6
Novembre 1979, data della costituzione dell’associazione “Archivio storico
audiovisivo del movimento operaio”, al 2004 sono stati realizzati circa 120
prodotti finiti. L’archivio ha maturato nel tempo una costante ricerca
riguardo l’aspetto formale delle sue produzioni audiovisive e la tecnologia
relativa alla sua realizzazione. In questo senso è doveroso il riferimento a
Cesare Zavattini, tra i fondatori e primo presidente dell’archivio.
La tesi nella parte I: origini e attività dell’aamod, affronta una serie di
aspetti peculiari del lavoro produttivo dell’Aamod, prendendo avvio dalle
sue origini, ovvero: la donazione del P.C.I. che va a costituire il suo primo
fondo archivistico composto dalle produzioni che l’Unitelefilm, fino al 1979,
aveva realizzato (Cap. 1 dall’unitelefilm all’aamod). Nello stesso capitolo
viene ricordata l’impostazione teorica del modello d’archivio audiovisivo a
cui l’Aamod si è riferito dal 1979 in poi, nel paragrafo modello d’archivio:
attivita’ dell’aamod e costruzione della memoria critica collettiva. La
riflessione sulla linea zavattiniana proseguita dall’archivio si sviluppa nel
secondo capitolo (Cap. 2 L’Archivio e Zavattini). Quello successivo (Cap.
3) illustra quella parte dell’attività produttiva dell’Archivio che il presente
studio non affronta direttamente, ma che comunque entra in relazione
anche con i film a base totale d’archivio: la documentazione audiovisiva di
eventi collettivi. Il quarto capitolo la produzione audiovisiva e le sue
tipologie si occupa della tipologia produttiva che si è sviluppata all’interno
della produzione dell’Aamod. Gli aspetti sono diversi, come l’importanza
7
data a progetti sulla videotestimonianza, la riflessione sulla distinzione tra
questa e la videointervista, la distinzione in film a base totale d’archivio,
Film a base parziale d’archivio (comprendenti a loro volta delle
sottocategorie come Videoantologia, Videotestimonianza, oppure
Videointervista e Videoinchiesta) e ancora, la categoria dei Film a base di
riprese originali.
La sezione successiva della tesi (Parte II: film a base totale d’archivio)
analizza i prodotti finiti in ordine cronologico al fine di comporre una storia
produttiva dell’archivio. In questa sezione i film in oggetto sono distribuiti
secondo il criterio tematico, preceduto da una introduzione dettagliata che
spiega la composizione di ogni scheda. L’introduzione prende in esame
due eccezioni della produzione a base totale d’archivio
1
.
La prima e la seconda parte della tesi si avvalgono in modo sostanzioso
delle interviste, realizzate tra il 2003 ed il 2004, al penultimo presidente,
Ansano Giannarelli
2
, ed al segretario generale dell’archivio, Paola
Scarnati. Nell’ultima sezione della tesi (Parte III: il movimento operaio e il
‘900) vengono sviluppate delle analisi essenziali sui film visionati (Cap. 9
Lettura critica dei film). Nell’ultimo capitolo (Cap. 10 Considerazioni
1
La prima è una variante della tipologia produttiva oggetto del presente studio, Sequenze sul G8
(S. Savorelli, 2001), film costruito attraverso l’uso esclusivo di un prodotto non finito. Pur essendo
un film a base totale d’archivio, si differenzia dai venti film di cui ci occuperemo, perché composti
da prodotti finiti. La seconda eccezione di questa tesi è data dalla trattazione ragionata della
collana di videoantologie Diario del ‘900, composta da dieci film realizzati nel 1996. Di questi ne
sono stati individuati tre, uno per ognuna delle sezioni tematiche in cui è stata suddivisa la
trattazione tematica dei film in oggetto.
2
Presidente dell’Aamod fino al dicembre del 2004. Attualmente il presidente è il regista Mimmo
Calopresti.
8
conclusive) vengono approntate delle riflessioni sul presente lavoro, a
partire dalle due tematiche che maggiormente hanno visto impegnato
l’Archivio nel corso della sua attività: ll lavoro e la storia del ‘900. Nel primo
paragrafo (l’Aamod tra memoria e storia del ‘900) viene sviluppata una
riflessione a partire dall’elemento “storico” spesso presente nelle
produzioni dell’archivio: la storia recente, ed in particolare la memoria di
essa. Il paragrafo successivo (audiovisivo, lavoro e movimento operaio)
pone l’attenzione sulla comunicazione audiovisiva in relazione alla realtà
della classe operaia, a partire dall’impegno che l’Aamod ha sempre
riservato al tema del lavoro, dedicandogli circa il 50% della sua
produzione audiovisiva (prodotti finiti) e la pubblicazione del volume Annali
3, 2000, filmare il lavoro
3
. il terzo paragrafo (Considerazioni di carattere
sociopolitico e massmediologico) ci introduce nella dimensione
comunicativa e sociopolitica in cui le produzioni dell’archivio si
inseriscono. L’ultimo paragrafo (Riflessioni sulla dimensione formale) nel
dichiarare l’impossibilità di identificare una dimensione estetica univoca in
relazione al corpus in oggetto, sviluppa alcune riflessioni di tipo formale,
individuando quattro categorie di questo aspetto.
3
Nel corso degli anni sono stati realizzati convegni, seminari e pubblicazioni come: Le fonti
audiovisive della storia del movimento operaio (1985); Obiettivo sul lavoro (1986); La fabbrica e
la memoria (1993); La sortie des usines (1995); Le immagini del lavoro (1997); La
documentazione del lavoro (2000); Cento anni della Fiom (2000).
9
PARTE I:
ORIGINI E ATTIVITÀ
DELL’ARCHIVIO
10
Questa sezione inquadra il contesto generale nel quale si sviluppa la
produzione dei film a base totale d’archivio dell’Aamod. Nel primo capitolo,
dall'Unitelefilm all’Aamod, si ricostruisce l’origine dell’archivio: la
costituzione in associazione del 1979; le basi teoriche del seminario
Modelli d’archivio del 1981; la trasformazione in fondazione nel 1985. Nel
secondo capitolo L’archivio e Zavattini viene sottolineato il legame ancora
oggi esistente tra l’Aamod e la figura di Zavattini. Gli ultimi due capitoli: La
documentazione audiovisiva; La produzione audiovisiva e le sue tipologie
fungono da introduzione, di tipo tecnico, al presente studio. Essi mostrano
le caratteristiche dei due tipi di produzione audiovisiva che l’Aamod
realizza sin dalla sua nascita. Oltre alla produzione audiovisiva l’Aamod
svolge altre attività, in particolare quelle che lo connotano, in quanto
archivio, sono la catalogazione e l’archiviazione del suo patrimonio,
composto da alcuni fondi quali: Unitelefilm; Fondo Birri; Reiac; ed altri. Il
patrimonio dell’archivio oltre ai materiali audiovisivi citati (cineteca e
videoteca) è composto anche da documenti sonori, fotografici, cartacei.
Altra importante attività svolta dall’archivio è quella del restauro dei film in
pellicola, attraverso la combinazione di interventi fisico-chimici sui supporti
in pellicola (lavaggi, laccature, lucidature, ripristino di parti rovinate) con
l'utilizzazione delle nuove tecnologie digitali, per effettuare accurate
duplicazioni su supporto digitale tramite telecinema, attuando anche
un'accurata sistemazione delle colonne sonore. In oltre, nella prospettiva
11
di un archivio aperto verso l’esterno, l’Aamod ha realizzato, nel corso dei
suoi venticinque anni di vita rassegne, convegni, seminari e corsi di
formazione per filmaker e documentalisti audiovisivi/multimediali. Ho
ritenuto importante questo accenno alla completezza delle attività della
Fondazione Aamod nel ricordare la finalità del presente studio volta alla
sola attività produttiva di film a base totale d’archivio.
12
1. DALL'UNITELEFILM ALL’AAMOD
L’atto costitutivo dell’Archivio audiovisivo e quello di donazione da parte
del Pci
4
, nel 1979, segnano la nascita ufficiale dell'Archivio audiovisivo del
movimento operaio e democratico
5
, compimento di un processo iniziato
anni prima, che confluiva nella trasformazione dell’Unitelefilm
6
. Struttura
formalmente costituita nel 1963 che operava nel campo cinematografico.
Sul finire degli anni ’70 il Pci aveva puntato soprattutto a conquistare
spazio nel settore televisivo, piuttosto che a creare un circuito
cinematografico alternativo. In quella prospettiva l’Unitelefilm non aveva
più senso come organismo di produzione filmica. Il rischio era la
dispersione di un grande patrimonio umano e di documenti. Paola
Scarnati, “artefice instancabile dell’operazione di costituzione dell’Archivio
audiovisivo”
7
, pensò ad una iniziativa che rendesse autonomo il patrimonio
archivistico cinematografico dell’Unitelefilm, prospettandola ad un gruppo
di registi collaboratori.
4
“...con atto...in data 29 dicembre 1981, il Partito Comunista Italiano ha donato
all’Associazione Archivio storico audiovisivo del movimento operaio i beni e i diritti oggetto
del presente atto”.
5
Fino al 1983 la denominazione dell’archivio è: Archivio storico audiovisivo del movimento
operaio.
6
Organismo dipendente dalla Sezione stampa e propaganda del Pci. Attualmente è una struttura
privata di post-produzione.
7
A. Giannarelli e P. Scarnati, Vent’anni: memoria e futuro, in Annali 2, 1999, Vent’anni, Roma,
Aamod, 1999, cit. pag. 30 nota 14.
13
“Fu in quel periodo, tra il ‘78 e il ‘79, che nacque l’idea di promuovere la
costituzione di un’altra struttura, che consentisse di salvare il grande patrimonio di
documenti cinematografici raccolto nel corso di quasi venti anni”
8
.
Negli anni ‘60 e ‘70 i materiali cinematografici che l’Unitelefilm produceva
o acquisiva furono conservati con cura, e ne fu iniziata una catalogazione
funzionale al loro riuso in nuove produzioni.
“Si trattò di una novità nella tradizione archivistica di una sinistra attenta semmai
ai documenti cartacei, ma che attribuiva una funzione strumentale di propaganda
ai documenti audiovisivi, i quali perdevano d’interesse dopo la loro utilizzazione.
Per gli anni dopo la Resistenza, e fino a metà degli anni ’60, si registra una
dispersione e una perdita di documenti audiovisivi realizzati da organizzazioni
politiche e sindacali del movimento operaio”
9
.
L’organizzazione dell’archivio dell’Unitelefilm ebbe inizio con l’arrivo di
Paola Scarnati nel 1965.
“Intuimmo fin dall’inizio l’importanza di conservare i materiali, anche per
utilizzarne parti in nuove produzioni. In genere, una delle prime fasi dei progetti
di produzione consisteva proprio nella ricerca di materiali d’archivio”
10
.
8
P. Scarnati, Condizionamenti e autonomia -Conversazione con Paola Scarnati-, a cura di A.
Medici ed E. Taviani in Annali 4, 2001 Il PCI e il cinema tra cultura e propaganda 1959-1979,
Roma, Aamod, 2002, cit. pag. 199.
9
A. Giannarelli e P. Scarnati, Vent’anni: memoria e futuro, in Annali 2, 1999, Vent’anni, Roma,
Aamod, 1999, cit. pag. 15 e nota 13.
10
P. Scarnati, Condizionamenti e autonomia, -Conversazione con Paola Scarnati-, a cura di A.
Medici ed E. Taviani in Annali 4 2001 Il PCI e il cinema tra cultura e propaganda 1959-1979,
Roma, Aamod, 2002, cit. pag. 199.
14
Questa grande quantità di materiale audiovisivo, accumulata nel corso
degli anni nell’archivio dell’Unitelefilm, fu l’oggetto della donazione del Pci
all’Archivio audiovisivo, dopo la sua costituzione. Si creava cosi il primo
fondo archivistico dell’Aamod, al quale ne seguirono altri.
“Il documento di donazione ha a nostro avviso un particolare valore, perché
"certifica" l’accettazione – da parte di un organismo politico così geloso della
documentazione che lo riguarda com’è sempre stato il Pci – di un trasferimento di
un patrimonio audiovisivo di grande importanza ad una struttura esterna alla sua
organizzazione”
11
.
La costituzione dell’archivio audiovisivo non fu solo un atto formale, poiché
fin dall’inizio manifesta la sua autonomia.
“Oggi, a vent’anni di distanza, si può tranquillamente costatare che il dato
originario, e cioè quello di nascere nell’area del Pci, non condizionò né allora né
dopo le scelte politico-culturali della sua stessa ragion d’essere all’atto della
nascita e poi degli anni che seguono.”
12
.
11
A. Giannarelli e P. Scarnati, Vent’anni: memoria e futuro, in Annali 2, 1999, Vent’anni, Roma,
Aamod, 1999, cit. pag. 15, 16.
12
Ibidem, cit. pag. 16.
15
MODELLO D’ARCHIVIO: ATTIVITA’ DELL’AAMOD E COSTRUZIONE DELLA
MEMORIA CRITICA COLLETTIVA
Poco più di un anno dopo la costituzione in associazione dell’archivio
storico del movimento operaio a Roma, il 28 aprile 1981, venne realizzato
il seminario Modello di archivio audiovisivo, fortemente voluto da Cesare
Zavattini, primo presidente dell’Aamod. Egli intendeva elaborare una
diversa concezione di archivio, rispetto a quello tradizionale: conservare
per far conoscere, per riusare, per accrescere i materiali, producendo
continuamente documentazione e realizzare film. Questa idea di archivio
emergeva dall’elaborazione del seminario su detto, basandosi sulle
considerazioni sviluppate riguardo: la conservazione, la catalogazione, la
memoria collettiva, la multimedialità. La prima analisi partiva dalla pratica
della rievocazione individuata come una moda, che comportava il rischio
di “perdere, a livello di massa, la possibilità di ricostruire il movimento del reale e
di coglierne in qualche modo il senso”
13
.
Già all’inizio degli anni ’80 era evidente che non esisteva un indiscriminato
disinteresse per il passato, anzi “l’interesse” per questo si era trasformato
in una vera e propria moda, tutto avveniva sulla base dell’evoluzione
tecnologica, ovvero c’era la possibilità di produrre, richiamare, conservare
l’immaginario del passato, solo da alcuni decenni. Da allora in poi si sono
create le basi materiali per la costruzione di una memoria collettiva, in
funzione del consumo istantaneo, con prodotti sempre più rapidamente
13
Giovanni Cesareo, Relazione introduttiva, in AA. VV., Modello d’archivio audiovisivo, Roma,
Aamod, 1981, cit. pag. 11.
16
obsoleti sul mercato:
“con tendenza alla moltiplicazione continua dei canali, all’incremento frenetico
della produzione, alla frammentazione del prodotto e alla segmentazione del
consumo. Tutto ciò sembra effettivamente contrastare la formazione di una
memoria collettiva; […] il momento della conservazione appare decisamente
scisso dalle possibili prospettive di socializzazione, sembra ispirato, in molti casi,
da una sindrome di «impossessamento e accumulazione» che porta di fatto al
sequestro dei pezzi di «memoria collettiva materiale» archiviati”
14
.
Alternativa a questo stato di cose è la costruzione di una “memoria critica
collettiva”, pensando ad un rapporto produttivo tra passato e presente, che
permetta di ripercorrere il passato interrogandolo in funzione di analisi del
presente e del passato insieme:
“il Revival e il «mercato della memoria», nei modi del consumo collettivo o del
consumo domestico, non colmano la frattura tra passato e presente, anzi possono
accentuarla, perché tendono a riciclare le testimonianze del passato come novità
assolute o come frammenti di un immaginario mitico fuori tempo. […] Il
consumo in chiave puramente ludica o mitica, il consumo individuale e
frammentario in ambito domestico riducono drasticamente il valore
conoscitivo”
15
.
La “memoria critica collettiva” va costruita a partire dal presente, dalle sue
occasioni e bisogni, questa è la forza di un archivio che intende operare in
14
Ibidem, cit. pag. 12.
15
Ibidem, cit. pag. 13.
17
maniera innovativa e costruttiva. L’Aamod si è mosso sostanzialmente
nella direzione che in quel seminario venne tracciata in maniera decisa,
gestendo un patrimonio di prodotti del passato in modo adeguato,
rendendosi disponibile ad ogni operazione di utilizzo del materiale
archiviato intesa a costruire una memoria collettiva, che non fosse una
mera operazione di revival. Perché tutto ciò si possa realizzare sfruttando
l’ampio spettro di possibilità che le “tecnologie della memoria” permettono,
un archivio audiovisivo deve essere inevitabilmente multimediale:
“Se quel che ci interessa è la prospettiva della costruzione della memoria critica
collettiva non possiamo non considerare che in questa prospettiva acquistano un
valore specifico prodotti, segni, tracce molto diversi, e risulta essenziale proprio la
deliberata integrazione di materiali differenti”
16
.
Tale impostazione trova un esempio eccellente in uno dei primi film
realizzati dall’Aamod: Roma occupata (Giannarelli, 1984) composto da
brani di fiction e documentari, foto, giornali, manifesti, brani radiofonici. A
distanza di anni, tale impostazione trova ancora un riconoscimento da
parte del presidente dell’archivio:
“Un aspetto che ci interessa, sentito come assolutamente vitale, è la
multimedialità, tanto è vero che in questo periodo discutendo di modifiche sullo
statuto si è riaffacciata anche l’ipotesi di chiamarci Archivio Multimediale del
16
Ibidem.