2
Molti bambini devono affrontare notevoli sofferenze
e talvolta deturpazioni, e devono trascorrere lunghi
periodi di tempo in ospedale, lontano dai genitori, dai
fratelli e dall'ambiente confortante della loro casa.
In anni recenti molte forme di cancro infantile, come
la leucemia linfoblastica acuta, sono diventate trattabili;
alcuni tipi possono essere curati in maniera così efficace
da arrivare alla remissione, tanto che i bambini sono
ancora in vita cinque anni dopo l'insorgenza del cancro.
Con tali progressi, tuttavia, nascono nuovi problemi
di natura psicologica sia per i pazienti che per i familiari,
i quali devono imparare a convivere con la malattia e
con il suo trattamento.
La sofferenza psicologica dei bambini, dei loro
familiari e degli operatori è andata aumentando di pari
passo con i progressi terapeutici che impongono lunghi
anni di convivenza con una malattia che può condurre
alla morte, frequenti ricoveri ospedalieri, terapie pesanti
perché spesso cruente e con effetti collaterali molto
spiacevoli.
Sarà circoscritto l’argomento agli aspetti psicologici di
questa patologia specifica, la Leucemia Linfoblastica
Acuta, che è tra le forme di leucemia quella più
frequente tra i bambini, occupandomi in particolare
degli effetti psicologici e comportamentali che essa ha
3
sul bambino e sulla sua famiglia. Cercherò di descrivere
la situazione in cui si viene a trovare l’intera famiglia del
bambino malato, dal momento della diagnosi fino alla
conclusione della malattia, positiva o negativa che sia,
accennando ad alcuni fattori disfunzionali, come
l’iperprotettività o il senso di colpa, per passare poi alle
conseguenze fisiche e psicologiche del trattamento.
Data la diminuzione della mortalità a causa di questa
forma di leucemia, ho descritto i fattori che aiutano il
bambino a sentirsi normale in una tale situazione di
anormalità: scuola, gioco, amici.
Considerare il bambino malato nella sua globalità è
una conquista abbastanza recente.
La necessità di tener conto non solo della sua
patologia, ma anche delle sue emozioni, della sua storia
familiare, delle esigenze della sua personalità in
evoluzione è emersa alla fine degli anni '50, quando
furono pubblicati in Gran Bretagna il Rapporto Platt e
gli scritti di James Robertson.
Ad oltre 40 anni di distanza però resta ancora molto
da fare, soprattutto perché la formazione degli operatori
sanitari, sia medici che infermieri, insiste ancora molto
sulla malattia e molto poco sulle esigenze psicologiche
del bambino ospedalizzato.
4
Penso che la conoscenza non solo degli aspetti clinici
ma anche di quelli psicologici della malattia infantile
possa aiutare tutti gli operatori, medici, infermieri,
psicologi e volontari, a svolgere meglio il proprio lavoro.
Nell’ultimo capitolo descriverò alcune delle tecniche
più utilizzate nella psicoterapia con i bambini malati, le
tecniche verbali, artistiche, le strategie di rilassamento,
per poter meglio affrontare il trattamento e il dolore;
inoltre tratterò del ruolo importante dei genitori per la
psicoterapia, essi possono, infatti, contribuire molto al
lavoro del terapeuta anche imparando alcune tecniche
da usare a casa col bambino.
In ogni capitolo saranno inserite alcune immagini,
poesie, frammenti di storie e disegni creati da bambini
malati, attraverso cui essi esprimono le loro paure, i loro
sentimenti e le loro speranze.
5
CAPITOLO 1
La leucemia
Il termine leucemia deriva dal greco “leucòs” e significa “sangue
bianco”, sotto questo nome rientrano tutti i tumori dei globuli
bianchi, che sono una delle popolazioni di cellule circolanti nel
sangue
1
.
Data la loro origine, questi tumori non sono caratterizzati
dalla presenza di una massa tumorale, ma dalla proliferazione
incontrollata di cellule anormali che invadono tessuti e organi.
La leucemia colpisce le cellule del midollo osseo che producono i
globuli bianchi, queste non sono in grado di svilupparsi
normalmente, e si moltiplicano in modo incontrollato invadendo lo
spazio di quelle sane.
Questi globuli bianchi anormali, i “blasti”, sovrappopolano il
midollo osseo e straripano nel circolo ematico.
La crescita delle cellule leucemiche impedisce che le cellule nel
midollo si sviluppino normalmente ed esso non è più in grado di
mantenere la sufficiente produzione di globuli rossi, piastrine e
globuli bianchi.
1
Vedi appendice n°1: FUNZIONI E COMPOSIZIONE DEL SANGUE
6
L'effetto clinico di tale squilibrio è l’anemia, le emorragie e la
maggiore suscettibilità alle infezioni.
Poiché le cellule leucemiche circolano attraverso il sangue e il
sistema linfatico, esse invadono organi vitali come i polmoni, la
milza, i reni ed il fegato il cui funzionamento è compromesso.
Le cellule leucemiche possono inoltre invadere il cervello e il
midollo spinale, attraversando la barriera emato-encefalica.
Con il progredire della malattia, i blasti invadono l'intero
organismo, il paziente diventa sempre più affaticato per l'anemia,
suscettibile alle emorragie, per la mancanza di piastrine e si ha
una condizione in cui anche una minima infezione o un piccolo
trauma fisico possono rappresentare un’evenienza potenzialmente
fatale.
7
1.1 Classificazione e incidenza
In base al tipo di cellule interessate dalla
trasformazione tumorale, le leucemie sono classificate in
due gruppi: linfatiche e mieloidi; si possono inoltre
distinguere forme acute e forme croniche.
La Leucemia Acuta è una patologia a carattere
rapidamente progressivo che coinvolge principalmente
cellule non ancora completamente maturate o
differenziate e che per tale motivo non possono
assolvere le loro normali funzioni.
La Leucemia Cronica invece ha un andamento più
lento e permette quindi la proliferazione di cellule ad
uno stadio maturativo più alto consentendo così in parte
le loro normali funzioni.
La Leucemia Linfatica Acuta colpisce i globuli
bianchi di tipo linfoide (linfociti), mentre quella Mieloide
colpisce i globuli bianchi di tipo mieloide (monociti e
granulociti).
La frequenza massima nel periodo pediatrico si ha nei
primi cinque anni di vita, in particolare nel quinto anno.
Le leucemie si presentano con una diversa incidenza
secondo l’età: la Leucemia Linfatica Acuta interessa
esclusivamente i bambini e gli adolescenti, la forma
8
Mieloide Acuta interessa soprattutto l’età adulta, mentre
le forme croniche tendono a prevalere in età avanzata.
Inoltre le leucemie acute hanno una particolare
incidenza in alcune malattie congenite come la sindrome
di Down, la sindrome di Turner e la trisomia 9.
La Leucemia Linfatica Acuta (LLA), quindi,
determina un'alterazione caratteristica, che conduce ad
un eccesso di produzione di linfociti immaturi che
dovrebbero normalmente maturare in cellule mature B o
T.
La LLA è costituita dai seguenti sottogruppi:
¾ Tipo B: ha origine da un linfocita immaturo di tipo
B che, in normali condizioni diventerebbe una
cellula produttrice di anticorpi. Si verifica
all'incirca nell'85% dei bambini e nel 60% degli
adulti;
¾ Tipo T: si verifica principalmente negli adolescenti
e nei giovani adulti, con un'incidenza lievemente
più alta nei maschi. Nel complesso l'incidenza è di
circa il 15-20%.
Colpisce le cellule immature che normalmente
diventerebbero cellule T attive contro agenti estranei
come virus e cellule tumorali.
9
La LLA è una malattia potenzialmente mortale.
Il suo sviluppo è rapido e, se non diagnosticata e
trattata tempestivamente, dà un'aspettativa di vita
inferiore ad un anno: la terapia consente invece la
guarigione completa nella maggioranza dei casi,
attualmente la percentuale di guarigione supera il 70%
dei casi.
La cellula colpita nella Leucemia Mieloide Acuta
(LMA) è quella mieloide ad uno stadio più o meno
maturo, che, a seconda della sua differenziazione, può
dare origine ai globuli bianchi, ai globuli rossi e alle
piastrine. La LMA ha diversi sottotipi: M1, M2, M3,
M3
V
, M4, M5
a
, M5
b
, M6, M7.
L’incidenza di leucemie in età pediatrica in Europa è
da valutarsi intorno a 8 casi/100.000/anno.
La LLA è almeno sei volte più frequente della
Leucemia Acuta non Linfoide (LANL) o Mieloide, più
del 60% delle LLA pediatriche e solo il 30%/40% delle
LANL sono da considerarsi come completamente
guaribili.
10
1.2 Sintomi
I sintomi della leucemia possono apparire
improvvisamente, ma spesso sono lenti e insidiosi.
Molti pazienti cominciano a soffrire d’infezioni
frequenti e accusano sintomi influenzali come febbre
alta, raffreddore e disturbi respiratori.
Anche stanchezza e irritabilità, determinati
dall'anemia, sono sintomi comuni.
Le forme croniche presentano sintomi che
compaiono gradualmente negli anni ma possono
attraversare fasi di transizione accelerata in leucemia
acuta. Inizialmente, i sintomi possono fluttuare di giorno
in giorno: i pazienti, soprattutto i bambini, possono
essere esausti e avere febbre alta un giorno, e sentirsi
bene il giorno successivo, solo che febbre e
affaticamento ricompaiono presto.
E' frequente un aumento dei linfonodi, soprattutto
nei bambini.
Anche il fegato e la milza spesso aumentano di
volume (epatosplenomegalia), determinando una
protrusione dell'addome, per questo i pazienti dicono di
sentirsi "pieni" e di non avere fame.
I bambini possono perdere la coordinazione motoria
e cadere più frequentemente.
11
Piccole ferite possono sanguinare a lungo, le ragazze,
anche se raramente, possono avere mestruazioni
abbondanti e che durano a lungo (ipermenorrea).
Possono comparire sulla pelle lividi grandi e non
causati da trauma, e naso e gengive possono sanguinare
spontaneamente.
A volte può essere presente dolore alle articolazioni
(artralgia).
Pazienti con interessamento del sistema nervoso
centrale possono presentare mal di testa o visione
doppia (diplopia).
12
1.3 Cause e fattori di rischio
Nonostante gli enormi progressi nel trattamento della
leucemia, la causa della malattia e le modalità di
prevenzione sono ancora sconosciute.
I ricercatori ritengono che la malattia sia legata ad una
complessa interazione di fattori genetici individuali e
biochimici con la possibile partecipazione di agenti
virali.
Si tratterebbe cioè di modificazioni nella struttura dei
geni, localizzati nei cromosomi all'interno di ogni cellula,
che determinano una crescita incontrollata dei globuli
bianchi.
Alcune malattie genetiche sono considerate patologie
a maggior rischio di leucemie. Esistono inoltre alcune
patologie come la Sindrome di Fanconi e l'atassia a loro
volta associate a una maggiore incidenza della malattia.
Nelle “Infant-Leucemie” (pazienti di età<12mesi) è
stata dimostrata con elevata frequenza, una ben definita
alterazione genetica, la t (4; 11).
Tali leucemie della primissima infanzia e talora
connatali hanno una prognosi particolarmente severa e
sono in corso accurati studi epidemiologici che sfruttano
il ridotto periodo (gravidanza-nascita) in cui ha agito
l’agente oncogeno.
13
Un alto dosaggio di radioterapia (come pure
l'esposizione a radiazioni nucleari) ed alcune sostanze
chimiche (derivati del benzene) costituiscono dei fattori
scatenanti. Il benzene, per esempio è presente nei
carburanti e nel fumo di sigaretta ed è nota la sua azione
mielotossica e cancerogena. Tuttavia questa si esercita
soprattutto in individui che hanno un'elevata capacità di
metabolizzare il benzene (una funzione che si svolge nel
fegato) in altre parole di trasformarlo in altre sostanze
che hanno un'azione diretta sul midollo osseo. I
metaboliti del benzene interferiscono con il DNA delle
cellule emopoietiche, sia con un danno diretto sia,
attraverso l'inibizione degli enzimi deputati a riparare e
riprodurre il DNA.
Dati gli esiti tragici della bomba atomica in Giappone
e del disastro di Chernobil, che hanno confermato la
responsabilità delle radiazioni nucleari nell'insorgenza
delle leucemie, si può affermare che dosi forti di
radiazioni possono determinare la distruzione diretta
delle cellule emopoietiche.
La rigenerazione del midollo osseo è possibile, ma
varia in funzione del tipo di radiazioni, della dose e
dell'entità dell'esposizione. In media la rigenerazione si
produce nei primi 1-2 anni dall'esposizione, ma non è
sempre così.
14
Sia le esposizioni brevi ad alte dosi di radiazioni, sia
le esposizioni croniche a bassi livelli possono dare poi
luogo allo sviluppo di diversi tumori, compresa quindi la
leucemia.
Anzi, la leucemia è la malattia per la quale è stata
dimostrata l'associazione più forte con l'esposizione a
radiazioni anche a bassi livelli ma per periodi prolungati.
Un tempo, per esempio, era una malattia
professionale molto diffusa tra i radiologi e solo
l'avvento di rigorose misure protettive ha migliorato
notevolmente la situazione. Molto più recentemente,
poi, uno studio danese condotto su piloti degli aerei di
linea ha dimostrato che tra coloro che hanno volato per
più di 5.000 ore il rischio di leucemia mieloide acuta
aumentava significativamente (anche le radiazioni solari
non schermate dall'atmosfera sono ionizzanti).
Anche in questo caso, sullo sviluppo della malattia
giocano diversi fattori: per esempio l'età al momento
dell'esposizione, ma anche caratteristiche più sottili,
come la capacità di riparazione del DNA.
In media, la leucemia può manifestarsi da 5 a 10 anni
dopo l'esposizione. Questo rende difficile, è ovvio,
valutare immediatamente i danni dovuti alle diverse
fonti di radiazioni nucleari, per esempio l'uranio
impoverito impiegato nei proiettili perforanti e
15
largamente diffuso durante la guerra del Kosovo.
Molti sostengono che la malattia deriva da una
complessa interazione di fattori virali, chimici e genetici,
ad ogni modo la leucemia non è contagiosa.
Un consumo materno eccessivo di alcool, di cibi che
contengono quercetina, alcuni tipi di frutta, soia, tè,
cacao, vino e caffeina è correlato ad un rischio
aumentato di leucemia infantile.
In tempi recenti, ma la discussione è nata già agli inizi
degli anni novanta, sono state spesso chiamate in causa
le onde elettromagnetiche, in particolare quelle generate
dalle linee ad alta tensione della rete elettrica o dalle
antenne trasmittenti radiofoniche e telefoniche anche se
non ci sono ancora prove certe di una relazione diretta
tra queste onde e la leucemia.