Marella Antonio. Tesi di Laurea. Aspetti economici territoriali dell’industria agroalimentare
pag. 9
1.1 Condizioni fisiche o naturali
(per molti autori queste sono le “ condizioni geografiche per eccellenza “)
1.1.1. Distribuzione e articolazione delle terre e delle acque.
9 Geologia (stratigrafia e tettonica delle formazioni geologiche). Influisce sulla
distribuzione delle materie prime minerarie, delle culture ecc.;
9 Morfologia. Influisce sull’accessibilità alle materie prime minerarie, sulle
comunicazioni, sulla costruzione degli stabilimenti ecc.;
9 Forme costiere;
9 Vegetazione (spontanea e di cultura);
9 Popolamento animale;
9 Acque continentali. Determinante per la materia prima, quale sorgente d’energia, quale
via di comunicazione.
9 Clima. Determinate per la quantità e qualità della produzione.
9 Salubrità dell’ambiente fisico.
9 Infertilità del suolo (sembra che là dove il suolo è poco fertile la popolazione impianta
industrie) ( rif. [5], pag. 265)
Occorre aggiungere che se per alcuni versi le condizioni naturali hanno un’ovvia funzione
localizzatrice (come per esempio l’articolazione e l’estensione delle terre emerse e delle
linee costiere aiuta a definire i terreni disponibili per l’insediamento industriale;
l’altimetria dà la misura dell’accessibilità e dei costi di fabbricazione; i caratteri geologici
del terreno influiscono sull’accessibilità alle materie prime e così via) proprio l’industria ha
prodotto una crescente mobilitazione delle risorse e delle tecnologie per ovviare in larga
misura ai vincoli dell’ambiente fisico.
Rilevante resta, comunque, la disponibilità di acqua, come materia prima, come massa di
raffreddamento e come veicolo di scarichi industriali. Qui il senso del rapporto tra industria
e “natura” in molti casi si rovescia e viene visto piuttosto come problema di controllo delle
“esternalità negative” prodotte dall’industria. (rif. [4] pag. 195)
Marella Antonio. Tesi di Laurea. Aspetti economici territoriali dell’industria agroalimentare
pag. 10
1.1.2. Condizioni demografiche
¾ Distribuzione della popolazione (massa);
¾ Densità;
¾ Baricentro della popolazione (i cui effetti si sono notati particolarmente in fase di
spostamenti);
¾ Città (legge di correlazione fra urbanizzazione e industrializzazione);
¾ Razza;
¾ Credenze religiose e riti. (rif. [5] pag. 265)
E’ importante il duplice legame che esiste tra popolazione e industria, nel senso che la
prima fornisce e la seconda riceve la domanda di prodotti e l’offerta di forza lavoro.
Pertanto, al di là della distribuzione territoriale e della densità della popolazione, i fattori
che più conteranno saranno la dinamica demografica attesa (nel breve-medio periodo) e le
qualità socioeconomiche della popolazione: il sesso, l’età, il grado e il tipo di istruzione, il
settore di attività, le relazioni industriali (ad esempio, la sindacalizzazione) e così via.
(rif. [4] pag. 195)
1.1.3. Condizioni storiche culturali
¾ Sviluppo storico dell’incivilimento umano;
¾ Sviluppo storico dell’organizzazione politica (e in particolare delle sue manifestazioni
territoriali);
¾ Sviluppo storico dell’economia in generale;
¾ Sviluppo storico: a) dell’industria in generale; b) delle singole industrie;
¾ Tradizione (individuata come fattore storico particolare: a) per la persistenza di
industria; b) per la costituzione di industrie similari). (rif. [5] pag. 266)
L’industria è solo parzialmente un fenomeno di “rottura” rispetto alle condizioni socio-
territoriali preesistenti. La tradizione artigianale, l’organizzazione produttiva
preindustriale, anche al di fuori dell’attività manifatturiera, costituiscono sovente solide
occasioni per l’insediamento di un’industria moderna, appartenenti di solito ai settori per i
quali esiste localmente una cultura “endogena”. Inoltre certi rami di industria tendono a
persistere nei luoghi che sono loro tradizionali, sia per effetto di fattori localizzativi di
produzione (ad esempio, specializzazione del lavoro, consolidate relazioni interindustriali
Marella Antonio. Tesi di Laurea. Aspetti economici territoriali dell’industria agroalimentare
pag. 11
ecc.) sia per effetto del valore economico di “immagine” di prodotti aventi determinate
“origini” geografiche. Ciò è particolarmente vero per i prodotti dell’industria
agroalimentare. (rif. [4] pag. 196)
1.1.4. Condizioni topografiche
¾ Materie prime: I. a) site in luogo dato; b) localizzate a loro volta; II. a) ubiquitarie; b)
diffuse; c) localizzate o ubicate; III. a) nette; lorde o perdenti peso (Weber); IV.
a)principali; b) ausiliarie.
¾ Fonti d’energia;
¾ Consumo: I. a) in luogo finale; b) in luogo intermedio; II. a) ubicato; b) diffuso; c)
ubiquitario (anche in relazione alle possibilità pubblicitarie);
¾ Distanze rispettive;
¾ Trasporti: a) vie di comunicazioni; b) veicoli; c) organizzazione;
¾ Porti;
¾ Mano d’opera: I. a) quantità; b) qualità (particolarmente la manodopera già
specializzata); II. sua organizzazione politico-sociale; III. suoi tempi di ozio; IV.
complementarità familiare (rivelata specialmente con la mano d’opera femminile e
infantile);
¾ Capitale (teoricamente mobile quindi indifferente, come ubiquitario, entro una certa
area: influente tuttavia in senso regionale, cioè nel confronto fra un’area ed un’altra in
quanto alla sua massa totale, quindi al saggio di interesse);
¾ Conoscenze di imprenditorialità e di informazione manageriale;
¾ Rendita del terreno occupato (rendita di posizione). (rif. [5] pag. 266)
Si tratta dei fattori più complessi e più direttamente collegati con la natura stessa
dell’attività di produzione. Accanto ai fattori terra, lavoro, capitale assume rilevanza
primaria e insostituibile la “conoscenza”, produttrice di imprenditorialità e di informazione
manageriale. Le conoscenze soggettive sono prevalentemente influenzate dallo spazio che
ne determina intensità e diffusione. Il territorio è precisamente culla e contenitore della
formazione imprenditoriale e delle capacità innovative, non omogeneamente presenti in
esso ma addensate nelle aree più avanzate dello sviluppo industriale e delle località
Marella Antonio. Tesi di Laurea. Aspetti economici territoriali dell’industria agroalimentare
pag. 12
centrali. Inoltre occorre aggiungere che tra i fattori primi l’energia, in particolare, ha perso
il potere localizzatore che aveva avuto all’inizio dell’industrializzazione, nelle forme di
energia “termica” (da carbone) e “idrica” (da corso d’acqua), dopo che è iniziata la sua
distribuzione sotto forma di energia “elettrica”, che, a prescindere dalle materie prime che
la producono (carbone, acqua, petrolio, uranio ecc.) confluisce in “reti” vaste e
interconnesse (sovente persino internazionali) che la rendono estremamente mobile, al
netto delle dispersioni alle quali la rete è soggetta.
Inoltre, i trasporti odierni, multimediali e veloci, dal canto loro, hanno abbassato
moltissimo la soglia economica dell’accessibilità, sia nei confronti dei luoghi dell’industria
rispetto all’approvvigionamento e alla distribuzione, sia nei confronti dei luoghi delle
materie e dei mercati rispetto all’industria. Conclusivamente, i progressi tecnici hanno reso
più elastico il problema della localizzazione industriale. (rif. [4] pag. 196)
1.1.5. Condizioni tecnico – ingegneristiche degli stabilimenti
¾ Natura fisica dei luoghi fra i quali si opera la scelta;
¾ Costi del terreno (e rendita correlativa);
¾ Adattabilità di costruzioni esistenti;
¾ Possibilità di servizi comuni (es. “zone industriali”);
¾ Eliminabilità dei rifiuti. (rif. [5] pag. 266)
1.1.6. Leggi proprie dei processi di localizzazione.
¾ Tendenza al minimo costo unitario di produzione (in regime capitalistico al massimo
profitto unitario);
¾ Attrazione;
¾ Economie di agglomerazione e urbanizzazione;
¾ Deglomeramento;
¾ Formazione di proprie rendite;
¾ Divisibilità; a)tecnologica; b)aziendale; C) dell’industria; d) dei depositi; delle vendite;
¾ Interfluenza fra i fattori di localizzazione (legge boomerang di Wind);
¾ Imitazione (legge di Winid);
¾ Sostituibilità fra i fattori di localizzazione (Predohl);
Marella Antonio. Tesi di Laurea. Aspetti economici territoriali dell’industria agroalimentare
pag. 13
¾ Risulta (legge di Ross);
¾ Ausiliarità (di un’industria rispetto a un’altra);
¾ Inerzia (persistenza e ripetizione di localizzazione in stesso luogo: a) in senso
regionale; b) topografico);
¾ Espansione spaziale (legge di Ruhl);
¾ Sostituibilità di genere dell’industria. (rif. [5] pag. 266)
Stanno assumendo sempre più importanza le ”economie di agglomerazione e
urbanizzazione” cioè i vantaggi connessi ai legami che si possono instaurare tra attività
economiche correlate settorialmente.
Per quanto riguarda le economie di agglomerazione , vi sono innanzitutto, delle
connessioni di produzione: la presenza nello stesso luogo di diverse imprese dello stesso
settore induce una maggiore disponibilità di materie prime, di semilavorati, di manodopera
specializzata e di macchinari specifici; Esistono poi le connessioni di servizio: la presenza
di più imprese che operano nello stesso settore fa sì che siano presenti nello stesso luogo
anche imprese specializzate nella manutenzione degli impianti di quel settore. Infine vi
sono vantaggi derivanti da connessioni di mercato, primo fra tutti la presenza degli
acquirenti.
Accanto a queste connessioni dirette tra le imprese, esistono poi vantaggi di natura
indiretta che derivano dal particolare livello delle informazioni di natura tecnica e di
mercato presenti nell’area dove sono localizzate le imprese. Questa cultura industriale di
cui gratuitamente godono le imprese permette una rapida diffusione dei processi
tecnologici e innovativi e quindi potenzialmente una maggiore competitività. Questi
vantaggi si traducono sostanzialmente in riduzione di costi, innanzitutto di natura diretta
(quali ad esempio i costi di trasporto, delle materie prime, dei semilavorati ecc.). Più in
generale riducono i costi di transizione.
Infine tra i vantaggi indiretti va considerata la riduzione dell’incertezza derivante dalla
maggiore circolazione delle informazioni tecniche e di mercato, che ha un impatto diretto
non solo sulla efficienza (statica) del processo produttivo ma soprattutto sulla capacità
innovativa (efficienza dinamica) delle imprese.
Marella Antonio. Tesi di Laurea. Aspetti economici territoriali dell’industria agroalimentare
pag. 14
Le economie di urbanizzazione sono definite come esterne alle imprese ed esterne al
settore, esse riguardano cioè, i legami che si possono instaurare tra attività economiche di
settori diversi per il fatto di essere localizzate nello stesso posto.
Ad un certo punto queste economie si potrebbero trasformare in diseconomie, generando il
fenomeno della deglomerazione. Tra le diseconomie va segnalato soprattutto l’aumento
della concorrenza tra le imprese dello stesso settore che può produrre il crescere dei costi e
il deprimere dei prezzi (per esempio, la presenza di masse di lavoratori occupati nello
stesso settore fa aumentare il livello della specializzazione e, quindi, il costo del lavoro).
Nell’ambito delle economie di agglomerazione sono significative la cooperazione e la
formazione di consorzi. La cooperazione vede riuniti soggetti aventi lo stesso interesse per
l’esercizio in comune di un’attività economica; i consorzi associano più imprenditori che
hanno l’obiettivo comune di disciplinare o svolgere determinate fasi delle rispettive
imprese, pur svolgendo attività diverse ma complementari.
In ogni caso, l’associazionismo comporta vantaggi quali, ad esempio, la crescita
dimensionale ed economica (di conseguenza maggiore potere contrattuale, maggiore
capacità di effettuare investimenti in pubblicità, maggior marketing) e l’economia di scala.
La vocazione all’associazionismo, pertanto, può diventare di per se stesso fattore
determinante della localizzazione.
1.1.7. Condizioni politiche – sociali
Sono anche dette condizioni artificiali.
¾ Funzione politica della città capitale (agente anzitutto sul consumo);
¾ Basi navali e militari;
¾ Localizzazione d’imperio;
¾ Tributi e dazi: a) locali; b) preferenziali;
¾ Tariffe preferenziali nei trasporti;
¾ Premi e sussidi alla produzione;
¾ Pianificazione territoriale;
¾ Disciplina governativa degli impianti;
¾ Vulnerabilità bellica: a) per distanza dai confini; b) dalle coste; c) per altro;
¾ Volontà di equidistribuzione sociale territoriale;
Marella Antonio. Tesi di Laurea. Aspetti economici territoriali dell’industria agroalimentare
pag. 15
¾ Filantropia;
¾ Volontà d’autarchia (agisce sulla distribuzione internazionale);
¾ Specializzazione internazionale;
¾ Iniziativa e volontà individuale (ivi lo spirito di avventura, pioneerage);
intraprendenza;
¾ Residenza dell’imprenditore;
¾ Invenzioni;
¾ Pubblicità;
¾ Successo: in caso speciale, per esperimento di impianto-pilota;
¾ Caso (nella scelta fra luoghi indifferenti o ritenuti tali);
¾ Errore.
(rif. [5] pag. 266)
Questi aspetti assumono un peso crescente nelle decisioni di localizzazione, nella misura in
cui il problema microeconomico della scelta del luogo per l’insediamento produttivo è
divenuto politicamente rilevante sul versante dello sviluppo regionale, che ne consegue, o
non ne consegue in caso di mancata industrializzazione. L’obiettivo politico è di solito
quello di evitare “squilibri” interregionali conseguenti alla elevata concentrazione delle
industrie nel quadro di un sistema economico-territoriale dato. Peseranno sulle decisioni
imprenditoriali anche valutazioni extraeconomiche, legate alle scelte di un habitat di vita,
oltre che di lavoro (ad esempio il luogo della sua tradizione familiare, degli affetti).
(rif. [4] pag. 197)
Marella Antonio. Tesi di Laurea. Aspetti economici territoriali dell’industria agroalimentare
pag. 16
1.2 Un tentativo di classificazione dei fattori di localizzazione
Nell’elenco summenzionato non compaiono in posizione distinta né i fattori cosiddetti
geografici, né i cosiddetti economici, né i cosiddetti psicologici.
Tutti i fattori elencati agiscono infatti, a determinare un fatto di distribuzione spaziale e in
forza dei luoghi onde muovano la loro azione, quindi tutti in funzione geografica; come
tutti agiscono in un processo che ha ragioni e fini economici, in quanto si traducono in
termini economici (di “vantaggio” economico reale o presunto), quindi tutti parimenti in
funzione economica; come tutti infine sono psicologici, anche quelli non esplicitamente
denominati tali, in quanto debbono tutti filtrare attraverso la psiche dell’imprenditore o di
chi lo indirizza, per tradursi in un atto di scelta (scelta del luogo), cioè in un giudizio e in
una decisione, vale a dire influendo sulla ricettività e reagibilità della psiche di chi ha
operato, opera od opererà la scelta stessa.
Né compaiono in posizione distinta i fattori politici, perché essi, in parte compresi
nell’ultima categoria, a loro volta si costituiscono di tanti dei fattori fisici, demografici,
tecnici indicati, come si traducono in atti tendenti a mutare talune delle condizioni già
considerate, cioè a dar forma ad esse.
Come afferma il Toschi, il principio di una classificazione non può essere l’accidentale
distribuzione dei fattori nelle categorie di fenomeni, nelle quali per altri aspetti si trovano
inquadrabili, come quella utilizzato per disporne l’elenco.
Né è accettabile, per ragioni già esposte, la distinzione pur corrente di fattori economici e
fattori extra-economici e non economici di un fattore che è economico. E tanto più deve
rifiutarsi la distinzione fra fattori geografici e non geografici di un fenomeno che è di
geografia economica.
Il fondamento di una classificazione dei fattori di localizzazione deve risiedere nel modo
col quale essi agiscono nel processo stesso della localizzazione.
Nella natura tecnica della produzione industriale dobbiamo anzitutto cercare quali sono gli
elementi che possono influire sulla scelta del luogo dell’industria.
Questi elementi, in quanto siano in funzione della determinazione del luogo, li chiameremo
fattori tecnici della localizzazione.
Marella Antonio. Tesi di Laurea. Aspetti economici territoriali dell’industria agroalimentare
pag. 17
Essi sono anzitutto fattori esterni, che almeno sino ad un certo punto, possono considerarsi
dati, dati nella loro natura e nel loro luogo. Assumono tale funzione segnatamente i
materiali (materie prime ed energia), il lavoro e i mercati di collocamento del prodotto.
Essi agiscono sulla localizzazione particolarmente in ragione delle distanze, quindi delle
vie e mezzi di trasporto che consentano di superarle: possiamo riunire nel termine trasporti.
La specificazione “fattori che almeno sino ad un certo punto possono considerarsi dati”, sta
a significare che a differenza di quanto affermava il Weber (secondo cui i materiali, il
consumo e il lavoro sono già situati in luoghi definiti o puntiformi e di conseguenza anche
la localizzazione dell’industria avviene pure in luogo puntiforme), questi fattori hanno una
certa mobilità.
Ad esempio certi materiali sono distribuiti ad area più o meno vasta (particolarmente le
materie prime agricole) o a nastro (per esempio certe formazioni minerarie e le forze
idriche). Ancor meno fissi appaiono i luoghi di lavoro, in quanto il lavoro umano è per
definizione mobile anche se non quanto potrebbe ritenersi a prima vista, perché è trattenuto
da notevoli forze d’inerzia nei propri insediamenti. Ma si tratta soltanto di elevare la forza
di attrazione sino al limite di superamento di quelle forza d’inerzia, e il lavoro si sposta.
Nel campo dell’industria esso tende a spostarsi secondo i movimenti dell’industria stessa:
precede spesso la localizzazione, ma non di rado la segue.
Infine non è fisso il luogo di consumo. Anche quando configurabile a punti, esso segue gli
spostamenti della popolazione, del lavoro e dell’industria stessa. E in più pur esso possiede
una propria dinamica, in quanto i bisogni sono continuamente in incremento per quantità e
qualità e i bisogni non solo s’accrescono da soli, ma si creano, fine di una intensa
caratteristica dei tempi nostri: la “pubblicità”. I bisogni, quindi i consumi, infine, come
abbiamo già accennato, i trasporti agiscono in funzione delle distanze: i loro progressi
tecnici tendono a ridurne il valore tale da conferire sempre crescente potenza agli altri
fattori di localizzazione. Si può ritenere entro certi limiti indifferente la localizzazione.
Altri fattori tecnici sono quelli interni, fenomeni che influiscono sulla localizzazione
agendo ab interno, cioè come propri del processo produttivo industriale e in azione nel suo
seno. Essi agiscono attraverso l’organizzazione tecnologica e l’organizzazione economica-
tecnica (aziendale) delle imprese industriali. I loro effetti più perspicui sono di carattere
Marella Antonio. Tesi di Laurea. Aspetti economici territoriali dell’industria agroalimentare
pag. 18
generale in uno dei due sensi: concentrazione o dispersione (agglomeramento, diffusione,
disseminazione, ecc.).
Accanto ai fattori tecnici che importerebbero una certa localizzazione vi sono altri per i
quali la localizzazione si fa diversa.
Questi possono a loro volta avere una base tecnica, sia pure arbitrariamente interpretata, o
una base d’altra natura interveniente a modificare le condizioni tecniche in vista di un
diverso fine. L’importanza di questi fattori deriva dalla vistosità di fenomeni di persistenza
o ripetizione delle localizzazioni in determinati luoghi o loro immediati intorni, molte delle
quali non si giustificano in funzione meramente tecnica.
Abbiamo innanzitutto l’inerzia, un fenomeno che si è rilevato imponente, assai più di
quanto apparirebbe a prima vista, nel campo della localizzazione industriale.
Quando affermiamo che l’inerzia è determinante nelle decisioni degli imprenditori? Le
indagini confermano che, spesso, essi, a prescindere dagli studi preliminari sulla questione
del luogo, si lasciano guidare da elementi che premono direttamente sulla loro psiche:
l’esperienza (specialmente quella altrui), la tradizione (o esperienza consolidata),
l’abitudine, il misoneismo, il proprio habitat (luogo della tradizione familiare, degli affetti),
il bisogno di orientarsi verso le aree di cui hanno maggiore conoscenza (anche economica)
e nelle quali sono più conosciuti e il bisogno di investire i propri capitali. Questi vengono
classificati come elementi d’inerzia pura.
Si parla di inerzia indotta, quando, accanto ai primi, agiscono elementi esterni, quali la
vicinanza alle materie prime, pur se sfruttati da altri (inerzia dei materiali); la presenza di
mano d’opera tradizionalmente specializzata o a buon mercato (inerzia del lavoro); la
presenza di un buon mercato di collocamento (inerzia di mercato); la presenza di edifici
già adibiti a impianti industriali o facilmente adattabili (inerzia edilizia).
Abbiamo, infine, una inerzia tecnica: è quella che si manifesta nel processo di
agglomeramento, nelle industrie dei succedanei, dei sottoprodotti, dei prodotti
complementari; è, anche, quella che risponde con l’incremento della produzione
all’incremento del consumo del mercato già approvvigionato dall’industria preesistente.
Tutte sono, infine, esaltate nella loro azione dalla viscosità stessa che si oppone agli
spostamenti di localizzazione: viscosità di spostamento della mano d’opera, della sede
direttiva dell’imprenditore, dei sistemi concreti delle vie e mezzi di trasporto.
Marella Antonio. Tesi di Laurea. Aspetti economici territoriali dell’industria agroalimentare
pag. 19
A questo insieme di fattori, di valore negativo, fa riscontro un ulteriore insieme di valore
positivo: il filoneismo, lo spirito d’avventura, di pioneerage, di iniziativa e di
sperimentazione. Lo indicheremo col termine intraprendenza.
Questi insiemi di caratteri (inerzia e intraprendenza), solo in parte non tecnici, vengono
designati con il termine di fattori paratecnici.
Non-tecnici sono anche quei fattori essenzialmente collegati ad esigenze proprie della
società, esigenze non sempre immediatamente economiche (cioè che non appaiono tali
nell’istante in cui la localizzazione si attua), esigenze in particolare della “società
organizzata” cioè dello Stato.
Sono detti fattori politici. Essi si manifestano in tendenze che ne determinano anche la
varietà di forme e di effetti. Tendenze a loro volta sollecitate da due esigenze, ai quali
l’azione dello Stato è tenuta ad adeguarsi: quelle propriamente economiche e quelle sociali.
Le direttive della politica economica, pertanto, devono sempre coordinarsi con le direttive
della politica sociale.
Sul piano universale il fattore politico è mosso anzitutto dalla tendenza all’autarchia o
autosufficienza economica, tendenza propria di ciascuna società statuale. Sul piano
nazionale, cioè interno allo stato, l’azione del fattore politico è sollecitato ancor più
dall’esigenza sociale che da quella economica stricto sensu. Ne risulta, dal punto di vista
geografico, una tendenza all’equidistribuzione territoriale interna. Questo, naturalmente, là
dove lo Stato interviene, mosso dai propri fini politici, non dove o in quanto lo Stato agisce
esso stesso come imprenditore industriale. In questo caso occorrerebbe poter sceverare
quanto nell’attività specifica dello Stato (cioè nella determinazione delle localizzazioni)
derivi da finalità propriamente politiche e quanto da esigenze economiche. Come operatore
economico esso dovrebbe tendere al minimo costo di produzione; come ente politico, al
soddisfacimento delle “esigenze nazionali” (indipendenza economica dall’estero,
equidistribuzione interna ecc.).
E’ necessario ora vedere con quali modi i fattori politici effettivamente agiscono per
influenzare le localizzazioni industriali.
Due, in fondo, appaiono i mezzi possibili: la localizzazione d’imperio e la sollecitazione
dei fattori tecnici. Esiste anche una forma intermedia: il regime delle autorizzazioni
preventive per l’istituzione di nuovi impianti industriali, come iniziato in Italia con la legge
Marella Antonio. Tesi di Laurea. Aspetti economici territoriali dell’industria agroalimentare
pag. 20
3 gennaio 1933. L’atto d’imperio non è diretto, cioè non impone la costruzione di un
impianto e in un certo luogo; ma può essere indiretto, nel senso che non permette
l’istituzione dell’industria e, quindi, la sua localizzazione.
Il procedimento classico nei regimi economici liberi è quello che riguarda la sollecitazione
dei fattori tecnici. Con provvedimenti presi caso per caso o in seguito a una vasta
programmazione o pianificazione territoriale, come oggi si propone un po’ dappertutto, si
sollecitano i fattori tecnici a rendere conveniente la localizzazione tecnica mediante
9 l’installazione di “infrastrutture” a spese dell’erario (strade, porti, acquedotti,
fognature ecc.);
9 provvedimenti fiscali (riduzioni ed esenzioni di dazi, imposte, tasse per determinati
luoghi e fini), finanziari (aperture di credito, premi e sussidi), in materia di trasporti
(agevolazioni tariffarie sulle reti statali di comunicazioni);
9 ricerche di risorse naturali eseguite da organi dello Stato ecc.;
9 dazi “protettivi” e impedimenti vari alla importazione o all’approvvigionamento del
consumo da luoghi diversi da quelli voluti.
Marella Antonio. Tesi di Laurea. Aspetti economici territoriali dell’industria agroalimentare
pag. 21
Riassumiamo in tabella la classificazione dei fattori di localizzazione:
esterni
materiali
lavoro
consumo
trasporti
interni
aziendali
tecnologici
inerzia
intraprendenza
pura
indotta
tecnica
Fattori della
localizzazione
tecnici
paratecnici
non tecnici
(politici)
tendenza all’avvaloramento delle risorse
nazionali e locali
tendenza all’equidistribuzione territoriale
sociale
tendenza all’autarchia nazionale (e regionale)
La figura rappresenta il quadro generale dove si collocano, in quanto agiscono
presentandosi in funzione di uno di tali fattori essenziali, tutti i singoli elementi influenti
dell’elenco riportato al principio, che per distinguerli è meglio chiamarli agenti nel
processo di localizzazione.
(rif. [5] pp. 268-278)