiche popolazioni neuronali durante periodi clinici del loro
sviluppo, il deficit di questi fattori per il motoneurone potrebbe essere alla base
della morte prematura dei motoneuroni che si verifica nella SLA.
Infine, numerosi studi caso-controllo hanno segnalato una maggior frequenza di
traumi nei soggetti affetti da SLA, l’importanza del fattore traumatico sembra
infatti confermata dal fatto che questa patologia ha un’incidenza maggiore nel
sesso maschile (piø esposti a lavori pesanti e a traumi rispetto alle donne).
Alcune ricerche ipotizzano, tra le cause della SLA, l’esposizione agli agenti
tossici o contagiosi. Un’ipotesi è stata fatta anche a proposito di alcuni
diserbanti utilizzati per trattare, fra gli altri, l’erba dei campi da calcio o da
rugby. A eccezione delle rare forme familiari e dei casi con mutazioni
genetiche, l’eziologia della SLA resta pertanto oscura.
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1.3 ANATOMIA PATOLOGICA
Nella SLA il cervello può apparire macroscopicamente normale o presentare
atrofia della corteccia motoria e premotoria. Le modificazioni piø importanti si
localizzano a carico del midollo spinale, soprattutto a livello dei rigonfiamenti
cervicale e lombare, dove è presente un quadro di marcata atrofia delle radici e
delle corna anteriori, con gliosi delle colonne laterali. Microscopicamente le
cellule del tronco encefalico e del midollo spinale vanno incontro a cromato lisi,
atrofia, picnosi e successiva gliosi reattiva. Nei casi a decorso piø rapido sono
presenti quadri di neuronofagia. I neuroni degenerati possono contenere nel
citoplasma granuli di lipofuscina e altri inclusi aspecifici (corpi di Burina, di
Hirano). I nuclei dei nervi cranici presentano delle alterazioni simili a quelle
riscontrate nelle cellule delle corna anteriori. Nelle biopsie muscolari la SLA
presenta un quadro anatomopatologico di atrofia muscolare neurogena, con
fenomeno del “type grouping” (riconducibile a fenomeni di reinnervazione
collaterale), presenza di fibre angolate e talora anche di fibre “target”.
1.4 SINTOMATOLOGIA
L’inizio della SLA può essere così subdolo e progressivo che i sintomi vengono
spesso trascurati. I primi segni della malattia compaiono quando la perdita
progressiva dei motoneuroni supera la capacità di compenso dei motoneuroni
superstiti. Il primo sintomo della malattia, che induce il paziente a consultare uno
specialista, è un progressivo deficit di forza agli arti superiori, in particolare alle
mani, associati ad atrofia (mano di Aran-Duchenne o mano da scimmia: tutte le
dita sono allo stesso piano per ipotrofia dei piccoli muscoli delle mani).
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L’atrofia, successivamente, si diffonde a tutti i muscoli degli arti superiori e in un
secondo tempo a quelli degli arti inferiori, frequentemente con esordio unilaterale
che in breve tempo diventa bilaterale. La SLA può principiare in tutti i muscoli ad
eccezione dei muscoli estrinseci del globi oculari e lo sfintere anale e vescicale.
Con il passare del tempo sono interessati sempre piø muscoli finchØ la malattia
assume una distribuzione simmetrica. Le funzioni intellettive e sensoriali
rimangono integre, e il malato assiste così in piena lucidità alla perdita
progressiva delle proprie capacità motorie.
Spesso sono evidenti fascicolazioni (vibrazioni incontrollate dei muscoli visibili
come "guizzi" sottocutanei); crampi muscolari (improvvise e dolorose contrazioni
muscolari involontarie), in particolare in quelli delle mani e dei piedi, quando il
fenomeno riguarda contemporaneamente molti muscoli degli arti o del tronco si
parla di spasmo. Crampi e spasmi possono comparire improvvisamente, durante il
movimento, a riposo o anche durante il sonno.
La spasticità (rigidità muscolare) è un altro fenomeno tipico della SLA: i muscoli
appaiono contratti e si oppongono all’allungamento; le articolazioni tendono a
fissarsi in alcune posizioni e ciò può causare dolori articolari e artrosi.
Tra la sintomatologia piø temuta vi è la perdita della capacità di comunicare,
dovuta a una disartria progressiva. Durante il decorso della malattia, infatti, la
comunicazione può essere compromessa in vari stati e a vari livelli , la
funzionalità delle corde vocali viene compromessa e la parola diviene mal
articolata.
Nel tronco encefalico, la perdita delle cellule nervose determina una
sintomatologia caratterizzata da difficoltà nella deglutizione, la debolezza della
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