7
1 INTRODUZIONE
L’esperimento presentato in questa tesi vuole cercare di dimostrare se la piacevolezza
percepita nel visitare un bel giardino risieda nel giardino stesso o in chi la coglie e se
giardinieri e architetti rinascimentali, barocchi e romantici abbiano a loro insaputa
selezionato i meccanismi neuronali della visione per esaltarli. Le Neuroscienze, attraverso
la Neuroestetica, possono aiutarci a svelare i meccanismi attraverso cui il nostro cervello
percepisce il gradimento frequentando un giardino considerato bello.
1.1 L'estetica dei giardini
Il giardino ha origini antiche, possiamo affermare che non è antico quanto l’uomo ma
quanto la sua civiltà. La maggior parte delle religioni descrivono i giardini come luogo di
inizio o destinazione finale della vita sulla terra. Molte altre religioni considerano il
giardino come uno spazio speciale riservato alle
loro divinità.
Il giardino non è tempio o proprietà esclusiva
delle religioni e la sua comparsa risulta piacevole
ovunque in un angolo del cortile di una fattoria
sotto forma di orticello adornato di rose, in un
rione di case popolari dove piccole aiuole
geometriche ricche di colori allietano la giornata di
un pensionato, nella antica villa del principe aperta
la domenica ai cittadini, dietro la siepe della
chiesa… “Chi ama la natura nella sua semplicità
originaria apprezzerà sempre questo tipo di
creazioni: il giardiniere-paesaggista utilizza il
fiore per quello che è, ma al contempo con il suo
lavoro artistico lo trascende. Ed è un lavoro
difficile quanto quello dell’architetto e del pittore,
con i quali è per differenti aspetti imparentato”. Michel Baridon
1
.
Nella romana Pompei sono ancora visibili affreschi che rappresentano la bellezza e
l’importanza del giardino di 2000 anni fa. Negli antichi arazzi rivediamo lo splendore dei
1
M. Baridon, docente presso l’Università di Borgogna si è dedicato al mondo dei giardini, membro del
consiglio dell’ente pubblico di Versailles e dirigente del consiglio nazionale francese dei parchi e giardini.
Figura 1: Casa del bracciale d'oro, Pompei,
particolare di un affresco che rappresenta un
giardino
8
giardini Medioevali, Rinascimentali e Barocchi: il castello di Villandry e la reggia di
Versailles ne offrono testimonianza. Alexander Pope, poeta romantico inglese del ‘700,
scrive nell’Epistle to Burlington “Creare un giardino è come dipingere un quadro”.
L’artista Claude Monet (1883-1926) per vent’anni ha continuato a progettare e curare il
proprio giardino a Giverny per poterlo poi dipingere. Monet accomunava moltissimo la
pittura al giardinaggio, definendo il giardino arte che si ricrea e che muta continuamente
nel tempo.
Il giardino però, contrariamente ad un quadro o ad una opera architettonica, vive di una
vita propria ed è in simbiosi con il terreno e i microrganismi, necessita di risorse idriche e
nutrienti ed è in stretto legame con il paesaggio circostante, crea un rapporto con il
giardiniere e con il visitatore sensibile. Il giardino vive all’aperto ed è influenzato dal sole
e dall’ombra, dal calore estivo e dal freddo invernale ed è in continua crescita e
trasformazione. I giardini delle regge e dei centri storici sono stati capaci di catturare le
voci antiche di regnanti, poeti e saggi, sanno raccontarci tresche, drammi, paure e gioie dei
tempi passati e sicuramente sono in grado di catturare anche le nostre emozioni per poi
donarle chi sa, un domani a qualche visitatore ignaro. I giardini storici sono in grado di
incarnare la storia delle nazioni fin dai tempi più lontani, dall’antica Roma alla Francia del
Re Sole, dall’Italia dei Medici all’Inghilterra romantica di Lancelot Brown. La Storia dei
giardini in Europa è caratterizzata da due tradizioni culturali molto antiche, una legata
all’hortus e l’atra al viridarium. I primi hortus delle città romane sono molto semplici e
tradizionali, con una funzione produttiva legata alla coltivazione di alberi da frutto ed erbe
aromatiche; solo in un secondo momento vengono creati giardini più piacevoli, i viridaria,
con specie arboree e da fiore provenienti da tutto il bacino del Mediterraneo, coltivati a fini
simbolici, decorativi e contemplativi. Il primo grande viridarium (parco) romano si
ipotizza fosse stato realizzato intorno al 60 a.C. nella villa di Lucullo, proconsole che
Figura 2: Il ponticello nel giardino di Monet in stile giapponese presso Giverny
foto a sinistra. L’artista dipingeva il suo giardino nelle varie ore del giorno
ammirando i cambiamenti della luce del sole, immagine a destra.
9
aveva vissuto a lungo in Oriente. Cicerone, Plinio e altri diedero vita ad una forma d’arte
particolare per abbellire i loro giardini i quali, pur mantenendo una certa ruralità, venivano
arricchiti attraverso statue, particolari potature eseguite da un topiarius, maestro dell’arte
topiaria, e da edifici e portici che ne abbellivano il paesaggio.
Queste caratteristiche le ritroviamo nei giardini rinascimentali italiani prima e poi in tutta
Europa. Tuttavia non siamo solo noi europei gli ideatori dei grandi giardini ma altre civiltà
hanno sviluppato giardini particolari. Pensiamo ad esempio al giardino islamico con le sue
forme rigorose, al calcolo preciso delle pendenze per far scorrere e gorgogliare l’acqua, a
Granada in Spagna, all’India settentrionale, alla Persia, e per finire ai giardini del lontano
Oriente creati da culture molto diverse dalle nostre. Il giardino paesistico giapponese è in
grado di creare paesaggi ideali in miniatura, spesso in modo astratto e stilizzato. I giardini
degli imperatori e dei nobili erano progettati per la ricreazione e il piacere estetico e per
finire, ma non meno importanti, i giardini dei templi buddisti progettati per la
contemplazione e la meditazione.
10
2 NEUROSCIENZA ED ESTETICA
Le Neuroscienze Cognitive rappresentano un campo scientifico relativamente nuovo nato
dall’unione tra le Neuroscienze, discipline biomediche basate sullo studio del sistema
nervoso animale, e la Psicologia Cognitiva, che mira a comprendere i processi mentali
umani.
2.1 Neuroestetica
La Neuroestetica nasce una decina d’anni fa grazie al prof. Semir Zeki, docente britannico,
professore di neurobiologia allo University College di Londra, in seguito a studi e ricerche
in campo neuro-scientifico sui meccanismi biologici dell’apprezzamento estetico (Ticini,
2003). Fin dai tempi più antichi, filosofi e scrittori si sono interessati all’estetica e hanno
cercato di svelare il concetto di bellezza, pensiamo ad esempio a Platone
2
o a Kant
3
che,
ancorchè siano stati studiosi e fondatori del pensiero occidentale, non hanno mai avuto la
possibilità di vedere ciò che accade nel nostro cervello quando siamo di fronte ad un’opera
d’arte. Oggi noi possiamo vedere ciò che accade nel nostro cervello mentre stiamo
guardando un’opera d’arte, un bel giardino o un paesaggio suggestivo. Le ricerche in
campo neuro-scientifico sono state in grado di identificare da dove provengono alcune
percezioni elementari e comuni in ognuno di noi. Davanti ad un bel paesaggio, un quadro,
una statua proviamo sensazioni estetiche e sinestesiche diverse, legate ad esperienze
individuali come i sentimenti, i ricordi, il senso del piacere collegati spesso a elementi
culturali, religiosi, genetici. Tuttavia oggi abbiamo visto che molte aree del nostro cervello
si attivano in modo simile in tutti gli esseri umani, mentre guardiamo lo stesso oggetto, il
medesimo paesaggio o viviamo le stesse emozioni. Questo nuovo concetto interpretativo ci
permette di comunicare “attraverso la visione di oggetti piacevoli” sensazioni ed emozioni
che spesso non saremmo capaci di esprimere con le parole. Essere a conoscenza di questi
meccanismi che permettono di apprezzare le cose belle e piacevoli ha sicuramente
importanza sulle valutazioni artistiche e anche economiche di un’opera e sull’influenza che
un certo paesaggio ha sul nostro piacere interiore. Studiare l’apprezzamento estetico aiuta
anche a capire meglio i meccanismi della percezione e le strategie che il nostro cervello
utilizza nell’affrontare gli stimoli che giungono dal mondo che ci circonda. Protagonista di
2
Platone, L’idea del bello e la dialettica dell’amore (Fedro) - (Platone, Opere, vol. I, Laterza, Bari, 1967,)
3
Kant¸ Critica del Giudizio, trad. it. di A. Gargiulo, riv. da V. Verra, introd. di P. D’Angelo, Laterza, Roma-Bari
1997, pp. 71-149, passim).
11
tutto questo è il nostro sistema nervoso che, attraverso tutta una serie di organi sensoriali, è
in grado di cogliere, trasformare ed elaborare tutti quei segnali che ci vengono proposti
dall’ambiente esterno e che, una volta immagazzinati, vengono a far parte del nostro
sapere e della nostra conoscenza.
2.1 Il Cervello umano
Il cervello umano è l'organo principale del sistema nervoso, ha una dimensione di circa
1350 cm
3
ed è formato da più di 100 miliardi di cellule nervose, chiamate neuroni, in grado
di comunicare fra loro. I neuroni sono i costituenti basilari e funzionali del cervello. Il
neurone è costituito da un corpo cellulare (pirenoforo), dai dendriti, sensori attraverso i
quali le cellule nervose ricevono le informazioni dagli altri neuroni e dall’assone, la porta
di uscita delle informazioni elaborate dal neurone. I collegamenti fra una cellule nervosa ed
un altra prendono il nome di sinapsi. Fra i neuroni abbiamo uno scambio continuo di
informazioni attraverso la liberazione di molecole chimiche chiamate neurotrasmettitori.
Figura 3: Rappresentazione schematica di una cellula nervosa (neurone). Le cui componenti sono: il corpo cellulare
(pirenoforo), i dendriti (che ricevono le informazioni provenienti dagli altri neuroni) e l’assone, attraverso il quale il
neurone invia informazioni alle altre cellule nervose.
Possiamo considerare il cervelloun sistema articolato che organizza le attività
dell’organismo in funzione alle richieste provenienti dall’ambiente circostante. I neuroni
operano in simbiosi fra loro e formano delle reti o circuiti neuronali. Quindi il
funzionamento del cervello umano è basato sui neuroni che elaborano e scambiano
informazioni attraverso segnali elettrochimici; ogni neurone riceve e cede segnali da
migliaia di altri neuroni.
Attraverso le reti neuronali è organizzato il nostro sistema nervoso, queste ricevono
informazioni dall’ambiente esterno attraverso le vie sensoriali visive, uditive, gustative,