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Introduzione
Ho scelto di scrivere questa tesi di laurea triennale in quanto mi è sempre interessato
capire gli avvenimenti storici, politici, sociali e economici dell’Italia, in special modo
della sua parte settentrionale, così da poter comprendere meglio la realtà in cui viviamo.
Mi sono concentrato sul partito della Lega in quanto causa e effetto della “questione
settentrionale”, primo partito a mettere in luce e a porre tale questione sulla scena
politica italiana.
Lo scopo della mia tesi è cercare di capire i motivi e le cause, nel limite del possibile,
che hanno contribuito a formare la “questione settentrionale”e il conseguente sviluppo e
affermazione della formazione leghista, cercando di visualizzare le specificità del Nord
da vari punti di vista, da quello economico, a quello sociale, fino ad arrivare a quello
politico.
Per poter studiare la “questione settentrionale” mi sono avvalso di varie fonti di
carattere bibliografico.
Nel capitolo I ho cercato di analizzare il quadro storico italiano degli anni ’80 e ’90 del
Novecento così da contestualizzare l’argomento specifico della tesi.
Ho diviso il capitolo in due paragrafi in modo da poter trattare due aspetti specifici di
questa fase: nel primo ho cercato di analizzare gli aspetti prettamente politici; nel
secondo ho puntato ad approfondirlo a livello socio-economico.
La parte centrale della tesi è il II capitolo che ho diviso in due parti. Nella prima ho
individuato le differenze generali tra Nord e Sud che caratterizzano il nostro Paese
dall’unità d’Italia in poi; nella seconda ho affrontato l’argomento centrale: “la questione
settentrionale”, cercando di capire le cause fondanti e le varie proposte di riforma
istituzionale susseguitesi nel corso degli anni ’80 e ’90.
Nella parte finale della tesi ho descritto il fenomeno leghista dalle sue origini sino alla
definitiva affermazione nel sistema politico italiano. Tale argomento è stato sviluppato
dividendolo cronologicamente in due fasi: gli anni ’80 e gli anni ’90.
Nel quadro degli anni ’80 descrivo la nascita del fenomeno leghista e i primi timidi
successi in campo politico; mentre relativamente agli anni ’90 mi sono concentrato sullo
sviluppo e affermazione elettorale della Lega fino ad arrivare alle vicende del nuovo
millennio.
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Capitolo I
Il contesto italiano negli anni ‘80 e ‘90 del XX secolo
1. Il quadro politico
Con l'inizio degli anni’80, tutti i principali partiti del sistema politico italiano
affrontarono nuovi processi di riforma. Nelle elezioni politiche del ’79, il Pci perse
consensi passando dal 34,4% dei voti del ’76 al 30%, mostrando l’impossibilità di
rimanere nell’area di governo attraverso il voto popolare. Questa diminuzione degli
elettori fu causata dal mancato superamento dell’ideologia di riferimento e dall’assenza
di un progetto che promuovesse una piattaforma politica originale e aggiornata. Ciò
venne confermato dall’ingresso dei comunisti nella maggioranza, tra il '78-'79, che non
portò a un processo di trasformazione sociale e di risanamento politico, così come
auspicato da molti. Il partito riuscì comunque a diventare sempre piø autonomo e critico
nei confronti del suo modello di riferimento, l’Urss. Tale spinta autonomistica venne
manifestandosi in diverse occasione, tra le quali le proteste contro l’Urss per la
repressione del movimento di Solidarnosc nel 1981. Tuttavia, le radici ideologiche
marxiste-leniniste del partito lo tennero agganciato al passato. Tale situazione si
modificherà solo con la caduta del muro di Berlino nel 1989, in occasione della quale
avverrà il completo abbandono della tradizione comunista. Fino ad allora la “terza via”
1
,
cioè una reale alternativa democratica, un’alleanza con i socialisti in funzione anti-Dc,
non avrà modo di esistere.
Come il Pci, anche la Dc attraversò negli anni ’80, una fase piuttosto delicata.
Nell’elezioni del 1979 la Dc riprese un certo distacco elettorale dal Pci attestandosi al
38,3%
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dei voti. Ciò le permise di superare il periodo di solidarietà nazionale e di
cercare “nuove alleanze”,che si concretarono per un decennio nella soluzione del
pentapartito, cioè l’alleanza tra Dc-Psi-Pri-Pli e Psdi. In questo periodo si aprì sempre
piø un divario tra le proposte politiche dei democristiani e la società civile, mostrato
platealmente dalla sconfitta del referendum abrogativo per la legge sull’aborto del
1
Di Michele, Storia dell’Italia repubblicana 1948-2008, Milano, Garzanti, 2008, p.284
2
G.Mammarella, L’Italia contemporanea 1943-1998, Bologna, Il Mulino, 2004, p.478
3
1981
3
, indetto dalle formazioni cattoliche. Questa sconfitta mostrò come la società
civile degli anni ’80 fosse sempre meno legata ai costumi cattolici e piø secolarizzata. Il
declino della Dc, sebbene non si fosse ancora manifestato in campo elettorale, si mostrò
chiaramente in occasione della costituzione del primo governo a non conduzione Dc,
con il repubblicano Spadolini che divenne, tra il 1981-82, il punto di equilibrio delle
varie correnti di governo. In seguito a questa sconfitta, la Dc promosse un rinnovamento
interno in modo da poter tornare ad essere al centro del panorama politico italiano. Il
primo passo in questa direzione si verificò nel 1981, quando si indisse una grande
assemblea degli esterni, cui parteciparono intellettuali del mondo cattolico e non, al fine
di promuovere il tanto auspicato rinnovamento. In questa direzione andava anche
l’elezione del nuovo segretario De Mita, esponente delle corrente dorotea, per tradizione
laboratorio intellettuale della Dc
4
. De Mita cercò fin da subito di rinnovare sia la
struttura dello Stato che quella del partito. Perseguendo il primo obiettivo, cercò di
introdurre accenti neoliberisti in ambito economico, contro l’eccessivo interventismo
pubblico e contro le non poche degenerazioni a cui stava andando incontro lo stato
sociale italiano. Tutto ciò venne sostenuto dalla nuova spinta neoliberale promossa a
livello internazionale dal presidente Usa Reagan e dal primo ministro britannico
Thatcher. De Mita, ad ogni modo, era a conoscenza del fatto che per promuovere tali
cambiamenti avrebbe avuto bisogno dei voti parlamentari del Pci. Di conseguenza,
operò un riavvicinamento nei confronti del Pci stesso, senza in ogni caso tentare
minimamente di sfociare nella riapertura di una nuova stagione di solidarietà nazionale.
Con queste proposte politiche, De Mita sembrava volersi candidare alla rappresentanza
dei ceti medi produttivi che stavano emergendo nella società italiana. Si pose in questo
modo in competizione con il Psi di Craxi e il Pri di Spadolini che, seppure con accenti
diversi, puntavano allo stesso obiettivo. De Mita, per affermare la sua visione politica,
cercò di abolire le correnti che formavano la Dc, promuovendo una rivitalizzazione
politica del partito attraverso il conferimento di incarichi di rilievo a persone a lui
fedeli. Ciò permise di ricollocare la Dc al centro delle dinamiche sociali, lasciando
tuttavia irrisolta la questione di un profondo rinnovamento del partito
5
. Il progetto del
3
P.Ignazi, I partiti italiani, Bologna, Il Mulino, 1997, p.29
4
S. Colarizi, Storia del novecento italiano, Milano, Rizzoli, 2000, p.473
5
S.Sabatucci e V.Vidotto, Storia d’Italia, l’Italia contemporane VI volume,Roma, Laterza,1999,p.194
4
leader democristiano venne messo alla prova alle elezioni del 1983 ed il risultato
deludente, cioè il 33% dei voti contro il 38% del ‘79, mise subito in discussione tutto il
suo progetto.
Le ragioni di tale sconfitta si rifacevano al fallimento della proposta politica demitiana e
riguardavano, proprio le scelte innovative operate dalla leadership, tra le quali il
rinnovamento di numerosi candidati alle elezioni. Tuttavia, un partito che si trovava a
presentarsi piø laico, conservatore-liberista, non seguendo i soliti meccanismi del
consenso su basi assistenziali e clientelari rischiava di perdere molti voti. Nonostante la
sconfitta elettorale, De Mita riuscì a rimanere a capo del partito. A risultare veramente
sconfitto fu proprio il rinnovamento della DC che cessava di essere perpetrato
ritornando ai vecchi metodi clientelari. Ciò portò la Democrazia Cristiana a recuperare
voti elettorali nelle elezioni dell’87 con un 34,4% e a riottenere la guida al governo, fino
ad allora in mano ai socialisti. Tuttavia, questo avvenimento non favorì il superamento
delle difficoltà in cui versava il partito cattolico. Quest’ultimo, infatti, non
rappresentava piø tutto il mondo cattolico (la percentuale del voto laico nella Dc era
stimata al 29% nel 1985), non era piø la sola a difendere il libero mercato, l’occidente e
la nazione dall’espansione comunista. Anche il controllo delle risorse pubbliche
dovevano essere divise con l’alleato socialista
6
.
Il vero protagonista degli anni ’80 fu il Psi di Craxi. Divenuto segretario nel 1976, puntò
fin da subito alla riorganizzazione del partito in modo da renderlo compatto, omogeneo,
attraverso la prevalenza della corrente autonomista. Grazie all’aiuto di De Michelis
riuscì a ringiovanire gran parte del partito portando ai vertici dello stesso, una nuova
classe dirigente. Con queste premesse il Psi puntava a rinnovarsi completamente
lasciandosi alle spalle l’ideologia marxista, cancellando perfino la falce e il martello dal
simbolo del partito, sostituendola con la tradizione riformista socialista-liberale di
Proudhon
7
. Il Psi si andava a configurare come partito postideologico che rompeva i
ponti con il passato, con un’immagine moderna, capace di intercettare i voti delle classi
emergenti legate alla sviluppo economico. Anche in ambito culturale il mondo laico-
socialista conobbe una grande fioritura in chiave anticomunista attorno alla rivista del
partito “Mondoperaio”. Craxi riuscì ad affermarsi come leader indiscusso grazie anche
6
Ibidem, p.213
7
A.Di Michele, Storia dell’Italia repubblicana 1948-2008, cit., p.291
5
alle sue scelte strategico-politiche. Infatti, verso la fine degli anni ’70, si andò
affermando un deciso avvicinamento tra i due maggiori partiti del quadro politico
italiano; una deriva bipartitica del sistema che rischiava di cancellare il potere politico
dei partiti minori, tra cui lo stesso Psi. Per trovare uno spazio di azione autonomo, il Psi
promosse una svolta adottando una strategia di alternativa di sinistra così da lasciare
aperta una eventuale alleanza con il Pci e mettere all’opposizione la Dc
8
. Questa
strategia durò sino alla conclusione della stagione della solidarietà nazionale e con essa
il pericolo del bipartitismo. Craxi, dopo aver personalizzato e affermato la propria
figura di leader carismatico all’interno del Psi, potØ così affermare il suo stile politico,
aggressivo e populista anche a livello nazionale sfruttando la situazione di rinnovato
bipartitismo imperfetto e puntando all’equilibrio/contrapposizione tra Dc e Pci, in modo
da far guadagnare un ruolo determinante alle forze laico-socialiste. La nuova strategia si
basava sulla critica netta all’ideologia comunista e sulla disponibilità alla collaborazione
governativa con la Dc. Il Psi diventò l’ago della bilancia del sistema politico italiano
non per un suo successo elettorale(alle elezioni del 1983 passò dal 9,8% del 1979
all’11,4%) ma per una perdita clamorosa di consensi da parte della Dc, la quale scese
dal 38,3% del 1979 al 32,9% del 1983. Grazie al suo potere contrattuale, Craxi riuscì ad
ottenere la carica di Presidente del Consiglio e per il partito numerosi Ministeri, (senza
dimenticare che, in quel momento, il Psi esprimeva con Pertini anche il Presidente della
Repubblica). Fu l’apogeo dei socialisti alla guida dello Stato italiano, ma anche l’inizio
del loro declino. Craxi formò un governo che durò tutta la legislatura e contrassegnò
questo periodo con una continua offensiva sia nei confronti della Dc che del Pci. Il Psi
si contrapponeva alla Dc candidandosi come il vero garante della stabilità governativa e
come forza moderna, efficientista e riformatrice: il tutto allo scopo di sostituire al centro
dello schieramento politico la stessa Dc. Questo sforzo si spinse soprattutto verso una
competizione per il “sottogoverno”, per l’occupazione di qualunque posto e risorsa
disponibile, tralasciando le residue resistenze morali in nome della vittoria sull’alleato
democristiano
9
.
Anche nei confronti del Pci, il Psi promosse una politica di forte contrapposizione,
attaccandolo sia sul piano teorico, demolendo i residui della teoria marxista ed
8
P.Ignazi, I partiti italiani, cit., p.46
9
G.Sabatucci e V.Vidotto, Storia contemporanea il novecento, Roma,Laterza,2006, p.345