espressione diretta della mia “ricerca”, ma tratta le tematiche che mi
interessano da vicino, i maestri del Novecento a cui in teatro bisogna fare
riferimento, e quell’antico problema che smosse la terra da sotto i miei piedi:
che accade in teatro? Cosa c’è prima della parola? Perché la tecnica? Domande
che forse hanno più risposte nel silenzio che nei fiumi d’inchiostro, e che solo
un’esperienza concreta, una pratica può assecondare e probabilmente senza
dare risposte. Una tesi la dovevo pur fare. Ecco qui dunque, un lavoro,
frettoloso, affastellato, confuso, nei risultati incomparabile all’esperienza
vissuta, ma nello spirito assolutamente suo debitore.
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Tecniche del corpo
Ogni tecnica è una "tecnica del corpo".
Essa raffigura ed amplifica
la struttura metafisica della nostra carne.
M. Merleau-Ponty
Un nuovo campo di studi
Il 17 maggio 1934 Marcel Mauss tiene una conferenza alla Società di psicologia
di Parigi dal titolo “le tecniche del corpo”. Si tratta di un tema variamente
trattato dall’autore nel corso di “Etnologia descrittiva” impartito all’Istituto di
Etnologia dell’Università, e infatti è proprio un’aspirazione descrittiva, e quindi
classificatoria, che informa il lavoro suddetto, una descrizione de “i modi con
cui gli uomini,nelle diverse società, si servono, uniformandosi alla tradizione,
del proprio corpo”(Mauss 1965:385). Si apre con questa definizione uno
sterminato campo d’analisi empirica di tutti quei fenomeni apparentemente
banali come il camminare, muoversi, nuotare, mangiare, arrampicarsi,
muovere pesi, gesticolare, riposarsi, tutti atti fisici, corporei che però al di là
della evidente componente “naturale”, biologica denotano una elevata
influenza sociale. Ogni società possiede quindi un corredo di tecniche,
trasmesse la maggior parte nel processo di inculturazione all’individuo e che si
inscrivono sul suo corpo, creando un “habitus”
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, una sorta di stile, un
complesso di movenze, abitudini, atteggiamenti del corpo ed esperienze, che è
ben lungi dall’essere figlio solo della psicologia individuale, come attentamente
precisa mauss dinanzi alla sua platea di psicologi, ma è invece prodotto della
“ragion pratica collettiva”. Il nostro autore spiega come la trasmissione delle
tecniche sia indissolubilmente legata alla tradizione tramite il processo di
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si noti che habitus è usato qui in senso letterale, di abito e di abitudine, che condivide le caratteristiche di “inconscio
collettivo “ del concetto di habitus in Bourdieu, ma è limitato all’uso del corpo, mentre per Bourdieu habitus racchiude
l’intero complesso di gusti, comportamenti, idee e giudizi di una data classe di individui.
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educazione, cui parte fondante è l’imitazione da parte dell’individuo verso i
possessori di un certo prestigio sociale: “l’individuo trae dall’atto eseguito
davanti a lui o insieme con lui la serie di movimenti di cui esso si
compone”(ivi:390) e questo accade in egual misura nel bambino che apprende,
dalla stazione eretta alla marcia al riposo, movimenti basilari della
sopravvivenza, dal padre e dalla madre, nell’apprendista che impara dal suo
insegnante in qualsiasi campo, nel lavoro manuale, in quello rituale, in quello
religioso, in quello artistico. Qui dunque, in questo atto imitativo, per Mauss
emerge la triplice natura dell’ “uomo totale” essendo presenti l’elemento
biologico dell’atto,la sua natura fisica, quello psicologico di comprensione e
appropriazione individuale del movimento e quello sociologico nella relazione di
prestigio sociale tra il soggetto e la sua autorità che mette in moto il processo
di apprendimento.
M.Mauss, pioniere del “fatto sociale totale”, non manca di applicare questo
principio anche successivamente, quando afferma, parlando delle relazioni tra
tecniche di caccia e magia, che “atto tecnico, atto fisico, atto magico-religioso
sono confusi per l’agente”(ivi:392)
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. Ma c’è bisogno di un ulteriore passo
nell’organizzazione del concetto perché diventi euristicamente fruttuoso:
nonostante il suo essere disciolto nella totalità della mente nativa, qual è la
specificità dell’atto tecnico? Precisamente cosa si intende per tecnica e come si
configura il corpo?
Per Mauss è innanzitutto indispensabile abbandonare una nozione di tecnica
legata alla necessaria presenza di uno strumento, di un oggetto materiale,di un
apparato esterno. Egli chiama tecnica “un atto tradizionale ed
efficace”(ivi:392). Ciò che distingue un atto tecnico così definito da uno
simbolico, religioso, morale, magico, giuridico, ugualmente tradizionale e
efficace( rimando a più tardi su tipi di efficacia) è che “quest’ ultimo è sentito
dall’autore come un atto di ordine meccanico, fisico o fisico-chimico ed è
perseguito con tale scopo”(ivi.)
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Mauss sottolinea come sia proprio l’atto magico che conferisce la sicurezza al nativo nella riuscita della caccia,
dell’impresa tecnica, nonostante essa sia perfettamente efficace. Si nota quindi la differenza tra la concezione di Mauss
della totalità della mente nativa nella quale la magia rinsalda l’efficacia della tecnica, e quella di Malinowski, secondo
cui la magia subentra lì dove la tecnica non permette il controllo dei fattori, e da quella di Firth, per il quale la magia
rappresenta un impedimento, un handicap per la tecnica.
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L’individuo percepisce come “naturale” ciò che fa, le sue azioni sono in certa
misura inconsapevoli, non hanno una finalità manifesta o esterna né una
motivazione coscientemente determinata. In quest’ottica il corpo è assunto
come primo strumento tecnico umano, o meglio, primo “oggetto tecnico e,
nello stesso tempo, mezzo tecnico”(ivi:392),sebbene in maniera inconsapevole
dal soggetto. Questa duplicità del corpo tecnico la ritroveremo, seppur a un
livello consapevole, più avanti parlando della peculiarietà dell’arte attorica.
Ecco dunque un concetto nuovo, le tecniche del corpo, da applicare a tutta una
serie di fatti ,precedentemente solo notati e apprezzati in senso vago, e quindi
da classificare. Primariamente per Mauss possiamo farlo in base al sesso e
all’età, in quanto tutte le società differenziano e istruiscono i propri membri in
base a questi quasi universali discriminanti biologici. Le donne camminano,
lavorano, riposano in modi diversi da quelli degli uomini; le donne americane
hanno un andatura diversa da quelle francese,più oscillatoria, e anche da
quelle indiane. E che dire delle donne giapponesi, con ai piedi quei vertiginosi
zoccoli e i kimono così stretti da permettere solo una marcia tibiale articolata
sulle ginocchia e rigorosamente bloccata sulle anche. L’uso delle mani, la
propensione ai lavori pesanti, il diverso atteggiamento nel riposarsi distinguono
l’uomo e la donna in tutte le società. Anche l’ età presuppone tecniche diverse
di uso del corpo. Mauss sottolinea l’importanza del sapersi accovacciare,
postura facilmente adottabile da un bambino ma difficilmente da un adulto
delle società occidentali disabituato dalle comodità. E’ importante sottolineare
ancora come ogni tecnica differente influisca a livello fisiologico e psicologico.
Karl Marx osservava, secondo una dialettica hegeliana, quasi un secolo prima
di Mauss come il lavoro umano(quello manuale, non meccanizzato e alienante
del modo di produzione industriale capitalistico) trasformi l’uomo stesso, la
mano del fabbro che usa il martello si modifica nel tempo,prende una nuova
forma. Ed è indubbio che ogni postura o movimento possa modificare la forma
di muscoli e tendini, e che si possa quindi notare la compresenza della tecnica
sociale del corpo anche in un analisi non solo delle classi d’età d’una
determinata società, ma anche delle età storico-evolutive dell’uomo: l’uomo di
Neanderthal aveva le gambe arcuate non perché fosse mezza scimmia, ma
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perché viveva la maggior parte del tempo accovacciato, la mascella si
differenziava nei vari australopitechi in conseguenza della dieta e quindi delle
tecniche masticatorie, le anche si sono evolute in conseguenza del
perfezionamento della stazione eretta e della marcia bipede, natura e cultura si
sono fuse su questo piano, le tecniche del corpo non solo influiscono
fenotipicamente sull’individuo, modificandone il corpo e rimettendo alla
trasmissione sociale la messa-in-forma dei corpi delle generazioni future, ma
non è azzardato affermare che a lungo periodo(sebbene di migliaia di anni!!)
influiscano anche genotipicamente.
Esiste un altro principio di classificazione, questa volta più concettuale, ed è il
principio del rendimento. In fisica il rendimento è un indice, un numero tra 0 e
1, calcolato dividendo il lavoro reale prodotto da una macchina e il lavoro
nominale, ovvero il lavoro che teoricamente dovrebbe riuscire a produrre
nell’unità di tempo. Come per una macchina, le tecniche e il loro
apprendimento sono classificabili in base al rendimento, nel caso umano
(vedremo meglio più avanti) ritengo più corretto parlare di efficacia. Ciò che è
tramandato è ciò che alla prova dei fatti aveva un rendimento maggiore, era
più efficace, anche e soprattutto in termini di riduzione dello spreco di energia,
ovvero dello sforzo. Rispondono quindi le tecniche ad un principio di economia,
di dosaggio dello sforzo, hanno quindi a che vedere con l’energia e la sua
conservazione? Sicuramente sì, anche se un principio universale dell’economia
dello sforzo è quanto di più lontano ci sia dall’osservazione delle varianti
culturali empiriche, in cui Mauss ci ricorda che anche nei processi fisiologici, nei
movimenti, non sono mai dissociate le componenti psicologiche, sociali,
magico-religiose e tecniche. Comunque è indubbio che le tecniche siano le
“norme umane dell’addestramento umano”(ivi:396) e in quanto tali abbiano a
che vedere sempre, che si tratti di arti o di semplici attività, con le abilità, con
il “saperci fare”, con ciò che in inglese denotano i termini craft e clever: “abilità
e presenza di spirito e abitudine”(ivi), ma anche astuzia e ingegnosità.
Infine per Mauss si potrebbero classificare le tecniche non in se stesse, ma in
base ai differenti tipi di addestramento, di imitazione, di trasmissione della
forma delle stesse. Un principio riflessivo che dall’osservazione di particolari
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minuziosi delle differenti trasmissioni porrebbe in evidenza “il tonus, la
<<materia>>, le <<maniere>>, la foggia”(ivi:397), differenti a mio avviso
primariamente in società dell’oralità e società della scrittura, che affidandosi a
due tipi di memoria differente implicano necessariamente due tipi di
apprendimento e di trasmissione differenti.
Oltre alle classificazioni secondo principi esterni e interni si può fare un
enumerazione semplice, biografica dice Mauss, delle tecniche che un uomo
apprende lungo l’arco della sua vita:
ξ Tecniche della nascita e dell’ostetricia: oltre alla nostra(alquanto
antieconomica e inspiegabile,se non con l’invenzione del mestiere del
ginecologo…!) posizione supina c’è la posizione verticale che sfrutta la
forza di gravità nella fuoriuscita del bambino
ξ Tecniche dell’infanzia - allevamento e nutrizione del bambino: diverse
forme di allattamento, numerosissimi modo di reggere il bambino che
sono stati spesso oggetto di ricerche psicologiche volte a dimostrare la
straordinaria importanza del contatto fisico madre-figlio nella sua
costituzione psichica.
Svezzamento. Si potrebbe dividere, a detta di Mauss, l’umanità in due
tipi di società: quelle che fanno uso della culla e quelle che non ne fanno
uso; anche qui le conseguenze fisio-psicologiche sono importantissime.
Post-svezzamento. educazione alla nutrizione, alla respirazione, alla
marcia eretta, al defecamento e all’urinamento, al ritmo, al gioco, alla
musica…
ξ Tecniche dell’adolescenza: i momenti di iniziazione della pubertà
risultano fondamentali per l’educazione del corpo, soprattutto nelle
società tradizionali dove non esiste una scuola come istituzione codificata
e architettonica a cui si demanda l’istruzione degli individui. Le ragazze
passano direttamente allo status di donne, quindi atte a prender marito e
a procreare, con tutte le necessità fisiche che ciò comporta, e i ragazzi
diventano uomini apprendendo un mestiere e soprattutto l’arte militare.
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