8
una situazione di forte concorrenza con la formazione a distanza, in rapporto ad
una domanda formativa sempre più complessa e variegata (Keegan, 1990).
Emerge allora la necessità di comprendere il valore aggiunto che la Rete può
offrire alla formazione e in quest’ottica si inserisce l’importanza di un’adeguata
valutazione delle esperienze formative, in quanto processo atto ad evidenziare i
limiti e le opportunità di realizzazione. Solo attraverso una corretta postura
riflessiva infatti, si ha la possibilità di cogliere le corrette dimensioni della nuova
FaD, smantellando così un clima sempre più pressante di cieca retorica.
Scopo di tale lavoro è quello di operare una valutazione che superi i “classici
schemi valutativi” e che metta in risalto vantaggi e limiti delle esperienze
formative, offerte da enti formativi “tradizionali” come lo IAL Friuli Venezia
Giulia e del Veneto, ed enti più “giovani” come il centro di formazione Opera
Sacra Famiglia di Pordenone e la società di formazione Talete di Ferrara.
Non si intende operare una valutazione che vuole “schierarsi” o dalla parte
dell’ente formativo o dello studente; bensì è un’attività valutativa che ha come
focus centrale l’esperienza diretta e sul campo dello studente. Da essa si ricavano
gli elementi di valutazione per “fotografare” l’immagine completa dei diversi
corsi di formazione – progettazione e processo d’insegnamento/apprendimento in
Rete ed in presenza.
Nel dettaglio, tale elaborato è suddiviso essenzialmente in due parti.
Nella prima, specificamente teorica, l’obiettivo prefissato, oltre che riuscire a dare
una definizione appropriata di e-learning, è quello di delineare i basamenti della
complessa realtà dell’e-learning, e i risvolti che ha apportato alla nostra società,
anche a livello europeo (Maise, 2001).
La Rete, dunque, come luogo ideale per mettere in atto un processo formativo, per
esaltare le attività di collaborative learning – che in presenza molto spesso sono
penalizzate – e per unire più soggetti, con una stessa finalità, in una comunità
virtuale di apprendimento.
Ma non solo: la Rete come spazio sociale, dove sperimentare un nuovo modo di
relazionare e comunicare con gli altri, e di sperimentare sé stessi e la propria
identità, in un gioco continuo di costruzione e de-costruzione del proprio Io, visto
9
da alcuni come un’ottima attività per dar senso alla presenza (Suler, 2000), e da
altri come mezzo per falsificare la realtà presente (Turkle, 1997).
Infine, è parso opportuno soffermarsi sulla nuova figura che è entrata a far parte
del processo d’insegnamento/apprendimento: non più una relazione diadica tra
docente ed allievo, ma triadica: docente, allievo e tutor. Quest’ultimo all’interno
del nuovo processo d’insegnamento/apprendimento, svolge un’attività di
mediazione tra docente ed allievo; oltre ad integrare l’attività didattica
dell’insegnante, egli mette in pratica un supporto cognitivo e motivazione nei
confronti dello studente. Dunque il tutor come colonna portante dell’intero
processo formativo.
Nella seconda parte, dedicata esclusivamente alla pratica, l’obiettivo da
raggiungere è quello di effettuare una valutazione quantitativa – somministrazione
di un questionario – e qualitativa – conduzione di focus group – analizzando non
solo il grado di soddisfazione dello studente, ma l’intero percorso formativo:
livello d’attenzione e di interesse sia in Rete che in presenza, le difficoltà
riscontrate nel rapportarsi con le nuove tecnologie e con l’e-learning, analizzando
i rapporti instaurati dall’allievo con l’intera comunità di apprendimento e con la
struttura organizzativa.
Come ben si potrà notare in seguito, non è una valutazione che parte
dall’organizzazione ed arriva all’allievo, ma è un cammino a ritroso: partendo
dalle parole – scritte ed orali – degli allievi si è ricostruito l’intero percorso
formativo, con i suoi pro e contro, arrivando ad individuare i buoni propositi ed
errori commessi dalle organizzazioni formative.
10
PARTE PRIMA
APPRENDERE OGGI
11
CAPITOLO PRIMO
L’E-LEARNING
Né utopia, né distopia, Internet è espressione
di quello che siamo: se vogliamo cambiare
la nostra realtà, dobbiamo comprendere
il suo codice di comunicazione specifico.
(M. Castells)
1 PREMESSA
Anche se è difficile accorgersene, la società cambia rapidamente in tutti i settori
della vita quotidiana. Siamo in un periodo di transizione, poiché da
un’information society – società dell’informazione, caratterizzata da una
conoscenza di massa, fondata sulla distribuzione di dati predefiniti e
standardizzati – si passa ad una knowledge society – società della conoscenza, che
sollecita la partecipazione cognitiva di ogni singolo individuo e l’accesso ad essa
è permesso dal patrimonio di conoscenze e competenze posseduto – la quale è
“moneta sonante” non solo per gli ambienti scolastici o universitari, ma anche per
il post diploma o laurea, per il mondo del lavoro e per quello delle istituzioni
pubbliche.
La prova di questo cambiamento, la si trova se si volge lo sguardo nella casa di
fronte: un bambino di quattro o cinque anni impara a leggere e scrivere giocando
con un CD-ROM (acquistato presso il giornalaio sotto casa da mamma o papà al
rientro dal lavoro) che gira sul computer di casa; oppure un adolescente naviga in
un videogame medievale, nel quale per poter sopravvivere deve essere in grado di
muoversi in ambienti storici – graficamente riprodotti nei minimi dettagli – e
superare prove, che indirettamente gli faranno apprendere regole sociali e
politiche della vita di quell’era storica. Ma anche un neo-laureato o un impiegato,
appena rincasato da lavoro, che per poter accedere ad un incarico di maggiore
12
responsabilità all’interno di qualche prestigiosa azienda italiana, si collega in
Internet per seguire le lezioni in auto-apprendimento o in un’aula virtuale, erogate
da una prestigiosa università americana, la quale gli rilascerà un attestato di
business administration.
Dopo aver osservato le varie situazioni, sorge spontanea la domanda: ma cosa sta
accadendo alla società? Effettivamente si tratta qualcosa di rivoluzionario, che
stravolge i meccanismi di apprendimento dell’essere umano.
In un contesto, dove di giorno in giorno la conoscenza acquisita l’altro ieri è già
sorpassata e la domanda di un nuovo sapere è sempre maggiore, come si potrebbe
immaginare di “ammucchiare” venti o trenta persone – ognuna con una storia di
vita alle spalle – in un’aula? Con quanti e con quali insegnati? Con quale livello e
in che tempi dovrebbe avvenire tutto ciò?
Per poter rispondere a queste domande bisogna far ricorso a modelli di
apprendimento che vadano oltre la tradizionale lezione frontale in aula, e che
rispondano alle caratteristiche di efficacia, fruizione in qualsiasi momento e
luogo, ma soprattutto che prendano in considerazione le esigenze del singolo.
Ecco entrare in gioco l’e-learning!
13
2 UNA POSSIBILE DEFINIZIONE
L’incontro tra le nuove tecnologie telematiche e il percorso di sviluppo della
formazione a distanza
1
(FaD), la quale passa attraverso tre generazioni, l’ultima
caratterizzata dall’uso di Internet come strumento comunicativo flessibile e
rapido, ha dato vita all’e-learning, una metodologia che non si limita
semplicemente a trasferire conoscenza, ma modifica il tradizionale modello
didattico, potenziandolo e integrandolo con le nuove tecnologie comunicative.
Definire l’e-learning non è cosa semplice.
Ogni giorno vengono proposti corsi di formazione on-line con diverse
sfaccettature, e l’utenza è convinta che chi li propone, sappia esattamente di cosa
si tratta.
Ma leggendo qualche volantino informativo, ben presto ci rendiamo conto che c’è
molta confusione su questo vastissimo argomento, e che talvolta si utilizza il
termine come sinonimo di formazione a distanza, o viceversa.
Ma, allora come possiamo definire l’e-learning?
Se ci attenessimo ad una semplice traduzione letteraria del termine o provassimo a
cercare in un comunissimo dizionario di lingua italiana, otterremmo l’espressione
“apprendimento elettronico”. Con questa terminologia potremmo capire tutto,
come non capir nulla.
1
La prima generazione risale alla metà dell’800 e si serve dello sviluppo del sistema postale per
inviare materiale didattico cartaceo. Si scopre così la possibilità di effettuare corsi a distanza via
posta per coprire vaste aree geografiche; con l’arrivo del ‘900, il mezzo postale viene sostituito
dalla radio, che consente la realizzazione dei primi corsi educativi via etere. Il mezzo radiofonico
segna un passaggio importante: da una comunicazione uno-a-uno si passa ad una interazione uno-
molti. Anche il filo telefonico venne utilizzato come canale, ma per lo più come supporto alla
corrispondenza, per la didattica via posta.
La seconda generazione si sviluppa negli anni ’60 e fa uso della televisione e dei supporti audio e
video (audiocassette e VHS). L’Europa in questi anni affida al mezzo televisivo non solo il compito
di intrattenere ma anche di educare il pubblico Il basso costo delle trasmissioni televisive permette
l’espansione della FaD anche nelle fasce sociali a più basso reddito e con maggiore fabbisogno
formativo.
La terza generazione è resa possibile dalla digitalizzazione. Lo sviluppo tecnologico produce
differenti sperimentazioni ed elaborazioni dei prodotti FaD. I primi calcolatori (mainframe), i PC e
le reti telematiche rendono possibile la realizzazione dei primi software didattici, die corsi su
floppy disk e su CD-ROM e dei corsi di e-learning, basati sull’uso di Internet.
Ciò che contraddistingue la FaD di terza generazione dalla prima e dalla seconda è il riportare il
processo di apprendimento ad un evento sociale e non solo individuale.
14
Consideriamo alcune definizioni illustri:
L’e-learning è la convergenza della formazione e di Internet.
(Banc of American Securities, 1998)
L’e-learning è l’utilizzo di network tecnology per progettare,
distribuire, selezionale, amministrare e ampliare la formazione.
(E. Maise, 2001)
Definiamo e-learning come l’utilizzo di varie tecnologie
Internet e Web per creare, attivare, distribuire e/o ampliare la
formazione continua. (Robert Peterson, Piper Jeffray, Elearn-
frame, 2000:6)
Istruzione di domani. (Commissione Europea)
2
.
Se riflettiamo su queste definizioni, ci rendiamo conto che l’e-learning non è
solamente un semplice “apprendimento elettronico”: è un processo di
insegnamento/apprendimento basato sulla Rete, attraverso il quale vengono
diffuse e ricercate informazioni, comunicazioni, formazione ed addestramento.
La Harasim (1999) descrive la formazione on-line come un unico dominio in cui
confluiscono le caratteristiche tipiche della FaD e della formazione in presenza:
una comunicazione mediata da strumenti tecnici, indipendenti dallo spazio e dal
tempo, caratterizzati da una forte interattività. Questi strumenti costituiscono dei
mezzi potenti per amplificare o modificare le attività cognitive umane.
È un nuovo ambiente di formazione che favorisce l’autonomia, la flessibilità,
l’interdisciplinarietà, la messa in relazione dei centri di cultura e conoscenza,
facilitando l’accesso di tutti i soggetti alle risorse della società della conoscenza.
2
Citazione tratta dal documento European Act, stilato dalla Commissione Europea, relativamente
agli sviluppi dei nuovi sistemi utilizzati nella formazione. Più analiticamente la C.E. intende l’e-
learning come “l’utilizzo delle nuove tecnologie multimediali e di Internet per migliorare la
qualità dell’apprendimento, agevolando l’accesso a risorse e servizi nonché gli scambi e la
collaborazione a distanza” (marzo 2001-dicembre 2004). In più individua cinque linee operative
per sviluppare questo nuovo modo di fare formazione: sviluppare l’integrazione completa delle TIC
nell’insegnamento e nella formazione; creare infrastrutture flessibili per mettere l’e-learning alla
portata di tutti; definire e promuovere la cultura digitale; creare una cultura dell’apprendimento per
tutta la vita; sviluppare dei servizi e dei contenuti educativi di qualità in Europa.
15
In un’unica espressione, è un “nuovo modo di fare e di pensare alla didattica”: il
modello didattico tradizionale viene integrato e potenziato dall’uso delle
tecnologie.
È definito un nuovo modo di riflettere, perché riesce ad enfatizzare un ruolo più
attivo e partecipativo dei soggetti coinvolti in attività di negoziazione e di
cooperazione atte a creare una nuova conoscenza, aumentando la voglia di
esplorare e di conoscere. Ciò è conseguenza del fatto che il percorso di
apprendimento è personalizzato e supportato da risorse umane (tutor, esperti on-
line, ecc) e strumenti (biblioteche virtuali, banche dati, università in rete ecc): si
sviluppano così nuove forme di educazione assistita – coaching – e di tutorship
tra pari.
Il Web si trasforma in luogo di formazione, ma diviene anche mezzo e contesto
sociale dell’apprendimento, sviluppando nel soggetto un forte senso di
appartenenza all’interno della Rete (forum, comunità virtuali ecc) – engaged
learning.
Rispetto ad una tradizionale lezione in aula, l’e-learning – grazie alla flessibilità
dei mezzi comunicativi, che si inseriscono nello scenario come mediatori delle
interazioni in atto – permette l’acquisizione di un “sapere, saper fare e saper
essere”, attraverso un modello comunicativo, che precisiamo dialogico/interattivo,
all’interno del quale la figura dell’insegnante è affiancata da un tutor, che propone
problemi, contenuti o attività, interagisce con la comunità d’apprendimento, e fa si
che nel discente si attivi un processo di auto-apprendimento e un cooperative
learning.
Inoltre questa nuova figura, ha il compito di mantenere il lavoro e
l’organizzazione della classe, focalizzandola sugli argomenti e gli obiettivi da
perseguire; fornisce le istruzioni necessarie per avviare le nuove attività e di
fungere da modello iniziale. Il ciclo si conclude con dei momenti di auto-
valutazione da parte dell’educando e con dei momenti di verifica da parte del
tutor.
Le strategie didattiche messe in atto dal tutor fanno si che il soggetto in fase di
apprendimento scopra da sé i concetti e le nozioni, anziché offrire loro risposte ed
informazioni confezionate.
16
L’e-learning non esclude momenti di formazione tipici della lezione in presenza
(basati sull’utilizzo di materiali didattici cartacei), bensì li richiama a sé e li
integra con momenti di formazione innovativa mediata e supportata da pacchetti
software didattici (Computer Based Training
3
), rinforzando le prerogative del
tradizionale modello didattico sull’insegnamento frontale e l’apprendimento
tramite lettura (Maragliano, 2004). Un esempio pratico è dato dal modello
Blended Learning, il quale permette di sfruttare appieno sia i canali tradizionali –
caratterizzati da un lavoro individuale – che canali multiutente e condivisi –
caratterizzati dal lavoro di gruppo.
Grazie a questa integrazione si crea una comunicazione di tipo “ricco” (Papa,
2000), che consente uno scambio di informazioni tra tutti i partecipanti, creando
un sistema di apprendimento che permette di ricevere un feedback immediato,
mediante una comunicazione docente-discente, ma anche tra discente-discente. Il
docente non è l’unica fonte di conoscenza: il soggetto in fase di apprendimento,
mette a disposizione il suo sapere e la sua esperienza al servizio delle altre
soggettività, che interagendo e confrontandosi tra di loro all’interno della Rete,
costruiscono un sapere e una conoscenza nuova.
In questo modo il discente, metaforicamente parlando, è in prima linea e mettendo
in gioco totalmente sé stesso, assume all’interno del processo
d’insegnamento/apprendimento un ruolo di spicco: i discenti plasmano lo spazio
di apprendimento in base ai propri bisogni ed esigenze personali e formative.
Così l’apprendimento elettronico può essere definito un “ambiente integrato”, in
quanto prevede delle situazioni di formazione senza vincoli di tempo e di spazio
(sono forniti contribuiti editoriali attraverso un sistema di WBT
4
), delle situazioni
di apprendimento con vincoli spazio-temporali (videoconferencing e aule virtuali)
e delle situazioni di apprendimento collaborativo, attraverso l’uso di forum e
comunità virtuali gestite all’interno della piattaforma.
3
Tipologia di formazione assistita dal computer. Il corso è fruito grazie ad un computer,
specialmente tramite CD-ROM o floppy disk. A differenza del Web-based training, non richiede un
computer connesso ad Internet, e di solito non fornisce collegamenti a risorse di apprendimento
esterno.
4
Web-based training: formazione a distanza realizzata mediante gli standard tecnici e gli
strumenti di comunicazione di Internet; molti di questi sistemi prevedono corsi in autodistruzione
visualizzabili all’interno di un browser per lo studio individuale e strumenti quali la e-mail e i
newsgroup per la comunicazione con il tutor e gli altri allievi.
17
In definitiva, per poter parlare di e-learning, secondo Calvani e Rotta (2000) sono
necessarie alcune condizioni, quali:
1. separazione fisica tra insegnante e discente: è la caratteristica principale
che permette di distinguere un corso di e-learning da una lezione
tradizionale;
2. un’organizzazione didattica strutturata: alla base dell’on-line learning
deve esserci l’idea di una struttura scolastica che sia disponibile ad
insegnare ad un pubblico, che a sua volta sia disposto ad imparare;
3. presenza di una tecnologia che permetta la comunicazione
docente/discente e discente/discente: la tecnologia comunicativa deve
permette l’instaurarsi di interazioni significative tra i soggetti presenti in
Rete, in modo tale da sviluppare rapporti cooperativi;
4. dev’essere presente una comunicazione a due vie: necessità di strutturare e
gestire l’interazione e lo scambio di informazioni in Rete, creando
un’infrastruttura capace di favorire le azioni di coordinamento,
codecisione, coproduzione, condivisione di informazioni, finalizzate alla
creazione di situazioni di apprendimento collaborativo;
5. dev’esserci l’impiego sistematico di formazione remota, virtuale e vicaria:
nel suo essere l’e-learning recupera degli aspetti della formazione a
distanza tradizionale, richiamando a sé dei momenti di studio
individualizzato con eventuali collegamenti remoti con il tutor, e
centrandosi sull’interazione fra tutti i partecipanti;
6. una forma di istruzione industrializzata: si basa su un’interazione
oggettivata, razionalizzata e prodotta per vie tecnologiche (Peters, 1973),
le quali sostituiscono la comunicazione interpersonale dell’istruzione
tradizionale basata sul gruppo;
7. chiarezza formale circa i criteri e le regole di studio.
18
3 NON SOLO LUOGO DI APPRENDIMENTO
Pensare alla grande Rete come luogo di apprendimento ci riesce molto difficile:
immaginarla luogo di relazione ancora più impossibile. Esiste la convinzione che
una comunicazione significativa possa avvenire solo tra persone, attraverso un
discorso “faccia a faccia”: elemento essenziale è la presenza fisica dei soggetti che
interagiscono, e ciò induce a considerare la vicinanza virtuale come “falsa”. Con
ciò non si vuole incriminare chi pensa ad Internet come mezzo che allontana gli
individui e che produce ostacoli all’intera comunicazione – gli stati d’animo in
una comunicazione mediata dal computer sono descritti esplicitamente, per evitare
di lasciarli completamente nascosti rischiando che il contenuto del messaggio
possa essere mal interpretato e generare inutili polemiche, che risultano risolvibili
con estrema difficoltà in rete – però si potrebbe tentare almeno di considerare la
Rete mezzo facilitatore nei rapporti interpersonali significativi, anche all’interno
di un processo di insegnamento/apprendimento.
La formazione on-line permette di qualificare l’impianto didattico che caratterizza
l’istruzione, consentendo l’instaurarsi di flussi efficaci di interazioni tra la
struttura che eroga i corsi e gli allievi che ne usufruiscono (Keegan, 1994), ma
anche semplicemente tra i fruitori del corso.
In questo senso, la Rete diventa luogo di relazione. Anche se può sembrare il
contrario, i soggetti presenti in un ambiente virtuale hanno la possibilità di
esprimere la loro identità e di interagire – magari con maggiore facilità rispetto ad
una “chiacchierata a quattrocchi” – con altre soggettività: si pongono le basi per
nuovi rapporti diretti e significativi, oppure si ampliano quelli già esistenti.
All’interno di questo contesto sociale, si possono elaborare nuove forme
espressive ed identitarie: chi apprende in Rete può sperimentare nuove forme
comunicative – sincrone o asincrone
5
– ma può anche sperimentarsi come persona
e scoprire in sé nuove attitudini o far risaltare le proprie capacità e caratteristiche.
5
Comunicazione sincrona o in tempo reale: comunicazione interpersonale tra due o più soggetti
che necessita della loro presenza simultanea (connessione) in Rete; ad esempio: audio o video
conferenza, piattaforma di chat, trasmissioni in diretta via radio o televisione. Comunicazione
asincrona o differita: la comunicazione interpersonale tra docente e discente avviene in una
situazione spazio – temporale differente per entrambi; ad esempio: presentazioni e seminari
audio/video scaricabili dal Web, CD-ROM, supporto di tutoring tramite mail.
19
Se il discorso viene esteso alla comunità virtuale, essa oltre a beneficiare di tutte
le eventualità sopraelencate, evidenzia nel singolo le capacità di confronto, di
messa in comune di risorse e d’idee e la predisposizione ad esprimere i propri
valori, a metterli in discussione per formularne altri condivisi dall’intero gruppo.
C’è da sottolineare che la comunicazione mediata dal computer, sul piano
psicologico, fa risaltare due elementi che nella nostra società fanno fatica a
convivere:
1. l’individuo, con la sua unicità;
2. la massa, con la sua collettività.
All’interno della massa l’individuo non si sente inghiottito e respinto, ma
partecipa senza temere la quantità, intesa come numero (Boccia, 1998). Il soggetto
assume un ruolo importante all’interno della partecipazione sociale, sentendosi
coinvolto emotivamente, e partecipa grazie a contatti diretti. In questo senso la
distanza può produrre nuove forme, anche più ampie e significative di presenza,
nel senso tradizionale che diamo al termine.
L’ambiente dell’e-learning viene percepito come spazio, come territorio
d’apprendimento e luogo esperienzale d’azione, che esalta la virtualità: si pensi a
tutti quei videogiochi che permettono di incarnare un personaggio storico e di
visitare un mondo simulato dal suo punto di vista. Oppure in campo formativo, la
simulazione di situazioni lavorative pericolose, che richiedono anni ed anni di
esperienza sul campo.
In Rete, la vicinanza e la distanza diventano concetti astratti che si svincolano dai
loro presupposti materiali e si relativizzano entro la trame definite da un network
paradigm
6
(Boccia, 2000), capace di sovrapporre allo spazio una rete di maglie
tecno-comunicative. I confini del “sociale virtuale” si ridefiniscono in
continuazione, fino a trasformarsi in realtà fluide e puramente comunicative.
6
Il modello comunicativo non è più unidirezionale e lineare, ma reticolare all’interno di un
sistema in cui tutti i componenti sono contemporaneamente emittenti e destinatari; la costruzione
dei significati è frutto dell’interaizone attiva dei soggetti e dell’interscambio dei loro significati
sulla base della condivisione di uno spazio comune di conoscenze, di credenze e di valori.
20
4 IL COLLABORATIVE LEARNING
Cunningham (1991) afferma che “la crescita concettuale deriva dalla condivisione
di prospettive differenti e dal simultaneo cambiamento delle nostre
rappresentazioni interne in risposta a quelle prospettive […] l’educazione ha il
ruolo di promuovere la collaborazione con gli altri e di mettere così in evidenza le
molteplici prospettive che ci possono essere su uno stesso problema, in modo tale
che il discente possa arrivare a una sua propria posizione”.
Già il modello d’insegnamento tradizionale faceva uso, anche se sporadicamente,
di pratiche collaborative, ma queste acquistano maggiore significato con
l’introduzione delle nuove tecnologie educative all’interno dell’ambiente di
apprendimento.
Nasce così il Computer Support Cooperative Work (CSCW
7
), un filone di studio che
crede fortemente nella dimensione collaborativa all’interno del processo educativo,
in quanto permette una “costruzione sociale della conoscenza”, che implica un
apprendimento attivo, interattivo, significativo e condiviso e una negoziazione
della conoscenza creata e condivisa dall’interno della comunità di apprendimento.
In uno dei tanti studi sul Community of Learners, condotto da Brown e Campione
(1989) presso l’Università di Berkeley, è emerso che grazie ad un lavoro
collaborativo supportato dalle tecnologie, lo studente si sente costruttore attivo
della propria conoscenza: egli è in grado di padroneggiare le varie strategie di
apprendimento, puntando soprattutto sulle abilità di auto-controllo, auto-direzione
e auto-valutazione dell’apprendimento.
Rendere lo studente un costruttore attivo di conoscenza, significa enfatizzare
l’apprendimento interattivo e collaborativo. Si lavora assieme per discutere idee,
dati ed ipotesi. Si interagisce con strumenti e fonti diverse: media, pari ed esperti.
La conoscenza non è più qualcosa di fisso, data una volte per tutte, ma deve essere
presentata e percepita come dinamica, da costruire e ridefinire ogni volta
integrando i propri “dati” personali.
Le nuove tecnologie costituiscono l’impalcatura di un processo di
insegnamento/apprendimento che si realizza in un ambiente didattico, dove il
7
Settore di studio che si occupa delle metodologie e degli strumenti che possono favorire il lavoro
collaborativo in Rete o, più in generale il lavoro collaborativo mediato dalle nuove tecnologie.
21
sapere è distribuito per mezzo delle tecnologie, ed il lavoro viene svolto attraverso
una collaborazione, mediata dal computer.
Nascono in questo modo dei veri e propri laboratori – groupware
8
– di protagonisti
distanti del processo educativo, che condividono uno stesso obiettivo da
raggiungere, che passa tramite l’interazione del soggetto con i compagni di classe e
la personalizzazione più o meno ampia del curriculum personale (Fasolino, 2004).
All’interno di questo scenario si evidenzia che tutti i soggetti coinvolti, hanno il
proprio stile di apprendimento – un proprio modo di immagazzinare informazioni –
ma, lavorando assieme, costruiranno un ottimo terreno di confronto e di
affiancamento delle proprie attitudini. Nonostante ciò, le diverse forme di
collaborazione prevedono una grande abilità e disponibilità a lavorare
efficacemente con gli altri – condizione che non è sempre ovvia.
Di conseguenza, il collaborative learning potrebbe essere definito un’attività in cui
più soggetti comunicando reciprocamente, assumono un atteggiamento orientato ad
aiutarsi e sostenersi a vicenda, pur rivolti verso finalità distinte. La soggettività
dell’individuo scompare dal punto di vista del risultato finale, in quanto esso è la
risultante di un “corpo collettivo” costituito da diverse soggettività che concorrono
al fine dell’attività educativa collaborativa.
Per Costa (1999) l’interazione con gli altri consente di costruire, attraverso il
confronto di interpretazioni multiple, dissonanti o consonanti, l’identificazione e la
riconciliazione di molteplici punti di vista rispetto ai problemi, nuovi significati del
mondo, e di accedere a domini di conoscenza più avanzati. L’interazione con gli
altri, diventa un mezzo per conoscere sé stessi – controllo del proprio
apprendimento, sviluppo di abilità metacognitive attraverso la riflessione sulle
proprie azioni, feedback proveniente dagli altri – e per esprimere sé stessi.
L’apprendimento collaborativo non mira ad imitare la formazione in presenza, per
garantire gli stessi risultati, ma si propone come modello anche per la formazione
tradizionale, proponendo nuove modalità di insegnamento/apprendimento.
8
Piattaforme software integrate e strutturate per supportare interazioni di una certa complessità tra
gruppi di persone che operano in Rete, e attiva la collaborazione a distanza. Questi ambienti
possono essere orientati ad agevolare le interazioni tra le persone (chat, forum, ecc) o allo scambio
di informazioni (scambio di file o strumenti per la scrittura collaborativa).