1
Introduzione
La tesi che andremo a sviluppare avrà come obbiettivo quello di illustrare i
principali approcci Open e User-Led, utilizzati dalle aziende per esternalizzare il
processo innovativo.
Nel primo capitolo parleremo dell’evoluzione del web, dalla versione 1.0,
prettamente monodirezionale, a quella 2.0, che apre le porte agli utenti e consente
loro di partecipare attivamente alla creazione dei contenuti web.
Il secondo capitolo invece si occuperà di illustrare le 3 pratiche principali:
Open Innovation, Open Source e Crowdsourcing.
Per quanto riguarda l’Open Innovation, abbiamo preso spunto dal testo di
Henry Chesbrough, Open, enfatizzando prima le opportunità derivanti
dall’innovazione aperta, e poi, nel Terzo Capitolo, illustrando come le aziende
possono sfruttare tali opportunità modificando la propria struttura.
Per il Crowdosurcing, abbiamo usato come fonte, l’omonimo libro di Jeff
Howe. Come lo stesso Howe, abbiamo impostato l’argomento sul concetto di
Folla e di Makers. A supporto della teoria, abbiamo chiesto ai The Jackall, autori
di Lost in Google, di parlarci della loro esperienza nel crowdsourcing.
Infine, per l’Open Source, abbiamo analizzato il codice dell’Open Source
Definition.
2
Come prima accennato, per il Terzo Capitolo, abbiamo ripercorso i modelli di
business proposti da Chesbrough. Abbiamo inoltre specificato quali sono i
principali ostacoli alla sua implementazione.
Alla fine del capitolo abbiamo introdotto il concetto di mercato
dell’innovazione ed il ruolo degli intermediari che operano nello stesso.
Nel quarto ed ultimo capitolo, ci siamo concentrati su 2 casi: Innovuum e
Zooppa. La prima è un azienda di Varese, che si occupa di intermediazione
dell’innovazione, tramite il portale Mercato dell’innovazione.it. Ci ha aiutato ad
analizzare l’azienda, Chiara Cremonesi di Innovuum.
Zooppa invece è un’azienda di Venezia, che si occupa invece di
Crowdsourcing. Zooppa si concentra essenzialmente sul marketing e sulla
creazione di loghi e campagne pubblicitarie, avvalendosi del proprio portale per
avviare contest ai quali tutti gli utenti del web possono partecipare.
Infine abbiamo accennato al sistema di innovazione chiuso della Apple, per
mostrare come, una grande azienda come quella di Steve Jobs, abbia creato la
propria fortuna grazie al suo sistema chiuso.
Quel che abbiamo voluto dimostrare, o quanto meno confermare, è che le
aziende, specialmente se di piccole dimensioni, posso competere con le
concorrenti di dimensioni maggiori grazie all’innovazione aperta. Così come
possono sfruttare i vantaggi di una partnership con fornitori e distributori, allo
3
stesso modo possono sfruttare le economie derivanti dall’apertura dei centri di
R&S. Tale apertura è supportata a dovere dalle applicazioni web 2.0, che hanno
trasformato gli utenti del web, da meri osservatori ad attori attivi.
In allegato alla tesi, sotto forma di appendici, abbiamo realizzato due serie di
slide illustrative dei concetti di Open Innovation e di Crowdsourcing.
4
Primo Capitolo
Web 2.0 e coinvolgimento utenti
1. Introduzione
Con il termine “Web 2.0” si indica generalmente una fase dell’evoluzione di
Internet, in particolare del World Wide Web, che vede emergere tutte quelle
applicazioni online che permettono una spiccata interazione sito-utente, come ad
esempio Wikipedia, Facebook, Youtube, ecc. Questo termine inizia a circolare
verso gli ultimi mesi del 2001 in seguito allo scoppio della “bolla dot.com”.
Questa bolla speculativa ha preso forma nel corso della prima fase dello sviluppo
delle soluzioni e dei servizi internet come, per esempio, quelli dei service provider
e dei fornitori di infrastrutture di rete. Questo ciclo, definito come new economy o
«era delle dot.com», iniziò nel 1994 con la quotazione di Netscape, la società che
sviluppò il primo browser commerciale per internet, e terminò a cavallo tra il
2001 e il 2002, con lo scoppio della bolla speculativa e la recessione
1
. Durante gli
anni della new economy aumentarono in maniera esponenziale le quotazioni di
nuove start-up della Silicon Valley o legate al mondo dell'innovazione
tecnologica, dell'high-tech e di internet mentre gli investimenti in information
technology diventano una delle caratteristiche chiave dei piani strategici delle
grandi e medie aziende. Lo scoppio della bolla speculativa finanziaria portò ad un
rapido crollo degli indici del Nasdaq, che dal valore record del 10 marzo 2000 di
1
ANTONIO DINI, Bolla new economy e dot.com, Ilsole24ore.com
5
5.132,52 punti perse il 9% in tre giorni innescando poi la caduta delle quotazioni
che portò alla scomparsa di molte dot.com. Queste aziende si illusero di potersi
espandere con molta facilità, ma si trovarono a dover fare i conti con la mancanza
di idee innovative, di esperienza e di capacità gestionali. Questo precedente crea
ancora oggi dei timori e delle perplessità sulla reale capacità e affidabilità del
business basato sulla rete. Le aziende che riuscirono a sopravvivere alla fine
dell’era dot.com sono oggi le protagoniste del web 2.0, come Hotmail, Skype e
Youtube. Il segreto del loro successo è stato quello di offrire servizi innovativi e
interessanti assecondati da una buona capacità imprenditoriale.
O’Reilly
2
definisce il Web 2.0 come la rivoluzione commerciale nel settore
informatico dovuta al passaggio di internet come piattaforma. La principale regola
consiste nel costruire delle applicazioni di rete che migliorano quando vengono
usufruite dagli utenti. Il web 2.0 infatti non va visto come un’applicazione
specifica ma come un insieme di approcci utilizzati per sfruttare la rete in modo
nuovo e innovativo. Il Web diventa quindi una piattaforma di sviluppo. Per le
persone che lavorano in azienda, il web è una piattaforma per gli affari, per chi si
occupa di Marketing è una piattaforma per la comunicazione, per i giornalisti è
una piattaforma per i nuovi media, per i tecnici è una piattaforma di sviluppo di
software, e cosi via.
Caratteristica importante del Web 2.0 è la partecipazione attiva degli utenti.
In passato, era controllata per lo piø da esperti del settore che raccoglievano e
2
TIM O’REILLY, Web 2.0 Compact definition: trying again, Radar.oreilli.com 10 Dicembre 2006
6
organizzavano i dati che poi l’utente poteva leggere e utilizzare. Con il nuovo
approccio, l’utente diventa parte attiva e da un valore aggiunto ai contenuti. I dati
diventano quindi indipendenti dalla persona che li produce, diventa possibile per
l’utente modificare e mixare i dati raccolti ed arricchire il loro contenuto. Il Web
2.0 è quindi un open-source, è cioè una fonte di approvvigionamento libera che
permette di condividere conoscenze in modo facile e di diffonderle rapidamente.
Esempio molto importante di partecipazione dell’utente è Wikipedia, un
enciclopedia multimediale dove ogni utente può contribuire aggiornando i dati in
qualsiasi momento.
Secondo Weinberger, questo fenomeno è definibile come un istituto di
architettura aperta, favorito dall’abbassamento delle barriere alla pubblicazione,
dalla facilità con cui gli utenti possono collegare le idee e dalla larghezza di banda
disponibile ottenuta con il potenziamento dei computer e della rete.
3
Weinberger
assegna grande importanza all’interpretazione dell’utente e la interpreta come una
evoluzione delle idee positive del passato piø che come una vera e propria
rivoluzione.
I servizi Web 2.0 sono progettati per migliorare automaticamente con il loro
utilizzo da parte del popolo web, ne è un esempio Google Search, il piø famoso
motore di ricerca che classifica gli argomenti tramite il ranking. Questo servizio è
influenzato quindi dal numero di accessi degli utenti e arriva ad una qualità di
3
DAVID WEINBERGER, Even with Web 2.0, Businesses are stuck at enterprise 1.5,
Internetevolution.com (23 ottobre 2007)
7
classificazione sempre piø elevata col progredire del suo utilizzo. I servizi sono
uno dei nodi centrali del Web 2.0, lo sviluppo del servizio al cliente è un concetto
che si sta sviluppando molto anche nell’economia reale, non solo via internet.
Questo è dovuto principalmente al passaggio dall’era industriale a quella post
industriale, ossia dall’era del “come produrre” all’era del “cosa produrre”
4
. Si
cerca di sviluppare i servizi in modo semplice e chiaro con continui aggiornamenti
che possono essere facilmente ottenuti dal cliente in modo rapido e con bassi
costi. Il web 2.0 infatti, utilizza la tecnologia RSS che consente agli utenti di
ottenere aggiornamenti in modo automatico non appena un sito cambia, senza la
necessità di doverlo visitare.
2. Caratteristiche principali del web 2.0
I principi fondamentali alla base del Web 2.0 sono: web come piattaforma,
services development, partecipazione attiva degli utenti, potenziamento del
servizio con il suo utilizzo, intelligenza collettiva e l’eterno beta.
Il Web come piattaforma è il primo principio formulato alla prima conferenza sul
Web 2.0 nell’Ottobre 2004 da O’Reilly e Battelle. Il web è un insieme di principi
e procedure che collegano assieme una moltitudine di siti. Una piattaforma è un
sistema che può essere programmato da sviluppatori esterni, in questo caso gli
4
FRANCESCO GALGANO, Lex mercatoria: Storia del diritto commerciale, Il Mulino
(Bologna), 1993
8
utenti, e in questo modo adattato alle esigenze e alle innumerevoli nicchie
presenti, che difficilmente sarebbero state prese in considerazione dagli
sviluppatori iniziali. Esistono due tipologie di piattaforme: quelle che permettono
di utilizzare dei dati mettendo a disposizione delle Application Programming
Interface, ossia insiemi di procedure disponibili al programmatore che gli
permettono di evitare di dover scrivere ogni volta la funzione partendo da zero,
come ad esempio Flickr; piattaforme che permettono di inserire al proprio interno
dei Plug-in, pur rimanendo a carico dello sviluppatore esterno ogni errore tecnico
di gestione, come ad esempio Facebook. Le aziende che hanno recepito meglio il
concetto di piattaforma, sono quelle che utilizzano il web come canale di vendita,
offrendo servizi attraverso i quali le persone possono acquistare dei contenuti. Tra
queste, è possibile citare eBay, il maggior portare di vendite attraverso la rete.
Il Services Development (Il servizio al centro di tutto) è un concetto
fondamentale del web. Il successo di questa teoria è rappresentato da Google, nota
applicazione sul web, ma mai concepita come pacchetto di vendita, ma come un
servizio che i clienti pagavano indirettamente o direttamente per il loro utilizzo.
Non è necessario acquistare software, ma solo la possibilità di usufruire del
servizio con la possibilità di miglioramenti e aggiornamenti disponibili di
continuo. Il servizio di ricerca di Google non è ne un server ne un browser, ma
funge da intermediario tra utente e la sua esperienza online, i contenuti che
permette di ricercare non sono nemmeno al suo interno. Lo sviluppo dei servizi,
abbinato alla gestione dei dati, ha permesso a molte società di raggiungere anche
9
le zone periferiche del web, raggiungendo tutti i piccoli siti che vengono chiamati
“the long tail”
5
. Questa teoria esposta da Chris Anderson nel 2006, ritiene che
molte imprese concentrano la loro attività a favore dei principali clienti, che sono
circa il 20%, trascurando il restante 80%, composto dalla popolazione che fa
piccoli acquisti e in modo saltuario. Questo ragionamento è sbagliato, in quanto
questo 80%, se preso complessivamente, può avere un bacino d’utenza maggiore
e può fruttare ricavi maggiori, in quanto è una risorsa enorme. Il futuro sarà quindi
rappresentato dal tentativo di gestire la “lunga coda”. Questa teoria è stata
sfruttata da due società come eBay ed Amazon, che tramite la vendita di piccoli
quantitativi in rete hanno costruito delle società con fatturati rilevanti.
Prima dell’avvento del Web 2.0, il compito di raccogliere, organizzare ed
ordinare i contenuti, sia in ambito Web che del Knowledge Management
6
, era
riservato ad esperti, l’utente finale poteva solo leggere i contenuti svolgendo un
ruolo passivo. Una grande novità introdotta dal Web 2.0 è la possibilità che viene
data all’utente di partecipare attivamente alla gestione e alla condivisione dei
contenuti. Questa partecipazione attiva crea un valore aggiunto ai contenuti del
Web grazie all’apporto di nuove idee e di nuove esperienze introdotte dagli utenti,
i quali creano un valore aggiunto, anche se solo una piccola parte di loro lo fa in
modo esplicito. Perciò le società che operano nel Web 2.0 creano di base dei
sistemi per l’aggregazione dei dati degli utenti e per la costruzione di valore come
5
CHRIS ANDERSON, The Long Tail, Wired Magazine - 12 Ottobre 2006
6
Chiamiamo knowledge management quel filone di ricerca teorica e applicativa che sviluppa il
ciclo della conoscenza all’interno di una comunità di pratica o d’apprendimento tramite strumenti
dell’information technology.
10
effetto collaterale del normale utilizzo dell’applicazione. Il web ha un architettura
che permette agli utenti di sfruttare la rete per i propri scopi personali ed egoistici,
ma allo stesso tempo da un contributo all’intera collettività aggiungendo del
valore ai contenuti.
Il Web 2.0 non va concepito come un qualcosa di statico, ma di dinamico, che
cresce e si potenzia col suo utilizzo. Come nel caso di Google Search, che come
abbiamo detto si basa sul ranking, che si aggiorna di volta in volta ad ogni
visualizzazione.
I collegamenti ipertestuali sono la base del web, e il link è la sua unità
fondamentale. Letteralmente, link vuol dire collegamento, che è una parola
fondamentale nel web. I link collegano le varia pagine e i vari siti trasformandole
in un intelligenza collettiva. Quando un utente aggiunge nuovi contenuti o nuovi
siti, questi vengono integrati alla struttura del web degli altri utenti che ne
scoprono il contenuto e creano un collegamento. Il risultato è che si ottiene una
crescita delle rete e delle connessioni data dalle ripetizioni e dall’intensità dei
collegamenti che viene creata dalla collettività degli utenti. Il primo grande
successo fu Yahoo! Che nacque come un catalogo di link, contenenti il lavoro
migliore di migliaia di utenti. Il piø grande esempio di intelligenza collettiva è
Wikipedia, che non è altro che un enciclopedia online basata sull’idea che
ciascuna voce possa essere aggiunta da qualsiasi utente web e modificata da un
altro. Questo è un esperimento di fiducia radicale nell’utente e ha permesso a
Wikipedia di entrare nella classifica dei primi 100 siti Web. La chiave per
11
dominare il mercato Web 2.0 è dominare la rete tramite la sua intelligenza
collettiva, sfruttando i contributi degli utenti e le loro interazioni come fanno
molte società leader in questo campo che non fanno mai pubblicità diretta ai loro
prodotti, ma utilizzano il Marketing Virale
7
, e cioè le raccomandazioni che
passano da un utente all’altro.
Il Web 2.0 è basato sui servizi piuttosto che sulle applicazioni indipendenti,
questi devono essere aggiornati in modo continuo. Per fare questo le società
cercano di sviluppare i loro servizi in moduli leggeri, in modo da non creare
funzioni monolitiche e pesanti, ma solo delle piccole nuove versioni, facilmente
aggiornabili. Col termine Beta si intenda una prima versione di prova di un
software destinata a dei gruppi specifici di clienti che la utilizzano e ne verificano
le potenzialità prima di renderla disponibile al pubblico.
Nella figura 1.1, è illustrata una mappa concettuale del Web 2.0 sviluppata
durante un brainstorming presso O’Reilly media, e costituisce un work in progress
dove sono rappresentate le maggiori idee alla base del Web 2.0.
7
Tim Draper, fondatore di Draper Fisher Jurvetson (a società di venture capital che ha finanziato
Hotmail), ha coniato il termine Viral Marketing nel 1997, per descrivere il modello tramite il quale
un messaggio commerciale si diffonde esponenzialmente attraverso le segnalazioni o referral dei
clienti. un cliente passa le informazioni su un prodotto o servizio a persone vicine, i quali, a loro
volta, passano parola ai membri della loro rete di conoscenze. Virale quindi perchØ è simile al
processo attraverso il quale un virus si diffonde da una cellula all’altra.
12
Figura 1.1 Mappa concetto Web 2.0 (O’Reilly, 2005)
3. Dal Web 1.0 al Web 2.0
Il Web 2.0 è un evoluzione del Web 1.0 che era piø che altro un insieme di
applicazioni statiche che permetteva di visualizzare documenti ipertestuali senza
avere però la possibilità di interagire in modo attivo come accade nel Web 2.0. Le
infrastrutture di rete sono identiche e l’ipertesto rimane il concetto di base delle
relazioni tra i contenuti. L’unica differenza sostanziale è l’approccio dell’utente al
Web, dalla semplice consultazione alla possibilità di contribuire popolando e
13
alimentando il web con i propri contenuti
8
. La possibilità di accedere ai servizi a
basso costo in grado di consentire l’editing anche all’utente poco evoluto
9
,
rappresenta un importante passo verso un interazione e condivisione in cui il ruolo
dell’utente è centrale. O’Reilly, nel 2005 elenca le principali differenze del Web
1.0 e 2.0, rappresentate in figura 1.2.
Web 1.0 Web 2.0
DubleClick Google AdSense
Ofoto Flickr
Akamai
10
BitTorrent
Mp3.com Napster
11
Britannica Online Wikipedia
Siti personali Blogging
Evite Upcoming.org
Ricerca nomi dominio Ottimizzazione dei motori di ricerca
Page views Costo per click
Screen scraping Web services
8
Passaggio dal concetto di utente passivo a quello di utente attivo.
9
Non sono piø necessarie elevate skill competences informatiche.
10
Akamani fornisce una piattaforma per distribuire contenuti via internet, BitTorrent ha un
approccio radicale verso la decentralizzazione di internet, ed è uno dei pionieri del movimento
Peer-to-Peer.
11
Napster fu il primo sistema di peer-to-peer di massa e divenne disponibile nell'estate del 1999.
Tuttavia non era un peer-to-peer puro in quanto utilizzava un sistema di server centrali che
mantenevano la lista dei sistemi connessi e dei file condivisi, mentre le transazioni vere e proprie
avvenivano direttamente tra i vari utenti. Infatti questo è un sistema molto simile al funzionamento
dell'instant messaging.
14
Pubblicazione Partecipazione
Sistemi di gestione dei contenuti Wikis
Directories Tagging
Stickiness Syndication
Una prima differenza è il passaggio dai siti web personali ai blog, un
cambiamento che ha generato un incredibile semplificazione. Prima con i siti web
personali era necessaria una padronanza di linguaggio HTML e di
programmazione, oggi con i blog non sono piø necessarie elevate Technical Skills,
e chiunque è in grado di pubblicare i propri contenuti dotandoli pure di una
sofisticata veste grafica, il tutto seguendo un semplice Wizard
12
preimpostato. I
sistemi di gestione dei contenuti hanno subito un importante evoluzione e una
conseguente semplificazione, prima erano necessarie piø applicazioni
informatiche per gestire il ciclo di vita di un informazione, oggi una sola
applicazione supporta al meglio tutto il processo, dal momento dell’intuizione
fino a quello della fruizione. Tutto questo è reso possibile dalla tecnologia Wiki,
che può essere considerato come il punto d’arrivo del content management.
13
Un
Wiki è un sito web che viene aggiornato dai suoi utilizzatori e i cui contenuti sono
12
Nel linguaggio dell'informatica, il wizard indica una procedura informatica, generalmente
inglobata in una applicazione piø complessa, che permette all'utente di eseguire determinate
operazioni (solitamente complesse) tramite una serie di passi successivi
13
Serie di processi e tecnologie a supporto del ciclo di vita evolutivo dell'informazione digitale. Il
ciclo di vita comprende essenzialmente sei passi: Creazione, Aggiornamento, Pubblicazione,
Traduzione, Archiviazione e utilizzo.
15
sviluppati in collaborazione da tutti coloro che vi hanno accesso. Fra tutte le
applicazioni di tipo wiki, sicuramente la piø conosciuto ed utilizzata è Wikipedia,
l’enciclopedia online cha ha soppiantato la precedente applicazione Britannica
Online.
Col Web 2.0 cambiano le tecniche utilizzate per tenere “incollato” il
visitatore ad un sito web, si passa dal concetto di stickiness al concetto di
syndication. Con il nuovo approccio si cerca di fare in modo che i contenuti
possano essere fruiti non solo sul sito di provenienza, ma anche attraverso altri
canali
14
. Ciò è possibile grazie a delle nuove tecnologie, come gli RSS, il tagging
ecc.
Altro cambiamento radicale riguarda il sistema di classificazione delle
informazioni, si passa dalla classica tassonomia, o scienza della classificazione,
attuata tramite l’utilizzo di directories da parte di programmatori web, al nuovo
concetto di folksonomia, una classificazione delle informazioni fatta dagli utenti
attraverso l’utilizzo di parole chiave chiamate tag che vengono scelte liberamente.
I tag sono quindi parole chiave associate ad un termine o ad un informazione,
rendono possibile la classificazione e la ricerca e vengono di solito scelti in base a
criteri informali e personali.
14
Un esempio di questi nuovi canali è rappresentato dai feed che sono delle liste di elementi con
un titolo, che permettono il successivo collegamento ai contenuti informativi. Questi possono
essere aggiornati e consultati di frequente con l’aiuto di un browser o di alcune applicazioni
permettendo di essere sempre a conoscenza dei nuovi contenuti disponibili su piø siti senza
visitarli direttamente.