legano saldamente all’acqua causano un incremento della viscosità
superficiale tale da ridurre il drenaggio del liquido stabilizzando così
la schiuma, [30].
Nel caso del latte questo fenomeno viene forzato ed esaltato
soprattutto durante la preparazione del classico “cappuccino”, per il
cui apprezzamento qualitativo viene richiesta una schiuma persistente;
non sempre, tuttavia, la quantità e la qualità della schiuma presente nel
cappuccino risponde alle esigenze volute dai consumatori, essendo a
volte troppo o poco voluminosa, poco stabile o in certi casi addirittura
inesistente [30].
Le cause ed i fattori che determinano una diversa tendenza del latte a
produrre schiuma sono da ricercarsi all’interno delle modificazioni
fisico-chimiche e biologiche a cui il prodotto, spesso in misura
diversa, è soggetto; fattori esterni quali la temperatura ed i trattamenti
meccanici, così come altri riferibili al prodotto stesso, quali carica
microbica, un contenuto elevato di sostanze lipidiche (grasso,
fosfolipidi, acidi grassi liberi) e di cellule somatiche, sono spesso alla
base di un mancata produzione di schiuma nel latte, [30].
Al tempo stesso è necessario considerare che il latte può essere
soggetto a modificazioni di natura fisica e meccanica, che possono
iniziare già in fase di mungitura, per poi continuare durante la
conservazione della materia prima nella cisterna di refrigerazione in
allevamento e finire durante il trasporto del latte dall’allevamento
all’azienda di trasformazione.
Di conseguenza è facile notare come il latte possa arrivare, all’azienda
di conferimento con caratteristiche, sia chimiche che fisiche,
totalmente diverse da quando è stato munto.
Il latte, inoltre, può essere, come è noto, soggetto all’azione di enzimi
endogeni come lipasi e proteasi, che durante la conservazione,
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Approfondimenti relativi allo studio di alcuni fattori in grado di influenzare la capacità schiumogena del latte
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possono provocare rispettivamente l’idrolisi dei grassi e delle proteine
con conseguente formazione di acidi grassi liberi, peptidi e
amminoacidi liberi. In recenti studi effettuati da Corradini et al. [23], è
stata studiata la dinamica di formazione di schiuma su sistemi modello
e su matrici alimentari; è emerso che l’attitudine schiumogena del latte
dipende essenzialmente dalle sue caratteristiche chimico-fisiche ed
anche dal tipo di modificazione subita in seguito alla contaminazione
microbiologica che esso può presentare e alla quale può andare
incontro durante la conservazione.
Anche i trattamenti termici, ai quali viene sottoposto di norma il latte
per uso alimentare, possono determinare livelli diversi di
denaturazione delle sieroproteine che, in funzione delle conseguenti
modifiche strutturali subite, possono determinare un incremento di
produzione e stabilizzazione della schiuma.
All’interno dei fattori prima citati, sembra emergere il ruolo delle
proteine del latte quali protagoniste, in relazione alla loro presenza a
livello dello strato interfacciale con conseguente abbassamento della
tensione superficiale.
Sulla base di quanto precedentemente descritto, ed in presenza di un
livello di conoscenza dello specifico problema non completamente
esaustivo, con il presente lavoro abbiamo pensato di individuare e
valutare, alcune tra le possibili cause che in un certo modo possono
influire sulla capacità schiumogena del latte. Tali cause possono
essere suddivise in una componente prettamente chimico-fisica e
biologica della materia prima, e una componente che riguarda tutti gli
aspetti meccanici e tecnologici dell’allevamento. Per tale motivo
cercheremo di analizzare il problema di alterazione della capacità
schiumogena, come conseguenza di un’errata gestione aziendale
descrivendo e soffermandoci su quegli aspetti del management
aziendale che possono influire maggiormente sulla qualità del latte.
In secondo luogo questo lavoro prende in esame il probabile rapporto
esistente tra l’attitudine schiumogena del latte e la carica leucocitaria
del latte crudo di massa e la possibilità di trovare una correlazione tra
capacità schiumogena e contenuto in proteoso-peptoni.
Infatti se consideriamo che la frazione proteica del latte è costituita da
proteine con diverse proprietà tensioattive e schiumogene, non sempre
sinergiche tra loro, si è ritenuto che migliori risultati sarebbero emersi
dallo studio specifico di qualcuna di esse.
La presente tesi è stata svolta in collaborazione con la Centrale del
Latte di Firenze, Pistoia e Livorno S.p.A., con la quale è stato
possibile monitorare e selezionare le aziende prese in esame e presso
la quale sono state svolte le analisi chimiche preliminari dei campioni.
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Approfondimenti relativi allo studio di alcuni fattori in grado di influenzare la capacità schiumogena del latte
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Capitolo 1
IL LATTE
Il latte è, per definizione, un liquido complesso, secreto dalla
ghiandola mammaria delle femmine dei mammiferi, alcuni giorni
dopo il parto, al termine della fase colostrale. Secondo il regolamento
vigente (R.D. n. 994/1929 e successive modifiche), per latte a uso
alimentare si deve intendere “il prodotto ottenuto dalla mungitura
regolare, ininterrotta e completa della mammella di un animale in
buono stato di salute e di nutrizione”; inoltre il latte propriamente
detto è quello di vacca, mentre per quello di altre specie animali è
necessario, di volta in volta, specificarne l’origine, [53].
Il latte si presenta come un liquido uniforme, bianco e torbido,
caratteristica quest’ultima che esclude una reale omogeneità. Infatti,
esso è costituito da diversi elementi strutturali che stabiliscono con la
fase disperdente, l’acqua, rapporti di emulsione, dispersione o
soluzione colloidale e soluzione vera. La composizione stessa del
latte, lo stato delle fasi strutturali e i rapporti di equilibrio che ne
determinano la stabilità, sono i fattori di alcuni parametri analitici di
semplice esecuzione che permettono di rilevare la normalità del
prodotto, [21].
Ottimo per il bambino nei primi tre mesi di vita, funge da
complemento nutritivo di primaria importanza nell'infanzia e
nell'adolescenza, nella gravidanza e nell'allattamento, oltre che nell'età
adulta e nella vecchiaia.
In via generale il latte è un alimento ricco e poco caro. Il valore
calorico varia in base alla quantità di lipidi e dall'alto contenuto
proteico. In media fornisce 640 calorie/L. Il valore alimentare del latte
dipende anzitutto dal suo contenuto di proteine (lattoalbumina,
lattoglobulina e protidi complessi: si tratta del caseinogeno, una
fosfoproteina che, coagulando, dà la caseina) che nel complesso non
sono affatto da ritenersi inferiori a quelle delle uova, della carne e del
pesce.
La caseina e la lattoalbumina sono proteine complete, cioè che
contengono tutti gli aminoacidi necessari per il fabbisogno del nostro
organismo. Inoltre, nella scala del valore biologico delle proteine, la
lattoalbumina ha il secondo posto, preceduta dalla ovoalbumina
(proteina dell'uovo) e seguita dalla miosina (proteina della carne).
Le spiccate proprietà nutritive del latte si spiegano dunque con il suo
contenuto di proteine (caseina, lattoalbumina), di glucidi (lattosio), di
vitamine (non sufficienti a soddisfare il fabbisogno) e di sali minerali
(in particolare calcio e fosforo, indispensabili per la formazione delle
ossa). I vari procedimenti di sterilizzazione e di conservazione
(bollitura, pastorizzazione, omogeneizzazione, condensazione,
evaporazione, riduzione in polvere), non alterano i principali valori
nutritivi del latte.
L’Italia occupa nel panorama mondiale della produzione di latte una
posizione preminente. Infatti, essa è responsabile, da sola, di circa il
2% della produzione globale di latte vaccino nel mondo.
Circa il 20-30% della produzione italiana è destinata al consumo
diretto come latte alimentare, mentre il restante 70-80% sono destinati
alla trasformazione casearia, [57].
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Approfondimenti relativi allo studio di alcuni fattori in grado di influenzare la capacità schiumogena del latte
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Per tale motivo, il latte, in base alla sua utilizzazione dovrà avere
parametri qualitativi diversi. Il latte destinato alla trasformazione
lattiero-casearia dovrà avere una spiccata attitudine alla coagulazione
oltre a presentare una qualità nutrizionale e igienico-sanitaria buona,
come richiesto dalla legge. Quindi in base all’utilizzo e alla
destinazione della materia prima, questa dovrà presentare al suo
interno caratteristiche tali da essere idoneo a tale qualità d’uso.
1.1 Composizione chimica del latte
Dal punto di vista chimico il latte è un sistema molto complesso ma al
tempo stesso molto omogeneo e stabile per un certo tempo dopo la
mungitura. Il costituente più abbondante del latte è l’acqua, che
rappresenta l’88%, nella quale tutti gli altri costituenti si possono
trovare:
a. una parte, come il lattosio, molti sali minerali ed altri costituenti
minori, in soluzione vera;
b. una parte in soluzione colloidale, come nel caso delle proteine
del siero;
c. una parte idrodispersa in soluzione colloidale al limite
dell’emulsione, come la caseina e alcuni sali;
d. una parte, infine, in emulsione come il grasso, [11].
L’acqua, i minerali e il 10% circa di proteine provengono direttamente
dal sangue; i restanti prodotti sono invece sintetizzati dalla mammella.
La sintesi del latte, sotto l’aspetto biochimico, è il complesso risultato
di diverse reazioni chimiche che avvengono nella mammella durante
la lattazione, [68].