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Applicazioni cosmetiche dei componenti della Cannabis sativa L.
1.1 Tassonomia
La tassonomia ufficiale identifica la Cannabis nella piccola famiglia delle
Cannabaceae (anche Cannabinaceae o Cannabidaceae), insieme solo al
luppolo o Humulus – appartenente all’ordine delle Urticales. Si tratta di una
pianta arbustiva inclusa nella classe delle Angiosperme – la cui classificazione
è stata nel tempo piuttosto articolata e oggetto di numerose controversie.
Figura 1. Tassonomia della Cannabis. Cannabis e danni alla salute - Aspetti tossicologici,
neuropsichici, medici, sociali e linee di indiritto per la prevenzione e il trattamento. Serpelloni
G; Diana M; Gomma M; Rimondo C. Dipartimento Politiche Antidroga. 20 gennaio 2011.
Capitolo 3
Il primo ad adottare il termine “sativa” fu il botanico tedesco Leonardt Fuchs
nel 1542, mentre fu Carlo Linneo (1770-1778) nel 1723 ad introdurre nella
sua pubblicazione “Species Plantarum” questo genere a pieni diritti nella
moderna nomenclatura botanica: egli lo considerava composto da una
singola specie indivisa, la Cannabis sativa L.
Successivamente, nel 1785, Jean-Baptiste Lamarck (1744-1829) avanzò una
tesi secondo la quale i ceppi provenienti dall’India si differenziavano da quelli
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Applicazioni cosmetiche dei componenti della Cannabis sativa L.
europei, attribuendo alla nuova specie l’appellativo di Cannabis indica Lam.
(
34,35,50,68,73
).
Nel 1976 Small e Cronquist propongono nel libro “Pratictical and Natural
Taxonomy for Cannabis” l’esistenza di un unico raggruppamento,
riconducendo tutte le sottospecie alla “specie-madre” Cannabis sativa.
Solo recentemente, nel 2004, Hillig e Mahlberg, rimarcano nuovamente
l’esistenza di due specie del genere Cannabis: sativa, tipica dei Paesi
occidentali ed indica, tipica di India e Paesi limitrofi.
Ad oggi, la maggioranza dei botanici asseconda la classificazione del botanico
russo D. E. Janichewsky (1924), secondo il quale tale famiglia è composta da
tre specie principali: Cannabis sativa, Cannabis indica e Cannabis ruderalis.
Cannabis sativa: pianta alta, dalla forma piramidale e con foglie ben
distanti, idonea alla produzione di fibra e olio di semi
Cannabis indica: più bassa e con un numero maggiore di rami e foglie, ricca
di resina e THC (
29,73,75
).
Cannabis ruderalis: spontanea, tipica della Russia centrale, le sue
dimensioni la rendono appropriata per la coltivazione al chiuso, ma è meno
ricca di THC e CBD (
50,79
).
Per finalità forensi e legislative, la classificazione più importante è quella del
drug-type e del fiber-type, le quali si distinguono principalmente per il
contenuto di THC, componente psicotropo attivo, ossia tetraidrocannabinolo
e del suo precursore THCA o acido tetraidrocannabinolico: un elevato
contenuto è associato alla Cannabis terapeutica, uno scarso contenuto alla
Cannabis da fibra.
Tutte le varietà di Cannabis attualmente utilizzate per scopi medicinali
appartengono al tipo terapeutico, a causa del loro ingente contenuto di THC
biologicamente attivo, invece le tipologie di Cannabis non legate alla droga
sono conosciute anche con il termine “canapa” (
34,50
).
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Applicazioni cosmetiche dei componenti della Cannabis sativa L.
Attualmente, secondo dati riportati dal Dipartimento politiche antidroga - in
base al contenuto in principio attivo - si può contare sull’esistenza di tre
chemiotipi:
chemiotipo 1: THC < 0.3% e CBD > 0,5%;
chemiotipo 2: THC > 0.3% e CBD > 0,5%;
chemiotipo 3: THC > 0.3% e CBD < 0,5%
Negli ultimi decenni, la varietà Cannabis sativa L. è stata ingiustamente
trascurata a causa della sua somiglianza con la varietà illegale di Cannabis
indica, nota come narcotico (
1
).
Il genere Cannabis si compone probabilmente di molte varietà: ne sono già
state descritte oltre 700 diverse e si presume ne verranno scoperte altre (
30
).
Figura 2. Disegno di Otto Brunfels, 1532.
Cannabis and Cannabinoids,
Pharmacology, Toxicology and
therapeutic Potential.
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Applicazioni cosmetiche dei componenti della Cannabis sativa L.
1.2 Morfologia
Autoctona di regioni asiatiche temperate, è diffusa a tutte le latitudini –
coltivata o spontanea – grazie alla sua predisposizione alla crescita in terreni
fertili, incolti e ben drenati. Il primo a considerare l’esistenza di varietà
coltivate e varietà spontanee fu Dioscoride - medico di Nerone - mentre
l’espansione planetaria è comprovata dall’esistenza di centinaia di
espressioni idiomatiche con cui è nota: il portoghese canhamo, l’iberico
canamo, il teutonico hamp, l’angolossassone hemp (
50,55,61,68
).
Predilige abbondanza di nutrienti ed acqua e ambienti aperti e soleggiati: i
bordi delle strade, le sponde di fiumi e i prati sono habitat ideali per la
Cannabis selvatica, in presenza di luce solare adeguata (
30,32
).
Solo raramente monoica, più comunemente dioica: organi maschili –
produttori di polline – e organi femminili – produttori di fiori e semi – si
trovano su piante diverse. È l’aspetto che permette di discernere in maniera
netta e pronunciata piante maschili da piante femminili: il sesso è
anatomicamente distinguibile solo dall’inizio della fioritura anche se le piante
maschili tendono ad accrescere in altezza, sacrificando le ramificazioni;
episodi di ermafroditismo si verificano unicamente in condizioni
particolarmente avverse.
È una pianta annuale caratterizzata da un ciclo naturale di vita breve: la
semina si esegue all’inizio della primavera e con una temperatura poco
superiore a 8-10°C in meno di sette giorni compaiono i primi germogli, la
fioritura si compie in estate inoltrata intorno ai 20° - al termine della quale
aumenta la produzione di terpeni - e la maturazione si raggiunge con
l’autunno a circa 15°C: la crescita completa dura 4-6 mesi (
22,29,32,34,61
).
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Applicazioni cosmetiche dei componenti della Cannabis sativa L.
1.2.1 Radice
L’apparato radicale principale è a fittone e può raggiungere profondità fino a
2 metri se il terreno in cui cresce è ben permeabile: in questo caso sviluppa
anche sottili e fitte ramificazioni (
6,33
).
1.2.2 Fusto
Inizialmente ruvido, a seconda di vari fattori può raggiungere la maturità in
un range che va dai 30 cm fino ad altezze di 5 metri, fase nella quale
incrementa la sua robustezza e tenacia (
30
). Si caratterizza per la presenza di
una porzione fibrosa chiamata “tiglio” e di una legnosa detta “canapolo” (
62
).
Quando la crescita si realizza in masse fitte presenta rare ramificazioni poco
estese, diversamente si caratterizza di lunghi rami, dalla lunghezza analoga
allo stelo centrale (
22
) – il quale risulta più alto nelle piante maschio (
16
).
1.2.3 Foglie
Si aprono a ventaglio dal peduncolo. Inizialmente opposte, con l’inizio della
fioritura alterne. A punta, di colore verde scuro, intagliate, impari, picciolate,
palmate, ricoperte da foglioline lanceolate e dentellate. Si posizionano in file
ad uguale distanza intorno al fusto (
22,30
).
1.2.4 Infiorescenze
Nelle varietà dioiche i due sessi si posizionano nella porzione apicale dello
stelo, mentre nelle varietà monoiche, lo stelo accoglie l’infiorescenza
maschile nella parte centrale e quella femminile, maggioritaria, nella parte
apicale (
11
). La scelta di tali varietà ha ripercussioni qualitative e quantitative
sul prodotto finale – che sia seme o fibra – dovute al fatto che le piante
maschili, una volta rilasciato il polline dai fiori maturi, vanno incontro a morte
(
32
).
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Applicazioni cosmetiche dei componenti della Cannabis sativa L.
Le infiorescenze maschili – staminifere - sono appese a grappoli liberi lungo
un ramo verticale privo di foglie (
32
), hanno ognuna cinque petali e cinque
stami. Possiedono un colore bianco-giallo (
22
). Giunte a maturazione
rilasciano il polline, il quale presenta dimensioni considerevolmente superiori
nelle varietà da droga (
60
). Essendo primariamente anemofila -
l’impollinazione avviene grazie al vento che trasporta polline ai pistilli
femminili, favorendo la fecondazione con conseguente formazione del seme
(
34
). La produzione di polline risulta molto copiosa: a partire da un unico
esemplare maschio possono essere liberati fino ad un milione di granuli
pollinici (
80
). In aggiunta il congelamento del polline garantisce la possibilità
di produrre semi fino a tre anni dal momento dell’operazione (
32
).
Le infiorescenze femminili – pistillifere – appaiono adunate in gruppi di 2-6
alle ascelle delle brattee, sono disposte a spighe e sono dotate di un calice
che circonda l’ovario, a cui sono legati due stigmi e due pistilli (
29
).
L’avvenuta fecondazione del pistillo dà il via alla formazione del seme. Un
esemplare femminile possente può produrre oltre 1 kg di seme, il quale
richiede dalle tre alle otto settimane di maturazione (
34
), dopo di che verrà
raccolto oppure costituirà prelibato cibo per uccelli o roditori, o ancora cadrà
a terrà, dove potrà germogliare la primavera successiva (
32
). Tuttavia secondo
Meier e Mediavilla, la fertilità dei fiori femminili si concentra in un lasso di
tempo molto fugace.
La brattea è rivestita di tricomi e ghiandole che secernono un’oleoresina gialla
ricca di composti attivi, in particolare THC. Colando sulle foglie vicine e
asciugandosi all’aria assume una colorazione dorata (
30
). La produzione di
resina protettiva conferisce una forma di difesa per la pianta (
34
) e la sua
secrezione è favorita soprattutto in climi caldi (
82
). I fiori femminili
rappresentano la porzione più potente della pianta: da essi si ottiene una
resina – che una volta essiccata – permette di ricavare le sostanze psicotrope,
esclusive di questa pianta. Producendo una quantità significativamente più
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Applicazioni cosmetiche dei componenti della Cannabis sativa L.
elevata di composti psico-attivi rispetto a quelle maschili, le piante femminili
si prestano alla coltivazione per scopo ricreativo-terapeutico (
34
). In
particolare si ricorre a piante di sesso femminile non impollinate per
scongiurare un consumo energetico non necessario nella produzione di
seme, che di conseguenza pregiudica la resa ottimale di principi attivi (
46
).
1.2.5 Frutto
Il guscio duro e fibroso – detto achenio - normalmente contiene un solo seme
di piccole dimensioni (3-5 mm), preservandone il contenuto. Dal seme, liscio,
di forma ellittica (
89
) caratterizzato da un gradevole sapore di nocciola, è
possibile estrarre circa il 30% di olio (
12
) la cui composizione non differisce
significativamente anche tra varietà tra loro piuttosto differenti (
64
).
Figura 3. Seme di Cannabis - Hemp
seed oil: A source of valuable
essential fatty acids