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1. Introduzione.
4 novembre 1966.
L‟eccezionale mareggiata che sommerse Venezia il 4 novembre 1966 fu un avvenimento
epocale che segnò l‟esistenza di Venezia e portò all‟attenzione del mondo la precarietà e
delicatezza degli equilibri che ne garantivano la vita stessa
La prima pagina del Gazzettino, il quotidiano locale,
titolava:
” 24 ore apocalittiche per le genti della laguna.
Il mare, spinto da un violento sciroccale, irrompe
da tre brecce nella diga fra S. Pietro in Volta e
Pellestrina.
Tremila persone sono costrette a sgomberare.
La città, sommersa, rimane isolata, senza energia
elettrica, priva di comunicazioni telefoniche”.
L‟articolo si chiude poi con un‟ immagine: “in tutti i
campi, e nelle calli migliaia di grossi topi e di
colombi, galleggiano insieme a cassette,
damigiane, scarpe e alle più disparate masserizie”.
Quella notte, a causa di fortissime piogge, della
tracimazione dei fiumi e di una mareggiata eccezionale, il livello delle acque aumentò per
molte ore senza accennare a fermarsi.
La concomitanza di questi fattori, con l‟ aggiunta di un forte scirocco che impedì il naturale
deflusso delle acque, ebbe come risultato che ad una prima marea, se ne sovrappose una
seconda ancora più alta: in città si registrarono 194 cm d‟altezza sul medio mare.
Parve che Venezia fosse sul punto di morire sommersa.
Questo terribile evento naturale riportò d‟ attualità un annoso dibattito sul futuro della
città, che vedeva scontrarsi due opposti modi di intendere il futuro di Venezia: uno nel
segno della modernità auspicava uno sviluppo, per lo più incontrollato, dell‟area industriale
e delle zone di gronda afferenti alla laguna con conseguente pesante imbonimento e
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inquinamento della stessa; l‟altro metteva la tutela e la conservazione in primo piano nel
tentativo di ripristinare e conservare l‟ habitat idrogeologico del bacino per tutelare la
continuità della vita nelle isole e nelle acque.
Gli anni tra il 1966 e il 1973 – anno d‟emanazione della prima legge speciale per Venezia-
furono densissimi di dibattiti, studi e accese polemiche che videro coinvolti i maggiori
esponenti del Governo e della classe politica, famosi giornalisti che condussero epocali
battaglie sui loro giornali per la difesa della città, istituzioni culturali come Italia Nostra,
eminenti cittadini veneziani che fecero propria la battaglia per la loro città, e moltissimi
esponenti della cultura e della scienza internazionale parteciparono alla discussione, non
ultimo l‟Unesco, che promosse e coordinò il gruppo dei Comitati Privati internazionali, un
ampio movimento per la salvaguardia dei tesori culturali danneggiati, (dai più noti come
Palazzo Ducale e la Basilica di San Marco sino agli esempi di edilizia popolare fondamentali
per la storia del tessuto urbano), che ancora oggi è presente in città ed è stato
fondamentale per il restauro dei beni architettonici.
Molte furono le idee e le proposte, la grande acqua alta portò a una rivoluzione di pensiero
per cui, dal mito dell‟espandersi della zona industriale nel nome del progresso, si passò ad
una valorizzazione della ricostruzione e alla salvaguardia di ciò che restava.
A questo proposito l‟ingenier Mazzacurati (Presidente del Consorzio Venezia Nuova)
recentemente commentava : “Il problema che si poneva era senza dubbio nuovo, ma
anche antico, diverso da un tempo, ma anche simile: ai Governanti della Serenissima era
stato ben chiaro che il governo del territorio, il governo delle trasformazioni della
terraferma consentiva la sopravvivenza, la difesa, la grandezza di Venezia e la
salvaguardia della sua laguna.”
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2. Inquadramento storico e nascita del Mo.S.E.
Nel 1970, il CNR
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, che tra i suoi compiti ha competenze sullo studio delle maree, sui
fondali e morfologia marina e sui fenomeni idrogeologici, decise di mettere a disposizione
le sue competenze scientifiche e i propri mezzi di ricerca.
Volendo focalizzare il dibattito in un ambito prettamente scientifico, indisse un convegno
alla Fondazione Giorgio Cini
2
sul tema: ”Concorso di idee su opere di difesa dall‟acqua alta
nella laguna di Venezia”, invitando i massimi esperti dell‟argomento.
Nel corso del convegno venne fatto il punto sulla situazione, e ne scaturì l‟ idea di un
bando di concorso internazionale per elaborare un sistema di chiusure mobili delle bocche
di porto, a difesa delle grandi acque alte.
Nello stesso anno fu istituito un comitato presieduto dal presidente del Consiglio Superiore
dei Lavori Pubblici
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che, in vari anni di attività, pose le basi per la promulgazione della
legge speciale 171/73
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, dovendo passare per sette testi prima di approdare a quello
definitivo del 1973.
Questa legge maturò in un clima di tensioni e controversie ma, si fecero comunque strada
dei nuovi importanti concetti: Interdipendenza, Unitarietà, e Complessità del sistema
Venezia.
Scopo principale della legge speciale fu quello di indurre le istituzioni veneziane ad
adottare un nuovo modello di sviluppo ben più attento che nel passato al contesto socio-
naturale, con comandamento primario la protezione dei valori culturali e un forte incentivo
al risanamento.
1
CNR: Consiglio Nazionale delle Ricerche
2
C.N.R Laboratorio per lo studio della dinamica delle grandi masse, Fondazione Cini 1970,“Concorso di idee su opere di
difesa dall‟acqua alta nella laguna di Venezia” 2 volumi fondazione Giorgio Cini 1970-71
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Era il dicastero del Governo Italiano che aveva competenza sulle reti infrastrutturali; quali quella stradale, autostradale,
ferroviaria, portuale, a servizio dei mezzi di trasporto. E‟ stato soppresso con la Riforma Bassarini del D. Lgs. n.
300/1999.
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La legge speciale è una legge che specifica una legge ordinaria.
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Fondamentale era, ed è ancora oggi, l‟incipit, in cui si affermava che la “ salvaguardia di
Venezia e della sua Laguna è un problema di Interesse nazionale”
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. Questo spiega come la
regia della salvaguardia venne portata (dove è ancora rimasta) da livello locale a quello
nazionale.
La prima legge speciale per Venezia, emanata il 16 aprile 1973, affermava l‟unità e la
continuità fisica della laguna, dichiarando “la salvaguardia di Venezia e della sua laguna
problema di preminente interesse nazionale. La Repubblica garantisce la salvaguardia
dell‟ambiente paesistico, storico, archeologico ed artistico della città di Venezia e della sua
laguna, ne tutela l‟equilibrio idraulico, ne preserva l‟ambiente dall‟inquinamento
atmosferico e delle acque e ne assicura la vitalità socioeconomica nel quadro dello
sviluppo generale e dell‟assetto territoriale della Regione.
Al perseguimento delle predette finalità concorrono, ciascuno nell‟ambito delle proprie
competenze, lo Stato, la Regione e gli Enti locali.” (art. 1).
Nella ripartizione delle competenze fra i vari soggetti, la legge ha attribuiva allo Stato la
competenza fondamentale “della regolazione dei livelli marini in laguna finalizzata a porre
gli insediamenti urbani al riparo dalle acque alte”
6
.
Per l‟individuazione e l‟impostazione generale delle misure per la protezione e la
valorizzazione dell‟ambito naturale e storico-artistico di Venezia e di Chioggia, con
particolare riguardo all‟equilibrio idrogeologico ed all‟unità fisica ed ecologica della laguna,
la legge n 171/1973 prevedeva l‟ emanazione di Indirizzi Governativi
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che dovessero
guidare la Regione nella redazione del Piano Comprensoriale relativo al territorio di
Venezia ed al suo entroterra.
“L‟art.12 prevedeva alcune deroghe al principio generale per cui la progettazione e
l‟esecuzione delle opere previste dalla legge in esame sono subordinate all‟approvazione
del Piano comprensoriale. Oggetto di deroga sono le opere che il Governo dichiarava
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Legge 171/73 art 1.
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Alla Regione ed allo Stato (Magistrato alle Acque) è affidata l‟adozione, nell‟ambito delle rispettive competenze, dei
provvedimenti necessari ad assicurare la tutela del territorio dagli inquinamenti delle acque (art.9).
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Approvati dal Consiglio dei Ministri il 27.3.1975, gli Indirizzi del Governo per il Piano Comprensoriale, di competenza
della Regione, fissano gli obiettivi generali e definiscono le opere che, ai sensi dell‟art.12 della legge 171/73, possono
essere eseguite prima dell‟approvazione del Piano.
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eseguibili indipendentemente dal Piano medesimo. Tra queste era prevista la “riduzione
dei livelli marini in laguna, mediante opere che rispettino i valori idrogeologici, ecologici ed
ambientali ed in nessun caso possano rendere impossibile o compromettere il
mantenimento dell‟unità e continuità fisica della laguna”.”
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.
Altre deroghe erano previste per opere la cui indipendenza dal Piano era fondata da
assoluta ammissibilità e utilità e sulla loro priorità ( acquedotti, fognature, ecc).
Diventavano quindi di competenza dello stato: le opere di regolazione delle maree, le
opere a difesa dei litorali e i marginamenti lagunari.
Veniva inoltre indicato come procedere ad un primo risanamento delle acque, il modus
operandi per il restauro conservativo dell‟abitato e, come attuare la stesura di un piano
comprensoriale. Nel 1973 furono stanziati i primi 300 miliardi, seguiti da altri 14.000.
In seguito all‟emanazione della legge, il Ministero dei Lavori Pubblici indisse nel 1975 un
Appalto-Concorso Internazionale per la “progettazione e l'esecuzione degli interventi intesi
alla conservazione dell'equilibrio idrogeologico della laguna e all'abbattimento delle acque
alte nei centri storici.”
L‟appalto non fu aggiudicato e tutti e sei i progetti presentati furono rifiutati poiché
giudicati incompleti.
Dall‟esame delle proposte, emerse che il problema era molto complesso e necessitava di
conoscenze multisettoriali e multidisciplinari.
Il 22 Dicembre 1979, un‟altra disastrosa alluvione riportò in primo piano l‟urgenza della
questione, e un anno dopo, grazie a un‟unanime spinta del Consiglio Comunale di Venezia,
il Governo dispose, con decreto legge 4/80 poi convertito in legge, l‟acquisto dei sei
progetti presentati dai concorrenti affinché, tenendo conto e valutate le varie soluzioni
presentate si potesse arrivare ad una soluzione definitiva.
Il Ministero dei Lavori Pubblici incaricò sette illustri professori universitari (i sette "saggi":
Augusto Ghetti, Enrico Marchi, Pietro Matildi, Roberto Passino, Giannantonio Pezzoli, e in
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Comune di Venezia, Quadro programmatico, parte I pag 2