di fusione e acquisizione, sia che si applicassero gli IFRS sia che si
applicassero gli US GAAP.
Il progetto si è concluso con l’emanazione di una versione
revisionata dell’IFRS 3 e una versione revisionata dello IAS 27, in cui
sono state eliminate le problematiche emerse dall’applicazione della
versione precedente, pur mantenendo il criterio di base della
contabilizzazione (metodo dell’acquisto).
Quando lo IASB fu costituito nel 2001, il FASB aveva già
predisposto lo SFAS 141 in cui veniva eliminato il metodo del pooling
of interests e in cui l’ammortamento del goodwill veniva sostituito con
il test di impairment sullo stesso. La conseguenza di ciò fu che lo
IASB ricevette numerose richieste finalizzate a introdurre delle
modifiche analoghe negli IFRS.
Lo IASB pianificò di intervenire in due fasi successive.
Fase I: un primo intervento a breve termine che si concentrava sul
pooling of interest e l’ammortamento dell’avviamento con
conseguente emanazione di un principio che sostituisse lo IAS 22.
Fase II: un secondo intervento a più lungo termine che prevedeva
la collaborazione tra IASB e FASB al fine di migliorare l’applicazione
2
del metodo dell’acquisto e di eliminare, per quanto possibile, le
differenze tra IFRS 3 e SFAS 141.
Alla luce di tale ricostruzione, il presente lavoro è stato diviso in
tre capitoli.
Il primo capitolo, dopo un breve excursus sulla storia dei principi
contabili internazionali, si pone l’obiettivo di operare un confronto tra
il contesto contabile italiano e quello internazionale, fino ad arrivare,
al termine del capitolo, ad un breve riferimento generale
all’operazione di fusione, ripresa successivamente nel terzo capitolo,
contestualmente allo studio del caso della nuova realtà bancaria Intesa
Sanpaolo.
Nel secondo capitolo invece è stato approfondito il tema delle
business combinations in riferimento alle problematiche contabili,
nonché ad alcuni aspetti valutativi particolari e alle principali novità
introdotte dall’IFRS 3 revised.
Infine, il terzo capitolo è incentrato sull’applicazione dell’Ifrs 3
all’operazione di fusione tra il Gruppo Intesa e il Gruppo Sanpaolo
Imi, a cui fa seguito un’analisi del modello di governance, dei criteri
3
seguiti nella determinazione del rapporto di cambio e degli effetti
contabili e gestionali della fusione sopra citata.
4
1
I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI E LE
OPERAZIONI DI FUSIONE
1.1 I PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI: CENNI
STORICI
Nella letteratura economica internazionale appare largamente
condivisa l’opinione secondo cui il processo di globalizzazione dei
mercati di fatto presuppone un graduale ed ormai inevitabile
arretramento delle barriere nazionali cui corrisponde, in modo
complementare, il crescente ricorso agli scambi internazionali da
parte di aziende che, a prescindere dalla loro forma giuridica e dalla
natura della loro attività, propongono all’estero i loro prodotti e
servizi, ricorrendo a fornitori e finanziatori esteri. Facendo riferimento
a quest’ultima opportunità, occorre segnalare la crescente importanza
assunta dai mercati dei capitali nell’allocazione delle risorse
finanziarie, resa possibile dall’integrazione, non solo tecnologica, delle
principali borse valori del mondo.
Le aziende e gli investitori incrociano le reciproche prospettive
5
ed esigenze, in un contesto nel quale possono agevolmente definire le
scelte di localizzazione della produzione, di commercializzazione e
di reperimento dei capitali sulla base delle informazioni disponibili.
Per le aziende che operano in ambito internazionale, anche
limitato ad una particolare area geografica (ad esempio quella
europea), assumono maggiore rilevanza due importanti esigenze
legate:
a) alla “produzione” e diffusione di un flusso di informazioni
in grado di rappresentare la situazione economica,
finanziaria e patrimoniale che risulti comprensibile a tutti
gli stakeholders;
b) alla contemporanea adozione ed alla corretta
interpretazione del flusso di informazioni provenienti
dall’ambiente economico – aziendale.
Nel normale e necessario scambio di informazioni tra organismi
contabili si aggiunge, pertanto, la crescente presenza di un’origine o
di una destinazione che avviene da o verso un altro Paese,
accentuando così il bisogno di una migliore comparabilità. L’utilizzo
delle informazioni contabili, in un contesto caratterizzato dal
6
crescente ricorso agli scambi internazionali, può avvenire in modo
efficace se si riesce a definire un linguaggio contabile condiviso,
cioè basato su una serie di principi contabili di generale accettazione.
Rispetto a tale esigenza si pone, invece, una situazione internazionale
che resta caratterizzato dalla presenza di differenti norme contabili e,
dunque, di comportamenti difficilmente confrontabili.
L’armonizzazione delle norme e dei comportamenti contabili
potrebbe consentire una più agevole predisposizione dei Bilanci
delle aziende impegnate a livello internazionale, favorendo la
comprensione delle informazioni in essi contenute da parte dei
destinatari e dunque la più efficiente operatività dei mercati dei
beni, dei servizi e dei capitali.
La progressiva eliminazione delle differenze tra i sistemi contabili
nazionali, o meglio, la realizzazione di politiche volte alla loro
armonizzazione consente di sostenere in modo adeguato le
esigenze emergenti dai processi d’integrazione e di
internazionalizzazione delle economie.
Il difficile superamento delle differenze, formali e sostanziali,
tra le norme contabili seguite per la redazione dei Bilanci di esercizio
7
e consolidati presuppone l’adesione dei singoli Paesi ad un processo
più ampio, condiviso tra più Paesi e che discende dall’attività di
organismi sovranazionali, intergovernativi e/o rappresentativi della
professione contabile. Le norme contabili sono l’espressione di un
processo culturale realizzato da una serie di attori tipicamente
riferibili ad un determinato scenario economico – aziendale, giuridico,
politico, sociale, etc.. Il contenuto delle norme contabili, ovvero la
convenzione individuata per rappresentare i fatti aziendali in
Bilancio, costituisce una manifestazione culturale del particolare
modello di regolazione che caratterizza un dato Paese.
Le differenze contabili traggono origine da tale diversità e sono
interpretabili e superabili solo attraverso la realizzazione di un
analogo processo culturale cui quel modello aderisce. L’eliminazione
delle differenze contabili tra due o più Paesi non può né deve
divenire occasione per imporre logiche e culture dominanti o per
rinunciare a patrimoni di conoscenze che, in quanto tali, costituiscono
sicura ricchezza.
Dunque, la crescente internazionalizzazione delle imprese che
vedono nel mercato globale l’ambiente strategico nel quale competere
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e finanziarsi, la progressiva globalizzazione ed integrazione dei
mercati reali e finanziari, la crescente esigenza da parte degli
investitori di diversificare anche a livello geografico i propri
investimenti, impone un’adeguata armonizzazione dell’informativa
economico-finanziaria a livello internazionale e l’uso di un linguaggio
contabile comune per superare quelle differenze contabili che rendono
difficile la comprensione e la comparabilità dei conti annuali per
stakeholder di differente provenienza.
La necessità di un corpo di principi contabili accettati a livello
internazionale, dunque, si è fatta sempre più stringente negli ultimi
anni, trovando tuttavia grandi ostacoli di concreta realizzazione, quali
ragioni storiche, politiche e legali che hanno portato allo sviluppo di
sistemi contabili diversi per ogni paese. Ciò ha impedito la
rappresentazione omogenea d’identiche realtà economiche e
finanziarie, ostacolando la chiara e trasparente lettura dell’informativa
contabile e dunque, la semplice e corretta valutazione comparativa
delle informazioni finanziarie fornite dalle società.
Inoltre, le stesse società a vocazione internazionale, che
intendevano raccogliere capitali sui mercati globali (per lo più alla
9
borsa di New York), erano obbligate a predisporre una seconda serie
di conti o ad allinearsi direttamente alle norme contabili americane
(US GAAP) formulate senza alcun apporto europeo.
A questo punto è facile comprendere l'importanza che
l’armonizzazione delle regole contabili riveste per l’efficiente
allocazione delle risorse finanziarie e per lo sviluppo dei mercati
finanziari mondiali.
Oggi le varie organizzazioni nazionali e internazionali si stanno
dedicando con maggior impegno al processo di “globalizzazione
contabile” anche se molto ancora deve essere fatto.
3
Nello scenario contabile attuale da qualche tempo si sono
“affacciati” nel contesto internazionale i principi Ias/Ifrs, che
sembrano dare una risposta adeguata e sostanziale alle esigenze
informative sul piano contabile in relazione alle condizioni e alle
problematiche in precedenza esposte.
Storicamente l’origine e lo sviluppo degli Ias/Ifrs trovano radici
abbastanza lontane nel tempo. Infatti nel secolo scorso, esattamente
nel 1972, a margine del World Congress of Accountants di Sidney,
3
Cfr. Devalle A., “Il sistema informativo aziendale ed il passaggio agli Ias/Ifrs”, Giuffrè Editore,
Milano, 2006.
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Canada (Cica), Regno Unito (Icaew) e Stati Uniti d’America (Aica)
costituirono informalmente un gruppo di studio che venne chiamato
Accountants International Study Group, con lo scopo di studiare le
problematiche relative alla standardizzazione e alla
internazionalizzazione delle norme contabili.
Nel 1973 i rappresentanti della professione contabile degli Stati
Uniti, Australia, Canada, Giappone, Messico, Francia, Germania,
Olanda e Regno Unito fondarono lo Iasc, International Accounting
Standard Committee.
Lo scopo del Comitato era quello di produrre standards contabili
riconosciuti e applicati nel maggior numero possibile di Paesi,
soprattutto in quelli con economie industriali sviluppate.
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Nel 1977 venne costituita l’Ifac, International Federation of
Accountants, alla quale subito aderirono i rappresentanti delle
professioni di 49 paesi.
5
4
A quell’epoca, le uniche “entità” interessate a sviluppare standards contabili internazionali erano
le grandi società multinazionali, che avrebbero potuto rendere omogenei e confrontabili i risultati
economici e le situazioni patrimoniali e finanziarie delle società partecipate sparse in tutto il
mondo.
5
La Federazione andò subito estendendosi e oggi sono membri dell’Ifac 163 istituzioni che
rappresentano la professione di 119 Paesi, alla quale sono iscritti circa 2,5 milioni di
“accountants”, che operano nel campo della libera professione, dell’industria, del commercio, di
enti governativi e dell’educazione.
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