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Introduzione
Durante il percorso proposto all’interno di queste pagine cercherò
di dare una inquadratura generale, e su alcuni aspetti dettagliata, dei
disturbi del comportamento alimentare ed in particolare dell’anoressia
nervosa.
I disturbi alimentari sono multifattoriali, ossia caratterizzati da
una molteplicità di fattori quali psicologici, sociali, culturali,
ambientali che forniscono una globale e generale “identità” del
paziente e l’epidemiologia ci conferma che si tratta di un fenomeno in
larga crescita.
Trattandosi di un disturbo che implica un’alterata alimentazione
ne consegue che i danni fisici sono estremamente seri, tanto da portare
chi ne è coinvolto, ad una condizione rischiosa per la propria vita.
Verrà effettuato un “excursus” nella storia per capire cosa è il
trattamento di tipo integrato, come ci si è arrivati e quale è la sua
importanza per una ottimale riuscita del percorso riabilitativo, senza
tralasciare ciò che la normativa regionale suggerisce per una più
corretta gestione delle strutture di ricovero ed accoglienza per la tutela
dei pazienti; infatti esistono diversi tipi di unità operative alle quali
rivolgersi per la cura dei disturbi del comportamento alimentare
dislocate su tutto il territorio nazionale.
Al giorno d’oggi in ognuna di queste strutture si lavora in regime
di equipe multidisciplinare per garantire una assistenza di qualità e
che favorisca al meglio il paziente durante il processo di guarigione.
Ogni professionista svolge il proprio lavoro in modo schematico
sviluppato in più fasi: questo per semplificare il percorso ed
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identificare con precisione quale è stato il momento in cui si è
verificato un problema, nel caso ce ne fosse bisogno.
Sulla base di questi concetti ho svolto un tirocinio di 3 mesi
presso un Ambulatorio - Day Hospital di Roma per la cura ed il
trattamento dei disturbi del comportamento alimentare, per poter
osservare da vicino e toccare con mano la realtà che viene vissuta
all’interno di queste strutture. Ho avuto l’occasione di relazionarmi
con le pazienti e di poter interagire con l’equipe multidisciplinare
composta dalle diverse figure professionali che, relazionandosi e
cooperando tra loro, fanno del percorso riabilitativo un complesso e
prezioso meccanismo utile al sostegno del paziente sotto ogni aspetto
fondamentale (psicologico, nutrizionale, infermieristico).
Si tratta di una dura realtà, nella quale spesso lo sconforto prende
il sopravvento, dove è difficile trovare le parole giuste da dire ma che
ha molto da insegnare.
Per poter meglio chiarire questi concetti verranno proposti 2 casi
clinici, così da poter facilitare la comprensione di quanto detto nei
capitoli e nei paragrafi precedenti e prendere consapevolezza che la
strada per uscirne è sicuramente difficile, ma la possibilità c’è ed è a
portata di mano. Basta volerlo.
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I.
I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE (DCA):
Anoressia Nervosa (AN) e Bulimia Nervosa (BN)
I.1 Eziopatogenesi e fattori di rischio
Nel corso degli anni, similmente per quanto è accaduto per altri
disturbi psichiatrici, anche per l’AN e per la BN si sono succedute
varie teorie eziopatogenetiche, che hanno posto l’enfasi sia sui fattori
familiari sia su quelli socioculturali e biologici.
Si può ritenere che i DCA insorgano in seguito ad una complessa
ed ancora poco nota interazione tra fattori predisponenti (individuali e
familiari) e fattori precipitanti (socioculturali e familiari).
I modelli eziopatogenetici biologici, familiari e socio-culturali,
singolarmente presi, difficilmente possono fornire una spiegazione
esauriente dell’origine dei DCA.
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I.1.1 I fattori socioculturali
L’aumento di comportamenti alimentari patologici potrebbe
essere messo in relazione con il nostro contesto culturale;
sembrerebbe infatti che fattori psichici e biologici interagiscano con
un particolare periodo della civiltà occidentale nel produrre una
sindrome che ne riflette la cultura.
Anoressia e Bulimia sono sindromi ugualmente diffuse in tutti i
paesi industrializzati del mondo, mentre nei paesi in via di sviluppo
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questi quadri clinici compaiono con la diffusione dei costumi propri
delle nazioni più ricche.
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La pressione socio-culturale alla magrezza, cui sono sottoposte in
particolar modo le adolescenti nelle società occidentali, attraverso
soprattutto i mass media, è stata da molti enfatizzata come la
principale responsabile dello sviluppo dei DCA. È innegabile, tuttavia,
che nonostante tutte le adolescenti delle società occidentali siano
sottoposte a tale pressione, solo una piccolissima parte di loro va
incontro allo sviluppo di un DCA. Ciò suggerisce che fattori
individuali e familiari devono coesistere con quelli socio-ambientali
affinché si possa sviluppare un problema di anoressia nervosa o
bulimia nervosa.
I.1.2 I fattori individuali
Il disagio psichico si instaura in un soggetto vulnerabile sia da un
punto di vista biologico che emozionale, sulla base di una serie di
fattori predisponenti come alcune condizioni familiari e sociali
associate a particolari caratteristiche di personalità.
Le pazienti anoressiche restrittive presentano uno stile di
personalità di tipo ossessivo, socialmente inibito ed emotivamente
ristretto, mentre le pazienti anoressiche di tipo bulimico hanno uno
stile di personalità estroverso e impulsivo simile a quello delle
pazienti bulimiche. Il perfezionismo, inteso come la tendenza a
richiedere a se stessi e agli altri prestazioni di gran lunga superiodi a
quelle che una data situazione obiettivamente richiede e la presenza di
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un disturbo di personalità di tipo ossessivo-compulsivo, rappresentano
fattori di rischio per lo sviluppo dell’AN.
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Il narcisismo, inteso come necessità di attenzione e di
ammirazione da parte degli altri, viene ritenuto tra i fattori di rischio
per la BN.
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Una ridotta autostima sembra costituire un fatto predisponente
sia alla BN sia alla AN.
Non a caso poi, tali disturbi insorgono nel corso della pubertà;
questa rappresenta infatti una fase della vita nel corso della quale si
verificano profondi cambiamenti fisici.
C’è una decisa opposizione alle trasformazioni corporee proprie
dell’età adolescenziale, così come al cambiamento di status, con le
responsabilità che ne derivano, imposto dall’ambiente, il quale inizia
ad avanzare all’adolescente richieste maggiori aspettandosi risposte
sempre più mature.
Anche se l’adolescenza è considerata la fase cruciale dove
maggiore è il rischio di esordio di un DCA, è frequente riscontrare
nell’anamnesi di questi pazienti segnali di disagio nei rapporti con il
cibo e con il loro corpo ben antecedenti all’età adolescenziale. Si
ritrovano spesso nei loro racconti periodi di rifiuto del cibo anche
riferibili ai primissimi anni di vita, episodiche idiosincrasie per alcuni
alimenti, fasi di nutrizione ristretta ad un paio di varietà di cibi.
Elementi cruciali sono l’interesse e la centralità che nelle relazioni
affettive del bambino viene ad assumere il cibo.
Il pasto è il terreno su cui si giocano i conflitti, le gratificazioni,
le manifestazioni d’affetto.
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I.1.3 I fattori familiari
La crisi dell’istituzione familiare che si esprime nei rapporti intra
ed inter famigliari e quindi sociali (o viceversa) comporta che i
componenti più deboli di questa catena relazionale vengano a risentire
delle discontinuità emotive che si accumulano negli anni più
importanti per la formazione di un sé integro e riconoscibile.
Non è un caso che l’evento scatenante faccia da cartina al
tornasole di questa mancata integrazione psico-emotiva e riveli
attraverso un DCA un disagio che affonda le sue radici fin dai primi
giorni di vita.
L’influenza dei fattori familiari nello sviluppo dei DCA si
esercita a diversi libelli, per la complessa interazione tra i fattori
predisponenti, precipitanti e perpetuanti.
Tra i fattori familiari predisponenti si annoverano l’ereditarietà,
la presenza di disturbi dell’umore o di abuso di sostanze e l’obesità.
Tra i fattori precipitanti sono inclusi eventi di vita stressanti quali
la morte di un genitore o di una figura di accadimento significativa, il
divorzio, la presenza di conflitti irrisolti, l’abuso fisico, sessuale e
psicologico.
Numerosi studi hanno messo in evidenza che le pazienti
anoressiche e bulimiche riferiscono spesso di essere state vittima di un
abuso fisico, psicologico o sessuale nel corso della loro infanzia.
L’incidenza di tale fenomeno non sembra tuttavia essere superiore a
quella riscontrata in altre patologie psichiatriche.
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Una volta che il DCA si è sviluppato, esso può essere alimentato
dall’iperprotezione-iperpreoccupazione da parte dei genitori nei
confronti della figlia ammalata, dalla presenza di un alto livello di
emozioni espresse (commenti estremamente critici da parte dei
genitori nei confronti dei comportamenti del figlio/a con DCA) e dalla
scarsa capacità dei genitori a gestire i conflitti relazionali.
A volte il controllo e la preoccupazione dei genitori nei confronti
dei figli predominano sulla sensibilità, sul reale contatto emotivo e
sull’intimità, cosi che le cure genitoriali si rivelano in realtà di
ostacolo ad ogni iniziativa autonoma del figlio.
Sebbene un ruolo preciso di questi fattori nello sviluppo e nel
mantenimento dell’AN e della BN non sia mai stato definitivamente
provato, la valutazione delle caratteristiche della famiglia di un
paziente con DCA è di estrema importanza nella pianificazione degli
interventi terapeutici.
Da un punto di vista trans generazionale è anche importante
valutare la trasmissione da parte dei genitori di particolari tipi di
interazioni, attitudini o credenze distorte (stili di attaccamento) che,
quando presenti, costituiscono un terreno di lavoro preventivo di
notevole importanza.
I.2 Epidemiologia
Nei paesi industrializzati occidentali, tra cui è compresa anche
l’Italia, ogni 100 ragazze in età considerata a rischio (fra i 12 ed i 25
anni) 12/15 soffrono di qualche disturbo del comportamento
alimentare, 1-2 in forma più seria (Anoressia Nervosa – AN – Bulimia
Nervosa – BN), le altre in forma più lieve, spesso transitoria, di
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disturbo parziale o subliminale. Vengono altresì segnalate forme ad
insorgenza più tardiva (dopo i 40 anni) o molto precoci (<11 anni).
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L’incidenza della BN e dell’AN è aumentata negli anni ma i dati
sono di difficile ricostruzione in quanto le varie forme morbose
possono rimanere sconosciute o mal classificate anche perché non tutti
i pazienti richiedono l’intervento terapeutico.
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Alcuni studi epidemiologici, diretti a valutare quante persone con
diagnosi di AN chiedono un trattamento, hanno stimato percentuali tra
il 43 ed il 53%; per la BN sono riportate percentuali inferiori (11-
40%); in Italia questi dati sembrano confermati da rari studi
epidemiologici esistenti.
La scarsa richiesta di trattamento che si accompagna
conseguentemente ad un ritardo nella diagnosi e nell’inizio della
terapia, è data da una serie di fattori:
ξ La negazione del sintomo e delle sue conseguenze sullo stato
di salute da parte delle persone che ne sono affette;
ξ La complessità dei criteri diagnostici che richiedono
competenze pluridisciplinari;
ξ La forte caratterizzazione psichiatrica che innesca meccanismi
di rimozione/negazione da parte del paziente e dei suoi familiari;
ξ La scarsa o nulla consapevolezza che tali patologie possano
essere curate e che sia possibile una completa guarigione.
La questione dell’aumento dell’incidenza dei disturbi alimentari
negli ultimi decenni è controversa, anche perché gli aumenti rilevati
attraverso i registri psichiatrici potrebbero essere dovuti ad un
miglioramento delle capacità di individuare i casi da parte delle
strutture sanitarie.
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I.3 Le complicanze mediche dei disturbi del comportamento
alimentare
Le complicanze mediche sono strettamente legate:
ξ All’entità della restrizione alimentare;
ξ Ai meccanismi di compenso messi in atto;
ξ Alla durata del DCA.
Tali complicazioni sono da considerarsi potenzialmente mortali
ed i rischi vengono spesso sottovalutati.
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Nella bulimia le alterazioni organiche sono generalmente
secondarie alle perdite di liquidi ed elettroliti indotte dal vomito, da
altre pratiche purgative e dalla malnutrizione cronica dovuta al
rigurgito di cibo, alla scorretta selezione degli alimenti e dai digiuni
più o meno prolungati.
Nell’anoressia, la maggior parte di queste alterazioni si
manifestano dopo l’inizio dei comportamenti di restrizione alimentare
e del calo ponderale e si risolvono con il ripristino di un normale
regime dietetico ed il recupero del peso corporeo. Fa eccezione
l’amenorrea che, talvolta, può precedere il calo di peso e persistere
anche a distanza di tempo dal recupero del peso ideale.
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La forma di malnutrizione più frequentemente riscontrata nei
pazienti da Anoressia Nervosa è quella proteico-energetica di tipo
marasmatico
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che costituisce una delle forme più difficili da
diagnosticare poiché anche nelle forme più gravi di malnutrizione gli
indicatori biochimici più noti e usuali per la valutazione dello stato di
nutrizione possono risultare normali con un conseguente ritardo nel
trattamento delle pazienti.