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né, soprattutto, alla diffusione di una coscienza critica e di un corretto processo di
fruizione presso quel pubblico che essi stessi hanno creato o contribuito a creare.
Nella fase di ricerca e selezione del materiale abbiamo pertanto ritenuto opportuno
muoverci in tre direzioni. L’ambito di studio fondamentale della nostra tesi si è
rivelato, fin dal principio, la sociologia dell’arte, dottrina di cui abbiamo passato
in rassegna un’ampia gamma di saggi che, seppure con propositi differenti,
riservavano alle funzioni dei nuovi media una particolare attenzione; al contributo
prezioso di questi testi si è unito anche quello, specificamente critico, di Ernst
Gombrich, che verso la fine degli anni Ottanta manifestava già una decisa
preoccupazione per le conseguenze che le nuove tecnologie avrebbero avuto, di lì
a poco, sul mondo dell’arte.
In secondo luogo, si è reso necessario “aggiornare” le teorie di McLuhan,
imprescindibili ma un poco datate, con un best seller di grande fascino come
L’era dell’accesso di Jeremy Rifkin, considerato fra i testi più importanti dei
nostri tempi in ambito massmediologico.
Per completare il quadro, abbiamo optato infine per due saggi più strettamente
inerenti alla storia del nostro paese, il primo (La cultura sottile) incentrato sul
rapporto generico tra media e produzione culturale, il secondo (Avventure
dell’arte in tv) su quello assai più specifico tra arte e televisione.
A questo punto, è venuta delineandosi più chiaramente la struttura del nostro
lavoro: dopo una capitolo introduttivo sulla definizione di nuovi media e un
secondo dedicato interamente all’opera di McLuhan, il “cuore” della tesi è il terzo
capitolo, in cui il rapporto fra arte e media viene esaminato da tre principali
prospettive: arte sui media, ovvero il modo in cui l’arte del Novecento reca i segni
dei cambiamenti “ambientali” provocati dai nuovi media; arte attraverso i media,
ovvero l’impiego dei nuovi media nelle pratiche artistiche contemporanee
(impiego che trova la sua espressione più significativa nell’arte multimediale);
arte sotto i media, ovvero l’asservimento dei moderni mezzi di comunicazione
all’industria culturale, con tutta una serie di conseguenze provvidenziali per il
commercio, ma assai nocive al mondo artistico nel suo complesso.
La trattazione di quest’ultimo tema, cui è interamente riservato il quarto capitolo,
viene infine esemplificata nel case study, volto a dimostrare il dislivello tra i
prodotti discografici “moderni” promossi dai nuovi media, scarsamente
Arte mediata pag.9
significativi in ottica artistica, e quelli che, pur vantando un mercato assai più
limitato, riscuotono le approvazioni della critica “colta” e proseguono un percorso
evolutivo all’interno della ricerca musicale iniziato negli anni Cinquanta e mai
terminato. Per convalidare quest’ultima teoria, supportata in primo luogo da
conoscenze acquisite in precedenza, ci siamo serviti di un saggio dedicato al lato
propriamente economico del business musicale (I segreti del rock) e dell’opera
Post rock e oltre che, a prescindere dalla (relativa) specificità, rappresenta senza
dubbio uno dei testi di critica musicale più competenti e consapevoli degli ultimi
anni. Contributo fondamentale, in questo senso, ci è stato fornito anche da Piero
Scaruffi, fra i massimi critici italiani viventi, di cui abbiamo ripreso e citato
numerose riflessioni del suo sito web, pressoché unico per completezza e lucidità
di analisi.
In conclusione, ci sembra doveroso ribadire l’intento primario di questa tesi, che
si propone, al di là della dimostrazione di considerazioni e idee personali (forse
ampiamente condivise, ma non per questo riducibili a verità assolute), di portare
alla luce il problema di fondo, assolutamente attuale e oggetto di un crescente
interesse, delle profonde modifiche che i nuovi media stanno apportando, e
continueranno ad apportare, al concetto di “arte”.
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PREMESSA: DEFINIZIONE DI NUOVI MEDIA
Prima di intraprendere la trattazione vera e propria vorremmo chiarire il concetto
di nuovo medium, termine piuttosto comune, al giorno d’oggi, per definire i mezzi
di comunicazione elettronici venuti alla luce e sviluppatisi nel corso del XX
secolo.
Secondo McLuhan, la storia degli uomini sarebbe suddivisa in quattro epoche
fondamentali: “un’età dell’oro: non esiste la scrittura, si comunica solo
attraverso la parola. Un’età dell’argento: compare l’alfabeto e la parola scritta
sostituisce quella orale. Un’età del ferro: compare la stampa, l’umanità si
visualizza, si frammenta, si individualizza, l’uomo si specializza. Un’età
elettronica: l’uomo scopre che la scrittura è lenta e pesante, e si affida a quel che
vede e quel che sente. E’ l’età dei mezzi di comunicazione. L’uomo non pensa,
non scrive e non parla: comunica con i messaggi e lascia l’iniziativa ai mezzi che
portano e spostano i messaggi”
1
. In altre parole, i media dell’era elettronica o
elettrica avrebbero sancito la definitiva supremazia del mezzo di comunicazione
sull’individuo, incapace di prendere coscienza di quelli che McLuhan definisce
“cambiamenti ambientali” provocati dai media stessi, e quindi sottoposto al
condizionamento di una raffica di messaggi difficilmente controllabili. Questi
media elettrici di cui parla McLuhan sono il telegrafo, la radio, il cinema, il
computer e la televisione
2
; i “cambiamenti ambientali” consisterebbero invece, in
primo luogo, nell’introduzione di un nuovo modello “sferico” di conoscenza,
ovvero un tipo di cultura “uditiva” che riduce “il tempo e lo spazio a dei rapporti
su un unico piano, facendoci ritornare al confronto di rapporti multipli nello
stesso momento”
3
.
L’introduzione di questo nuovo modello di conoscenza avrebbe avuto, secondo
McLuhan, un impatto incalcolabile sulla cultura moderna, su cui non intendiamo
1
McLuhan, 1971 (pag.72)
2
Nel corso della trattazione ci occuperemo soprattutto di televisione, radio e computer, escludendo
il medium antiquato del telegrafo e quello, particolare, del cinema, che costituendo di per sé una
forma d’arte implicherebbe un approccio analitico differente.
3
McLuhan, 1960 (pag.36). In altre parole “la cultura elettronica accetta la simultaneità come
riconquista dello spazio uditivo. Dal momento che l’orecchio raccoglie il suono da tutte le
direzioni allo stesso tempo, creando così un campo sferico di esperienza, è naturale che
l’informazione trasmessa elettronicamente debba assumere questo modello a sfera”. (Ibid.;
pag.38)
Arte mediata pag.11
tuttavia dilungarci in questa sede. Basti sapere a tale proposito che i nuovi media,
sostituendosi ai mezzi di comunicazione tradizionale, si sarebbero imposti come
“nuovi linguaggi” provocando un radicale mutamento nei processi educativi.
L’inadeguatezza dell’individuo del Novecento a comprendere correttamente
l’insieme dei cambiamenti sopravvenuti, e a reagire di conseguenza, avrebbe
comportato secondo alcuni studiosi una “crisi della postmodernità”, specie nella
gestione dei rapporti umani
4
. A questo proposito, McLuhan giunge addirittura a
definire l’era elettrica come “una malattia”
5
.
Senza dilungarci oltre, ci limitiamo a precisare che, per questioni di comodità,
utilizzeremo spesso il termine generico media per definire i nuovi media appena
descritti, a meno che la distinzione tra termine generico e termine specifico non
divenga necessaria. Riguardo alla collocazione spazio-temporale dei concetti
espressi, laddove non specificato, ci riferiremo tendenzialmente a fenomeni (più
spiccatamente occidentali) propri della società contemporanea “civilizzata”,
iniziati e sviluppatisi nella seconda metà del Novecento.
4
Cfr. Rifkin, 2000 (pagg. 5 – 21; pagg. 152 – 153).
5
“Il primo effetto della tecnologia elettrica è stato l’ansia. Quello attuale sembra sia la noia. Siamo inizialmente
passati per le tre fasi – allarme, resistenza, spossatezza – che si verificano in ogni malattia e in genere di fronte a ogni
situazione critica, individuale o collettiva”. (McLuhan, 1960; pag.36).
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CAP.1. L’ARTISTA CONTRO LA SOCIETÀ DI PAVLOV.
“It [poetry] makes us the inhabitants of a world to
which the familiar world is a chaos”
(Percy Bysshe Shelley, A defence of poetry)
A prescindere da quanto brevemente riportato circa l’impatto che i nuovi media
avrebbero, secondo McLuhan, sulla società post-moderna, l’elemento focale delle
teorie dello studioso canadese risiede nel capovolgimento dei rapporti di causa-
effetto tra azione dei media e conseguenze sociali, o, più correttamente, nella
ridefinizione di tali rapporti e dei fattori primari in gioco. Dissociandosi
nettamente da tutti quei sociologi che si affannavano a stigmatizzare i contenuti
della nascente televisione come fortemente diseducativi, o di coloro che si
illudevano di risolvere il problema osteggiando le trasmissioni sempre più
“popolari” proposte dalla radio, McLuhan ha adottato la prospettiva opposta,
negando completamente il peso del contenuto e concentrandosi, al contrario, sulla
potenza dei “contenenti”. Questo assunto, fondamento di una buona percentuale
delle sue teorie più influenti e rivoluzionarie, è stato sintetizzato dallo studioso
nella celebre formula “il medium è il messaggio”: “[…] solo incidentalmente, per
così dire, un tale medium è un mezzo specializzato per trasmettere significato o
designazione. A lungo andare, per tali media o macromiti, l’azione sociale che
svolgono è anche, nel senso più complesso, il loro messaggio o significato”
6
; e
ancora, più chiaramente: “l’effetto dei media, come pure il loro ‘messaggio’, sta
propriamente nella loro forma e non nel loro contenuto. Il loro effetto formale è
sempre subliminale per quanto riguarda le nostre idee e i nostri concetti”
7
.
6
McLuhan, 1960 (pag.37)
7
Ibid. (pag.39)
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In altre parole, l’avvento stesso di un sistema mediatico completamente nuovo ha
come conseguenza immediata e, per così dire, “superficiale” alcuni cambiamenti
culturali dovuti all’introduzione di nuovi contenuti ma, come conseguenza meno
evidente e ben più radicale, un potente effetto rimodellante sull’apparato
sensoriale dell’individuo e, quindi, in ultima analisi, sul suo pensiero
8
. D’altro
canto, secondo McLuhan, convinto sostenitore di una teoria che definisce i
secondi come estensioni dei primi nella realtà esterna, il rapporto che lega i nostri
sensi ai mass media, di qualunque genere essi siano, è tutt’altro che empirico.
Sebbene, come vedremo più dettagliatamente in seguito (cap.3.1), McLuhan
esprima nei suoi scritti l’idea ricorrente che gran parte delle correnti artistiche del
Novecento rifletta in qualche modo le caratteristiche strutturali e i processi dei
nuovi media, egli segnala come sia la pittura cubista di Braque e Picasso ad aver
intuito più compiutamente l’importanza del medium in sé a scapito del contenuto,
e ad averne offerto un brillante paradigma figurativo: “[…] il cubismo,
mostrando in due dimensioni l’interno e l’esterno, la cima e il fondo, il davanti e
il dietro eccetera, rinuncia all’illusione della prospettiva a favore dell’immediata
consapevolezza sensoria del tutto. Cogliendo in un unico istante la
consapevolezza totale, ha improvvisamente annunciato che il medium è il
messaggio”
9
. Non a caso, commentando un saggio di Kahnweiler su Picasso,
Gombrich riporta una significativa affermazione secondo cui “il cubismo fu
l’autentica espressione del suo tempo, ma solo una minoranza riuscì a capire gli
artisti, a penetrare nel loro mondo. Non saranno mai molti coloro che sapranno
entrare in sintonia con queste opere d’arte”
10
. Allo stesso modo, sostiene
McLuhan, troppo poco l’individuo del ’900 ha saputo “entrare in sintonia” con il
medium in quanto mezzo, e non in quanto contenuto, e per questo ne è stato
sopraffatto. Credendo di poter controllare la trasmissione dei messaggi, ha finito
per assuefarsi completamente ai media proprio come quell’africano che, pur non
8
Cfr. anche Qvortrup: “E’ ben noto che l’introduzione della prospettiva lineare avvenuta col
Rinascimento, ha influenzato il modo in cui noi esperiamo il nostro ambiente: noi osserviamo il
mondo dal punto di vista dell’essere umano individuale che sta al centro del mondo. Altrettanto
generalmente, si assume che la narratività filmica –ad esempio, il punto di non ritorno, la
mitologia del ‘cavaliere solitario’, ecc. – influenzi il modo in cui noi osserviamo l’ambiente
sociale, ad esempio, lo scenario politico” (Qvortrup, 1998; pagg. 155 - 156).
9
McLuhan, 1964 (pag.21). Qvortrup, definendo l’arte del ’900 “policentrica”, definisce il cubismo
come l’esperienza artistica dove viene articolata “l’ideologia centrale del policentrismo”; non a
caso, secondo lo stesso autore, il percorso artistico intrapreso dal cubismo è culminata in tempi
recenti nella computer art e nell’arte multimediale (L. Qvortrup, 1998; pagg. 166).