5
INTRODUZIONE
Quando parliamo di dipendenza sessuale facciamo riferimento ad un insieme di
condizioni psicopatologiche caratterizzate da pensieri e fantasie sessuali
intrusive in associazione alla totale o parziale perdita di controllo sui
comportamenti sessuali. Nel tempo, l’interesse verso questa condizione
patologica, non ancora riconosciuta nei sistemi nosografici, è cresciuto
esponenzialmente. La prevalenza dell’ipersessualità negli esseri umani si
aggira intorno al 3-6% della popolazione mondiale e si stimano conseguenze
anche gravi per chi ne è affetto che colpiscono la sfera relazionale, sociale,
familiare, intima, lavorativa e fisiologica dell’individuo. I programmi di
trattamento fin’ora utilizzati per la cura della dipendenza sessuale sono stati i
più svariati ma nel corso degli anni, sulla base del “modello integrato” di cui
aveva precedentemente parlato Kaplan (1987) , si sta arrivando a concepire
nuove terapie sessuologiche che uniscono vari modelli teorici, tra cui i
protocolli mansionali (Maser and Jonson, 1970), terapia individuale, terapia di
gruppo e terapia farmacologica, per la diagnosi e il trattamento del sintomo.
Nel primo capitolo si è cercato di fornire una definizione di “dipendenza
sessuale”, introducendo prima il concetto di dipendenza secondo il DSM-IV-
TR e in seguito descrivendo un breve excursus storico verso una definizione
univoca della patologia con eventuali esplicazioni delle caratteristiche
peculiari. Partendo da una base diagnostica di “disturbo del desiderio
iperattivo”, si è cercato inoltre di chiarirne il dibattito sulla natura intrinseca
della condizione basandosi su diverse correnti teoriche che la definiscono da
una parte come disturbo ossessivo-compulsivo, dall’altra come disturbo del
controllo degli impulsi o ancora come disturbo da dipendenza
comportamentale. Inoltre sono stati riportati i dati di prevalenza e comorbilità
del disturbo facendo ricorso a diversi autori che nel corso degli anni si sono
occupati di questo tema (Carnes, 1989; Colman, 1992; Kafka, 1999).
6
Nel secondo capitolo ci si è concentrati sulle conseguenze psicologico-sociali
della dipendenza sessuale. In particolare, partendo da un ulteriore
classificazione diagnostica del disturbo in paraliafico/non parafiliaco e
vittimizzante/non vittimizzante, si è fatto riferimento ad una lista stilata da
Lambiase su tutti i possibili meccanismi messi in atto dai sexual addicted
associati alle conseguenze psicologico-sociali che possono imbattersi su di essi
o su terzi. Un particolare accento è stato posto sulla porno-dipendenza e sulla
sessualità degli assassini seriali, definendone lo sviluppo pragmatico e
psicologico.
Il terzo capitolo affronta l’aspetto neuroscientifico e genetico della dipendenza
sessuale. Trattandosi di meccanismi cruciali nella genesi e nell’evoluzione
della patologia, vengono esplicitate le possibili correlazioni tra l’eziologia del
disturbo e le possibili conseguenze neurobiologiche. In particolare in questa
parte dell’elaborato si pone l’attenzione verso lo studio di anomalie
neuroanatomiche, di anomalie neurofiochimiche e infine attraverso ricerche
effettuate sul gene DRD4 , le possibili predisposizioni genetiche al disturbo.
Il quarto capitolo riguarda le possibili modalità d’intervento efficaci per la cura
della dipendenza sessuale. Come premessa si è ritenuto necessario descrivere le
caratteristiche ed il significato del sintomo sessuale, ritenuto, nei casi di nostro
interesse, qualcosa di non prettamente fisiologico ma che potremmo definire
come la: “ manifestazione sessuale di un disturbo conscio o inconscio di tipo
relazionale/ individuale/ sociale in associazione ad anomalie neuroscientifiche
e possibili basi genetiche”. Pertanto dopo aver definito gli obiettivi e le fasi
comuni per il trattamento, si sono approfondite le possibili terapie efficaci al
raggiungimento dei risulti prefissati.
In conclusione, riprendendo il concetto di dipendenza sessuale sono state fatte
considerazioni personali.
7
CAPITOLO 1
1.1 La dipendenza secondo il DSM-IV
Quando parliamo di “dipendenze” facciamo riferimento ad un’alterazione del
comportamento che da semplice e banale abitudine si trasforma in una ricerca
esasperata del piacere attraverso l’utilizzo di mezzi, sostanze e/o
comportamenti che sfociano in una condizione patologica. Il soggetto
dipendente perde quindi ogni possibilità e percezione di controllo
sull’abitudine. Per poter diagnosticare una dipendenza, bisogna attenersi ai
criteri indicati nel Manuale dell’American Psichiatric Association di Statistica
e Diagnostica dei Disturbi Mentali (DSM), strumento di diagnosi che applica la
relativa stabilità dell’analisi descrittiva dei sintomi di patologie mentali in un
periodo minimo di osservazione;
Dipendenze da sostanze e dipendenze comportamentali:
La diagnosi delle varie dipendenze si basa universalmente sui criteri indicati
del DSM-IV ,dove troviamo la seguente definizione:
“Una modalità patologica d’uso della sostanza che conduce a menomazione e a
disagio clinicamente significativi, come manifestato da tre (o più) delle
condizioni seguenti, che ricorrono in un qualunque momento dello stesso
periodo di 12 mesi:
1. tolleranza, come definita da ciascuno dei seguenti:
1. il bisogno di dosi notevolmente più elevate della sostanza per
raggiungere l’intossicazione o l’effetto desiderato;
2. un effetto notevolmente diminuito con l’uso continuativo della
stessa quantità della sostanza;
2. astinenza, come manifestata da ciascuna dei seguenti:
1. la caratteristica sindrome di astinenza per la sostanza (riferirsi ai
Criteri A e B dei set di criteri per Astinenza dalle sostanze
specifiche);
8
2. la stessa sostanza (o una strettamente correlata) è assunta per
attenuare o evitare i sintomi di astinenza;
3. la sostanza è spesso assunta in quantità maggiori o per periodi più
prolungati rispetto a quanto previsto dal soggetto;
4. desiderio persistente o tentativi infruttuosi di ridurre o controllare l’uso
della sostanza;
5. una grande quantità di tempo viene spesa nel procurarsi la sostanza (per
esempio, recandosi in visita da più medici o guidando per lunghe
distanze), ad assumerla (per esempio, fumando “in catena”), o a
riprendersi dai suoi effetti;
6. interruzione o riduzione di importanti attività sociali, lavorative e
ricreative a causa dell’uso della sostanza;
7. uso continuativo della sostanza nonostante la consapevolezza di avere
un problema persistente o ricorrente, di natura fisica o psicologica,
verosimilmente causato o esacerbato dalla sostanza (per esempio, il
soggetto continua ad usare cocaina malgrado il riconoscimento di una
depressione indotta da cocaina, oppure continua a bere malgrado il
riconoscimento del peggioramento di un’ulcera causato dell’assunzione
di alcol) “. (DSM-IV-TR, 2002).
Le dipendenze più conosciute e trattate nel tempo sono state quelle relative
all’abuso di alcool e/o droghe, ma nel corso degli ultimi anni, le neuroscienze
hanno posto l’attenzione su un altro gruppo di dipendenze non legate all’uso di
sostanze, bensì a comportamenti o attività in genere socialmente condivisi e
legalizzati. Le New Addictions o Dipendenze Comportamentali non
necessitano pertanto dell’assunzione di agenti chimici nell’organismo ma,
come vedremo nei prossimi paragrafi, possono avere gravi conseguenze per chi
le mette in atto, quando assumono caratteristiche patologiche. Si tratta di
attività che l’essere umano svolge quotidianamente senza particolari
conseguenze ma se assumono una chiave patologica influenzano il soggetto
dipendente in ogni ambito della sua vita: sociale, lavorativo e familiare. Non è
azzardato affermare che le dipendenze comportamentali sono il risultato del
9
modello sociale occidentale che sotto la maschera del lusso e del benessere
arriva in maniera subdola a renderne l’uomo schiavo e inerme. I fattori
responsabili di entrambe le tipologie di dipendenza (da abuso di sostanze o
comportamentali) possono raggrupparsi come segue:
Fattori ambientali:
- Eccessive pretese o stress
- Disponibilità dell’oggetto
- Ricompense abituali
Fattori individuali:
- Fragile supporto familiare
- Personalità vulnerabile
Le dipendenze comportamentali e sociali più studiate e che presentano
conseguenze simili a quelle indotte da sostanze sono le seguenti: Gioco
d’azzardo, compulsione all’acquisto, dipendenza da internet, rischio
estremo, dipendenza affettiva e dipendenza sessuale. Quest’ultima è stata
oggetto di dibattito nel più recente meeting annuale dell’American
Psychiatric Association tenuto alle Hawaii. È stato difatti proposto di
inserire la dipendenza da sesso nella prossima versione del DSM (DSM-V).
1.2 Sex addiction: definizione e caratteristiche
La dipendenza sessuale è una patologia della quale si è molto discusso nel
corso della storia; nonostante l’espressione di questa sindrome non si possa
collocare esclusivamente in tempi recenti, ci sono state varie difficoltà nel
collocarla in una descrizione specifica e tutt’ora non esiste ancora una
definizione scientifica generale e condivisa. Attualmente esistono vari
termini riferiti al concetto di dipendenza sessuale: ipersessualità, sex
addiction, sesso dipendenza o sesso compulsivo. Già nel 1886 lo psichiatra
10
neurologo Tedesco Kraft- Ebing, nel suo libro quasi “enciclopedico”
(Pyschopathia sexualis) di tutti i comportamenti sessuali devianti scriveva:
“l’appetito sessuale è intensificato in misura abnorme al punto da permeare
tutti i pensieri e i sentimenti, da non consentire altri scopi nella vita, da
richiedere gratificazione nello stesso modo dirompente dell’estro negli
animali, senza ammettere la possibilità di contro-rappresentazioni morali e
virtuose, e risolvendosi in una successione impulsiva e insaziabile di
godimenti sessuali. […] Questa sessualità patologica è una minaccia per chi
ne è vittima, giacché lo mette nel pericolo costante di violare le leggi dello
Stato e della morale, di perdere il proprio onore, la propria libertà e perfino
la vita” (Kraft-Ebing, 1886).
Non di rado la dipendenza sessuale è stata associata alla dipendenza da
sostanze psicoattive riscontrandone una condizione clinica di comorbidità che
ha rappresentato motivo di complicazione diagnostica (Kaplan and Sadock,
2001). Il primo a definire questa condizione clinica fu Orford nel 1978
parlando di ipersessualità promiscua come una dipendenza comportamentale
avente le stesse caratteristiche delle dipendenze da abuso di sostanze
chimiche, e descrivendone i comportamenti affini.
Dal 1983 Carnes, autore del primo libro sulla dipendenza sessuale e direttore
del Sexual Disorder Service, parlò del “dipendente sessuale” come di una
persona che crea relazioni distorte capaci di influenzare il suo stato emotivo.
Il soggetto, poi, attraversa varie fasi che vanno dall’allontanamento dalla
famiglia, all’allontanamento dagli amici e dal lavoro; accompagnato da
sentimenti di forte vergogna .
1.3 Dipendenza sessuale: DOC o DCI ?
L’ipersessualità si è trovata spesso in mezzo ad un problema di definizione
riguardo la natura stessa della condizione: come disturbo ossessivo-
compulsivo, come disturbo del controllo degli impulsi o come disturbo da
dipendenza. Quadland e Coleman (1986, 1987, 1990, 1992) propongono il