VIII
Introduzione
La Tesi ha come oggetto la nascita prematura e l’assistenza infermieristica che il
nascituro avrà in terapia intensiva neonatale nelle diverse complicanze che
accomuna quest’ultimi. Le letture effettuate, e l’esperienza maturata durante il
periodo di tirocinio condotto nel reparto di ostetricia al secondo anno di corso
prima e nel reparto di terapia intensiva a tesi già avviata poi, hanno accresciuto
progressivamente, insieme al patrimonio di informazioni acquisite, il mio
interesse e le mie motivazioni per l’argomento sopra citato. Approfondendo le mie
conoscenze, mi sono reso conto dell’ enorme vastità dei problemi che la nascita
prematura porta con sØ, poichØ il nascere prima del tempo può rappresentare un
fattore di rischio. Il lavoro di tesi prevede, inizialmente, la definizione di
prematuro, facendo riferimento a siti web, dispense e testi vari, parti integranti
della bibliografia. Seguirà una breve sintesi descrittiva della struttura del reparto
di Terapia Intensiva Neonatale e la sua organizzazione interna. PoichØ in un
reparto di questo tipo è indispensabile la prevenzione delle infezioni, sarà fatta
anche una descrizione accurata dei protocolli e delle linee guida sulle regole di
igiene da rispettare per evitare maggiori complicanze ai neonati già gravemente
compromessi. Successivamente, si soffermerà l’attenzione su quelli che sono i
punti salienti dell’Assistenza Infermieristica, in particolare rivolta ai neonati
prematuri con problematiche respiratorie, attraverso un’accurata ricerca delle
varie strumentazioni e procedure assistenziali messe in atto per migliorare la
salute del bambino. Per concludere, verrà preso in considerazione il concetto di
“Care” ovvero il “prendersi cura”, volto al miglioramento dell’Assistenza
Infermieristica al neonato, non solo dal punto di vista tecnico - fisico, ma anche
dal punto di vista relazionale, etico e psicologico. In tutto ciò, l’infermiere riveste
un ruolo importante nel “ricucire” il distacco materno avvenuto in maniera
precoce e nel sostenere psicologicamente la famiglia che vive momenti di tensioni
e di preoccupazioni per il proprio piccolo che lotta per vivere.
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1° CAPITOLO: IL NEONATO PREMATURO
1.1 Definizione di neonato prematuro
La durata fisiologica della gravidanza è di 38-42 settimane. L’Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS) definisce invece nascita pretermine, quella che
avviene prima della 37a settimana compiuta di gestazione, ovvero prima di 259
giorni dalla data d’ inizio dell’ ultima mestruazione. Il neonato pretermine viene
definito come prematuro per i suoi aspetti di immaturità strutturale, cioè per un
non completo sviluppo degli organi e delle loro funzioni. La sua caratteristica
principale consiste nella condizione, di per sØ patologica, adi non trascorrere gli
ultimi mesi di gravidanza entro l’utero materno. Quando un bambino nasce prima
della 32a settimana, viene definito gravemente prematuro: la gravità della
prematurità si stabilisce, infatti, in base alla settimana di gestazione alla quale
avviene la nascita e in base al peso. Oggi, grazie alle tecniche di assistenza medica
sempre piø sofisticate, sopravvivono anche bambini nati a 23-24 settimane di
gestazione.
• A termine, nascita tra la 38a e la 42a settimana
• Pre - termine, nascita che avviene prima della 37a settimana
• Post - termine, nascita che avviene dopo la 42a settimana
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1.2 Incidenza dei parti prematuri nella popolazione
In Italia circa l’ 8 – 9% dei neonati nasce prima della 37a settimana di gravidanza:
la maggior parte di essi vede la luce ad un’ età gestazionale di poco inferiore,
(maggiore della 34a settimana e con un peso alla nascita solitamente inferiore ai
2.500 grammi).
L’ incidenza globale dei nati di peso molto basso (VLBW), cioè sotto ai 1.500
grammi, è decisamente inferiore, e risulta intorno allo 0,7% delle nascite: in Italia
sono circa 4.000 per anno, con incidenza simile a quella riportata in altri paesi
(Inghilterra, Canada, Svezia ecc…). Sebbene il gruppo dei nati di peso inferiore ai
1.500 grammi sia numericamente basso, è quello che maggiormente contribuisce
alla morbosità (stato di malattia) e alla mortalità neonatale (entro il 28o giorno di
vita) ed infantile (entro il primo anno).
Per quanto riguarda l’ assistenza al neonato pretermine, in alcuni paesi europei
vige l’ astensione da qualunque intervento quando il neonato non superi i 500
grammi o le 24 settimane di età gestazionale. In Italia prevale l’ indicazione a
curare qualsiasi neonato potenzialmente vitale, evitando però l’ eccessivo
accanimento terapeutico di fronte a situazioni documentatamente disperate.
Nati prima della 34 sett. 33% di tutti i nati 83% della mortalità
di gestazione pretermine perinatale
Nati prima della 28 sett. 10% di tutti i nati 57% della mortalità
di gestazione pretermine perinatale
Nati prima della 26 sett. 7% di tutti i nati 46% della mortalità
di gestazione pretermine perinatale
Tabella 1.2: La mortalità perinatale nei nati pretermine.
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1.3 L’età gestazionale e il peso
Una gravidanza che decorre “normalmente” porta alla nascita di un bambino il cui
peso medio, nella nostra popolazione, è di circa 3.000 – 3.400 grammi. Si
definisce invece bambino di basso peso quello che, alla nascita, presenta un peso
corporeo inferiore ai 2.500 grammi. Questo può accadere essenzialmente per due
motivi:
a) se il parto è pretermine;
b) se in una gravidanza, pure a termine, la placenta e gli organi preposti a fornire i
nutrienti, per vari motivi, non sono stati in grado di alimentare adeguatamente il
feto, creando così una situazione di sofferenza e di scarso accrescimento del
bambino.
Nel primo caso il bambino è un pretermine; nel secondo caso è un SGA, chiamato
anche piccolo per l’ età gestazionale; nel terzo caso è un pretermine piccolo per l’
età gestazionale.
SETTIMANE DI PESO VALORI MINIMI
GESTAZIONE MEDIO (g) E MASSIMI
40 3.500 2.600-4.400
38 3.200 2.400-4.000
36 2.600 1.900-3.300
34 2.100 1.550-2.600
32 1.700 1.250-2.200
30 1.350 1.050-1.700
29 1.230 900-1.550
28 1.120 800-1.400
27 1.000 750-1.300
26 900 700-1.150
25 760 610-1.000
24 695 530-890
23 592 420-650
22 490 465-510
Tabella 1.3: Età gestazionale e peso: media nei due sessi.
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All’ interno della categoria dei nati di basso peso possiamo identificare quattro
gruppi di bambini:
1. LBW (Low Birth Weight) = bambini di peso basso, con un peso alla nascita
inferiore ai 2.500 grammi;
2. VLBW (Very Low Birth Weight) = bambini di peso molto basso, con un peso
alla nascita inferiore ai 1.500 grammi;
3. VVLBW (Very Very Low Birth Weight) = bambini di peso molto molto basso,
con un peso alla nascita inferiore ai 1.000 grammi;
4. ELBW (Extremely Low Birth Weight) = bambini di peso estremamente basso,
con un peso alla nascita inferiore ai 750 grammi.
Va detto che non tutti i prematuri sono anche di basso peso: ad esempio, un
neonato di 36 settimane, un prematuro, può pesare 2.600 grammi ed essere quindi
nell’ ambito di peso normale. Se si combina l’ età gestazionale con il peso alla
nascita, il neonato può essere definito in tre modi:
· AGA (Adequate for Gestational Age): adeguato all’ età gestazionale;
· SGA (Small for Gestational Age): piccolo per l’ età gestazionale;
· LGA (Large for Gestational Age): grande per l’ età gestazionale.
Grazie ai progressi nell’ assistenza ostetrica e neonatale, oggi è maggiore la
possibilità di sopravvivenza anche per i prematuri piø gravi. In un ambiente
ospedaliero adeguato, se il bambino presenta, alla nascita, un peso fra i 1.250 e i
2.500 grammi, il tasso di sopravvivenza è del 94% circa; se il peso alla nascita è
tra i 700 e i 1.100 grammi, il tasso di sopravvivenza si aggira fra il 65 e l’ 85%;
nel caso in cui il peso iniziale sia tra i 450 e i 700 grammi, il tasso si abbassa
sensibilmente, oscillando fra il 30 e il 50% .
Questa è la situazione attuale, ma circa quarant’anni fa la realtà era ben diversa:
negli anni ’60 – ’70 la mortalità neonatale precoce (entro i primi sette giorni di
vita) risultava pari al 50% nei neonati di peso compreso tra i 1.000 e i 1.150
grammi, mentre agli inizi degli anni ’80 scendeva al 17%.
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Nei due periodi considerati i neonati con peso tra i 500 e i 1.000 grammi
presentavano una riduzione della mortalità dal 95 al 66% .
1.4 Cause principali del parto prematuro
Le cause dei parti prematuri sono di vario genere, sebbene circa il 50% delle
nascite prima del termine si verifichi in assenza di condizioni predisponenti e di
fattori di rischio identificabili . Conoscere i motivi che hanno portato ad un parto
prematuro o ad un ritardo di crescita intrauterino può essere determinante per la
vita del bambino, per la sua famiglia e per le gravidanze future.
¨ necessario premettere che la causa piø importante conosciuta è di tipo iatrogeno,
cioè legata a scelte mediche: in questo caso il parto prematuro è dovuto alla
volontà di far nascere il bambino, prima del tempo, mediante induzione del parto
stesso o praticando un taglio cesareo. In genere questo serve a prevenire una
patologia o il decesso della madre o del feto. Si possono distinguere almeno tre
categorie di fattori di rischio predisponenti una nascita prematura:
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3,5
3
2,5
2
1,5
1
0
0,5
5
peso (Kg)
10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 85 90 95 100 105
Peso alla
nascita (g)
1.251-1.500
501-750
751-1.000
1.001-1.250
Età postnatale (giorni)
Tabella 1.3.1: Andamento del peso di lattanti nella vita postnatale, a seconda del peso alla nascita. Le
curve (linee tratteggiate) sono confrontate con quelle di Dancis (linea continua).
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1.4.1 Fattori di rischio materni
Le malattie piø spesso in causa sono ipertensione arteriosa, diabete mellito,
cardiopatie, ipertiroidismo, infezioni (batteriuria asintomatica, rosolia, CMV…),
gestosi. L’età materna troppo giovane (<16 anni) o avanzata (>35 anni)
rappresenta un fattore di rischio probabilmente perchØ è spesso associata ad altre
situazioni predisponenti (primiparità, livello socioeconomico basso, assistenza
inadeguata, peso corporeo incongruo, fumo di tabacco, ecc). Inoltre, l’incidenza
di nascita pretermine e quella di neonati VLBW è, rispettivamente, del 14% e del
2,7% nella razza nera contro il 10% e lo 0,9% della razza bianca. Si sa poco dei
fattori responsabili di tali differenze: nella razza nera potrebbero entrare in gioco
il basso livello socioeconomico, il breve intervallo tra due gravidanze successive,
e la diffusione di malattie a trasmissione sessuale.
Il peso materno basso (in relazione all’altezza) prima della gravidanza, come pure
un suo aumento incongruo (scarso o eccessivo) durante la gravidanza, hanno
un’influenza negativa sul peso del neonato. Esiste una stretta correlazione tra
nascita pretermine, basso peso alla nascita e basso livello socioeconomico,
verosimilmente a seguito di scarsa igiene personale e ambientale, malnutrizione,
inadeguatezza delle cure perinatali, maggior frequenza di complicanze ostetriche.
Diversi studi hanno evidenziato che le gestanti che consumano due o piø bicchieri
di alcoolici al giorno hanno un rischio doppio di partorire un neonato di basso
peso. Tra le sostanze stupefacenti, la cocaina stimola la muscolatura uterina ed è
associata a distacco di placenta, nascita pretermine e morte fetale.
Esiste un rapporto inversamente proporzionale tra consumo quotidiano di
sigarette, da una parte, ed età gestazionale e peso alla nascita, dall’altra. Si calcola
che il fumo di tabacco sia la principale causa di basso peso alla nascita (fino al
20% dei casi). Il fumo di tabacco provoca ipossia fetale a causa del passaggio
transplacentare del monossido di carbonio e della nicotina: il primo si lega
all’emoglobina fetale, diminuendone la capacità di trasporto per l’ossigeno,
mentre la nicotina causa vasocostrizione con aumento delle resistenze vascolari.
Inoltre, il fumo di tabacco induce alterazioni tipiche a carico della placenta
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(necrosi deciduale, endoarterite obliterante e microinfarti). L’ipossia fetale e le
alterazioni della placenta indotte dal fumo predispongono soprattutto al ritardo di
crescita intrauterina ma anche al distacco di placenta e, quindi, al parto
pretermine. La permanenza per lunghi periodi ad altitudini elevate (oltre 1500 m)
favorisce il parto pretermine ed è forse il migliore esempio dell’influenza dei
fattori ambientali sul peso alla nascita.
Dopo esposizione al dietilstilbestrolo, il rischio di nascita pretermine e di aborto
spontaneo è, rispettivamente, del 15-28% e del 20-40%.
• Malattie acute e croniche
• Età
• Razza
• Peso corporeo
• Livello socioeconomico
• Malnutrizione
• Attività fisica
• Abuso di alcool e/o sostanze stupefacenti
• Fumo di tabacco
• Soggiorno in altura
• Esposizione al dietilstilbestrolo
Tabella 1.4.1:Fattori di rischio materni di parto pretermine.
1.4.2 Fattori di rischio ostetrici
a) precedenti nascite premature: se una donna ha avuto precedentemente un
figlio prematuro, il rischio di una successiva nascita pretermine sembra essere tre
volte maggiore;
b) precedenti aborti spontanei multipli;
c) grande multiparità (piø di quattro parti);
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d) presenza di anomalie congenite dell’ utero (impossibilità di portare a totale
compimento la gravidanza);
e) fibromi uterini;
f) pregressi interventi chirurgici sull’ utero;
g) metrorragie precedenti (emorragie dell’ utero indipendenti dalle
mestruazioni);
Complicanze durante la gravidanza:
a) gestosi: è una condizione caratterizzata da ipertensione, ritenzione di liquidi,
perdita di proteine con le urine (proteinuria). Se tale situazione non è controllabile
con i farmaci, la madre è a grande rischio di convulsioni o di insufficienza renale,
e il suo feto può morire o riportare danni cerebrali;
b) infezioni del tratto genito – urinario (esempio: cerviciti e cervicovaginiti);
c) abruptio placentae: condizione in cui si ha la rottura, il distacco della
placenta (organo degli scambi di ossigeno e anidride carbonica e di nutrienti tra
madre e feto);
d) placenta previa: la placenta si è formata in posizione anomala, ostruendo l’
apertura dell’ utero, la cervice, che porta al canale del parto. Tale situazione può
causare sanguinamenti durante tutta la gravidanza, anche di entità tale da porre a
rischio madre e bambino, rendendo necessario un taglio cesareo d’ urgenza;
e) poliidramnios e oligoidramnios: nel primo caso il liquido amniotico,
normalmente contenuto nel sacco, si forma in quantità eccessiva e grava sull’
utero con una pressione maggiore del normale; nel caso opposto, invece, si forma
troppo poco liquido amniotico, e questo può inibire la crescita fetale, causando
soprattutto problemi di immaturità polmonare;
f) rottura delle membrane: se il sacco che accoglie il bambino si rompe prima
del tempo, la madre può andare incontro ad un parto prematuro. Solitamente si
cerca di procrastinare il parto per permettere un maggior accrescimento fetale.
Siccome però le membrane proteggono il bambino dalle infezioni, se la madre
presenta febbre o qualunque altro segno di infezione, si rende necessario far
nascere il bambino.