3
(Pais
1
, Baviera,
2
ecc.) è dunque un relitto anacronistico cui tuttavia
va riconosciuto il merito di avere stimolato gli storici del diritto ad
un approccio più fine ed attento nei confronti del racconto
tradizionale. E con questa nuova e più affinata sensibilità critica
debbono essere vagliati e interpretati i racconti di Polibio, Diodoro,
Dionigi, Livio, Cicerone e ogni altra fonte, perché tanto numerosi
quanto insidiosi sono i nodi da sciogliere, le problematiche da
affrontare, le contraddizioni più o meno latenti relative alla fase
decemvirale e agli istituti che incontreremo.
Innanzi tutto, accenniamo a due problematiche di carattere
generale.
La prima riguarda le vicende delle XII tavole e della
ricostruzione del loro testo. Noi non possediamo il testo definitivo
ed originario delle XII tavole. Queste sarebbero state distrutte
dall’incendio gallico del 387 e successivamente ricostruite e
1
Pais E., Storia di Roma. Dall’età regia sino alle vittorie su Taranto e
Pirro.UTET, Torino, 1934.
2
Baviera G., Contributo critico alla storia delle lex XII tabularum.
4
trasmesse a memoria. È già in questa prima fase che si verifica una
prima corruzione: vengono attribuiti ad esse istituti e norme più
antiche ovvero più recenti; spesso lo si evince dalle parole arcaiche
(“forctes et sanates”, “obvulgare”, “lessus”, “endo”, ecc.) ma è
comunque compito dei giuristi la ricostruzione sulla base anche di
altri elementi di varia natura (testuale, comparativa, storica,
archeologica, sistematica, ecc.).
Bisogna ancora aggiungere che le ricostruzioni moderne delle
dodici tavole derivano con molta probabilità dai Tripartita, opera di
Sesto Elio che cercò agli inizi del secondo secolo a.C. di mettere
ordine a quell’insieme di norme varie, non solo delle dodici tavole,
trasmesse confusamente dopo l’incendio gallico.
3
L’altra problematica cui si voleva accennare ha natura
completamente diversa da questa. Si tratta di un problema
abbastanza intricato che resta sullo sfondo dello scenario critico
ricostruttivo dell’epoca decemvirale: il mito romano. La fase
3
Così De Francisci, La legislazione decemvirale in Sintesi storica del diritto
romano, Edizioni dell’Ateneo, Roma, 1962.
5
decemvirale è un po’ sospesa tra il mito (la legge per antonomasia,
la fonte di ogni diritto) e la storia. Ciò accade perché il genio
romano, come nota M.Meslin
4
, è caratterizzato dalla riconduzione
dei temi mitici dal mondo degli dei a quello degli uomini. Ad
esempio le azioni riferite ad Orazio Cocliate e Muzio Scevola,
personaggi storici secondo la tradizione, sono in realtà presenti
nella mitologia germanica e attribuiti a un monco e a un orbo. Il
mito dell’avvenimento salvifico a Roma viene posto non tanto in
un’età primordiale, in un tempo - spazio extraumano e astorico,
bensì nella stessa storia di Roma. Nota il Dumezil
5
che “con una
straordinaria visione antropocentrica che non ha esempi nel mondo
indoeuropeo ma che non è lontana da quella dell’antica Cina, i
romani hanno attribuito ai loro antenati la fondazione della loro
città, i suoi progressi, le sue istituzioni sociali, giuridiche,
religiose”. Quindi di questa visione antropocentrica del mito
propria del genio romano bisogna tenere conto per capire se sia
4
Meslin M., L’uomo romano, Milano, 1981.
5
Dumezil, L’ideologie tripartie des Indo-Europeens, Bruxelles, 1958.
6
possibile che qualche istituto particolarmente significativo sia stato
attribuito alle dodici tavole quasi a volere imprimere ad esso un
crisma mitopoietico volto a sottolineare l’importanza che tale
istituto può aver avuto per il progresso della civitas.
Accanto a queste problematiche che abbiamo definito di portata
generale, altri interrogativi più specifici restano aperti, sebbene
come dicevamo all’inizio la veridicità storica di almeno un
decemvirato è indiscutibile e difatti indiscussa. Per fare degli
esempi ancora oggi ci si può chiedere se il decemvirato fu una
magistratura ordinaria ovvero straordinaria; se vi furono due collegi
decemvirali ovvero un unico collegio prorogato con rimpasti
nell’anno successivo; se la legiferazione fu compito esplicito del
decemvirato o fu conseguenza della sua istituzione; se venne messa
in vigore con una lex centuriata ovvero, in quanto lex data, la lex
XII tabularum traeva efficacia dalla delega legislativa di cui erano
muniti i decemviri.
7
Altri interrogativi ci riguardano più da vicino. Di essi avremo
modo di occuparci.
Certo è che le dodici tavole trattarono il diritto penale e
processuale nei cui campi, come dice De Francisci
6
, prima si
sviluppò l’intervento della civitas. A tale riguardo si ritiene quasi
unanimemente che l’ottava delle dodici tavole trattasse del diritto
penale e processualpenale, peraltro in maniera non esclusiva
(norme a carattere penale sarebbero poste anche altrove, nella nona
e nella dodicesima tavola ad esempio).
Ed infatti nelle ricostruzioni moderne (che attingono all’opera
di Sesto Elio, Tripartita, piuttosto che al testo originario e
definitivo) l’ottava tavola consta di vari precetti accomunati dalla
natura penalistica (uso di proposito questo termine più aperto
anziché il termine “criminale” che implica la natura pubblicistica
6
De Francisci, Sintesi storica, cit.
8
della materia, natura che è messa in discussione da Guarino
7
laddove si chiede se le XII tavole furono veramente “fons omnis
publici privatique iuris” come tramanda la tradizione ovvero se esse
si limitarono a questioni di diritto privato, di diritto processuale
privato, di diritto penale privato lasciando da parte i temi del diritto
pubblico, del diritto penale pubblico, cioè del diritto criminale
stricto sensu, e del diritto sacrale). Si tratta di precetti sull’omicidio
(tab. 8,24; Cic. Tull. 22,51)
8
; sulla frode al cliente (tab. 8,21; Serv.
Aen. 6,609 )
9
; sul rifiuto di testimoniare (tab. 8,22; Gell. 15,13,11)
10
7
Ci riferiamo all’intervento conclusivo al convegno di Copanello Lido, 3-8
giugno 1984, ”Diritto e società nell’antica Roma”, pubblicato in Atti del
convegno…, Napoli, 1988.
8
Cic. Tull. 22.51: “Quis est cui magis ignosci conveniat, quoniam me ad XII
tab. revocas, quam si quis quem imprudens occiderit?…Tamen huiusce rei
veniam maiores non dederunt; nam lex est in XII tabulis: SI TELUM MANUM
FUGIT MAGIS QUAM IECIT.” E ancora Cic. Top. 17,64: ”Iacere telum
voluntatis est, ferire quem nolueris, fortunae. Ex quo ARIES SUBICITUR ille
in vestris actionibus, ‘si telum manu fugit magis quam iecit’.”
9
Serv. Aen. 6, 609: “…’Fraus innexa clienti’. Ex lege XII Tab. venit, in quibus
scriptum est: PATRONUS SI CLIENTI FRAUDEM FAXERIT, SACER ESTO
DITI PATRI.”
9
e sulla falsa testimonianza (tab. 8,23; Gell. 20,1,53)
11
; precetti per
la repressione di fatti volti a turbare l’attività agricola come la
combustione di covoni o dell’ altrui abitazione (tab. 8,10; Gai. D.
47,9,9)
12
e le opere di magia a danno delle piantagioni (“fruges
excantare”: tab. 8,8a; Plin. N.H. 28,17;
13
“alienam segetem
10
Gell. 15,13,11: “Confessi autem aeris, de quo facta confessio est, in XII tab.
scriptum est. …Item ex iisdem tabulis id quoque est: QUI SE SIERIT
TESTATIER LIBRIPENSVE FUERIT, NI TESTIMONIUM FATIATUR,
INPROBUS INTESTABILISQUE ESTO.”
11
Gell. 20, 1, 53: “An putas, Favorine, si non illa etiam ex XII Tab. DE
TESTIMONIIS FALSIS POENA abolivisset et si nunc quoque, ut antea, QUI
FALSUM TESTIMONIUM DIXISSE CONVICTUS ESSET, E SAXO
TARPEIO DEIICERETUR, mentituros fuisse pro testimonio tam multos quam
videmus?.”
12
Gaio 4 ad XII Tab., D. 47,9,9: “QUI AEDES ACERVUMVE FRUMENTI
IUXTA DOMUM POSITUM COMBUSSERIT, VINCTUS VERBERATUS
IGNI NECARI IUBETUR, SI MODO SCIENS PRUDENSQUE ID
COMMISERIT; SI VERO CASU, ID EST NEGLIGENTIA, AUT NOXIAM
SARCITO DAMNUM SOLVITO IUBETUR AUT, SI MINUS IDONEUS SIT,
LEVIUS CASTIGATUR. Appellatione autem aedium omnes species aedificii
continentur.”
13
Plin., N. H. 28,17: “Non … et legarum ipsarum in XII tabulis verba sunt QUI
FRUGES EXCANTASSIT…”
10
pellicere”: tab.8,8b; Serv. ad Verg. ecl. 8,99)
14
; precetti sui sortilegi
e le pratiche di malaugurio ovvero, secondi alcuni, sulla
composizione di carmina diffamatori (“malum carmen excantare”:
tab. 8,1a; Plin. N.H. 28,2,10-17
15
; “occentatio”: tab. 8,1b; Cic. Rep.
4,12 ap. Aug.civ. 2,9)
16
; norme sulle lesioni personali distinte in
“membrum ruptum” (tab. 8,2; Fest. 5,50,3)
17
, “os fractum” (tab.
8,3; Paul. Coll. 2,5,5)
18
e “iniuria”, le violenze più lievi (tab. 8,4;
14
Serv., ad Verg. ecl. 8,99: “Atque satas alio vidi traducere messes. Magicis
quibusdam artibus hoc fiebat, unde est in XII Tab.: NEVE ALIENAM
SEGETEM PELLEXERIS.”
15
Plin., N.H. 28,2,10-17: “Questionis … est, polleantne aliquid verba et
incantamenta carminum. … Quid? Non et legum ipsarum in XII Tab. verba
sunt: ‘qui fruges excantassit et alibi: ‘QUI MALUM CARMEN
INCANTASSIT’.”
16
Cic., Rep. 4,12 ap. Aug., Civ.2,9: “Nostrae…XII Tab. cum perpaucas res
capite sanxissent, in his hanc quoque sanciendam putaverunt: si quis
occentavisset sive carmen condidisset, quod infamiam faceret flagitiumve
alteri…”
17
Fest. 550, 3 (L. 363): “talionis mentionem fieri in XII ait Verrius hoc modo SI
MEMBRUM RUPSERIT, NI CUM EO PACIT, TALIO ESTO.”
18
Paul. Coll.2,5,5: “INIURIARUM ACTIO aut legitima est aut honoraria.
Legitima ex lege XII Tab.: ‘qui iniuram alteri facit, V et XX sesterciorum
poenum subito’. Quae lex generallis fuit; fuerunt et speciales velut illa: ‘MANU
11
Gell. 20,1,12)
19
; le norme sul furto notturno (tab. 8,12; Macr. Sat.
1,4,19)
20
, sul furto diurno a mano armata (tab. 8,13; Cic. Tull.
21,50)
21
, sul furto flagrante (tab.8,14; Gell. 11,18,8)
22
, sul furto
FUSTIVE SI MANIFEST. OS FREGIT COLLISITVE LIBERO CCC, SI
SERVO CL POENAM SUNTO SUBITO SESTERTIORUM’.”
19
Gell. 20,1,12: “Ita de iniuria poenienda in XII scriptum est SI INIURIA
ALTERI FAXSIT; ALTERI VIGINTI QUINQUE AERIS POENAE
SUNTO.”
20
Macr., Sat. 1,4,19: “Non esse ab re puto hoc in loco id quoque admonere,
quod decemviri in XII Tab. inusitatissime ‘nox’ pro ‘noctu’ dixerunt. Verba
haec sunt SI NOX FURTUM FAX (TUM) SIT, SI IM OCCISIT, IURE
CAESUS ESTO. In quibus verbis id etiam notandum quod ab eo quod est ‘is’
non ‘eum’ casu accusativo sed ‘im’ dixerunt.”
21
Cic. Tull. 21, 50: FUREM hoc est praedonem et latronem, LUCI OCCIDI
vetant XII Tab. … NISI SE TELO DEFENDIT, inquit; ETIAMSI CUM TELO
VENERIT, NISI UTETUR TELO AC REPUGNABIT, NON OCCIDES.
QUOD SI REPUGNAT, ENDO(QUE)PLORATO, hoc est, conclamato, ut
aliqui audiant et conveviant. Quid ad hanc clementiam addi potest, qui ne hoc
quidem permiserint, ut domi suae caput suum sine testibus et arbitris ferro
defendere liceret?”
22
Gell. 11,18,8: “EX CETERIS autem MANIFESTIS FURIBUS LIBEROS
VERBERARI ADDICIQUE iusserunt (Xviri) EI CUI FURTUM FACTUM
EST, SI MODO ID LUCI FECISSENT NEQUE SE TELO DEFENDISSENT;
SERVOS item FURTI MANIFESTI PRENSOS VERBERIBUS ADFICI ET E
12
“lance licioque conceptum” scoperto a seguito di solenne
perquisizione (tab. 8,15a; Gell. 11,18,9)
23
, sui furti “concepti” e
“oblati”, che si verificano rispettivamente nel caso di refurtiva
rinvenuta presso un terzo in buona fede e nel caso di refurtiva
scoperta in presenza di testimoni ma senza la solennità della
quaestio lance licioque (tab. 8,15b; Gai 3,191)
24
, sul furto “nec
manifestum” (tab. 8,16; Fest. 162,14)
25
; precetti sul depositario
infedele (tab.8,19; Paul. Sent. 2,12,11)
26
, sulle sottrazioni del tutore
SAXO PRAECIPITARI; sed PUEROS IMPUBERES praetoris ARBITRATU
VERBERARI voluerunt NOXIAMQUE AB HIS FACTAM SARCIRI.”
23
Gell. 11, 18, 9: “EA quoque FURTA QUAE PER LANCEM LICIUMQUE
CONCEPTA ESSENT. Proinde ac si manifesta forent, vindicaverunt.”
24
Gai. 3, 191: “CONCEPTI ET OBLATI (furti) POENA ex lege XII Tab.
TRIPLI EST eaque similiter a praetore servatur.”
25
Fest. 162,14: “Nec coniunctionem … positam esse ab antiquis pro ‘non’ ut et
in XII Tab. est…item: ‘SI ADORAT FURTO QUOD NEC MANIFESTUM
ERIT… DUPLIONE DAMNUM DECIDITO’.”
26
Paul. Sent 2,12,11; Coll.10,7,11: “ EX CAUSA DEPOSITI lege XII Tab. IN
DUPLUM ACTIO datur, edicto praetoris in simplum”.
13
ai danni del pupillo (tab.8,20b; Tryuph. 14 disp., D. 26,7,55,1;
27
e,
scarsamente attendibile, tab.8, 20a; Ulp. 35ed., D. 26,10,1,2)
28
,
sull’usura (tab. 8,18a; Tac. Ann. 6,16
29
e tab. 8,18b; Cat. R.R.
1,1)
30
; precetti su ipotesi di danneggiamento alle cose come
l’abbattimento di alberi altrui (tab. 8,11; Plin. N.H. 17,1,17)
31
, il
pascolo abusivo (tab. 8,7; Ulp.41 ad Sab. D.19,5,14,3)
32
, il pascolo
27
Tryph. 14 Disp., D. 26,7,55,1: “Si ipsi tutores rem pupilli furati sunt,
videamus an ea ACTIONE quae proponitur ex lege XII Tab. ADVERSUS
TUTOREM IN DUPLUM, singuli in solidum teneantur.”
28
Ulp. 35 ad ed., D. 26,10,1,2 : “Sciendum est SUSPECTI CRIMEN e lege XII
Tab. descendere.”
29
Tac. Ann. 16,6 : “Vetus urbi fenebre malum et seditionum discordiarumque
creberrima causa, eoque cohibebatur antiquis quoque et minus corruptis
moribus. Nam primo XII Tab. sanctum NE QUIS UNCIARIO FENORE
AMPLIUS EXERCERET, cum antea ex libidine locupletium agitaretur.”
30
Cat. R.R. 1,1: “Maiores nostri sic habuerunt et ita in legibus posierunt furem
dupli CONDEMNARE FENERATOREM QUADRUPLI.”
31
Plin. N.H.17,1,17: “Fuit et ARBORUM cura legibus priscis, cautumque est
XII Tab. ut QUI INIURIA SUIDISSET ALIENAS, (arbores) LUERET IN
SINGULIS AERIS XXV.”
32
Ulp. 41 ad Sab., D. 19,5,14,3: “Si glans ex arbore tua in fundum meum cadat,
eamque ego immisso pecore depascam,…neque ex lege XII tab. DE PASTU
PECORIS, quia non in tuo pascitur, neque de pauperie…agi posse.”
14
notturno (reato molto grave, tab. 8,9; Plin. N.H. 18,3,12)
33
, i danni
causati da animali (tab.8,6; Ulp. 18 ad ed., D. 9,1,1,pr.).
34
Possiamo inoltre aggiungere alcune norme situate al di fuori
della tavola ottava: la norma sulla gravissima “proditio” (“hostem
concitare” e “civem hosti tradere”) contenuta nella nona tavola (tab.
9,5; Marc. 14iust. , D. 48,4,3); quella sulla collusione del giudice o
dell’arbitro con una delle parti in causa (tab. 9,3, Gell. 20,1,7);
quella sulla dolosa consacrazione della cosa controversa a
pregiudizio della controparte, contenuta nella dodicesima tavola
(tab. 12,4; Gai. 6 ad l. XII tab., D. 44,6,3).
33
Plin. N.H. 18,3,12: “FRUGEM quidem ARATRO QUAESITAM FURTIM
NOCTU PAVISSE AC SECUISSE PUBERI XII Tab. capital erat,
SUSPENSUMque CERERI NECARI iubebant, gravius quam homicidio
convictum; IMPUBEM praetoris ARBITRATU VERBERARI NOXIAMVE
DUPLIONEMVE DECIDI.”
34
Ulp. 18 ad ed., D. 9,1,1,pr.: “SI QUADRUPES PAUPERIEM FECISSE
DICETUR, ACTIO ex lege XII Tab. descendit, quae lex voluit AUT DARI
QUID NOCUIT, id est id animal quod noxiam commisit, AUT
AESTIMATIONEM NOXIAE OFFERRI.
15
Torneremo tra breve sul contenuto di questi precetti in sede di
esame delle posizioni dottrinali sulla legislazione decemvirale. Ci
proponiamo infatti di vedere che ruolo può avere avuto la
legislazione decemvirale per lo sviluppo della repressione criminale
più antica, come essa si inserisca e concorra all’evoluzione storica
del diritto penale romano.
E nel tentare questa via dobbiamo naturalmente passare in
rassegna e vagliare almeno alcune ricostruzioni che la dottrina
romanistica ha compiuto (Capitolo Primo).
In questo momento il nostro giudizio deve prescindere dal noto
dato ciceroniano di una norma decemvirale sul capite civis (Cic.
Leg. 3,11; 3,44, “de capite civis nisi per maximum comitiatum ne
ferunto”; “…de capite civis sogari nisi comitiatu maximo vetat…”).
Infatti comunque si interpreti la notizia ciceroniana (riferita
all’attività giudiziaria dei comizi ovvero, secondo la tesi del
16
Pugliese
35
, riferita ad un’attività legislativa), essa appare talmente
importante da incidere in maniera decisiva e clamorosa sul giudizio
critico storico relativo alle dodici tavole; non solo, ma è tale da
riscattare e ribaltare i giudizi negativi che dall’Illuminismo ai nostri
giorni hanno colpito il sistema romano dei delitti e delle pene (lo
stesso Mommsen non esitò a definire il diritto penale romano come
pessimo e in parte infame). Perciò di questo precetto ci occuperemo
ancora oltre (Capitolo Secondo) anche perché sarà l’occasione per
aprire un excursus sulla provocatio e sulla partecipazione popolare
all’attività di repressione pubblica dei crimina; excursus che non
sarà fine a se stesso, ma sarà fondamentale per trarre alcune
considerazioni proprio sul contenuto delle dodici tavole.
35
Pugliese, Diritto penale romano, in Il diritto romano,Arangio-Ruiz Guarino
Pugliese, Roma, 1980. In un primo momente Pugliese aveva aderito ad una tesi
diversa (in BIDR n.s.5, 1963).