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practices internazionali costituiscono i mezzi attraverso i quali le banche italiane
possono migliorare la propria attivit� creditizia e garantire l'equilibrio reddituale e
patrimoniale. La misurazione del rischio rappresenta solo uno dei passi
fondamentali, ma gi� in grado di richiedere alla banca un forte impegno di
ristrutturazione dei processi di erogazione del credito e di monitoraggio della
clientela affidata, oltre ad una notevole innovazione nei processi decisionali e
nella struttura organizzativa della banca.
I modelli di rating interno hanno lo scopo di valutare quantitativamente il grado
di rischio associato ad un cliente affidato o ad una singola esposizione creditizia,
dal punto di vista della possibilit� di non riuscire a recuperare, in tutto o in parte,
il capitale prestato o di dover rinunciare alla remunerazione dell'operazione. Essi
permettono di rendere coscienti gli organi preposti alle decisioni di affidamento e
di monitoraggio dei fidi, ottimizzando la capacit� della banca di assumere rischio.
Ancora oggi, un numero notevole di banche italiane, nell'esprimere un giudizio
di affidabilit� sul cliente, non utilizza alcuna forma di rating o non � in grado di
quantificare il peso relativo delle due componenti del rischio: la probabilit� di
insolvenza del cliente e il tasso di recupero coattivo dell'operazione creditizia. In
Italia, nonostante il problema sia particolarmente sentito in ambito bancario, le
banche di medie e piccole dimensioni si stanno avvicinando solo ora ai moderni
strumenti di misurazione e di gestione del rischio di credito, mentre l'utilizzo di
modelli avanzati e complessi � rimasto confinato all'esperienza di pochi grandi
istituti, in grado di effettuare notevoli investimenti in termini finanziari e di
risorse umane.
Con questo lavoro ho voluto focalizzare l'attenzione sulle attivit� e sui
problemi connessi all'implementazione di un sistema di rating interno della
clientela in una banca locale di ridotte dimensioni, ancora legata esclusivamente
alla valutazione tradizionale del merito creditizio. Ho avuto la possibilit� di
svolgere alcune indagini preliminari in una banca marchigiana, che in seguito
indicher� come Banca Alfa, la cui Direzione ha gentilmente acconsentito a fornire
una serie di informazioni riguardanti, in particolare, alcune fonti informative
rilevanti ai fini della determinazione del merito creditizio, le informazioni storiche
sulla clientela a sofferenza e le procedure operative relative alla fase di istruttoria
fido.
La Direzione della Banca Alfa, dopo che una apposita procedura di
misurazione dei rischi di mercato � stata predisposta con successo, ha avvertito la
necessit� di dotarsi di uno strumento di misurazione del rischio di credito con
riferimento alle attivit� non negoziabili, costituite dai rapporti creditizi con la
clientela, in particolare aperture di credito in conto corrente, finanziamenti,
anticipi su titoli, effetti, documenti e merci, sovvenzioni, sconto di portafoglio,
mutui, crediti personali e finanziamenti alle famiglie. Questo tipo di attivit� non
sono soggette a negoziazione, quindi sono prive di un valore di mercato poich�
presuppongono un rapporto contrattuale personalizzato e strettamente bilaterale
con il cliente. La controparte � solitamente una impresa di dimensioni
medio/piccole, una impresa individuale o un privato consumatore.
Il progetto di implementazione di un sistema di rating interno nella Banca Alfa
� ancora in fase di definizione e dovr� essere sviluppato sotto la supervisione di
una societ� di informatica e consulenza di primaria importanza; successivamente
dovrebbe essere implementato anche un modello di gestione del rischio di credito,
5
cio� un modello in grado di valutare l'esposizione al rischio complessiva del
portafoglio prestiti.
In questo lavoro ho voluto ripercorrere le indicazioni che, spesso in modo
frammentario, giungono dall'accademia, dai gruppi di lavoro organizzati da varie
istituzioni o dalle stesse autorit� di vigilanza, valutandone l'importanza e
l'applicabilit� nella pratica dal punto di vista della Banca Alfa, evidenziando le
caratteristiche che un sistema di misurazione del rischio di insolvenza dovrebbe
avere per massimizzarne l'utilit�. Particolare rilievo � stata riservato al ruolo
dell'informazione, qualitativa e quantitativa, nella determinazione del rischio e ad
alcuni aspetti metodologici dei sistemi di rating che condizionano la realizzazione
del sistema, le sue prestazioni, le sue possibilit� di utilizzo. Il lavoro � strutturato
come segue.
Nel primo capitolo vengono esposti i concetti fondamentali che sono alla base
della trattazione; il rischio di credito, con le sue componenti principali, la perdita
attesa e la perdita inattesa, la probabilit� di insolvenza relativa ad un prenditore di
fondi, l'esposizione al momento dell'insolvenza ed i tassi di perdita sulle
operazioni creditizie nei confronti di clientela insolvente.
Il secondo capitolo introduce quello che sar� l'oggetto della trattazione
successiva: i sistemi di rating della clientela e di stima della perdita attesa, con un
rapido accenno ai rating attribuiti dalle agenzie specializzate. Si vuole, inoltre,
rispondere alla domanda: perch� una banca dovrebbe dotarsi di un sistema di
rating interno? La risposta viene fornita da un doppio punto di vista: quello
esterno, delle autorit� di vigilanza, impegnate in una riforma del quadro
normativo relativo ai coefficienti di solvibilit�, e quello interno, con tutti i
possibili vantaggi operativi, gestionali e competitivi che un sistema di rating pu�
essere in grado di apportare.
Il terzo capitolo vuole essere una panoramica, necessariamente concisa, dei
diversi sistemi di classificazione della clientela; essi vanno da un approccio
tradizionale, basato sull'analisi soggettiva dell'affidato da parte di una analista, ai
sistemi di scoring, cio� ai sistemi di valutazione automatici del rischio, passando
per i modelli aventi strutture ibride, intermedie fra l'approccio totalmente
quantitativo e quello totalmente qualitativo. I sistemi di valutazione che fanno uso
dei dati del mercato dei capitali sono solamente accennati, in quanto difficilmente
applicabili alla realt� italiana su cui il presente lavoro � focalizzato. Nella seconda
parte del capitolo vengono descritte le tecniche pi� diffuse di valutazione
automatica basate sull'osservazione storica delle insolvenza, dalle pi� tradizionali
basate sull'analisi statistica alle pi� recenti e avanzate. L'utilizzo di queste tecniche
costituisce un aspetto metodologico fondamentale, in grado di garantire ad un
sistema di rating oggettivit� e robustezza.
Il quarto capitolo affronta uno degli aspetti, a mio parere, pi� importanti
dell'implementazione di un sistema di rating: le informazioni con cui esso debba
essere alimentato. Vengono descritte alcune delle fonti informative esterne che
sono in grado di integrare le informazioni, a carattere riservato, gi� in possesso
dalla banca. Non vengono trascurati gli aspetti relativi alla codifica delle
informazioni qualitative, alle caratteristiche di profondit� storica, affidabilit� e
completezza dei dati e ai problemi che possono essere connessi con l'utilizzo di
dati di natura quantitativa. L'analisi si riferisce, in modo particolare,
6
all'alimentazione di un sistema di valutazione automatico del rischio di insolvenza
basato sull'osservazione storica delle insolvenze.
Il quinto capitolo costituisce la parte centrale e al tempo stesso conclusiva del
lavoro. In esso si descrivono e si valutano criticamente le attuali procedure
operative di concessione del credito presso la Banca Alfa, nella prospettiva
dell'introduzione di un sistema di rating interno basato su un modello statistico di
valutazione del merito creditizio delle controparti. I principali aspetti
metodologici, tra cui la definizione dello stato di insolvenza, la ripartizione fra
probabilit� di insolvenza dell'affidato e perdita attesa sull'operazione creditizia, la
definizione dell'orizzonte temporale di rischio, la segmentazione della clientela, la
predisposizione del campione di stima, vengono analizzati separatamente; di
ciascuno vengono valutati l'importanza nell'ambito del problema della previsione
delle insolvenze e l'impatto nel caso specifico della Banca Alfa, con l'indicazione
delle scelte che possono risultare pi� opportune. Infine, viene descritto come il
sistema di rating, basato su modelli differenziati per i diversi segmenti di clientela,
possa integrarsi nel sistema informativo della banca, acquisendo da quest'ultimo
tutti i dati di cui ha bisogno. Concludono il lavoro un rapido accenno agli aspetti
organizzativi che caratterizzano l'adozione del sistema ed alcune riflessioni
personali sui problemi prevedibili nel contesto della Banca Alfa, ma pi� in
generale per le banche di medie dimensioni, determinati dal cambiamento di
approccio nei confronti del rischio.
7
1 CONCETTI FONDAMENTALI
1.1 Il rischio di credito
Il sistema bancario � tradizionalmente chiamato all'impiego delle risorse
finanziarie, soprattutto sotto forma di credito erogato a persone fisiche ed imprese.
Il termine rischio di credito si riferisce alla possibilit� che una variazione
inattesa del merito creditizio di un cliente, nei confronti del quale esista una
esposizione, generi una corrispondente variazione del valore della posizione
creditoria. Il rischio di credito viene suddiviso logicamente in due componenti:
• Rischio di insolvenza: � connesso con la possibilit� di insolvenza della
controparte, cio� all'impossibilit� sopravvenuta per il debitore di onorare le
proprie obbligazioni, quindi di effettuare i pagamenti determinati dal
contratto di credito, siano essi a titolo di pagamento di interessi,
commissioni, spese o di rimborso del capitale prestato. E' rappresentato
dalla perdita che la banca potrebbe subire in conseguenza del manifestarsi
dell'evento insolvenza ed � pari alla differenza fra il valore del credito e
quanto effettivamente verr� recuperato.
• Rischio di spread o di migrazione: � determinato dalla diminuzione del
valore di mercato del prestito in conseguenza del deterioramento del
merito creditizio del prenditore; il valore del prestito � teoricamente
determinato come somma dei valori attuali dei futuri flussi di cassa a cui
esso d� origine per contratto; il relativo tasso di sconto � pari al tasso privo
di rischio (risk free) pi� uno spread che � tanto pi� elevato quanto pi� alto
� il rischio di insolvenza della controparte. Un aumento nel tempo di tale
rischio, senza che necessariamente l'evento insolvenza si verifichi, fa
aumentare lo spread richiesto dal mercato e di conseguenza riduce il valore
del contratto per il creditore, in misura dipendente anche dalla vita residua
dell'attivit�.
Si pu� parlare di rischio di credito in modo estensivo con riferimento a
qualsiasi attivit� di impiego o impegno fuori bilancio in cui l'inadempimento della
controparte possa causare alla banca un danno economico: titoli, prestiti,
strumenti derivati negoziati nei mercati Over the Counter e nei mercati
regolamentati, transazioni in titoli, valute, strumenti derivati. Solo una parte degli
impieghi di una banca possono essere valutati al valore di mercato ed � possibile
cogliere nella variazione di tali valori la percezione che operatori finanziari hanno
del rischio di credito riferito al prenditore di fondi. Una quota notevole di
impieghi e di crediti di firma, invece, risponde esclusivamente ad una logica di
valutazione contabile, in quanto non esistono mercati secondari nei quale
determinati tipi di contratti di credito tipicamente bancari, possono essere
scambiati; si tratta di prestiti con caratteristiche di elevata personalizzazione,
basati su un contratto che prevede spesso anche la fornitura di servizi bancari
accessori: aperture di credito, anticipi, sconti, finanziamenti, mutui. Anche se tali
posizioni non hanno un valore di mercato � comunque possibile determinarne le
variazioni del valore economico attraverso modelli econometrici o soggettivi.
8
1.2 La perdita attesa e inattesa
E' da notare che, mentre nei confronti del singolo cliente affidato, la possibilit�
di insolvenza costituisce rischio per la banca, in quanto espressione di un evento
dannoso che in futuro pu� verificarsi e determinare perdite economiche per il
creditore, a livello di portafoglio complessivo la perdita attesa, in quanto tale, non
costituisce rischio. Ci� poich� la perdita attesa (EL - Expected Loss) � determinata
dalla previsione che un ben definito numero di controparti risulter� insolvente
nell'orizzonte temporale specificato; la perdita attesa di un portafoglio di attivit� �
pari al valore medio della distribuzione delle perdite. La perdita attesa, stimata ex-
ante, non determina perdite economiche perch� queste sono coperte fin
dall'origine dei rapporti di credito dagli spread di tasso sulle condizioni di prezzo
applicate al prenditore di fondi. Di conseguenza, se la perdita attesa si verifica, la
banca ha conseguito il rendimento originariamente prefissato.
La perdita attesa trova la sua naturale copertura negli accantonamenti a fondi
per svalutazione crediti; gli accantonamenti effettuati costituiscono costi di
competenza dell'esercizio e, da un punto di vista aziendale, costi dell'attivit�
caratteristica di erogazione del credito, al pari del costo della raccolta dei fondi
destinati all'attivit� creditizia.
Diverso � il concetto di perdita inattesa (UL - Unexpected Loss), collegato alla
variabilit� delle perdite intorno al loro valore stimato, quindi atteso. La perdita
effettivamente rilevata ex-post, in particolare, pu� rivelarsi superiore a quella
inizialmente stimata ed assumere un valore massimo pari al valore dell'intero
portafoglio prestiti, situazione peraltro improbabile visto che richiederebbe che
tutte le controparti si dimostrino insolventi. Il rischio � collegato al fatto che la
perdita inattesa, diversamente dalla perdita attesa, non � prevedibile; tutto ci� che
si pu� fare � stimare la distribuzione di probabilit� delle perdite cio� attribuire a
ciascun valore della perdita una ben precisa probabilit� di verificarsi.
Mentre la perdita attesa di un portafoglio � semplicemente pari alla somma
delle perdite attese sui singoli impieghi, la perdita inattesa � sensibile al grado di
correlazione fra gli stessi. Questo significa che quest'ultima pu� essere ridotta in
maniera significativa adottando adeguate politiche di diversificazione del
portafoglio, cio� scegliendo opportunamente la propria clientela in termini di
dimensioni, settore produttivo, aree geografiche. L'eccessiva concentrazione nei
confronti di un singolo cliente o di un gruppo industriale o nei confronti di un
singolo settore produttivo o di settori fortemente correlati fra loro, non ha l'effetto
di aumentare significativamente i profitti dell'attivit� creditizia ma solo quello di
aumentare la probabilit� che il manifestarsi un evento sfavorevole, come
l'insolvenza di un cliente importante o una crisi di settore, possa portare a perdite
economiche molto superiori a quelle attese.
Poich� la perdita inattesa dipende dalle caratteristiche del portafoglio crediti
nel suo complesso e costituisce il rischio insito nell'attivit� creditizia della banca,
essa deve essere fronteggiata con una adeguata copertura patrimoniale.
1.3 La probabilità di insolvenza
Le moderne tecniche di misurazione e di gestione del rischio di credito
insistono nell'affermare la necessit� di valutare il merito creditizio di un
prenditore di fondi mediante la stima della sua probabilit� di insolvenza.
9
Il concetto di probabilit� di insolvenza pu� sembrare intuitivo; definire il
rischio di credito attraverso la misurazione della probabilit� che si verifichi
l'evento dannoso, cio� l'impossibilit� del prenditore di adempiere alle proprie
obbligazioni causando alla banca una perdita economica, sembra apparentemente
non avere bisogno di ulteriori specificazioni. In realt� il concetto di probabilit� �
un tipico concetto assiomatico
1
. Esistono almeno tre definizioni di probabilit�,
piuttosto diverse fra loro:
1. Definizione classica di probabilit�
2
: la probabilit� di un dato evento � il
rapporto tra il numero dei casi favorevoli al suo verificarsi ed il numero
dei casi possibili; condizione importante � che questi ultimi siano tutti
egualmente possibili.
2. Definizione statistica di probabilit�
3
: la probabilit� di un dato evento � il
limite della frequenza relativa del presentarsi dell'evento all'aumentare del
numero delle osservazioni. Si tratta della probabilit� empirica o stimata,
secondo la definizione della scuola frequentista.
3. Definizione soggettiva di probabilit�
4
: la probabilit� rappresenta il grado
di fiducia che un individuo coerente attribuisce al verificarsi di un evento
ovvero la somma p che � disposto a scommettere quando, verificandosi
l'evento, vince 1. Si tratta della definizione secondo la scuola soggettivista.
Caratteristica comune a tutte le definizioni � l'attribuzione di una probabilit�
pari a zero all'evento impossibile, e pari ad uno all'evento certo.
Quale potrebbe essere il concetto maggiormente in grado di quantificare il
merito creditizio di un prenditore di fondi? Sicuramente non la probabilit� intesa
secondo la definizione classica, in quanto essa richiede di identificare e di
numerare i casi in cui il prenditore risulti insolvente e di rapportarli al totale degli
scenari che si possono verificare nell'orizzonte temporale scelto; � ovvio che un
sistema economico pu� assumere nel tempo un numero di stati diversi infinito e
non prevedibile a priori. Inoltre la condizione che gli stati che il sistema pu�
assumere siano tutti egualmente possibili non riesce ad essere soddisfatta in un
sistema che evolve in modo continuo nel tempo.
La seconda definizione ha il pregio di permettere una quantificazione oggettiva
della probabilit�, semplicemente osservando il sistema economico ed in
particolare la frequenza con cui le situazioni di insolvenza si presentano nel
tempo. Essa � particolarmente utile nelle discipline sperimentali, in cui la
ripetizione di un esperimento, per un numero molto elevato di volte, permette di
ottenere una stima molto precisa della probabilit� di un evento, a condizione,
naturalmente, che le prove possano essere ripetute tutte nelle stesse condizioni e
che la probabilit� dell'evento possa essere considerata costante in ciascuna di esse.
Purtroppo le scienze economiche non sono discipline sperimentali: � impossibile
confinare in un laboratorio un'impresa affidata e verificare per migliaia di volte,
partendo sempre dalle stesse condizioni iniziali, il suo stato di solvibilit� a
distanza di uno o due o dieci anni dall'inizio di ogni esperimento; forse in futuro,
quando i meccanismi che regolano il comportamento di un sistema economico e
dei soggetti che vi operano saranno stati sufficientemente chiariti in tutti i loro
1
Piccolo-Vitale, (1981), p. 122.
2
Spiegel, (1976), p. 99.
3
ibid.
4
Piccolo-Vitale, (1981), p. 123.
10
aspetti, sar� possibile simulare il comportamento del sistema e compiere delle
verifiche sperimentali su di esso. Oggi ci� non � possibile. La sola cosa che una
banca o un altro intermediario finanziario pu� fare � osservare la realt� e tenere
sempre in considerazione che ogni singolo prenditore di fondi � diverso dagli altri
a causa di caratteristiche soggettive, dell'ambiente con cui interagisce e
dell'esposizione a fattori casuali che, per loro natura, non sono prevedibili. Un
esempio molto utilizzato in statistica � quello del lancio di un dado: se ho a
disposizione un numero molto elevato di dadi tutti uguali fra loro posso
tranquillamente ipotizzare che la probabilit� che, in seguito ad un lancio di uno di
essi, si presenti la faccia con il sei, sia uguale per tutti. A questo punto posso
ottenere una ragionevole stima di tale probabilit� lanciando i dadi tutti insieme e
calcolando il rapporto fra il numero di dadi che hanno ottenuto il sei e il totale dei
dadi lanciati; naturalmente la bont� di tale stima dipende dalla numerosit� del
campione, quindi dal numero di dadi che ho utilizzato. Ben diverso � il caso in cui
i miei dadi siano truccati, ciascuno in modo diverso, cosicch� ognuno avr� una
probabilit� di presentare il sei diversa da quella degli altri: se sono a conoscenza
di questo fatto non posso utilizzare la frequenza relativa del presentarsi dell'evento
'sei' per stimare in modo non distorto la probabilit� di uscita del sei di un dado
specifico. L'unica informazione di cui dispongo sul singolo dado � l'esito
dell'unico lancio che ho effettuato: troppo poco da un punto di vista statistico per
qualsiasi tipo di stima.
Nel caso dei clienti affidati di una banca la situazione � esattamente analoga: la
banca non ha difficolt� a stimare la perdita attesa per insolvenza dell'intero
portafoglio prestiti, utilizzando i dati storici, in particolare considerando le
sofferenze di un determinato periodo in relazione alla dimensione del proprio
portafoglio. Ha invece difficolt� a stimare il livello di rischio associato al singolo
prenditore, proprio a causa del fatto che ciascuno di essi avr� sicuramente una
probabilit� di insolvenza diversa da quella degli altri. Anche in questo caso
l'osservazione isolata dello stato di solvibilit� di ciascun cliente non ha alcuna
utilit� statistica per determinarne la probabilit� di insolvenza.
Le banche, invece, utilizzano da secoli, forse inconsapevolmente, una
definizione di probabilit� di insolvenza soggettiva, basata sulla percezione del
grado di rischio, quindi sul grado di fiducia riposto nella possibilit� che un evento
ha di verificarsi. Qualsiasi analista finanziario � in grado di quantificare il grado di
rischio insito in una proposta di fido, osservando quelle informazioni che, sulla
base della sua esperienza, sono maggiormente indicative in tal senso. L'analisi
tradizionale del merito creditizio continua ad essere fondamentale nel processo di
concessione e di monitoraggio del credito; il limite principale risiede nel fatto che
il giudizio dell'analista � fortemente soggettivo, non quantificabile in termini di
probabilit� di insolvenza proprio perch� espresso in forma articolata e discorsiva e
non utilizzando una unit� di misura uniforme.
Comunque sia definito il concetto di probabilit� di insolvenza (DP - Default
Probability), la stima di tale valore deve obbligatoriamente riferirsi ad un
orizzonte temporale ben preciso: ad esempio una probabilit� di insolvenza dell'1%
ad un anno mi fa presumere che, su 100 clienti affidati a cui � possibile attribuire
tale probabilit�, posso attendermi, in media, un caso di insolvenza entro un arco
temporale di un anno dal momento della valutazione.
11
Quando si valuta il rischio connesso ad un singolo rapporto di credito, si pu�
far riferimento, per semplicit�, a due soli eventi possibili: l'insolvenza e la
solvibilit�. Supponiamo che la valutazione della probabilit� di insolvenza (
i
p ) sia
riferita ad un orizzonte temporale di un anno; al termine di questo periodo si
possono verificare due ipotesi:
1. il cliente � solvibile; non si verifica nessuna perdita ed il credito � ancora
valutato al suo valore nominale; questa eventualit� ha una probabilit�
i
p−1 di verificarsi
2. il cliente � insolvente; la perdita � determinata dall'esposizione al momento
dell'insolvenza e dal tasso di perdita stimato in base alle caratteristiche
della specifica operazione di credito e alle garanzie che la assistono (si
veda il successivo paragrafo 1.4); questa eventualit� ha una probabilit�
i
p
di verificarsi.
Questo approccio � definito binomiale, in quanto gli scenari possibili sono
soltanto due: o il credito mantiene il suo valore originario (contabile) o
l'insolvenza della controparte ne determina una riduzione al presumibile valore di
recupero. Quando si costruisce la distribuzione di probabilit� delle perdite
dell'intero portafoglio, le perdite sono legate esclusivamente al verificarsi dello
stato di insolvenza di alcuni dei propri clienti affidati.
Questo approccio non � in grado di cogliere un eventuale deterioramento del
merito creditizio del cliente, cio� il rischio di spread, che � una delle componenti
del rischio di credito; il deterioramento � determinato dalla possibilit� che, al
termine del periodo di riferimento, la situazione patrimoniale, finanziaria,
economica della controparte risulti peggiore di quella attuale, senza che
l'insolvenza si sia manifestata. Se l'esposizione nei confronti del soggetto �
costituita da uno strumento finanziario negoziato nei mercati regolamentati, il
rischio percepito dagli investitori si traduce in una variazione del valore di
mercato dello stesso; se l'esposizione deriva da un contratto bancario di credito,
non negoziabile, � necessario tenere conto che la perdita attesa sul credito
aumenta in corrispondenza di un maggiore rischio.
Se l'operazione creditizia posta in essere ha una durata pari o inferiore
all'orizzonte temporale considerato (nell'esempio un anno) il rischio di spread o di
migrazione non esiste e l'approccio binomiale pu� essere ottimale; se la vita
residua dell'impiego � maggiore esso non pu� essere trascurato.
Per tenere conto di questa esigenza � possibile seguire un approccio basato su
una distribuzione delle probabilit� di insolvenza degli affidati
5
; esso permette, con
riferimento alla singola controparte, di determinare una distribuzione di
probabilit� riferita al rischio nella quale l'insolvenza rappresenta solo l'evento
estremo. Il declassamento del cliente, che rimane comunque solvibile al termine
dell'orizzonte temporale di rischio, � interpretato come una perdita parziale del
valore del prestito. Contrariamente all'approccio binomiale, nel quale il valore del
prestito � di natura contabile, nell'approccio multinomiale il valore del prestito �
calcolato come valore attuale dei flussi di cassa futuri, quindi esso dipende
fortemente dalla remunerazione richiesta dalla banca per coprire il rischio di
5
Per un approfondimento delle caratteristiche dell'approccio binomiale e di quello basato su
una distribuzione discreta dei tassi di insolvenza, oltre ad una trattazione di base sui tassi di
migrazione e sulle matrici di transizione, si veda in particolare Sironi A. (1998), pagg. 196-205.
12
insolvenza (spread): un aumento dello spread in seguito ad un declassamento del
cliente comporta una diminuzione del valore attuale di flussi di cassa futuri
associati al prestito. La perdita attribuibile all'aumento dello spread rappresenta
una manifestazione del rischio di credito, anche se il cliente continua ad essere
classificato come solvibile.
Per tenere conto di questa eventualit� � necessaria una stima preventiva delle
probabilit� di insolvenza di ciascun cliente affidato dalla banca, eventualmente
attraverso la classificazione degli stessi in classi omogenee rispetto al rischio di
insolvenza (sistema di rating: si veda il paragrafo 2.1). La successiva stima dei
tassi di migrazione da una classe di rischio ad un'altra, su un orizzonte temporale
prefissato, costituisce la base per valutare il rischio di spread. I tassi di migrazione
da una classe ad un'altra sono generalmente strutturati in quelle che vengono
chiamate matrici di transizione.
La probabilit� di insolvenza di un cliente su un dato orizzonte temporale
costituisce una quantificazione della sua propensione all'insolvenza. Le
probabilit� di migrazione, calcolate sullo stesso orizzonte, fra il livello attuale di
rischio e tutti gli altri livelli costituiscono la misura del rischio di variazione del
merito creditizio del soggetto.
L'approccio binomiale ha l'indubbio vantaggio della semplicit� concettuale e
non richiede altro che la stima delle probabilit� di insolvenza di ciascun cliente, ad
esempio determinata sulla base dei tassi storici di insolvenza degli affidati della
stessa classe di rischio e la stima dei tassi di recupero per categorie omogenee di
operazioni. L'approccio multinomiale richiede, in aggiunta, anche la stima dei
tassi di migrazione fra le varie classi di rischio.
1.4 Esposizione all'insolvenza e tassi di perdita
La perdita attesa su una operazione di credito viene convenzionalmente fatta
dipendere da tre fattori:
1. la probabilit� di insolvenza del prenditore di fondi (DP - Default
Probability) sull'orizzonte temporale definito (es. la probabilit� ad un
anno);
2. l'esposizione attesa al momento dell'insolvenza (EAD - Exposure at
Default), cio� l'ammontare del credito utilizzato in relazione
all'operazione specifica nel momento in cui il cliente diventa
insolvente; essa comprende capitale, interessi, interessi di mora,
recuperi spese, commissioni e qualsiasi altro elemento riconducibile a
pagamenti dovuti dal cliente;
3. Tasso di perdita (LGD - Loss Given Default) relativo alla tipologia
dell'operazione creditizia e all'eventuale copertura dello specifico
rapporto mediante garanzie reali o personali; il tasso di recupero (RR -
Recovery Rate) � pari ad 1-LGD.
Il calcolo della perdita attesa dell'operazione, nell'ipotesi di indipendenza fra
probabilit� di insolvenza e tasso di perdita
6
, pu� essere effettuato semplicemente
moltiplicando le varie componenti:
6
Nella realt�, l'ipotesi di indipendenza fra la probabilit� di insolvenza ed il tasso di perdita non
� esattamente soddisfatta; esistono diverse ragioni per supporre che possa esistere una correlazione
positiva tra le due grandezze. Ad esempio, nel caso in cui si stia attraversando una fase di
13
LGDEADDPEL ⋅⋅=
Le esposizioni nei confronti della clientela possono essere:
• ad importo certo; il valore dell'esposizione � conosciuto oppure pu�
essere determinato in modo preciso anche in relazione ad istanti futuri
di tempo;
• ad importo incerto; il valore dell'esposizione futura connessa con il
rapporto creditizio non � prevedibile con precisione.
Appartengono alla prima categoria i crediti di firma, i rapporti di sconto,
anticipazione, mutuo, ecc. I crediti di firma non danno luogo ad alcun esborso
finanziario da parte della banca, ma determinano a carico di quest'ultima precisi
obblighi contrattuali da onorare nel caso in cui si verifichino determinate
condizioni future; in ogni caso essi possono essere considerati ad importo certo
perch�, nel caso in cui le condizioni previste si verifichino, l'ammontare delle
somme erogate � esattamente conosciuto.
Le esposizioni ad importo incerto sono rappresentate principalmente dalle
aperture di credito in conto corrente, in cui al cliente affidato � riconosciuta la
discrezionalit� di utilizzare la linea di credito concessa dalla banca in base alle
proprie esigenze finanziarie. Nelle forme di credito in cui l'affidato pu�
discrezionalmente stabilire il livello dell'esposizione (ovviamente senza superare
il fido accordato), la stima dell'esposizione all'insolvenza pu� essere ottenuta sulla
base dell'ammontare di fido utilizzato (DP - Drawn Portion) e dell'ammontare non
utilizzato (UP - Undrawn Portion). Poich�, all'approssimarsi dell'insolvenza,
l'utilizzo generalmente sale a causa delle difficolt� finanziarie dell'affidato, pu�
essere necessario stimare anche in che percentuale la quota non utilizzata cessa di
essere tale (UGD - Usage Given Default). Complessivamente l'esposizione al
momento dell'insolvenza � pari a:
UPUGDDPEAD ⋅+=
Il tasso di perdita associato ad una determinata operazione creditizia pu�
dipendere da una serie di fattori:
™ caratteristiche tecniche del rapporto di credito (subordinazione, ecc.);
™ presenza di garanzie (reali o personali);
™ tipologia della procedura di recupero (esecutiva mobiliare o
immobiliare, concordati preventivi, procedure fallimentari, accordi
privatistici, ecc.);
™ tempi di recupero
™ livello dei tassi di interesse (influisce sul calcolo del valore attuale delle
somme recuperate);
™ fase del ciclo economico (condiziona la possibilit� di smobilizzare
agevolmente pegni, beni ipotecati o l'attivo delle imprese in fallimento);
™ costi legali ed amministrativi connessi con le procedure di recupero.
recessione dell'economia, l'aumento della propensione all'insolvenza delle imprese potrebbe essere
accompagnato da difficolt� nelle procedure di smobilizzo dell'attivo delle imprese in fallimento;
ci� perch� tali attivit� potrebbero essere costituite, in parte, da crediti nei confronti di altre imprese
a loro volta in difficolt� o da beni strumentali o merci difficili da smobilizzare.
14
La stima del tasso di recupero e, di conseguenza, del tasso di perdita deve
essere intesa in senso finanziario e non puramente contabile: ci� significa che, al
di l� dell'importo recuperato su un credito vantato nei confronti del cliente
insolvente, hanno rilevanza anche i tempi con i quali avviene tale recupero e la
durata complessiva del contenzioso.
Sinteticamente, il tasso di recupero pu� essere definito come il rapporto fra
l'importo recuperato (ER - Expected Recovery) al netto dei costi amministrativi
(AC - Administrative costs), attualizzato ad un tasso opportuno e rapportato
all'esposizione al momento dell'insolvenza:
t
TITEAD
ACER
RRLGD
)1(
11
+⋅
−
−=−=
Nella formula sopra riportata � stato utilizzato come tasso di attualizzazione il
Tasso Interno di Trasferimento (TIT) che rappresenta il costo della raccolta; il
recupero si suppone effettuato dopo t anni dall'insolvenza.
15
2 I SISTEMI DI RATING
2.1 Il rating
Per rating si intende la classificazione di un prenditore o di una specifica
operazione di finanziamento in una tra pi� classi di rischio predefinite in modo
contiguo e ordinale, normalmente indicate con lettere o numeri.
Nell'ambito del processo di misurazione del rischio di credito, i sistemi di
rating sono strumenti che si collocano nella fase di determinazione della perdita
attesa: quantificazione del rischio di insolvenza della controparte e determinazione
del rischio associato ad una operazione ben precisa, attuata sotto forma di un
investimento in strumenti finanziari o di rapporto di credito.
Da molti anni alcune societ�, soprattutto americane, si sono specializzate
nell'attribuzione del rating alle operazioni di emissione di titoli e di prestiti
sindacati
1
di ampia dimensione da parte di imprese e di societ� finanziarie
2
. Il loro
giudizio sull'affidabilit� degli emittenti di titoli di debito e delle singole emissioni,
riconosciuto a livello internazionale, � tenuto in forte considerazione dai mercati e
condiziona il costo dei finanziamenti a cui le societ� emittenti dei titoli possono
accedere. Questi giudizi di affidabilit�, chiamati rating esterni a causa del fatto
che non sono attribuiti dai finanziatori ma da societ� specializzate, sono molto
spesso richiesti dalle stesse societ� oggetto di valutazione; il ricorso ad un ente
certificatore che gode di un forte reputazione e che opera con riconosciuta
professionalit� ed esperienza nella valutazione del rischio di credito permette di
fornire ai mercati finanziari segnali positivi sulla propria affidabilit�.
Il rating attribuito dalle agenzie specializzate � il frutto di analisi estremamente
approfondite sul merito creditizio dell'emittente, condotte da team di analisti
specializzati; l'elevata forza contrattuale delle societ� di rating permette di
ottenere dalla imprese oggetto di valutazione informazioni riservate, spesso in
modo pi� efficiente rispetto a quello che sarebbe possibile ad una banca o ad un
investitore, anche di grandi dimensioni.
Normalmente la classificazione operata da una agenzia di rating viene
effettuata attraverso metodi soggettivi (judgmental rating), tenendo conto di una
ampia variet� di informazioni di natura quantitativa e qualitativa e confrontando le
caratteristiche del debitore con quelle che definiscono ciascuna classe di rating. Le
diverse classi di rating corrispondono ai diversi livelli "qualitativi" di affidabilit�,
cos� come essi vengono percepiti da un investitore.
Oggetto di valutazione pu� essere sia la solvibilit� dell'emittente di un titolo
(issuer rating), sia l'affidabilit� della singola emissione (issue rating). Infatti,
l'esposizione al rischio di credito a cui un investitore � sottoposto deriva da due
elementi che dovrebbero logicamente essere tenuti distinti: da un lato la
probabilit� di insolvenza dell'emittente, dall'altro il tasso di recupero coattivo che
dipende in modo specifico dalle caratteristiche del titolo o del prestito.
1
Il prestito sindacato � una operazione di finanziamento organizzata e garantita da un pool di
banche o di istituzioni finanziarie.
2
Per un approfondimento dell'attivit� delle agenzie di rating, con particolare riferimento a
quelle americane, e dei metodi utilizzati per l'attribuzione dei rating, si veda Caouette J.B., Altman
E.I., Narayanan P, (1998).
16
Nella valutazione del rischio associato a ciascun debitore vengono considerati
una serie di aspetti:
• la situazione finanziaria e le fonti di liquidit� a cui il soggetto pu�
accedere;
• la struttura patrimoniale e le garanzie esistenti;
• la struttura societaria e i legami di gruppo;
• la qualit� dell'impresa e del management, con l'analisi dei risultati della
gestione precedente e dei piani di sviluppo da realizzare;
• la situazione economica, finanziaria, politica, normativa in cui il soggetto
opera;
• la vulnerabilit� ad eventi di natura straordinaria come incidenti industriali,
provvedimenti legislativi, acquisizioni, ecc.
Nella valutazione del rischio associato alla singola emissione o al singolo
prestito vengono considerati, oltre ai precedenti, anche altri elementi:
• caratteristiche di seniority dell'operazione;
• caratteristiche finanziarie dell'operazione;
• valore di liquidazione delle specifiche garanzie;
• presenza di covenants
3
.
Il rating della singola emissione pu� essere ottenuto direttamente con una
valutazione complessiva delle caratteristiche dell'emittente e dell'operazione
oppure l'issuer rating pu� costituire la base su cui considerare la specificit�
dell'emissione (processo notching up)
4
.
L'attivit� delle agenzie di rating � tipica dei sistemi finanziari anglosassoni,
dove le imprese hanno facile accesso ai mercati finanziari e ai mercati dei capitali;
in Italia la dimensione trascurabile del mercato obbligazionario privato non ha
favorito la nascita di societ� specializzate nell'attribuzione dei rating
5
. Le societ�
europee dotate di rating sono molto poche, di grandi dimensioni e quasi tutte
hanno uno standing elevato.
I sistemi di rating interni sono sistemi proprietari di valutazione del merito
creditizio della controparte utilizzate spesso da banche e da intermediari
finanziari. Il loro scopo � quello di suddividere la propria clientela in classi
differenziate di rischiosit�.
Sono evidenti le differenze del rating attribuito internamente dalla banca ad un
proprio cliente dal rating attribuito da una agenzia specializzata: l'agenzia di rating
effettua una valutazione del rischio di imprese e societ� con lo scopo di fornire al
pubblico (banche, investitori istituzionali, finanziarie, ma anche piccoli
3
Sono cos� definite le clausole accessorie con cui il debitore si impegna a non porre in atto
determinati comportamenti in grado di accrescere il rischio di insolvenza o di risultare
pregiudizievoli per i creditori.
4
Il rating dell'operazione viene ottenuto modificando il rating del prenditore in base alle
caratteristiche dell'emissione: per i prenditori con rating piuttosto basso l'entit� della correzione
pu� essere rilevante in presenza di titoli fortemente garantiti; per le imprese con rating elevato, al
contrario, il beneficio di avere un elevato tasso di recupero coattivo del prestito influisce molto
meno sul rating di quest'ultimo.
5
Italrating DCR spa, l'unica societ� italiana di rating, ha iniziato ad operare nel 1996; per
confronto, delle quattro maggiori agenzie di rating degli USA, Duff & Phelps � stata fondata nel
1932, S&P's nel 1922, Fitch IBCA nel 1913 e Moody's addirittura nel 1909. Recentemente le due
agenzie Duff & Phelps e Fitch Ibca si sono aggregate.
17
risparmiatori) una informazione altrimenti costosa per guidare le decisioni di
investimento; l'agenzia non ha rapporti creditizi con il soggetto valutato, ma solo
un rapporto fiduciario necessario all'analisi di affidabilit�. Al contrario, una banca
che attribuisce autonomamente il rating vuole valutare esclusivamente i propri
clienti o coloro che, potenzialmente, potrebbero diventarlo; a tale fine essa utilizza
informazioni pubblicamente disponibili ma anche informazioni riservate che
derivano dai propri rapporti con la clientela; le valutazioni costituiscono la base
delle decisioni di affidamento e della gestione dei rapporti in essere; i rating
interni non vengono resi pubblici e le caratteristiche dei sistemi che permettono di
ottenerli sono scelti dalla banca sulla base delle proprie possibilit� e delle proprie
esigenze.
I rating interni, intesi come semplice classificazione della clientela o delle
operazioni di credito in classi considerate omogenee rispetto al rischio, sono
diffusi da molto tempo e possono essere considerati una naturale evoluzione della
tradizionale metodologia di valutazione soggettiva e personale del merito
creditizio. Non tutti i sistemi di rating interno sono equivalenti e gli approcci
metodologici delle banche che utilizzano questi strumenti sono piuttosto
eterogenei; differenze sostanziali riguardano, tra l'altro, diversi aspetti
6
:
™ l'oggetto del rating (in alcuni casi il rating � collegato al rischio di
insolvenza della controparte, in altri all'operazione creditizia, in altri
ancora vengono determinati separatamente due rating);
™ la definizione di insolvenza e di perdita;
™ la stratificazione del portafoglio in classi di rischio (diversa a seconda
della capacit� dell'istituzione di differenziare i crediti in modo
significativo);
™ la distribuzione delle esposizioni nelle varie classi;
™ i fattori di rischio considerati (i processi di valutazione del rischio
possono essere qualitativi, quantitativi o basati prevalentemente su
elementi qualitativi, con tutte le possibili sfumature intermedie);
™ il periodo temporale di validit� del rating (in genere fisso su un
orizzonte di medio o lungo periodo, oppure pari alla scadenza
dell'operazione o stabilito caso per caso).
Negli ultimi anni le banche e le autorit� di vigilanza hanno avvertito la
necessit� di utilizzare sistemi di rating con caratteristiche di maggiore uniformit�
e basati su solide basi metodologiche, in particolare sempre pi� sull'analisi
statistica delle serie storiche. Un buon sistema di rating deve consentire di tenere
distinte le due dimensioni fondamentali del rischio di credito: il rischio di
insolvenza del prenditore di fondi e il rischio di perdita connesso con le
caratteristiche della singola operazione creditizia. Inoltre, nell'ottica di una
misurazione del rischio di credito a livello dell'intero portafoglio della banca, �
fondamentale la capacit� del sistema di quantificare il rischio di insolvenza
connesso con il singolo affidato mediante il calcolo di una probabilit� di
insolvenza e di esplicitare la perdita attesa associabile ad ogni operazione di
credito.
6
Laviola S. (2000).