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ABSTRACT
L’obiettivo della tesi è quello di fornire un’analisi del percorso di crescita economica
intrapreso dalla Cina, dalla nascita della Repubblica Popolare ai giorni nostri. Il lavoro
concilia uno studio di elementi socio-economici con le fasi del complesso sistema
politico che hanno caratterizzato l’iter storico del Paese. Dal regime comunista di Mao
Zedong si passa all’economia socialista di mercato di Deng Xiaoping: l’economia di
piano autarchica si converte in un’economia contraddistinta da un sistema misto tra
mercato e pianificazione, modello unico del popolo cinese. Le numerose riforme
economiche liberali hanno permesso al Paese di svilupparsi rapidamente e aprirsi al
commercio internazionale, favorendo la crescita degli investimenti dall’estero e verso
l’estero. Il tema degli investimenti è trattato con particolare riferimento all’Italia,
recentemente inserita in un progetto economico-politico di enorme portata, la Nuova
Via della Seta. A ciò si unisce una presentazione di altri programmi politici di Xi
Jinping, volti ad affermare nuovamente la Cina ai vertici dell’economia mondiale.
This work’s aim is to provide an analysis of the path of economic growth in the
People’s Republic of China, from its foundation to the present day. My job brings
together a study of social and economic items and the complex phases of political
system which marked the process of the Country. By Mao’s communist regime we
move on to Deng’s socialist market economy: the self-sufficiency planned economy is
converted into a mixed system economy marked by planning and market, only one of
the Chinese people. Several liberal economic reforms have enabled China to grow
quickly and open up to international trade, by promoting investment growth. The issue
of investment is addressed with a special focus on Italy, recently been included in a
huge economic policy, the New Silk Road. This is combined with other Xi’s political
agenda that means to affirm China at the top of the world economy.
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CAPITOLO I
IL QUADRO GEOECONOMICO
1.1 Geografia della Cina
La Cina, il Paese più grande dell’Asia e il terzo del mondo dopo Russia e Canada,
si estende per circa 5.200 km da Est a Ovest e per circa 5.500 km da Nord a Sud. Lungo
i suoi oltre 20.000 km di confini terrestri, confina a Nord con la Russia e la Mongolia, a
Nord-Est con la Corea del Nord, a Sud con il Vietnam, il Laos, il Myanmar e l’India, a
Sud-Ovest con il Bhutan e il Nepal, a Ovest con il Pakistan, l’Afghanistan e il
Tagikistan, a Nord-Ovest con il Kirghizistan e il Kazakistan. Lungo la sua linea
costiera, che si estende per oltre 14.000 km, si affaccia a Est sul Mar Giallo e sul Mar
Cinese Orientale e a Sud-Est sul Mar Cinese Meridionale.
Nella sua vastità, il territorio presenta un’ampia varietà di paesaggi e terreni, ma
una caratteristica che accomuna oltre il 70 % della regione è il fatto di trovarsi ad
un’altitudine superiore ai 1000m, indicando così il carattere prevalentemente montuoso
dell’intero Paese. I rilievi sono concentrati per la maggior parte nelle zone occidentali e
nordoccidentali: qui troviamo imponenti catene montuose, come Himalaya, Karakoram,
Tian Shan, Kunlun Shan e Altaj, formate dalle cime più alte del pianeta, quali Everest
(8848m), K2 (8611m), Lhotse (8516m) e Makalu (8463m). Alle alte montagne si
alternano i vasti altipiani, il più grande è quello del Tibet, ampio circa 4 volte l’Italia e
con un’altitudine media di 4000m, la sua parte occidentale, il Qiangtang, ha
un’altitudine media di 5000m ed è conosciuta come il “tetto del mondo”. Altri altipiani
sono l’altipiano della Mongolia, del Loess e dello Yunnan-Guizhou. Catene montuose e
altipiani si susseguono da Ovest fino alle zone più collinari e pianeggianti dell’Est:
fotografata dal satellite, la Cina assomiglia a una gigantesca scala che da Ovest digrada
verso l’Oceano Pacifico, secondo una struttura graduata del territorio, che dall’altipiano
del Tibet, primo gradino di questa scala immaginaria, passando per i sopracitati
altipiani, discende fino al livello del mare.
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Fig. 1.1 Morfologia della Cina. A Ovest troviamo le catene montuose più massicce e i
deserti. A Est le zone più pianeggianti e abitate.
Fonte: www.Deagostinigeografia.it. Data consultazione 16/11/2017.
Questo assetto morfologico fa sì che la direzione dei più importanti fiumi cinesi
sia verso oriente. Anche i corsi d’acqua sono tra i più lunghi del mondo, lo Chang Jiang
(Fiume Azzurro), è lungo 6.300 km ed è il primo fiume dell’Asia, lo Huang He (Fiume
Giallo), chiamato così perché durante il suo corso erode il terreno trascinando grandi
quantità di loess
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, che gli danno la caratteristica colorazione gialla, è lungo 5.464 km ed
è al sesto posto mondiale per lunghezza; altri fiumi importanti sono l’Amur (2.824km) e
lo Xi Jiang (1957km). I grandi fiumi formano anche vasti bacini idrografici: a Est
troviamo il bacino del Sichuan, a Ovest il bacino del Tarim, della Zungaria e del
Qaidam. In aggiunta a questi fiumi naturali, i cinesi sono intervenuti con la costruzione
di fiumi artificiali: nell’ anno 605, l’imperatore Yangdi ordinò la realizzazione del Gran
Canale della Cina, conosciuto anche come Canale Imperiale; è il canale più lungo del
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O löss, è una roccia sedimentaria di color giallo chiaro, porosa e tenera, costituita da frammenti finissimi
di quarzo, calcite, idrossidi di ferro e sostanze argillose, che il vento ha trasportato e accumulato su vaste
regioni peridesertiche.
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mondo e collega sia Pechino alla provincia dello Zhejiang, sia il Fiume Giallo al Fiume
Azzurro. Nonostante i fiumi siano numerosi e percorrano gran parte del Paese, la Cina
occidentale è caratterizzata da forte aridità per la presenza di regioni desertiche: a Nord,
circondate dalle catene del Kunlun e del Tian Shan, ci sono le distese sabbiose del
deserto di Taklimakan, nella provincia dello Xinjiang. Altre sono la Zungaria e la
Mongolia cinese dove troviamo il deserto del Gobi. Il territorio cinese, per le sue
caratteristiche morfologiche, si può quindi articolare in due parti distinte: una regione
occidentale, la Cina esterna, montuosa, arida e poco popolata, e una regione orientale, la
Cina interna, formata da sconfinate pianure, ampie zone collinari, lunghi fiumi e
densamente popolata. Nucleo originario dell’antico impero, questa regione è la Cina
vera e propria: qui si concentrano le risorse del sottosuolo, la maggior parte degli
abitanti e le principali città.
La suddivisione del Paese in due regioni vale anche per il clima, che si diversifica
in relazione alle differenti latitudini, altitudini e alla lontananza dal mare: nel settore
orientale prevale un clima freddo-temperato nella parte Nord, con estati calde e piovose
e inverni freddi e asciutti, temperato nel bassopiano centrale, sub-tropicale e tropicale
nella regione sud-orientale, che, attraversata dal Tropico del Cancro, è influenzata dalla
presenza dei monsoni; le piogge sono abbondanti in estate, le temperature medie sono
elevate e l’escursione termica annua è contenuta. Nel lato occidentale il clima è
continentale con forti escursioni termiche giornaliere e annue e assenza di precipitazioni
regolari soprattutto nelle aree desertiche. Nelle aree montuose invece il clima è sub-
artico e alpino, gli inverni sono gelidi, resi ancora più freddi dal soffio dei venti di
origine polare, che, non mitigati dal mare, rendono queste aree inospitali, non favorendo
così il popolamento.
L’ alta variabilità delle precipitazioni è una caratteristica del clima della Cina. La
regione più colpita è quella sud-orientale, dove la media annua supera i 1500 mm, anche
se in alcuni centri cadono più di 2000 mm di pioggia e in un unico giorno possono
caderne fino a quasi 300. Questi dati sono influenzati dall’elevata frequenza di tifoni,
che da maggio a novembre interessano le aree meridionali del continente. Le piogge
cadono in maggioranza nei mesi estivi, durante i quali sono molto intense, e, in luglio,
esse si spostano verso Nord, dove raggiungono valori compresi tra 500 e 1000 mm l’
anno. Nelle regioni distanti dal mare, le montagne impediscono ai monsoni di
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raggiungerle e le precipitazioni scendono sotto i 250 mm, mentre nelle aree desertiche
talvolta la terra non riceve una goccia d’acqua per anni. Nel bacino della Zungaria, le
precipitazioni sono più intense, grazie anche alla presenza di venti occidentali, nel
bacino del Tarim invece esse scendono sotto il livello dei 100 mm l’anno.
Fig 1.2 Precipitazioni medie annue. Si può notare come le precipitazioni diminuiscano
spostandosi da Sud-Est verso Nord-Ovest.
Fonte: it.climate-data.org. Data consultazione 16/11/2017.
1.2 Popolazione
La Cina è la nazione più popolata del mondo con 1,379 miliardi di abitanti (al
2016) e una crescita annua attuale dello 0,5 %. Nonostante l’elevato numero di abitanti,
essa complessivamente non è sovrappopolata, la sua densità media è infatti di soli 146,9
abitanti per km², ma circa il 90% di essi vive su soltanto un sesto del territorio
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nazionale, tanto è vero che vi sono enormi sproporzioni tra regione e regione: si passa
dai circa 2 abitanti per km² del Tibet agli oltre 2000 della municipalità di Shanghai
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.
L’alta concentrazione del popolo cinese prevalentemente nella regione orientale fa sì
che essi siano circa il 91,5 % del totale appartenenti alla stessa etnia, quella degli Han,
tuttavia esistono ufficialmente altri 55 gruppi etnici distinti, che rappresentano
minoranze, come ad esempio gli Zhuang, i Manciù, gli Hui, i Miao, i Tibetani, i
Mongoli, gli Uiguri ecc.. Essi si stanziano soprattutto nelle aree periferiche del Paese e
il loro grado di integrazione con la comunità nazionale è diverso da gruppo a gruppo;
alcuni, come gli Zhuang, i Manciù e gli Hui sono ben integrati, mentre altri, come gli
Uiguri e i Tibetani, hanno un forte senso di avversione verso la maggioranza. È molto
bassa la presenza degli stranieri, che costituiscono a loro volta una piccola minoranza,
essendo soltanto in 600.000 circa.
Fig 1.3 Gruppi etnici. Etnie presenti in Cina. Dato derivante dal censimento del 2010.
Fonte: www.Deagostinigeografia.it
L’ enorme crescita demografica che ha interessato la Cina si è sviluppata
maggiormente nella seconda metà del ventesimo secolo, quando, dai circa 550 milioni
di abitanti del 1950, è passata a circa 1,1 miliardi, raddoppiando il dato di partenza.
Possedendo circa un quinto della popolazione mondiale, il governo cinese ha
comprensibilmente manifestato grande preoccupazione per l’elevato tasso di crescita,
specialmente per quanto riguarda il consumo di risorse naturali, in costante diminuzione
da diversi decenni, ma anche perché questo fattore negli anni sessanta era considerato
un ostacolo allo sviluppo e alla modernizzazione. Il governo quindi ha cercato di attuare
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I dati riguardanti il numero di abitanti, il tasso di crescita e la densità di popolazione provengono dal sito
ufficiale della Banca Mondiale.
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una politica di pianificazione e controllo delle nascite nota come “politica del figlio
unico”, con l’intento di costringere le famiglie ad avere un solo figlio. Nel corso degli
anni la legge ha subito cambiamenti e variazioni, dalle sanzioni previste per la nascita
del secondo figlio all’attesa di un periodo di 4-5 anni tra un figlio e l’altro, fino
all’abolizione totale del 2015, a causa della drastica diminuzione delle nascite, che ha
causato un veloce e generale invecchiamento della popolazione. Queste misure
comporteranno un aumento demografico che si prevede in atto almeno fino al 2030,
quando il Paese toccherà una cifra pari a 1,415 miliardi
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, per poi calare nei decenni
successivi, probabilmente per il ricambio generazionale dovuto alla vecchia legge.
Fig. 1.4 Andamento della popolazione cinese dal 1950 ai giorni nostri e previsioni fino
alla fine del ventunesimo secolo.
Fonte: www.populationpyramid.net. Data consultazione 22/11/2017
La lingua ufficiale della Cina è il cinese mandarino, parlato da circa il 70% della
popolazione, in particolar modo dalla maggioranza dei giovani e delle persone adulte,
grazie alla creazione di un sistema educativo che negli anni ‘50 del ventesimo secolo ha
previsto nelle scuole l’insegnamento del mandarino standard. La dimensione del Paese e
la turbolente storia di alcune sue aree, tuttavia, hanno portato allo sviluppo di un alto
numero di dialetti e varianti a livello regionale e locale, particolarmente nelle zone di
confine e meridionali. Oltre ai dialetti e al parlato ufficiale, vi sono lingue riconosciute
dallo Stato come lingue delle minoranze, quali il tibetano in Tibet, il mongolo in
Mongolia interna, l’uiguro nello Sinkiang, il kazaco e il coreano. Esiste invece un unico
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Fonte: www.populationpyramid.net