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INTRODUZIONE STORICA
Nel corso del XV secolo, la Repubblica veneta iniziò la propria espansione verso la
terraferma veneta e friulana: infatti, durante lo scontro tra Venezia e l’imperatore d’Ungheria
Sigismondo, contro il quale la Serenissima si era impegnata in una campagna militare, iniziata nel
1418 e conclusasi nel 1420, l’esito finale fu la conquista del Friuli da parte veneta
1
. I vari territori
sottomessi dalla Serenissima Repubblica determinarono la formazione di uno Stato notevolmente
importante a livello europeo, sia in campo economico che militare.
Venezia era suddivisa in Stato da Terra, ripartito in dodici zone territoriali: padovano, vicentino,
bellunese, veronese, bresciano, bergamasco, cremasco, feltrino, trevigiano, polesine, il Friuli e l’Istria.
All’interno di quei territori, le zone di confine avevano ottenuto una certa indipendenza dalla città-
capoluogo
2
. Altra ripartizione dei territori veneziani era quella dello Stato da Mar, con centro a Zara;
la Serenissima aveva seguito lo sviluppo delle colonie greche: la madrepatria si accresceva intorno a
centri di rilevante interesse commerciale e militare, che seguivano l’organizzazione dello stato
d’origine
3
.
L’occupazione del Friuli risultò strategicamente molto importante per Venezia: quella regione
infatti, rappresentava la cerniera tra Veneto e Stiria, Carinzia, Vienna, Breslavia, fino a Cracovia;
grazie a tale annessione la Serenissima si era garantita sbocchi nelle grandi vie commerciali, oltre ad
assicurarsi una più efficace difesa dei possedimenti in terraferma
4
.
Nel 1516, a seguito della stipulazione del trattato di Noyon, la Repubblica di San Marco perdeva
l’alta valle del fiume Isonzo a favore della contea di Gradisca e Isonzo, asburgica, mentre
Monfalcone rimaneva veneta.
L’organizzazione dei territori conquistati da Venezia prevedeva che venissero inviati nei territori
due nobili veneziani: il Podestà o Pretore, che generalmente aveva competenze in materia civile, ed il
Capitano o Prefetto che svolgeva funzioni militari. In alcune città, un esempio su tutti è rappresentato
da Udine, si provvide alla nomina di governatori.
I rapporti tra la Serenissima e le province apparentemente erano rimasti immutati, in realtà gli
statuti delle varie realtà territoriali subirono delle trasformazioni sancite dal Senato veneto; i
cambiamenti apportati determinarono un maggior accentramento del potere da parte di Venezia.
1
ALVISE ZORZI, Una città, una Repubblica, un Impero Venezia 697-1797, Milano, Arnoldo Mondadori, 1980, p. 250.
2
IVONE CACCIAVILLANI, Le autonomie locali nella Serenissima, Limena, Signum Verde, 1998, pp. 25-26.
3
WILLIAM HARDY MCNEIL, Venezia il cardine d’Europa 1081-1797, Roma, il Veltro, 1978, p. 56.
4
PIER SILVERIO LEICHT, Breve storia del Friuli, a cura di Carlo Guido Mor, Udine, Libreria editrice Aquileia, 1970,
p.195.
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Tra gli effetti di tali mutamenti si registrò la riduzione del potere riconosciuto ai Consigli
cittadini: i nobili, che fino a quel momento avevano ricoperto in modo esclusivo gli incarichi
all’interno di questi ultimi, ora svolgevano tali funzioni insieme al popolo. Provvedimenti di siffatto
genere provocarono la protesta di diversi centri ed il governo veneto decise allora di aumentare il
numero dei nobili chiamati a partecipare a tali Consigli
5
.
In epoca veneta in Friuli si registrò un’apertura del Parlamento, istituzione sorta nel corso del
XIII secolo, che aveva visto fino a quel momento l’adesione esclusiva da parte del Patriarca di
Aquileia, di altri prelati e feudatari che a vario titolo erano chiamati a prendere decisioni. La
Contadinanza (la massa dei contadini liberi), solo a partire dal XV secolo, fu coinvolta nella
partecipazione a tali attività
6
.
Nonostante alcune aperture registrate nel corso del predominio veneto, in Friuli continuò a
permanere un sistema arretrato, feudale che non modificava tutte quelle restrizioni personali verso le
masse dei contadini, cui neanche la Contadinanza aveva saputo far fronte.
Tale status quo perdurò fino a quando, alla fine del XVIII secolo, non scoppiò il conflitto tra gli
Asburgo e la Francia Repubblicana.
Nel febbraio 1797, gli austriaci fissarono il loro quartier generale a Udine, cui seguì una fuga
frettolosa per l’arrivo dell’esercito francese condotto da Napoleone Bonaparte e la destituzione del
Luogotenente Mocenigo nel maggio dello stesso anno, che rappresentava Venezia in Friuli
7
.
Il Friuli durante la dominazione francese venne ripartito in tre Dipartimenti:
1. a sinistra del Tagliamento con la municipalità principale a Udine,
2. a destra del Tagliamento con la municipalità principale a Sacile,
3. in Carnia con la municipalità principale a Tolmezzo.
A partire dal 6 giugno i territori a sinistra del Tagliamento vennero ulteriormente divisi in undici
Distretti (ognuno con una propria municipalità).
Il 16 giugno 1797, Napoleone con un proclama stabilì l’organizzazione della terraferma,
decretando un partizionamento dei territori in Dipartimenti e Distretti: il Dipartimento del Friuli
comprendeva un territorio che andava dal fiume Livenza sino a Monfalcone
8
.
5
MARINO BERENGO, La società veneta alla fine del ’700, Firenze, G.C. Sansoni, 1956, pp.1-43.
6
ALVISE ZORZI, Una città, una Repubblica … cit., p.174.
7
LUCIA STEFANELLI - ROBERTA CORBELLINI - EURIGIO TONETTI, La provincia imperfetta. Il Friuli dal 1798 al 1848,
Udine, Accademia di Scienze Lettere e Arti di Udine, 1992, pp. 13-14.
8
LILIANA CARGNELUTTI - ROBERTA CORBELLINI, Udine Napoleonica. Da metropoli della Patria a capitale della
provincia del Friuli, Udine, Arti Grafiche Friulane, 1997, pp. 15-18.
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Nelle ripartizioni territoriali create dai francesi, al vertice si trovava il Dipartimento, amministrato
dal Prefetto, garante dello Stato centrale, e da un Consiglio costituito da 23 membri: gli organi
preesistenti (quali il Parlamento della Patria del Friuli) furono soppressi. I Dipartimenti vennero
ulteriormente suddivisi in Distretti, quindi in Cantoni ed infine le istituzioni di più piccole
dimensioni: i Comuni, retti dai Podestà
9
.
I Dipartimenti più grandi furono ripartiti in unità più piccole: il Dipartimento di Passariano per
esempio, fu diviso in quattro Distretti (Udine, Tolmezzo, Gradisca, Cividale). Udine mantenne un
ruolo centrale sia in ambito amministrativo che diplomatico. Altre riforme furono stabilite durante
l’amministrazione francese: le cariche delle strutture territoriali diventarono elettive; istituzione degli
uffici di Stato civile per la registrazione di nascite, matrimoni e decessi o trasferimenti di sede (in
precedenza, i parroci registravano tali atti); abolizione dei privilegi feudali ed abolizione dei titoli
nobiliari
10
.
Questa era la situazione creatasi in Friuli prima del 17 ottobre 1797, quando si stipulò il trattato di
Campoformido, firmato da Napoleone, generale dell’esercito francese, e da Luigi Cobenzl,
plenipotenziario dell’imperatore austriaco. Con la ratifica di tale accordo, il Friuli venne ceduto
all’Austria, insieme ad altri territori veneti fino all’Adige, mentre la Francia riceveva parte dei Paesi
Bassi.
Il 9 gennaio 1798, gli austriaci s’insediavano in Friuli e già a partire dal giorno successivo,
furono assunte decisioni che cancellavano quanto stabilito dai francesi in precedenza: soppressione
delle municipalità, ripristino dei privilegi feudali, capillare sistema di censura sulla stampa.
Nel marzo 1799 si riaprivano le ostilità tra la Francia e l’Austria, si giunse quindi al trattato di
Luneville, firmato il 9 febbraio 1801, e in tale occasione furono ripristinati i confini sanciti dal
trattato di Campoformido; tale situazione rimase inalterata fino al 1805
11
. A partire da tale data, i
francesi occuparono nuovamente il Friuli l’Austria dovette privarsi dei territori a destra dell’Isonzo
che vennero annessi al Regno d’Italia, la cui capitale era Milano
12
. Il 2 dicembre 1805, dopo la
battaglia di Austerlitz, dimostrazione di genialità tattica, lo stesso Napoleone ottenne risultati
importanti sul piano militare-politico e tali circostanze determinarono il trattato di Presburgo, firmato
il 26 dicembre 1805 (data di annessione del Friuli, del Veneto e dell’Istria al Regno d’Italia voluto da
Napoleone)
13
. In seguito a tale accordo si rese necessario creare altri Dipartimenti: quello del
9
GUERRINO GIROLAMO CORBANESE, Il Friuli, Trieste e l’Istria nel periodo napoleonico e nel Risorgimento, Udine, Del
Bianco, 1995, pp. 20-22.
10
GUERRINO GIROLAMO CORBANESE, Il Friuli, Trieste e l’Istria… cit., pp. 82-87.
11
LUCIA STEFANELLI - ROBERTA CORBELLINI - EURIGIO TONETTI, La provincia imperfetta… cit., p. 16.
12
GHERARDO ORTALLI - GIOVANNI SCARABELLO, Breve storia di Venezia, Pisa, Pacini Editore, 1990, pp.106-114.
13
ALVISE ZORZI, Venezia austriaca:1798-1866, Bari, Laterza, 1986, p. 25.
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Tagliamento con sede a Treviso, quello di Passariano con sede a Udine, che dal 1807 venne ridotto,
perdendo i Comuni situati sulla riva destra del Tagliamento.
La dominazione francese non durò a lungo: nel 1814, in seguito alla definitiva caduta di
Napoleone, il Friuli non fece più parte del Regno d’Italia: insieme al Veneto ed alla Lombardia fu
restituito all’Austria che instaurò un governo provvisorio.
Nel 1816 nasceva l’amministrazione del Regno Lombardo-Veneto; il Regno era suddiviso in due
governi: da una parte, il Governo lombardo nel quale erano presenti le delegazioni (province) di
Milano, Como, Bergamo, Brescia, Pavia, Cremona, Mantova, Lodi-Crema, Sondrio, e dall’altra il
governo veneto, le cui delegazioni erano Venezia, Verona, Udine, Padova, Vicenza, Treviso, Rovigo,
Belluno.
Gli austriaci, restaurarono la condizione precedente all’arrivo dei francesi, nello stesso tempo però
vennero mantenute alcune iniziative nate sotto il governo francese: rimasero in vigore i Prefetti,
lasciando inalterati gli equilibri costituitisi in epoca napoleonica; altro provvedimento che procedeva
in questa direzione era il mantenimento del Regolamento del 1806 sul notariato; nell’ambito della
legislazione civile e penale vennero, invece, redatti nuovi codici. L’Amministrazione austriaca era
rappresentata da un Viceré che faceva le veci dell’Imperatore
14
.
A livello provinciale furono create le Delegazioni Reali, dotate di funzioni consultive: assimilabili
alle Prefetture napoleoniche e come tali, centro di riferimento della vita amministrativa; al vertice di
questi organi si trovavano i delegati. Le province vennero divise in distretti e questi in comuni che
venivano guidati dai proprietari terrieri riuniti in assemblea, chiamata Convocato nei centri più
piccoli, Consiglio comunale nei centri maggiori. In seguito, nelle città regie così come nei maggiori
centri, in luogo della deputazione fu istituita la Congregazione Municipale.
Il malcontento tra la popolazione per le vessazioni subite, aumentò sino all’esplosione dei moti del
1848 a Milano e Venezia. Anche il Friuli, contrariamente a quanto avvenuto in occasione delle
rivolte del 1820-21, partecipò attivamente: ad Udine fu istituito il Comitato Provvisorio del Friuli.
La resistenza friulana non durò a lungo: la mancanza di armi, il poco tempo per prepararsi,
sortirono l’effetto di far capitolare una dopo l’altra le varie città che ben poco potevano rispetto ad un
esercito molto forte e ben organizzato. Udine venne sopraffatta il 21 aprile 1848, il 24 giugno fu la
volta di Palmanova e circa quattro mesi dopo anche Osoppo, nonostante la strenua difesa, fu costretta
alla resa.
Nel 1859, si riaccese la speranza per l’inizio della Seconda guerra d’Indipendenza: in tale
circostanza, la Francia ed il Regno Sabaudo si allearono contro l’Austria.
14
AUGUSTO SANDONÀ, Il Regno Lombardo-Veneto 1814-1859, Milano, L.F. Cogliati, 1912, pp. 50-57.
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La pace di Villafranca, siglata l’11 luglio dello stesso anno, frustrò tali aspettative: le condizioni
poste da Napoleone III a Francesco Giuseppe prevedevano, tra l’altro, che il Veneto ed il Friuli
sarebbero rimasti all’Austria, che cedeva la Lombardia al Regno di Sardegna
15
; tale situazione non
mutò neanche con la successiva pace di Zurigo firmata il 10 novembre 1859 che non faceva altro che
ribadire quanto ratificato l’11 luglio
16
. La situazione dopo la Seconda guerra d’Indipendenza aveva
comportato la dissoluzione del Regno Lombardo-Veneto: la Lombardia (francese) fu ceduta al Regno
di Sardegna mentre Mantova ed il Veneto rimasero all’Austria e nonostante il Friuli appartenesse
ancora all’Impero asburgico, numerosi furono coloro i quali nel 1866 parteciparono alla guerra
contro l’Austria dichiarata da Vittorio Emanuele II.
Il 1865 fu caratterizzato dalle ostilità tra Austria e Prussia che sfociarono nella III guerra
d’Indipendenza. La cocente sconfitta di Sadowa indusse gli austriaci a trattare, ottenendo il ritiro
dell’Italia dalla guerra e cedendo il Veneto. Il 3 ottobre 1866 fu stipulata la pace di Vienna,
successiva all’armistizio di Cormons: le clausole di tali accordi prevedevano che il Friuli occidentale
ed il Veneto fossero annessi al resto d’Italia, il Friuli orientale e l’Istria rimasero sotto il controllo
dell’Impero austriaco.
15
ALAN JOHN PERCIVAL TAYLOR, L’Europa delle grandi potenze, Bari, Laterza, 1961, p.178.
16
WILHELM DEUTSCH, Il tramonto della potenza asburgica in Italia. I Preliminari di Villafranca e la Pace di Zurigo,
Firenze, Vallecchi, 1960, p. 175.
- 10 -
I
IL NOTARIATO IN FRIULI
1. Cenni storici sul notariato
17
L’importanza della scrittura, in ambito documentario, in epoca romana ha determinato
l’imporsi di una figura professionale che si occupasse della redazione dei documenti per conto dei
privati: il notaio. Quest’istituzione, eminentemente italiana, si sviluppò nel corso del Medioevo
18
.
Nella stesura dei documenti l’Imperatore, il Papa o i Principi, si avvalevano della Cancelleria,
ufficio appositamente adibito alla compilazione degli atti, nel rispetto di alcune regole. I privati
compresero l’importanza della documentazione scritta dopo essere entrati in contatto con i greci;
progressivamente acquisirono importanza coloro i quali redigevano tali documenti: i tabelliones,
antesignani dell’odierno notaio.
In ambito romano il documento scritto non raggiunse mai l’importanza della prova testimoniale,
considerata il migliore strumento per l’accertamento sulla sussistenza o meno di rapporti giuridici o
negozi giuridici
19
.
Dopo la caduta dell’Impero romano, la progressiva dissoluzione delle istituzioni preposte
all’insegnamento, che avevano caratterizzato quella fase storica, aveva determinato la diminuzione
del numero di persone alfabetizzate
20
; a causa di tale situazione, non era avvertita la necessità di
possedere documenti scritti. Solo a partire dall’XI secolo, il tabellione vedrà riconosciuta la publica
fides nei documenti dallo stesso rogati; aumenterà, nel tempo, il valore probatorio degli atti,
soprattutto in quell’arco cronologico compreso tra XI-XII secolo, denominato rinascimento giuridico.
17
Sulla storia del notariato vi è un’abbondante pubblicistica: EDOARDO DURANDO, Il tabellionato o notariato nelle
leggi romane, nelle leggi medievali italiane e nelle posteriori specialmente piemontesi, Torino, Fratelli Bocca, 1897;
GIUSEPPE INTERSIMONE, Il notaio nella storia e nella vita, Roma, Laboremus, 1949; ARMANDO PETRUCCI, Notarii:
Documenti per la storia del notariato italiano, Milano, Giuffrè, 1958; MAURIZIO PRATO, Il negozio in frode alla legge:
diritto e pratica, Roma, Casa Editrice Stamperia Nazionale, 1976; ALESSANDRO PRATESI, Genesi e forme del
documento medievale, Roma, Jouvence, 1979; MARIO AMELOTTI – GIORGIO COSTAMAGNA, Alle origini del notariato
italiano, Spoleto, Arti Grafiche, 1979; PIETRO ZANELLI, Il notariato in Italia, Milano, Giuffrè, 1991; ALDO GAZZONE,
Divagando tra notai di ieri e di oggi: fatti,aneddoti, curiosità, Genova, Sagep, 1994; PAOLO GROSSI, L’ordine giuridico
medievale, Roma - Bari, Laterza, 1995.
18
CESARE PAOLI, Diplomatica, ed. aggiornata da C. Bascapè, Firenze, Le Lettere, 1987, pp. 90-91.
19
GIORGIO CENECETTI, Dal tabellione romano al notaio medievale, in Il notariato veronese attraverso i secoli, Verona,
Collegio notarile di Verona, 1966, p. XIX.
20
ARMANDO PETRUCCI, Breve storia della scrittura latina, Roma, Bagatto Libri, 1992, p. 75.