ABSTRACT Cosa sanno le persone della mobilità sostenibile? Questo è un argomento
molto importante in un periodo storico come quello attuale, in cui i problemi
ambientali generano tante preoccupazioni. Per questo motivo, gli individui
dovrebbero essere adeguatamente informati e costantemente aggiornati.
Obiettivo di questa ricerca era quello di studiare gli aspetti comunicativi
inerenti il discorso sulle forme di mobilità alternativa, quindi capire cosa è di
pubblico dominio, cosa non lo è, e perché.
L’utilizzo combinato di due tecniche di ricerca, quali il focus group e la
somministrazione di trame associative, ha permesso di raccogliere risultati
soddisfacenti per gli obiettivi di partenza. Come si vedrà dai risultati, sono
diversi gli aspetti inerenti al trasporto sostenibile che necessitano di una più
accurata attenzione, non solo a livello organizzativo, ma anche comunicativo.
Questa indagine ha dimostrato come, nonostante la valutazione favorevole che
l’argomento riceve da parte del pubblico, ci siano ancora delle lacune sulle
quali intervenire per far si che il discorso sulla mobilità sostenibile diventi
prioritario per tutti.
Grazie alle opinioni e alle valutazioni che hanno fornito i partecipanti alla
ricerca, è stato possibile delineare un quadro più preciso di quelli che sono i
maggiori attori sociali coinvolti in questa situazione. Da una parte, ci sono la
pubblica amministrazione e i mass media, i quali hanno il compito sia di
intervenire con iniziative mirate, sia di comunicare stimolando l’interesse delle
persone ad informarsi e mobilitarsi personalmente. Dall’altra parte, ci sono i
cittadini che devono cercare le proprie strategie di mobilità sostenibile,
consone al proprio stile di vita e che siano a beneficio di tutti. Come si vedrà
dalla ricerca, affinché tutti gli attori sociali cooperino in questa direzione, c’è
ancora un po’ di strada percorrere.
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INTRODUZIONE Il discorso sulla mobilità sostenibile è tanto importante quanto attuale. Oggi
più che mai è di evidente impellenza, visto il delicato tema dell’inquinamento
prodotto dai veicoli privati i quali hanno raggiunto una numerosità davvero
allarmante. Infatti, la mobilità urbana rappresenta uno dei più gravi problemi
della società moderna e i danni conseguenti sono consistenti. Il
sovraffollamento di automobili nelle città di grandi e medie dimensioni, ha
conseguenze critiche dal punto di vista ambientale, ma anche da quello della
salute delle persone. Le politiche di sostenibilità ambientale hanno lo scopo di
conciliare il diritto alla mobilità con l'esigenza di ridurre i danni all’ecosistema.
L’obiettivo principale di questa ricerca è stato quello analizzare il tema della
mobilità sostenibile dal punto di vista degli aspetti comunicativi. Alla base
c’era l’interesse a misurare il livello di conoscenza sul tema da parte delle
persone; si voleva scoprire se ne sapevano qualcosa e, in caso, cosa sapevano.
La verità è che di mobilità sostenibile non se ne sente parlare quanto si
dovrebbe. Si vedrà dalla ricerca, come numerose persone siano poco informate.
Un altro obiettivo era quello di capire se il problema sta nella mancanza di
iniziative o se è la comunicazione a riguardo che è carente e poco efficace. Una
valida campagna comunicativa, invece, potrebbe far si che le persone si
sentano in dovere di ad operarsi personalmente in senso sostenibile. La
mancanza di sensibilizzazione da parte della popolazione, non si può certo
imputare completamente al cittadino, il quale da solo non ha forse una
cognizione precisa della realtà dei fatti. I potenti mezzi di comunicazione di
massa, hanno quindi un ruolo in tutto questo, quasi una responsabilità. Una
responsabilità che, però, è estesa sia ai cittadini sia alla pubblica
amministrazione.
Negli ultimi anni, comunque, s ono stati fatti dei passi avanti in tema di
sensibilità ambientale. Ora è bene capire se i programmi di intervento sono
sufficienti e se sono pubblicizzati nel modo adeguato. Per quel che concerne gli
atteggiamenti delle persone nei confronti della mobilità sostenibile, si potrebbe
dire che l’argomento abbia una positività “autoevidente”, nel senso che
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dovrebbe avere di per se un impatto favorevole sul pubblico. Questo perché la
salvaguardia dell’ambiente, con le politiche di trasporto sostenibile, va a favore
di tutti. E’ importante vedere se le persone sono interessate al tema e, se non lo
sono, è altrettanto importante capire da cosa dipende.
Questo lavoro si compone di cinque parti. Nel capitolo I si illustrano alcuni
degli studi esistenti relativi a forme di mobilità alternativa; questi si
concentrano principalmente sulla bicicletta come mezzo alternativo di
spostamento. Tuttavia, come si vedrà, le ricerche a riguardo non studiano la
questione da tutte le prospettive necessarie.
Nel capitolo II si approfondisce il tema della mobilità sostenibile. Si è
ritenuto necessario chiarirne il significato ed elencarne i diversi mezzi,
descrivendo i programmi di intervento attualmente in vigore. La
documentazione è avvenuta tramite previa consultazione di siti internet relativi
ad iniziative di mobilità alternativa e progetti messi in atto da comuni, province
e regioni. Essendo un argomento di attualità le informazioni si reperiscono
soprattutto tramite i moderni mezzi di comunicazione, difficilmente si trovano
sui libri. In televisione, e si vedrà dai risultati, la comunicazione sulla mobilità
sostenibile scarseggia. In modo più approfondito, si è osservata la situazione
della città di Roma, il luogo in cui si è svolta questa indagine. La scelta di
osservare le iniziative della Capitale deriva dal fatto che questa grande realtà
urbana ha necessariamente influenzato i contenuti emersi.
Nel capitolo III si illustrano gli obiettivi della ricerca e le scelte
metodologiche. Sono state impiegate due tecniche di ricerca; il focus group e la
somministrazione di trame associative. Il campione è composto da 83 soggetti,
e nel capitolo se ne indicano le caratteristiche. Inoltre, si illustra in cosa
consistono queste due tecniche e si spiegano come si sono analizzati i risultati
ottenuti. L'analisi si è servita sia di programmi di analisi statistica, sia
dell’ausilio delle trascrizioni delle discussioni dei focus group.
Il capitolo IV riporta i risultati e il relativo commento. Sono stati messi in
relazione i dati raccolti con le due tecniche di ricerca, cercando di avere una
visione d’insieme di ciò che i partecipanti pensano e sanno a proposito del
tema in oggetto.
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Nel quinto capitolo ci sono le considerazioni conclusive. La tesi si conclude
con le appendici in cui sono riportate le trascrizioni delle discussioni dei focus
group, e altro materiale di dettaglio inerente il lavoro.
Con questa ricerca, si è cercato di far luce sullo stato attuale delle iniziative
legate alla mobilità sostenibile, il livello di informazione in possesso delle
persone e il grado di attivazione dei media e della pubblica amministrazione,
alla ricerca di una più approfondita comprensione di attuali carenze e possibili
migliorie.
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CAPITOLO I
GLI STUDI SULLA MOBILITÀ ALTERNATIVA; IL CASO
DELLA BICICLETTA
Tra le varie forme di “mobilità alternativa”, la bicicletta è forse il mezzo su
cui si è svolto il più alto numero di ricerche. Non è facile trovare, in letteratura,
studi che si rifanno propriamente al discorso sulla mobilità sostenibile e ai
possibili interventi a riguardo. L’attenzione è stata rivolta principalmente
proprio all’utilizzo della bici quale possibile veicolo per la mobilità in città. Le
indagini sull’argomento, di origine internazionale, hanno però analizzato la
questione quasi esclusivamente da due prospettive: quella della salute e quella
della sicurezza. Questi studi esistenti, dunque, non forniscono una visione a
360° né della mobilità sostenibile, né della bici stessa.
La bicicletta è un mezzo di trasporto, ma è per sua costituzione anche un
modo di fare attività fisica ed è quindi a questo proposito che migliora la
salute. Poiché, però, molto spesso le persone non hanno il tempo per svolgere
quest’attività, alcuni ricercatori hanno proposto di inserire la bicicletta come
mezzo di trasporto per il quotidiano tragitto casa/lavoro. A questo proposito si è
svolto uno studio in Finlandia, in una città di medie dimensioni, in cui l’idea di
base era proprio quella di promuovere un’attività fisica giornaliera di moderata
intensità da svolgere negli spostamenti verso il lavoro o la scuola. La proposta
era di trasformare il pendolarismo giornaliero in un’attività sportiva,
incoraggiando la popolazione a recarsi a destinazione pedalando o anche
camminando. Questi comportamenti, se inseriti nella routine quotidiana,
possono trasformarsi in un’abitudine, cosa che ne permetterebbe una possibile
continuità temporale. Certo non mancano i vantaggi, quali la possibilità di
svolgere esercizio fisico, il risparmio economico, l’abbandono dell’automobile.
Ci sono anche dei deterrenti allo stesso tempo, come ad esempio le non sempre
ottimali condizioni delle piste ciclabili o pedonali e l’inquinamento che si
respira nella realtà urbana. Sempre nello studio svolto in Finlandia, e in seguito
pubblicato sulla rivista “ Patient Education and Counseling” , col titolo “ Daily
walking and cycling to work: their utility as health-enhancing physical
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activity” ( Oja, Vuori e Paronen, 1998) , è emerso proprio come siano le cattive
condizioni stradali uno degli ostacoli principali che rendono le persone restie a
muoversi in bici. Tuttavia, le potenzialità dell’adozione della bicicletta anche
per il solo tragitto casa /lavoro sono notevoli per chi prima conduceva una vita
sedentaria. Sempre secondo i dati dell’articolo di Oja, Vuori e Paronen , trenta
minuti di attività giornaliera incrementano l’attività aerobica e diminuiscono lo
sforzo cardiovascolare. Inoltre , è stata indagata la possibilità che siano i posti di
lavoro stessi a promuovere questa iniziativa; la promozione consisterebbe
nell’informare sui benefici e motivare. A sostegno di ciò, sono state
incrementate le strutture per il parcheggio della bici, e messe a disposizione
docce e camerini per cambiarsi i vestiti prima di iniziare a lavorare. Dai
risultati, è emerso come il programma sia stato valutato positivamente da tutti
gli impiegati. Per quanto però l’iniziativa possa ricevere valutazioni favorevoli,
è necessario che le condizioni oggettive per gli spostamenti in bici siano
appropriate.
A questo proposito si fa riferimento alle condizioni delle strade e delle piste
ciclabili e pedonali. Sempre per promuovere l’utilizzo della bicicletta, in
Giappone è stata svolta un’indagine che, tra le altre cose, ha osservato le
condizioni delle piste ad uso delle bici facendo confronti con i paesi europei
(“A Study on Measures to Promote Bicycle usage in Japan”, H. Koike, A.
Morimoto, K. Itoh, 2000). In Giappone i livelli di insoddisfazione dei cittadini
sono piuttosto elevati, dicono i dati della ricerca. Per evitare che le bici
restassero coinvolte in incidenti stradali con le automobili, è stata adottata la
politica di ospitare le biciclette sui marciapiedi. Così facendo, però, si sono
venuti a creare problemi indesiderati con i pedoni, i quali si sono trovati a
condividere la propria strada con i ciclisti. Inoltre, sui marciapiedi è stato
riscontrato il problema degli alberi lungo la strada, dei pali dell’elettricità e
quant’altro ostacoli la percorrenza. Un altro problema riguarda le condizioni
dell’asfalto, evidentemente malconcio. Così, a volte i ciclisti scelgono di
scendere dal marciapiede, affrontando però il pericolo delle auto. La
conclusione a cui si giunge è che è essenziale migliorare gli atteggiamenti delle
persone verso la bici per incrementarne il suo utilizzo, così come è necessario
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dare uno status legittimo alla bici all’interno dell’area del trasporto urbano.
Con la crescente preoccupazione per la sostenibilità della terra che si è
registrata negli ultimi anni, è necessario comprendere le potenzialità della
bicicletta per sviluppare un sistema di trasporto basato su di essa e che sia in
grado di favorirla.
Anche altri studi si sono occupati di come incoraggiare il ciclismo in
relazione ai benefici che esso può apportare alla salute. A Sydney si è svolta
un’indagine comunitaria a riguardo (“Current cycling, bicycle path use, and
willingness to cycle more”, Journal of Physical Activity & Health, 2010): l’idea
di base consisteva nell’incoraggiare il ciclismo per incrementare il livello di
attività fisica e la salute della comunità. Per questo, sono state condotte
indagini e nuovi interventi di ricerca. Come partecipanti allo studio, sono state
selezionate persone che vivevano entro due km di distanza dalle maggiori piste
ciclabili. Dalle loro risposte, è emerso un desiderio latente di andare più in bici,
spinti in qualche misura dal fatto di avere l’opportunità di usufruire delle piste
locali. Dunque, vivere relativamente vicino alle piste sembrerebbe
incrementare la probabilità che queste siano utilizzate e che ciò aumenti, a sua
volta, il desiderio stesso di usare più spesso la bici. Questo risultato dimostra
che, se nel concreto si offre alla gente l’attrezzatura per praticare il ciclismo,
allora c’è la possibilità che esso prenda piede. Solo che non sempre questo fatto
si verifica, perché non è sufficiente che le piste ciclabili esistano, devono anche
essere sicure e praticabili.
Trovare condizioni appropriate per andare in bicicletta rende sicuramente
più allettante per le persone utilizzare il mezzo stesso, e anche meno
pericoloso. La mancanza di attrezzature adeguate per il ciclismo è un ostacolo
alla diffusione della bici come mezzo di trasporto urbano. Questo non è l’unico
deterrente che gioca a sfavore della bicicletta. A Liverpool, è stato svolto uno
studio esplorativo su salute e ciclismo (Cavill e Watkins, 2007) pubblicato sulla
rivista “Health Education”. L’obiettivo era quello di indagare le opinioni che i
membri di alcune definite comunità avevano sul ciclismo. Questi risiedevano
vicino ad una pista ciclabile e pedonale in una zona un po’ deprivata della città.
La ricerca, che si è svolta con sei diversi focus group con persone di diversa
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età, ha riportato come anche la criminalità influisca spesso sull’uso della
bicicletta, poiché la gente teme addirittura di subire il furto del mezzo stesso.
L’esistenza di alti livelli di criminalità e comportamenti antisciali vicino alla
pista ha creato, così, un ambiente insano scoraggiando la gente del posto ad
esercitarsi nella zona. Questo studio ha importanti implicazioni per le agenzie
che hanno lo scopo di migliorare la salute pubblica attraverso il ciclismo, e
mostra la necessità di prendere in considerazione più ampie determinanti
ambientali e sociali accanto alle strategie di promozione più tradizionali. Si può
migliorare l’immagine stessa che la bicicletta ha nell’immaginario collettivo,
dando maggiore visibilità alla figura del ciclista come presenza più familiare e
diffusa nello scenario urbano. A questo proposito, sempre nello studio
esplorativo svolto nella città di Liveropool, si è prospettata la possibilità di
incoraggiare la circolazione in bicicletta organizzando delle passeggiate, o
delle corse, lungo le piste ciclabili e sponsorizzare gli eventi attraverso
campagne informative.
Come è stato detto all’inizio del capitolo, gli studi inerenti l’uso della bici si
sono concentrati solo su due aspetti relativi a questo mezzo, mentre le
implicazioni ambientali sono state piuttosto trascurate. L’altra prospettiva da
cui è stata studiata la bici, oltre a quella della salute fisica, è quella della
sicurezza. Questi studi si sono soffermati sui modi con cui rendere più sicura la
circolazione in bicicletta, portando l’attenzione sulle leggi che regolano l’uso
del mezzo stesso, per cercare di ridurre il tasso di incidenti che coinvolgono
spesso i ciclisti. Un esempio di questo genere di studi è stato svolto da Carrie
A. McCoy nel 2002, e in seguito pubblicato su Public Health Nursing. Secondo
il “Bicycle Helmet Safety Institute” (BHSI, 2001) negli Stati Uniti ci sono in
media tra i 50 e i 100 milioni di ciclisti e un crescente numero di persone usa la
bicicletta come mezzo di trasporto per il pendolarismo. I dati inerenti gli
incidenti che hanno visto coinvolti i ciclisti sono preoccupanti, con circa 746
incidenti mortali nel 2001. Circa il 90% di questi ciclisti non indossava il
caschetto di sicurezza. Sono stati studiati diversi comportamenti relativi
all’assunzione dei rischi da parte delle persone, ad esempio quelli legati al
fumo, ai disastri, alla guida, e all’attività sessuale. Anche l’uso della bicicletta,
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però, comporta i suoi rischi. Già nel 1998, McCoy aveva condotto uno studio
qualitativo esaminando il comportamento di guida e l’utilizzo di protezioni in
bicicletta. Secondo la teoria della percezione del rischio, a cui si rifà lo studio,
l’assunzione di comportamenti rischiosi è mediata dal rischio percepito nel
risultato del comportamento messo in atto. Se vi è un basso livello di rischio
percepito per l’esito negativo del comportamento, il comportamento può essere
tranquillamente svolto. Le credenze che le persone hanno nella propria
suscettibilità ai danni, sono le variabili chiave per comprendere come esse
prendono le loro decisioni. Lo studio di McCoy suggeriva di progettare dei veri
programmi di sicurezza per gli spostamenti in bici, affinché le persone
prendano tutte le precauzioni del caso.
Gli studi descritti fino ad ora, si sono focalizzati principalmente sugli aspetti
della salute e della sicurezza legati all’utilizzo della bicicletta. Spesso, però,
viene ignorato un altro aspetto, ovvero la componente affettiva inerente gli
atteggiamenti e le valutazioni che le persone hanno del mezzo stesso. Un
articolo che ha studiato la questione da questo punto di vista, è apparso su
Environment and Behavior nel 2007 col titolo di “ Affective appraisals of the
daily commute: comparing perceptions of drivers, cyclist, walkers, and users
of public transport” . Gli autori (Gatersleben e Uzzell, 2007) hanno analizzato
le valutazioni affettive sul pendolarismo giornaliero, cioè il tragitto che le
persone compiono quotidianamente per andare a lavoro. Si sono messe a
confronto le percezioni dei diversi utenti della strada, quindi automobilisti,
ciclisti, pedoni e utenti dei mezzi pubblici. Ad oggi, la maggior parte delle
ricerche si sono però limitate a studiare le valutazioni di automobilisti e utenti
di mezzi pubblici. Gli studi sulle esperienze affettive si sono spesso concentrati
sullo stress che comporta il pendolarismo. Gli automobilisti sembrano essere
quelli che più trovano stressante il proprio viaggio; le cause sono i ritardi, il
traffico e gli altri utenti della strada. Anche gli utenti dei mezzi pubblici si
lamentano dei ritardi e questo si traduce in stress e noia. I pedoni e i ciclisti
sono, invece, i più rilassati, perciò queste sembrano essere le migliori modalità
di viaggio da una prospettiva affettiva. Questi risultati hanno delle implicazioni
per le iniziative relative ad una politica di trasporto sostenibile, che mirino a
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