6
potenzialità, con una particolare attenzione sulle performing
arts.
L’interesse nei confronti del campo dello spettacolo è
motivato da un particolare status in cui si collocano gli artisti
esecutori.
Essi, a differenza dei cosiddetti artisti visivi, come il poeta, il
pittore, lo scultore o il musicista compositore, sono, di regola,
inseriti in una struttura aziendale o imprenditoriale, e pur
conservando i fondamentali caratteri dell’autonomia e
dell’originale creatività.
Questo vuol dire che l’attività del regista, dell’attore, del
cantante, del ballerino, si differenzia profondamente, perché
inserita nell’ambito di un’impresa di spettacolo a struttura
industriale e, concorrente verso un risultato collettivo ed
unitario; inoltre, necessita, dell’apporto di numerosi altri fattori
economici o finanziari, materiali ed umani, che rendono la
questione estremamente stimolante da un punto di vista
squisitamente economico.
7
CAPITOLO 1
LA PRESTAZIONE ARTISTICA
1.1 Cosa è l’arte e chi è un artista.
"Non esiste in realtà una cosa chiamata arte."
È con questa frase che Ernst H. Gombrich
1
apre il celebre
volume “La storia dell’arte”.
Credo riesca in tal modo ad inquadrare le problematiche che
emergono nell’affrontare in termini economici questioni dai
confini così labili e mutevoli.
Il concetto di arte è, infatti, assai elastico e relativo, e può
avere significati molto diversi a seconda del tempo, del luogo e
anche della persona che osserva.
In particolare oggi, con la perdita di alcuni parametri, quali
il concetto di bellezza classica, di aderenza alla realtà, di
espressività ecc....che per lungo tempo hanno in qualche modo
permesso di inquadrare con una certa omogeneità tutto ciò che
è stato definito “arte”.
Il discorso ora è sempre più complesso perché ci troviamo
di fronte a realtà deformate e travisate, modificate dall'artista in
un modo del quale non capiamo immediatamente le ragioni, nel
quale possiamo entrare solo accantonando preconcetti, abitudini
1
(1909-2001) studioso di storia dell’arte
8
e pregiudizi che ci fanno vedere il mondo secondo standard
collaudati e scontati.
Gli artisti hanno spesso del mondo una visione particolare,
ridefiniscono la realtà come stessero compiendo un viaggio di
scoperta attraverso cose nuove, percepite per la prima volta, e
seguirli vuol dire scoprire mondi mai immaginati ed affascinanti,
essere capace di abbandonarsi, non preoccuparsi di catalogare o
etichettare, accettare con curiosità il miracolo dell’arte.
Essi hanno ciò che si può definire il "vedere artistico", la
capacità di andare oltre l’ apparenza delle cose, di mirare
all’essenza della realtà mostrandone i pregi e i difetti.
E’ l'arte che permette di passare dalla percezione
all'espressione visiva, esprimendo una concezione dello spazio e
della realtà mediata dai sensi.
Poiché non esiste solo una lettura dell'opera d'arte basata
sul significato delle forme, ma anche sulla psicologia della forma
e della percezione, ecco che l'arte si pone come materia che
coinvolge il cervello, la mente, la psiche, la cultura
dell'individuo, la sua vita, la sua storia.
Non tutto ciò che l'arte ci propone entrerà, ovviamente,
nella Storia dell'Arte, perché gli avvenimenti diventano "storia"
quando si riesce a valutarne la portata, gli effetti ed i riflessi su
quanto viene dopo di loro.
Parlando del ruolo dell'arte nella storia dell'umanità e della
società civile, è inevitabile chiedersi quale sia il ruolo dell'artista,
perchè se è vero che non esiste una "cosa" chiamata arte, non
possiamo affermare altrettanto per l’ esistenza degli artisti e
delle loro opere.
9
Sono questi reali e di profonda importanza storica e sociale.
La dignità che circonda la figura dell'artista è
particolarmente sentita nel Rinascimento, periodo in cui il genio
di personaggi straordinari si concretizza nelle opere che
adornano i palazzi del principe o gli ambienti dedicati al culto,
con l'indiscusso riconoscimento all'arte di valori e significati al di
fuori della vita comune, arte come "qualcosa d'altro", arte come
“bello”, qualcosa di ben circoscritto: per secoli l'arte e l'artista
restano due realtà elitarie riservate a pochi, con specifici compiti
celebrativi o documentaristici.
Nell' '800, il raggiunto sviluppo tecnologico fa entrare in
crisi il ruolo fino ad allora ricoperto dall'artista, va alla ricerca di
nuovi significati e dà un grande contributo alla nascita del mito
dell'artista genio sregolato e solitario, “poeta romantico e
maledetto”, in concomitanza con la reale situazione di vita di
alcuni di essi, creando così uno stereotipo che finisce per
influenzare a lungo il modo di considerare chiunque sia dotato di
qualità creative.
La necessità di una definizione più precisa del ruolo
dell'artista sorge ad inizio '900, quando il diffondersi di uno
stato sociale post-industriale mette in discussione la tradizionale
figura dell'intellettuale, che rischia di venir vista con diffidenza,
emarginata e svalutata di fronte a priorità più concrete di
profitto, davanti la figura emergente del "tecnico", più integrata
nella società positivista che gestisce le risorse economiche, più
ben accetta, più comprensibile.
Le avanguardie del '900 contribuiscono notevolmente a
definire la posizione dell'artista nei confronti della società e della
10
storia, demolendo in gran parte il suo carattere elitario e
facendone un individuo calato nella realtà del suo tempo, non
più un sognatore perso nelle sue fantasie, un bohemien come
poteva venir concepito in epoca romantica, ma da una parte un
professionista integrato nel suo stato, dall'altra un sensibile
anticipatore del futuro, in grado di captare le esigenze del suo
tempo e svelarle a proprio modo al resto degli uomini : in
questo caso, pur alimentando il mito del genio incompreso,
viene riconosciuto all'artista il potere "oggettivo" di svelare
l'inconscio "soggettivo"e farsi interprete delle angosce
dell'umanità tutta, attraverso l'universalità linguistica dell'arte.
Ogni persona ha una nozione leggermente differente di
realtà, ma pochi sono in grado di racchiuderla e di esprimerla.
L’arte costituisce una parte di questo processo di definizione
della realtà.
Ogni sua opera, ogni sua azione di ricerca, diventa una
manifestazione del suo mondo, e ci permette di sperimentare
l’immagine dell’uomo così come quel creatore la concepisce.
Gli artisti hanno sempre assunto l’espressione della
soggettività della percezione e la visione individuale del mondo
come riflesso dell’esistenza.
L’artista è capace di trasmettere un’infinità inconscia
all’opera d’arte che manifesta tale immensità offrendosi ad
innumerevoli interpretazioni, come se infinite fossero le
intenzioni che l’hanno determinata.
Shelling, filosofo romantico (1775-1854) secondo cui l’arte
è al di sopra di tutto, anche della filosofia stessa, descrive
l’artista come “artista di genio in grado di attuare la piena
11
sintesi tra anima del mondo e materia: l'intuizione, il colpo di
genio, l'ispirazione, è infatti uno dei momenti più alti di quella
intelligenza della natura che si manifesta in ogni cosa, tale da
permettere di dominare la materia e farne scaturire, in essa,
quell'intelligenza non consapevole che normalmente rimane
celata”.
Anche Benedetto Croce (1866-1952), occupandosi di
estetica, parla dell’intuizione come potere proprio dell’arte, in
grado di assumere la forma autonoma di autocoscienza,
attraverso la fantasia che si esprime nella produzione di
immagini, per le quali è irrilevante l'essere o no reali.
Il tema della fantasia lo ritroviamo in Freud, secondo cui
l’artista ha le capacità di sublimare i suoi scopi irrealistici in idee
raggiungibili rivolgendosi al mondo della fantasia e riprendendo il filo
di Platone associa la creazione di una opera d’arte ad una
genesi magica, e delinea la figura dell’artista come colui che,
dotato di téchne, ispirato dalle Muse cade in una divina follìa (o
estasi) che lo avvicina alla sfera della creazione, e quindi del
divino.
“L'arte è per noi inseparabile dalla vita: diventa arte-azione
e come tale è sola capace di forza profetica e divinatrice” dice il
futurista F.T. Martinetti (1876-1944).
Ma sarà forse per l’attribuzioni di poteri divinatori e
rivelatori che oggi l’artista sebbene rivalutato e reso più reale è
nella nostra cultura ancora appartenente alla sovrastruttura
sociale, costringendo l’artista ad assumere una veste
trascurabile, e non di mero valore aggiunto allo sviluppo sociale.
12
Scopo della tesi sarà infatti mettere in luce il fatto che
l’analisi della situazione economica dell’artista è alla base della
conservazione, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale
del paese.
Ed è per questo che la società non ha solo il dovere ma
soprattutto l’interesse di sostenere questa categoria dato che il
ruolo che essi svolgono di miglioramento della qualità della vita
e di consolidamento della democrazia.
Fa riflettere infatti che nonostante la produzione e la
maggiore diffusione di opere artistiche e il sorgere di vere e
proprie industrie culturali, molti artisti vivono ancora in
condizioni di vita precarie e comunque non corrispondenti al loro
ruolo sociale.
13
1.2 La prestazione artistica e i vari criteri usati nelle
indagini economiche
Abbiamo parlato di cosa è l’arte e l’artista a livello
concettuale, ma non abbiamo risolto la questione altrettanto
ostica e più pratica, ossia “chi è e chi non è” un artista .
Stabilire una definizione precisa è importante ed essenziale
come presupposto per procedere alle diverse tipologie di analisi
inerenti l’impiego e i guadagni dell’artista e questo punto è fonte
di dibattito, in quanto l’espandersi della definizione può
cambiare la media del guadagno di un artista
Anche se in realtà la definizione non è sufficiente, perché
rimane ancora aperta la problematica sul chi includere o meno
dalla stessa.
A tal proposito esistono diverse teorie relative alle analisi
fino ad ora effettuate sul mercato del lavoro artistico.
Non esistono quindi criteri standard in quanto i criteri
esistenti dipendono dal tipo di analisi che si vuole eseguire e
dalla tipologia artistica oggetto della discussione.
A dir la verità le analisi fino ad ora effettuate nel tentativo
di stabilire la dimensione del mercato del lavoro culturale hanno
portato a risultati interessanti, ma non attendibili a livello
scientifico.
L’origine dell’incertezza viene dalla mancanza di uniformità
dei parametri considerati all’interno dei singoli paesi.
14
In occasione di un convegno internazionale organizzato a
Spoleto nel 1996 dall’Associazione per l’Economia della Cultura
sul tema “Nuove Frontiere per l’occupazione culturale in
Europa:il patrimonio, lo spettacolo, gli audiovisivi, come
laboratorio per nuove idee” si è rinunciato a quantificare la
dimensione del mercato del lavoro artistico perché nel tentativo
di una indagine preliminare i dati emersi presentavano
incompatibilità tra loro.
In Europa ci si riferisce generalmente a ciò che gli individui
dichiarano come loro lavoro principale.
Quindi gli individui, spesso impegnati in diverse occupazioni
dentro o fuori dalla sfera culturale sono considerati artisti a
seconda di quello che essi riportano essere la loro principale
risorsa di sostentamento.
Tuttavia nella suddetta ricerca emergeva che in Germania,
Francia, Italia e Gran Bretagna che oscillano tra i
cinquantacinque e i sessanta milioni di abitanti, gli occupati del
settore culturale all’inizio degli anni novanta risultava essere
rispettivamente : un milione e duecentomila;
quattrocentocinquantamila; centocinquantamila;
quattrocentomila.
Causa prima dell’evidente divario dei dati è da ricondurre
alla definizione amplissima di lavoro culturale tedesca.
Infatti alcuni paesi, tra cui la Germania, includono lavori
artigianali nel campo degli impieghi culturali, portando a un
numero eccessivo le stime in paragone con gli altri paesi.
15
In realtà nel tentativo di uniformare i diversi ordinamenti e
incoraggiare la tutela dell’artista, nella Raccomandazione del 27
ottobre 1980, l’Unesco stabilisce che è artista:
“ogni persona che crea o partecipa con la sua
interpretazione alla creazione o al rifacimento di opere d’arte,
che ritiene la creazione artistica un elemento essenziale della
sua vita, che contribuisce in tal modo allo sviluppo dell’arte e
della cultura, che è riconosciuta o che chiede di essere
riconosciuta in quanto artista , indipendentemente dal fatto di
essere o no legata da un vincolo di lavoro o di associazione” .
Il contenuto della Raccomandazione rimane ancora oggi il
testo principale di riferimento riguardante la condizione
dell’artista, ma la sua attuazione ha visto il coinvolgimento
effettivo di un numero ristretto di Stati.
Eccetto negli ultimi anni in cui il problema della precarietà
della condizione lavorativa artistica all’interno di una Europa che
è riuscita a realizzare il mercato interno e la moneta unica ed
auspica che gli Stati membri perseguano adeguate politiche in
campo sociale, fiscale, culturale ed educativo, per dare alle arti
e alla creatività il posto che meritano.
E per perseguire questo obiettivo, il 25 febbraio 1999 il
Parlamento Europeo ha approvato una relazione della
Commissione Cultura sulla situazione economica e sociale degli
artisti nell’Unione Europea.
Il processo di definizione di un quadro strutturale omogeneo
sarà molto lungo e intricato.
16
Molti studiosi si sono preoccupati di offrire un quadro chiaro
ed esplicativo della situazione generale degli artisti utilizzando
differenti approcci metodologici.
Bruno S.Frey e Werner W. Pommerehne nel loro libro
“Muses and Markets. Explorations in the Economics of the Art”
(1989) suggeriscono otto caratteristiche tramite cui individuare
l’artista:
1. la maggior parte del tempo viene speso nel lavoro
artistico;
2. la gran parte del guadagno deriva dall’attività
artistica;
3. il riconoscimento dell’essere artista da parte del
pubblico;
4. il riconoscimento dell’essere artista da parte degli
altri artisti;
5. la qualità del lavoro artistico prodotto (il che però
implica un ulteriore dibattito sulla definizione di qualità
artistica);
6. l’appartenenza a gruppi o associazioni di artisti
professionisti;
7. una qualificazione professionale nel campo dell’arte;
8. l’auto-riconoscimento dell’essere artista.
I primi due criteri sono oggettivi nel senso che possono
essere considerati tramite analisi sui dati.
I criteri tre, quattro e cinque trovano invece difficile
rispondenza nella realtà, dato che si tratta di prendere in
considerazioni giudizi opinionabili e soggettivi, che tra l’altro
necessitano di ulteriori discussioni.
17
Come i primi due, anche i punti sei e sette richiedono dei
dati facilmente ottenibili.
E’ comunque l’ultimo criterio ad essere adottato nella
maggior parte delle analisi inerenti il mercato del lavoro degli
artisti e ciò viene confermato dalla definizione fornitaci
dall’Unesco stesso.
Una valutazione generale sugli artisti comporta quindi
l’elaborazione di numerosi differenti criteri, come elencato da
Frey e Pommerehne (1989) : il criterio del “mercato” relativo
alla produzione di reddito da lavoro nelle arti, quello che
comprende i membri di associazioni di professionisti o sindacati,
gli aventi una qualifica di istruzione nelle arti e il criterio che
tiene in considerazione la valutazione di gruppi che
appartengono al settore.
Chiaramente questi criteri possono trascurare alcune
categorie artistiche o evidenziare problematiche piuttosto che
altre.
Joan Jeffri,
direttrice del Centro di Ricerca per l’Arte e la
Cultura alla Columbia University Teachers College, era
interessata alla definizione di professionalità e il focus del suo
lavoro, riguardante diverse categorie artistiche negli Stati Uniti,
era sia sull’auto-valutazione che sulla valutazione tra artisti
stessi. Agli artisti figurativi era richiesto di specificare i principali
motivi per definire se stessi e qualcun altro come artisti
professionisti.
I risultati delle analisi mostrarono che “l’istinto” fu il tipo di
classificazione più scelto.
18
Gli economisti, forse per evitare tale conclusione, sono
portati ad adottare un criterio di mercato, concentrandosi sul
primo e il secondo punto dell’analisi di Frey e Pommerehne .
Questo vuol dire che il criterio preso prevalentemente in
considerazione nelle varie analisi economiche è quello del
“tempo”, speso nel lavoro artistico e per il relativo guadagno.
Throsby e Mills (1989) hanno concentrato la loro attenzione
sugli artisti australiani, includendo nell’indagine gli artisti
performativi, i creativi e gli artigiani. Essi cominciarono con il
compilare una lista che includeva coloro che si autodefinivano
artisti in quanto membri di associazioni o sindacati e altri definiti
artisti esterni, ossia non appartenenti a suddette associazioni.
Lo step successivo dell’analisi furono le interviste telefoniche
effettuate con lo scopo di eliminare gli artisti che non avevano
praticato la loro arte nei precedenti 5 anni. Questa era la libera
interpretazione del criterio del mercato in cui non è richiesto che
l’artista sia praticante correntemente e costantemente.
Invece Filer (1986) praticò un più rigoroso metodo,
considerando artisti solo quelli i quali hanno successo nel senso
finanziario. Il suo studio si basò sui dati estrapolati dal database
del US CENSUS
2
, riguardanti tutto il campo della occupazione
artistica. Tali dati vengono ricavati dalla compilazione di
questionari che domandavano agli intervistati quale fosse la loro
principale occupazione nel senso temporale e di guadagno.
Questo metodo di identificazione della popolazione
artistica , similare ad uno adottato nel British Census of
2
Collezione di dati statistici sulle circostanza sociali ed economiche negli Stati Uniti
19
Population
3
, è stato utilizzato da Wassal e Alper
4
(1992) per
eliminare persone che potrebbero con altri criteri essere
considerati artisti.
L’analisi degli artisti in Galles (Towse 1992) come anche
un più recente studio scozzese espresso in occasione dello
Scottish Arts Council, ha utilizzato una varietà di fonti per
ottenere la popolazione artistica rilevante: membri di
associazioni artistiche e sindacati, liste de Arts Council e, negli
ultimi tempi, recenti diplomi di arte, di teatro e di scuole di
musica.
L’essere membro di associazioni professionistiche e
sindacati, il settimo criterio indicato da Frey e Pommerehne per
definire un artista, può, così come non può evitare
l’implicazione di un test di mercato o una valutazione tra pari.
Ma anche in questo caso bisogna tenere in considerazione
altri fattori, come i canoni di ammissione dei membri.
Coloro che sono ritenuti membri pieni dell’ Equity (ossia
del sindacato degli attori) hanno passato un test di mercato,
dato che prima di tutto, per ottenere l’appartenenza a pieno
titolo, devono avere lavorato un dato numero di settimane per
garantire all’associazione una minima percentuale di
pagamento. L’appartenenza provvisoria all’Equity, in ogni
modo, è conferita automaticamente per due anni sugli attori,
ballerini e chi ha frequentato una scuola riconosciuta dall’ente.
3
Collezione di dati statistici sulle circostanze sociali ed economiche in Gran
Bretagna
4
Professori alla Northeastern University di Boston, Massachusetts