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CAPITOLO 1: Il Governo Clinico
1.1 Cos’è il Governo Clinico
Negli ultimi anni l’esigenza sempre più sentita di ridefinire i rapporti tra cittadini e
servizi ha portato alla nascita di una rinnovata attenzione a come realmente vengono
assistiti i pazienti, attenzione che nel mondo anglossassone è stata indicata come
“clinical governance”, in Italia traducibile come “Governo Clinico”.
In particolare, nel Regno Unito dove il concetto è nato, la “clinical governance”
viene definita come ‘il contesto in cui i servizi sanitari si rendono responsabili del
miglioramento continuo della qualità dell’assistenza e mantengono elevati i livelli di
prestazioni creando un ambiente che favorisce l’espressione dell’eccellenza clinica’
( liberamente tradotto da A first class service Departement of Health, 1998).
Da un punto di vista più generico, il Governo Clinico rappresenta il tentativo di
trovare un approccio integrato al problema della qualità dell’assistenza, riconoscendo
che non si tratta solo di intervenire sulle singole decisioni cliniche per orientarle
verso una migliore appropriatezza, ma anche di fare in modo che i sistemi
assistenziali nel loro insieme siano orientati verso questo obiettivo. In questo senso,
si tratta di costruire le condizioni che rendano possibile un agire in modo coordinato
e coerente sull’insieme dei fattori che influenzano la qualità della pratica clinica
attraverso la formazione dei professionisti, il monitoraggio dei processi assistenziali
e dei loro risultati (audit clinico) e la gestione dei rischi clinici implicati
dall’assistenza sanitaria (risk management).
In questo contesto, la qualità cessa di essere una sorta di dimensione separata,
collaterale e parallela, e diventa invece parte integrante del processo di
identificazione degli obiettivi del sistema e delle singole aziende, dei meccanismi di
definizione dei processi organizzativi come anche di quelli che presiedono alla
definizione dell’allocazione delle risorse, oltre che, ovviamente, degli strumenti di
valutazione delle attività delle singole unità operative e dei percorsi formativi offerti
ai professionisti.
L’attenzione all’efficacia ed all’appropriatezza clinica e organizzativa dell’assistenza
diventa parte integrante dell’attività istituzionale. In questo senso il governo clinico
traduce operativamente ‘l’obbligo alla qualità’ imposto ai servizi ed alle
organizzazioni sanitarie.
Un’altra caratteristica peculiare del Governo Clinico è quella di rivalutare
metodologie e strumenti che nel corso degli ultimi anni sono stati sviluppati ed
acquisiti ma che ancora stentano ad entrare a far parte del bagaglio operativo dei
servizi sanitari. Metodologie e strumenti come l’audit clinico, le linee-guida, le carte
di controllo, le tecniche di sorveglianza e monitoraggio del rischio clinico, fanno
parte della dotazione strumentale del governo clinico, la cui preoccupazione
fondamentale è fare in modo che i servizi siano in grado di utilizzarli, di integrarli
nei propri meccanismi organizzativi e gestionali.
Risulta evidente, quindi, che il Governo Clinico non si propone come la nuova,
ennesima, metodologia per il miglioramento della qualità, ma piuttosto come la
costruzione della infrastruttura necessaria al pieno utilizzo delle metodologie già
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conosciute e, allo stesso tempo, come lo stimolo ad un ripensamento critico rispetto
al modo in cui tali strumenti sono stati sino ad ora impiegati.
1.2 Principi generali del Governo Clinico
Per evitare che fallisca allo stesso modo delle precedenti filosofie di approccio alla
qualità dell’assistenza, il Governo Clinico ha da una parte la necessità di fondarsi su
principi e valori condivisi che lo legittimino e gli conferiscano la necessaria
credibilità, dall’altra di identificare precisi ambiti di responsabilità per la sua
traduzione operativa.
Per quanto riguarda il primo aspetto, la tabella 1 illustra alcuni principi generali del
governo clinico, con i corrispondenti strumenti operativi
Prinicpi generali Attività/Strumenti
TABELLA 1 • PRINCIPI GENERALI E CORRISPONDENTI STRUMENTI PER IL GOVERNO
CLINICO
Analizzando i principi alla base del Governo Clinico emerge innanzitutto la necessità
di una condivisione multidisciplinare, giustificata dal fatto che governare la pratica
Condivisione
multidisciplinare/
multiprofessionale
Adozione di linee-guida
e loro traduzione in
percorsi condivisi
Evidence-based
medicine
Monitoraggio
performance
Facilità di accesso ad
informazioni
scientifiche
Introduzione indicatori;
sistemi operativi
adeguati
Imparare dall’esperienza Audit clinico; carte di
controllo; gestione del
rischio
Sviluppo professionale ECM ( educazione
continua in medicina)
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clinica significa porre l’accento sul risultato degli interventi sanitari come esito non
tanto dell’abilità e capacità tecnica del singolo operatore, quanto piuttosto dei team
clinici nel loro insieme e del grado di coordinamento ed integrazione raggiunto tra le
singole unità operative.
Questa esigenza di stabile coordinamento tra i responsabili delle unità operative
richiede condizioni realizzabili pienamente solo nel contesto di un’organizzazione
dipartimentale, che dovrebbe favorire una visione integrata dell’assistenza, centrata
sul paziente e sull’insieme del suo percorso assistenziale, piuttosto che sui singoli
momenti che lo compongono.
Inoltre, per ottenere i risultati desiderati, occorre che le capacità tecnico-cliniche
siano adeguatamente supportate da un ambiente organizzativo funzionale al
raggiungimento degli obiettivi clinici dei servizi. In questo senso, quindi, si tratta di
un impegno multidisciplinare, che deve trovare la collaborazione sia tra operatori
clinici con diverso orientamento specialistico (ma impegnati nell’assistenza alle
medesime categorie di pazienti), sia tra chi nei servizi ha responsabilità cliniche e chi
ha invece responsabilità organizzative e manageriali .
L’adozione del principio ‘Evidence-based medicine’ significa andare oltre la
tradizionale attenzione del ragionamento basato sulla microbiologia, sulla
fisiopatologia, sulla farmacologia e fare un utilizzo coscienzioso, esplicito e
giudizioso delle migliori conoscenze disponibili al momento nel processo decisionale
riguardante la cura del paziente. Infatti, poiché il governo clinico ha come obiettivo il
miglioramento della qualità dell’assistenza, non può non avere una spiccata
attenzione all’uso delle informazioni scientifiche come riferimento per le decisioni
cliniche, al fine di orientarle verso una maggiore efficacia ed appropriatezza clinica.
Tuttavia, come già accennato, il governo clinico non è la semplice applicazione
pratica dei principi della medicina basata sulle prove di efficacia. Il problema non è
riconducibile semplicemente al pur desiderabile obiettivo di fare in modo che i
singoli professionisti abbiano facile accesso alle informazioni della ricerca clinica ed
imparino ad usarle criticamente. Si tratta di fare in modo che il riferimento alle
informazioni scientifiche disponibili diventi parte integrante delle modalità operative
dell’intera organizzazione e ciò rappresenta una delle maggiori finalità a cui il
Governo Clinico ambisce.
In merito al principio “imparare dall’esperienza”, trarre insegnamenti da ciò che è
stato fatto in passato implica innanzitutto eseguire un esercizio sistematico di analisi
dei processi/esiti assistenziali alla luce delle conoscenze scientifiche acquisite
nell’ambito della valutazione dell’efficacia degli interventi sanitari. Di conseguenza
risulta necessaria l’adozione di meccanismi e strumenti di identificazione ed analisi
degli errori e delle loro cause, attraverso una politica di “sorveglianza” (condotta con
un approccio non punitivo o colpevolizzante) sull’insieme delle condizioni
dell’ambiente clinico, per identificare quei fattori che inducono a commettere sbagli
altrimenti evitabili, ascrivibili nella gran parte dei casi non a difetti dei singoli, ma al
modo in cui il lavoro è organizzato. Il principio fondamentale che dovrebbe diventare
parte della cultura degli operatori del Sistema Sanitario è il seguente: ciò che non è
accettabile non è l’aver commesso un errore, ma piuttosto il continuare ad operare in
un servizio che non fa abbastanza per prevenirli. Per la professione medica questo
significa passare da un regime finalizzato alla mera identificazione (peraltro
generalmente inefficace) di singoli casi di malasanità, ad un regime in cui il
mantenimento e perseguimento di una buona qualità dell’assistenza è una
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responsabilità assunta dai singoli team di operatori e professionisti nei confronti del
sistema all’interno del quale essi operano.
Inoltre imparare dalle esperienze significa anche porsi nella condizione di poter
apprendere anche da quelle altrui, creando le premesse necessarie ad una
comparazione tra le prestazioni erogate da team di operatori e da servizi, che sia
funzionale ad identificare le modalità clinico-organizzative che conducono ai
migliori risultati clinici. Si dovrebbero, quindi, eseguire attività di benchmarking che
altro non sono se non un modo per apprendere, attraverso il sistematico confronto
con altri, come sia possibile “fare meglio”.
Infine è doveroso evidenziare l’importanza di un adeguato sviluppo professionale
continuo del personale del settore sanitario, indispensabile per un effettivo
miglioramento della qualità delle prestazioni erogate.
I fautori della Clinical Governance hanno intuito l’importanza del processo di
formazione continua e dell’aggiornamento professionale, riconoscendolo come
elemento imprescindibile per un sistema che deve valorizzare il “lifelong learning”.
La professionalità di un operatore della Sanità può venire definita da tre
caratteristiche fondamentali:
- Il possesso di conoscenze teoriche aggiornate (il sapere);
- Il possesso di abilità tecniche o manuali (il fare);
- ll possesso di capacità comunicative e relazionali (l'essere).
Il rapido e continuo sviluppo della medicina ed, in generale, delle conoscenze
biomediche, nonché l'accrescersi continuo delle innovazioni sia tecnologiche che
organizzative, rendono sempre più difficile per il singolo operatore mantenere queste
tre caratteristiche al massimo livello: in altre parole mantenersi "aggiornato e
competente". E' per questo scopo che, in tutti i Paesi del mondo, sono nati i
programmi di Educazione Continua in Medicina (E.C.M.). Tali programmi
comprendono l'insieme organizzato e controllato di tutte quelle attività formative, sia
teoriche che pratiche, finalizzate da un adeguato sviluppo professionale continuo
(Continuing Professional Development - CPD - che nell'interpretazione anglosassone
coniuga "knowledge, competence, performance") per assicurare adeguatezza e
appropriatezza degli interventi assistenziali, a garanzia della qualità dell'assistenza
rivolta ai cittadini.
Punto di partenza nei programmi di formazione continua è rappresentato dalla
necessità di non basarsi esclusivamente su modalità didattiche tradizionali, cioè le
lezioni frontali. Queste modalità didattiche da sole, infatti, si sono già dimostrate
prive di efficacia nel modificare le prestazioni e nel migliorare gli esiti clinici. Nel
sistema sanitario vanno realizzati interventi formativi capaci di attivare il ciclo
“learn-work-learn”, ossia attività teoriche e pratiche che partendo dai problemi reali
diano le basi teoriche ma anche gli strumenti pratici, per migliorare i comportamenti
e la qualità
dell’assistenza. Per tale motivo, le iniziative di didattica frontale vanno integrate da
discussione di casi clinici, sessioni pratiche, valutazione di dati reali, e dove
possibile, stage presso istituzioni qualificate e centri di eccellenza.
All’interno di un programma di Governo clinico, quindi, la formazione continua
gioca un ruolo strategico ed impone la pianificazione, la realizzazione e la
valutazione degli esiti di tutti gli eventi formativi nell’assoluto rispetto, ed anzi nella
valorizzazione, delle iniziative personali per migliorare conoscenze teoriche e
pratiche. Il modello di riferimento pertanto è quello del Continuing Personal
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Development (CPD), ossia un ciclo che parte dalla valutazione dei bisogni formativi
individuali ed organizzativi ed attraverso la pianificazione e realizzazione degli
eventi, porta a valutare gli effetti del piano formativo e la sua efficacia in termini di
miglioramento dell’assistenza .
1.3 Strumenti principali del Governo Clinico
Nel grafico sottostante sono menzionati i principali strumenti ripresi e rinnovati dal
Governo Clinico che, se adeguatamente utilizzati, possono contribuire alla
costruzione delle condizioni clinico-organizzative necessarie a raggiungere un
graduale miglioramento della qualità dei processi assistenziali. L’espressione
‘strumenti ripresi e rinnovati’ non è casuale dal momento che, come affermato in
precedenza, caratteristica peculiare del Governo Clinico è proprio quella di rivalutare
metodologie e strumenti che nel corso degli ultimi anni sono stati sviluppati ed
acquisiti ma che hanno incontrato diversi ostacoli nell’entrare a far parte del bagaglio
operativo dei servizi sanitari.
(scrupoloso),
esplicito (chiaro, preciso),
giudizioso (prudente)
delle migliori conoscenze
disponibili al momento,
nel processo decisionale
dei singoli pazienti.
Figura 2 • Rappresentazione schematica delle attività/strumenti del Governo Clinico
1.3.1 Le linee-guida
Tra gli strumenti e i sistemi finalizzati allo sviluppo e al miglioramento della qualità,
una posizione culturale preminente è occupata dalle linee-guida.
La definizione maggiormente diffusa di linee-guida è quella dell’Institute of
Medicine americano, il quale le definisce come un insieme di “raccomandazioni di
comportamento clinico, prodotte attraverso un processo sistematico, allo scopo di
assistere i medici ed i pazienti nel decidere quali siano le modalità di assistenza più
appropriate in specifiche circostanze cliniche”. Esse costituiscono la sintesi delle
conoscenze scientifiche sull’argomento, opportunamente strutturate e sistematizzate
attraverso regole esplicite condivise dalla comunità medico-scientifica nel suo
insieme. Anche se non caratterizzate dalla natura vincolante dei protocolli,
costituiscono pur sempre un punto d’arrivo nella sintesi delle informazioni
STRUMENTI /
ATTIVITA’ DEL
GOVERNO
CLINICO
Indicatori di
performance
delle prestazioni
Linee
guida
Audit
clinico
Gestione del
rischio clinico