Aspetti realizzativi e di calcolo strutturale di un edificio in c.a. per civile abitazione
Cap.1 – Introduzione 2
Fig.1-1 Misuratore laser Fig. 1-2 Teodolite
elettronico
1.2 Risultati raggiunti
Gli obiettivi del tirocinio sono stati quelli di osservare praticamente come avviene la
realizzazione di una struttura in c.a., come vengono posti in opera i diversi elementi
strutturali, quali accorgimenti pratici si adoperano e quali difficoltà o problematiche
tecnologiche possono verificarsi. Dunque, a mio parere, l’esperienza del tirocinio è risultata
molto utile dal punto di vista formativo come momento di avvicinamento all’esercizio della
professione.
Tuttavia, ritengo che sia fondamentale ricordare che un’esperienza del genere può essere fatta
solo a valle di un’adeguata e solida formazione teorica inerente le costruzioni in c.a., svoltasi
nell’ambito del corso di studi universitari e in particolare nel corso di Tecnica delle
Costruzioni I.
A tal proposito condivido appieno con il dott. ing. Enzo Martinelli la celebre frase di
Leonardo da Vinci: “Quelli che s’innamoran di pratica senza scienza, son come il nocchiere,
ch’entra in naviglio senza timone o bussola, che mai ha certezza dove si vada”.
Spero anche che il lavoro da me svolto, per quanto riguardi un caso particolare e modesto di
struttura in c.a., possa offrire dei contenuti e contributi di carattere generale al grande ambito
della tecnica e della tecnologia delle costruzioni.
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Cap.1 – Introduzione 3
1.3 Generalità sulle costruzioni in c.a. e descrizione del caso-studio
Le costruzioni in c.a. appartengono alla grande categoria delle strutture puntiformi ed
intelaiate. Queste sono costituite dall’intersezione tridimensionale di un reticolo di travi e
pilastri che formano una gabbia articolata, nella quale il processo di scarico delle forze
avviene dai solai alle travi e da queste ai pilastri e per ultimo alle fondazioni. Il telaio piano,
nella sua espressione più semplice e teorica, è costituito da un orizzontamento ad asse
rettilineo orizzontale perfettamente incastrato a due piedritti ad asse rettilineo verticale. La
ripetizione dell’elemento telaio in orizzontale origina telai multipli orizzontali (caratteristici di
capannoni), mentre la ripetizione in verticale origina telai multipli verticali (caratteristici di
edifici del tipo a torre). La ripetizione dell’elemento telaio in orizzontale e in verticale genera
gli schemi strutturali a gabbia o scheletro indipendente. Queste strutture sono anche dette
puntiformi poiché la scarico delle forze avviene in punti isolati, il carico che ciascun pilastro
trasmette alla fondazione è un carico concentrato.
La struttura in esame è una struttura intelaiata in c.a. gettato in opera, destinata a civile
abitazione, costituita da tre impalcati e da un piano interrato destinato ad autorimessa. Si tratta
di una struttura a pianta rettangolare, in cui la larghezza è costituita da un’unica campata e la
lunghezza è costituita da quattro campate più vano scala laterale che collega tutte le unità
immobiliari.
Le strutture in calcestruzzo armato gettato in opera, come quella esaminata, sono in genere
caratterizzate da un maggior peso proprio e sono inoltre realizzate con procedimenti più lenti
di altri, dato che per ogni livello sono necessarie le operazioni di allestimento delle
casseforme, getto del conglomerato, maturazione e disarmo delle casseforme. La costruzione
con getto in opera è inoltre esposta ai condizionamenti del clima, mentre ad esempio il
calcestruzzo armato prefabbricato e l’acciaio vengono lavorati principalmente all’interno di
officine.
Nelle strutture a gabbia, i muri sono detti di tamponamento poiché non hanno funzione
portante ma sono portati dalle travi e dai pilastri, ed hanno soltanto la funzione di delimitare
gli ambienti interni verso l’esterno. In questo caso sono del tipo a cassa vuota, con la parte
esterna costituita da elementi forati in laterizio doppio UNI, legati con malta cementizia,
mentre la parte interna è costituita da laterizi forati di cm 8; tra le due pareti vi è
un’intercapedine per la posa del materiale di coibentazione termica.
Le tramezzature interne saranno realizzate in questo caso con laterizi forati da cm 8, ma
possono anche essere realizzate con lastre in gesso fornite al perimetro di un incastro che
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Cap.1 – Introduzione 4
viene incollato con leganti speciali, oppure con pannelli autoportanti realizzati in calcestruzzo
leggero cellulare, o in doppia fodera di carton gesso con nido d’ape in cartone plastificato, o
in gesso alveolato. Il peso unitario di questi pannelli è dell’ordine di 60-90 kg/mq per il
calcestruzzo leggero nello spessore di cm 8-10 e di 55 kg/mq per il gesso alveolato da cm 10,
e si può pertanto osservare che oltre al vantaggio di una rapida posa in opera si ha per questo
tipo di divisori quello di una notevole riduzione del carico semipermanente sul solaio e più in
generale sull’intera struttura. Ci sono anche divisori prefabbricati spostabili dotati di profili di
fissaggio a pavimento ed a soffitto.
Le pareti esterne dell’edificio studiato saranno intonacate con malta cementizia, mentre le
parti del cemento a faccia vista saranno trattate con adeguate pitture epossidiche, affinché
siano poste in risalto e conseguentemente protette dagli agenti atmosferici. La copertura sarà
realizzata a terrazzo nella parte esterna dell’attico, mentre la restante parte sarà realizzata a
tetto, con orditura ad una falda in c.a. e manto di copertura costituito da tegole bituminose.
I pavimenti e i rivestimenti delle pareti della cucina e dei servizi igienici saranno realizzati in
piastrelle di ceramica, mentre le scale e le soglie saranno realizzate con pietra da taglio.
L’area è servita da tutte le opere di urbanizzazione, pertanto sono previste le realizzazioni e
gli allacci in rete per lo smaltimento delle acque nere, per l’approvvigionamento idrico, per
l’allaccio della linea elettrica, telefonica, ecc.
Di seguito sono riportate le piante dei vari livelli (fig. 1-3) e i prospetti (fig. 1-4), tratti dal
progetto architettonico della struttura. Il prospetto sud non è stato riportato poiché si tratta di
una facciata completamente cieca.
Si può rilevare che l’orientamento della struttura, dal punto di vista di asse eliotermico (tutte
le aperture sono rivolte a nord) e la disposizione spaziale (è una struttura stretta e lunga) non
sono delle migliori. Tuttavia queste sono state delle scelte pressocchè obbligate da parte del
progettista per la particolare conformazione geometrica del lotto a disposizione.
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Cap.1 – Introduzione 5
PIANTA PIANO INTERRATO
PIANTA PIANO TERRA
PIANTA PIANO PRIMO
cucinaw.c.salotto/soggiornoletto
INGRESSO
w.c.letto
PIANTA PIANO SOTTOTETTO
cucinaw.c.salotto/soggiornolettow.c.letto
sottotetto
w.c.
Fig. 1-3 Piante piano interrato, terra, primo e sottotetto
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Cap.1 – Introduzione 6
PROSPETTO NORD
PROSPETTO EST PROSPETTO OVEST
Fig. 1-4 Prospetti
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Cap.1 – Introduzione 7
1.4 Sviluppi futuri
L’esperienza di tirocinio è sempre un’occasione utile e importante per coniugare gli aspetti
teorici inerenti la progettazione di un’opera di ingegneria civile con gli aspetti pratici di
realizzazione della stessa. Teoria e pratica sono in effetti strettamente correlate e
interdipendenti, infatti il modello teorico nasce da una schematizzazione che tende ad essere
quanto più vicina alla complessità del modello reale, che viene osservato e rielaborato
secondo gli strumenti analitici a disposizione. Allo stesso tempo, l’applicazione di regole
pratiche, pur se consolidate dall’esperienza, senza una conoscenza teorica di base possono
indurre ad errori più o meno gravi. Ed è proprio nell’ottica di “sperimentare” quanto acquisito
teoricamente, che mi auguro di poter partecipare a nuove esperienze di tirocinio inerenti
opere di ingegneria civile al fine di arricchire ed ampliare la mia formazione professionale.
CAPITOLO 2
Fasi esecutive
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Cap.2 – Fasi esecutive 8
2.1 Scavo di fondazione
Uno scavo, anche minimo, è necessario per qualsiasi edificio. Innanzitutto è necessario
rimuovere gli strati di terreno organico, il quale è soggetto a processi di decomposizione ed è
per questo estremamente compressibile sotto carico. Questo strato di terra fertile potrebbe
essere riutilizzato a fine lavori per la sistemazione del verde intorno all’edificio.
Scopo dello scavo è, generalmente, quello di raggiungere in profondità gli strati di terreno
caratterizzati da una resistenza appropriata. Inoltre lo scavo serve a proteggere il piano di posa
dalle acque meteoriche e dall’azione erosiva del vento; nei climi freddi, dal congelamento
invernale degli strati superficiali del terreno. Infatti il congelamento porta ad aumenti di
volume del terreno che possono sollevare e danneggiare le strutture in elevazione. Dunque il
piano di posa della fondazione, in questi casi, deve essere al di sotto della linea di
congelamento. Spesso, come per la struttura in esame, lo scavo ha anche la funzione di
procurare lo spazio necessario alla costruzione di un piano interrato con varie destinazioni
(parcheggi, impianti, magazzini o anche ambienti abitabili).
Diverse sono le macchine usate per lo scavo e lo spostamento dei terreni: escavatori di vario
tipo (a cucchiaio, a benna), pale meccaniche, autocarri per il trasporto del terreno.
Nel caso analizzato, il piano di posa delle fondazioni è stato ricavato ad una profondità di
circa 4.50 m rispetto al piano di campagna naturale.
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Cap.2 – Fasi esecutive 9
2.2 Realizzazione fondazione
La struttura di fondazione ha la funzione di trasmettere al suolo i carichi dell’edificio. Le
fondazioni si dividono in due grandi categorie: fondazioni dirette e fondazioni indirette. Le
prime sono quelle che trasmettono il carico al terreno per pressione diretta sul piano di posa;
le seconde quelle che agiscono in profondità sul terreno attraverso l’interposizione di
elementi, detti pali di fondazione. I principali fattori che determinano la scelta del tipo di
fondazione da adottare sono:
- le caratteristiche fisico-meccaniche e il tenore idrico del terreno;
- i requisiti strutturali, quali carichi delle fondazioni, lo schema statico e geometrico, la
profondità del piano di posa.
Dalla relazione geologica si rileva che nella porzione di sottosuolo direttamente interessata e
indagata, non si è riscontrata la presenza di significativi accumuli idrici, tali da influenzare il
comportamento meccanico e dinamico del terreno. Studi specifici realizzati dall’Autorità di
Bacino Sarno classificano, per quanto riguarda il rischio frane, l’area oggetto di intervento a
pericolosità e rischio moderati. Il rilevamento geologico mediante prove penetrometriche ha
consentito di stabilire che il terreno in questione è costituito dal piano campagna fino a 9.50 m
da sabbia limosa. A seguito di tali studi e dell’analisi dei carichi, è derivata la scelta di una
fondazione diretta, superficiale del tipo a platea (figure 2-1 e 2-2) in maniera da ripartire i pesi
trasmessi dalle strutture verticali sull’intera superficie coperta dal fabbricato, ottenendo un
carico unitario più basso compatibile con i valori di portanza del terreno.
Sono state eseguite dunque le seguenti operazioni:
- getto di un sottofondo di calcestruzzo magro con la funzione di realizzare un piano
orizzontale regolare e pulito sul quale disporre le armature della fondazione;
- casseratura
- della platea con tavole di legno adeguatamente puntellate in modo da non deformarsi
sotto il peso e la pressione di fluido del calcestruzzo fresco;
- disposizione delle armature della platea : ferri Ф14/25 cm nelle due direzioni ortogonali,
superiormente e inferiormente; nelle zone maggiormente sollecitate della platea sono stati
previsti dei raffittimenti rispetto alla rete base, disponendo ferri Ф14/14,16 o 20 cm;
- disposizione delle armature di attesa dei pilastri;
- getto del cls per uno spessore della platea pari a cm 50;
- nel momento in cui si è avuta la maturazione del conglomerato, è seguito il successivo
disarmo delle casseforme.
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Cap.2 – Fasi esecutive 10
Fig 2-1 Armatura della platea di fondazione e ferri di attesa dei pilastri
Fig. 2-2 Armatura della platea e del muro di contenimento interrato
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Cap.2 – Fasi esecutive 11
2.3 Realizzazione del muro di contenimento interrato e dei pilastri del
piano interrato
La struttura è complessivamente costituita da 12 pilastri, tutti di sezione 35x70 cm, che
salgono tutti sino al terzo impalcato senza riseghe, mentre solo 6 sono di sostegno per la
copertura.
L’interrato (fig. 2-2) è chiuso sui lati sud, ovest ed est da muri di contenimento in c.a.
incastrati alla platea e armati con ferri verticali Ф14/30 cm e ferri ripartitori trasversali
Ф14/25 cm.
Per quanto riguarda i pilastri, si eseguono le seguenti operazioni:
- a partire dai ferri di attesa emergenti dalla platea per una lunghezza di circa 1 m, si vanno
a sovrapporre a questi, tramite filo di ferro, i ferri longitudinali Ф16 dei pilastri di
sostegno del primo impalcato. Questi a loro volta avranno una lunghezza tale da emergere
dal primo impalcato di circa 1 m, in modo da consentire il collegamento con l’armatura
dei pilastri sovrastanti. I pilastri sono dotati anche di una serie di staffe trasversali Ф8, che
servono ad assorbire gli sforzi di taglio e al contempo svolgono la funzione tecnologica di
mantenere le barre longitudinali durante il getto, limitano l’effetto Poisson e dove sono
fitte (nelle zone nodali) esercitano anche un’azione di cerchiatura del cls che ne eleva la
resistenza e la duttilità;
- le armature devono essere sistemate in modo che i ferri siano distaccati dalle sponde del
cassero, per consentire al calcestruzzo gettato di avvolgere completamente i ferri
proteggendoli con un adeguato copriferro;
- si dispongono le casseforme costituite da pannelli di legno disposte secondo la forma del
pilastro e tenute insieme da tavole di legno più piccole fissate con chiodi e da cravatte
metalliche perimetrali per contrastare le considerevoli pressioni esercitate dal
conglomerato fresco sulle casseforme; per assicurare il mantenimento della posizione
verticale le casseforme vengono puntellate con travi di legno oblique; una volta complete
le casseforme vengono attentamente ispezionate per assicurarsi che siano perfettamente
allineate e a piombo, sufficientemente resistenti e dotate di sostegni adeguati;
- si esegue il getto facendo colare il calcestruzzo per mezzo di pompe. Man mano che viene
colato nella cassaforma il calcestruzzo viene costipato sottoponendolo più volte a
vibrazione; quando adeguatamente compattato, raggiunta l’altezza prefissata, si procede
alla livellatura della superficie, quindi si copre la cassaforma con un foglio di plastica o di
tela;
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Cap.2 – Fasi esecutive 12
- quando il conglomerato è sufficientemente maturo, le casseforme vengono disarmate,
togliendo prima gli elementi di sostegno e poi i pannelli.
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2.4 Realizzazione di solai, travi e pilastri del primo livello
Il primo impalcato si presenta a pianta rettangolare in cui la larghezza è costituita da un’unica
campata di luce 4.6 m e la lunghezza è costituita dalla successione di quattro campate più
vano scala laterale. Le travi perimetrali sono emergenti ed hanno tutte sezione 35x60 cm,
mentre le travi, che collegano i due lati paralleli più lunghi, sono a spessore di solaio ed hanno
sezione 85x 24 cm. I solai sono del tipo latero-cementizi gettati in opera, orditi secondo la
luce più piccola che corrisponde proprio a quella della larghezza della struttura. Sono previsti
altresì lungo i lati nord ed ovest del primo impalcato degli sbalzi di 1.20 m.
Si riportano le seguenti fasi costruttive:
- realizzazione delle casseforme per le travi e del tavolato per il solaio (fig. 2-4). La
casseratura richiede ovviamente una preliminare ed adeguata opera di puntellatura (fig. 2-
3) atta a sostenere il peso della casseratura stessa, del ferro, del conglomerato cementizio
durante il getto e degli operai;
- disposizione delle armature delle travi emergenti (fig. 2-6) e a spessore di solaio (fig. 2-7):
ferri dritti e monconi Ф16 e staffe Ф8;
- costituzione di filari di blocchi di calcestruzzo alleggerito da trave a trave accuratamente
allineati e opportunamente distanziati per predisporre il successivo alloggiamento dei
travetti (fig.2-8);
- posa in opera delle armature metalliche dei travetti, destinate ad assorbire gli sforzi di
trazione sia in campata che sulle travi di appoggio; il singolo travetto è stato armato con
due ferri dritti Ф14 nella parte inferiore, 1 ferro dritto Ф14 nella parte superiore che si
allunga nello sbalzo dove è piegato a molla; limitatamente alle zone prossime alle travi è
posto un moncone Ф14 in corrispondenza delle fibre superiori tese;
- posa in opera delle armature di ripartizione dei carichi Ф8/25 cm, disposte trasversalmente
all’orditura dei travetti, appoggiate sui laterizi forati, necessarie per ripartire fra tutti i
travetti i carichi concentrati e così impedire lesioni longitudinali per i diversi
comportamenti flessionali dei travetti caricati rispetto a quelli limitrofi scarichi. Le
armature di ripartizione hanno altresì il compito di conferire un irrigidimento nel piano
orizzontale, per cui spesso sono sostituite da reti elettrosaldate;
- abbondante bagnatura sia del tavolato che dei forati per allontanare polveri e, soprattutto
per impedire sottrazione di acqua di impasto dal conglomerato di getto, con conseguente
diminuzione della resistenza finale;
- getto e vibrazione del conglomerato;
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Cap.2 – Fasi esecutive 14
- spesso, come in questo caso, per migliorare ulteriormente la distribuzione dei carichi
accidentali, si fa ricorso al “travetto rompitratto” trasversale ai travetti del solaio e
realizzato verso la mezzeria interrompendo per una ventina di cm la continuità dei filari
dei laterizi forati. Il travetto rompitratto è armato con quattro barre diritte e con staffette
ed è consigliabile per solai di luce superiore ai 5-6 m, indispensabile in presenza di forti
carichi concentrati. Le zone di attacco fra un solaio e le travi portanti sono particolarmente
importanti dal punto di vista statico, infatti data la notevolezza della sollecitazione
tagliante, la sezione resistente di larghezza uguale a quella del travetto è insufficiente;
allora si adotta l’accorgimento di arretrare, rispetto alle travi, l’inizio dei filari di blocchi
forati di una certa quantità che, se costante, determina la fascia piena, se a filari alterni si
determina la fascia semipiena.
- per quanto riguarda i pilastri si eseguono le stesse operazioni descritte nel paragrafo 2.3 .
Fig. 2-3 Puntellatura