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INTRODUZIONE
Questo lavoro si propone di indagare i vari aspetti che
contraddistinguono l’uso ricreativo di cannabis e non, tra i
consumatori.
Si è cercato, quindi, di provare a comprendere quali potessero
essere le motivazioni e l’immaginario di riferimento, gli aspetti
relazionali sottesi al consumo della sostanza.
A tal fine si è ritenuto opportuno descrivere dei cambiamenti e
dei conflitti che animano il giovane, durante il periodo
adolescenziale.
La possibilità di prendere in considerazione il contesto in cui
l’adolescente vive e cresce, permette di evidenziare alcune
tematiche che ne spiegano le motivazioni all’uso: gli effetti,
l’incontro con la sostanza e le implicazioni che questa può avere
nella vita del giovane.
Inoltre questo periodo dello sviluppo è caratterizzato dalla
sempre maggior rilevanza che va assumendo il gruppo dei pari.
Quest’ultimo permette al soggetto di avere un luogo dove
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potersi confrontare e condividere gli obiettivi della crescita.
Le diverse dinamiche gruppali, infatti, attraversano
l’adolescente e lo aiutano nel suo lungo cammino verso
l’indipendenza e il suo divenire adulto.
In questo quadro, la cannabis, come le altre droghe, si
configura come “un mezzo assai facile ed efficace per conseguire
obiettivi ritenuti importanti: per esempio, assumere l’immagine
vincente del trasgressivo, di chi non ha paura di sperimentare;
conquistare la stima dei pari, il cui giudizio spesso è tutto;
facilitare la socializzazione, superando paure e inibizioni;
abbandonare l’immagine di sé infantile e dipendente dagli adulti,
incapace di farsi valere nel mondo; sondare parti sconosciute del
Sé e, dunque, allargare la propria identità; oppure al contrario,
assecondare le dinamiche più immature dell’adolescenza; esaltarsi
nel superamento dei confini fisici e mentali; partecipare a un rito
collettivo assai eccitante” (Rigliano, 2004, p. 17-18).
In questa visione, l’uso di alcune droghe leggere, come la
cannabis, acquista un significato particolare, poiché i giovani
sembrano utilizzarla al fine di provarne piacere nel dividerla e
nell’interagire con gli altri.
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In una società, come quella odierna, in cui mancano “modelli
condivisi che accompagnino la crescita” dell’adolescente, è
diventato normale pensare che sia “giusto usare qualcosa per
raggiungere stati mentali positivi” (Rigliano, 2004, p. 12).
Il piacere o l’alterazione degli stati di coscienza, legati al
consumo di cannabis, sono intesi come un collante dal gruppo,
come una forma di condivisione di esperienze e vissuti.
Fumare cannabis in gruppo è un modo per aumentare e
facilitare la comunicazione, la distensione, lo scherzo, la complicità
tra i suoi componenti.
Si potrebbe dire quasi che la cannabis possa essere considerata
una droga “socializzante”, in grado di migliorare le prestazioni o le
prove relazionali che l’adolescente deve affrontare nel corso della
sua giovinezza.
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CAPITOLO PRIMO
GLI ADOLESCENTI ED IL GRUPPO
Il presente elaborato intende trattare l’adolescenza a partire
dalla definizione di quest’ultima, intesa “come una fase del ciclo di
vita, caratterizzata dalla realizzazione di compiti evolutivi”
(Maggiolini e Pietropolli Charmet, 2004, p. 11).
Da questo punto di vista, il vertice evolutivo guarda
all’adolescenza come un periodo caratterizzato da compiti fase-
specifici necessari a permettere al giovane il raggiungimento dello
status di adulto e la sua nascita come soggetto sociale (Maggiolini e
Pietropolli Charmet, 2004).
Nello specifico, si vuole guardare all’uso di cannabis come uno
dei tanti supporti psicologici che l’adolescente ha a disposizione
nell’attuale società occidentale (caratterizzata dalla mancanza di riti
di passaggio) per portare a termine i propri compiti evolutivi.
E’ bene sottolineare come trattare il tema dell’uso di cannabis
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tra i giovani significa contestualizzare il fenomeno all’interno del
periodo adolescenziale.
Quest’ultimo, infatti, è caratterizzato non solo dalla presenza di
cambiamenti fisici, emotivi, cognitivi e relazionali, ma anche da
una spinta esplorativa necessaria alla crescita evolutiva
dell’adolescente (Di Blasi, 2003, p. 27).
I giovani d’oggi ricercano attivamente e creativamente
esperienze originali che siano edificanti sia emotivamente che
intellettivamente per la loro individuazione e riorganizzazione di sé
ed anche per mettere in discussione i valori precedentemente
accettati (Di Blasi, 2003).
L’adolescente, mettendo da parte i vecchi investimenti
oggettuali che offrivano protezione e accudimento al bambino, si
spinge alla conoscenza del mondo esterno, attraverso cui riesce a
sviluppare nuove competenze e costruire nuove relazioni.
Tutti questi nuovi elementi lo aiutano nella costruzione e
ridefinizione della propria identità.
Ridefinire la propria identità in adolescenza “implica un
generale lavoro di lutto, nel trasformare gli oggetti di
identificazione infantili in oggetti perduti, così come tutta la
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propria identità infantile in una realtà che si perde” (Bonino, 1994,
p. 15)
1
.
Da questo punto di vista, uno degli elementi che sembrano
contraddistinguere l’adolescenza è il processo di costruzione di un
Sé più maturo, percepito come autentico, che gli permetta di
superare funzionalmente i diversi compiti evolutivi.
L’adolescente per giungere allo stadio adulto ed acquisire
maggiore autonomia, si trova a fronteggiare numerose
trasformazioni in settori differenti: i mutamenti fisiologici e
l’acquisizione del pensiero astratto o simbolico, la trasformazione
del rapporto con i genitori, l’inserimento nel gruppo dei pari e
l’acquisizione di nuove competenze che influenzano le modalità
con cui egli si accosta al mondo e costituiscono i fattori più
importanti nella costruzione del Sé e dell’identità (Pietropolli
Charmet, 2000, p. 11).
Tale percorso di crescita dell’adolescente necessita di un
processo di transizione dalla nicchia familiare al mondo sociale.
L’idealizzazione un tempo provata per i genitori viene ritirata e
l’individuo diventa capace di rinunciare all’onnipotenza magica
1
Definizione tratta da Bonino S., (1994), Dizionario di Psicologia dello sviluppo, Einaudi,
Torino, (cfr. voce: Aspetti psicodinamici dell’adolescenza).
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infantile.
Nel lavoro del lutto, necessario al distacco dalla famiglia e alla
rinuncia di un’immagine onnipotente di sé e dei genitori, non è solo
il figlio che dovrebbe riuscire a separarsi dai suoi vecchi
investimenti oggettuali (i genitori), ma anche i genitori stessi
dovrebbero riuscire ad elaborare questo distacco e riformulare la
relazione affettiva con il figlio.
Nell’adolescente, questo processo, che si alterna tra tendenze
separative e regressive, genera stati di confusione, di colpa e
d’angoscia.
Il separarsi, infatti, da parti di sé amate e sentite ancora utili,
costituisce un compito molto difficile per l’adolescente costretto a
realizzare il proprio processo d’individuazione e superare nuovi
compiti evolutivi.
Questi stati confusionali potranno scoprire nel gruppo un
contenitore adatto nel quale essere risolti
2
.
Da ciò deriva l’esigenza di costruire relazioni più profonde che
gli permettano di comprendere, tramite il confronto tra coetanei, le
proprie esperienze (Bonino et al., 1994).
2
Bonino S., (1994), Dizionario di Psicologia dello sviluppo, p. 15, Einaudi, Torino, (cfr. voce:
Aspetti psicodinamici dell’adolescenza).
_____11_____
Infatti la funzione che assume il gruppo di amici
nell’adolescenza sostituisce l’iniziale protezione familiare, aiutando
i ragazzi a staccarsi dalla dipendenza dei genitori ma al tempo
stesso fornendo un punto di riferimento su cui poter contare per
affrontare e risolvere i problemi e le difficoltà di una nuova vita
sociale (Gioè et al., 2001).
Durante l’adolescenza, la ricerca di una propria autenticità,
spinge il giovane “ad allargare il proprio mondo vitale, ad
incontrare vari tipi di persone, ad esplorare nuovi ambienti, a
conoscere e ad avere contatti con altre culture, e a mettere alla
prova i sistemi di valori conosciuti” (Bonino, 1994, p. 10)
3
.
L’allargamento del proprio mondo vitale fa si che
l’adolescente si rapporti con nuovi bisogni e nuove emozioni che
richiedono uno sforzo di attribuzioni di senso per non venirne
sovrastati.
3
Definizione tratta da Bonino S., (1994), Dizionario di Psicologia dello sviluppo, Einaudi,
Torino, (cfr. voce: Adolescenza).
_____12_____
1.1 L’adolescenza e il suo contesto
L’adolescenza quindi si configura come una fase critica nel
processo di crescita in quanto il giovane ha come compito quello di
riuscire a confrontarsi con il mondo sociale.
Alcuni autori (Maggiolini et al., 2004) sottolineano come tutto
ciò venga affrontato in maniera assolutamente “individuale tramite
processi di simbolizzazione metacognitiva a differenza di quanto
avveniva nelle società più tradizionali, in cui si realizzava in modo
preriflessivo e rituale, attraverso i riti d’iniziazione” (Maggiolini e
Pietropolli Charmet, 2004, p. 18).
Infatti i riti d’iniziazione (il superamento delle prove
scolastiche, il trovare un posto di lavoro, il matrimonio, la capacità
generativa, sancita dalla nascita del primo figlio) di un tempo, erano
una serie di rituali che “sancivano la transizione dall’infanzia
all’età adulta” (Crispi e Mangia, 2000, p. 117) dell’adolescente.
Questi riti mettevano in scena una “morte della morte: il
bambino deve morire all’infanzia per rinascere alla condizione di
adulto” (Pommerau, 1998, p. 113-114).