12
spacconeria e proteggere qualcuno
2
. Un altra parola araba
alla quale si fa risalire l etimologia di mafia Ł maha, il cui
significato Ł cava di pietra: essa assume storicamente un
significato particolare, poichØ Ł proprio in una cava di pietra
vicino Trapani che si erano dati convegno, ( ) gli organizzatori
occulti, cioŁ i capi mafia, delle squadre di appoggio a
Garibaldi
3
.
Il termine entr in Sicilia nell uso popolare nel 1862, subito
dopo la rappresentazione a Palermo del dramma teatrale di
Giuseppe Rizzotto I mafiusi di la Vicaria , mentre nel
linguaggio burocratico, lo troviamo per la prima volta in un
rapporto del 1865 del prefetto di Palermo Antonio Gualtiero per
il ministero dell interno
4
.
Da allora in poi la parola mafia cominci ad essere utilizzata
per indicare quei caratteristici fenomeni di delinquenza
organizzata che si andavano delineando in quel periodo.
2
A. Chillura, Coscienza di Chiesa e fenomeno di mafia, Augustinus, Palermo 1990, p. 21.
3
A. Chillura, op. cit., p. 21.
4
Cfr. Ibidem.
13
I.2. Origine, caratteristiche e ambiente di sviluppo della mafia
Risulta difficile datare con esattezza l inizio del fenomeno,
nonostante l ampiezza degli studi al riguardo. Alcuni studiosi ne
fanno risalire le origini al periodo della dominazione in Sicilia
degli spagnoli
5
, i quali gi nel xv secolo possedevano in Spagna
le loro Societ degli uomini d onore ; da l , queste societ
segrete si sarebbero poi diramate nel XVI secolo nei
possedimenti spagnoli in Sicilia, dove diventarono il mezzo con
cui le classi subalterne potevano difendersi dalle soverchierie dei
potenti, con punizioni immediate, esemplari e plateali; ( ) la
mafia divenne l unico mezzo per gli umili, per i poveri e per i
lavoratori, di essere temuti e rispettati. E a lei si dettero i ribelli,
gli offesi, le vittime
6
.
Sul versante opposto riscontriamo le affermazioni di altri
studiosi, i quali capovolgono del tutto il concetto di una mafia
originariamente cavalleresca, rispettosa dei piø deboli, ( )
attenta fino allo scrupolo alle esigenze dell onore, che si sarebbe
5
Cfr. S. Correnti, op. cit., p. 53.
6
Ibidem.
14
corrotta negli ultimi anni ( )
7
,evidenziando che gi
nell Ottocento lo stile del mafioso non aveva nulla a che vedere
con la lealt e il coraggio, e il preteso riguardo nei confronti degli
umili, dei lavoratori, delle vittime etc., era solo nelle forme
esteriori, dal momento che, quando si riteneva necessario, si
agiva con risolutezza anche contro donne e bambini; persino nei
confronti dei sacerdoti il rispetto era solo formale e quando
scattano motivi di interesse, la vecchia mafia non ha esitato a
colpire presbiteri e a minacciare vescovi
8
.
Piø in generale, possiamo affermare che la mafia non ha mai
agito disinteressatamente, anzi lo ha fatto sempre tenendo bene in
vista il proprio tornaconto, mettendo in atto una capacit di
intimidazione esercitata verso l alto come verso il basso della
gerarchia sociale, a seconda delle circostanze e delle proprie
esigenze.
La mafia non Ł mai qualcosa di simile ad un elementare
espressione di protesta popolare contro i potenti, ( ) mai il
7
G. Savagnone, La Chiesa di fronte alla mafia, San Paolo, Cinisello Balsamo 1995, p. 27.
8
Ibidem.
15
mafioso avrebbe lottato per fare trionfare la giustizia e i diritti
sull arroganza e sulla sopraffazione
9
.
Il mafioso sarebbe stato, piuttosto l esponente di un ceto
emergente di sopraffattori, ovvero di una borghesia parassitaria
( ) decisa a farsi strada spregiudicatamente per condividere il
potere dei signori
10
, il quale, essendo l obiettivo dell ascesa, fu
sempre difeso e salvaguardato ad oltranza da ogni possibile
attentato interno o esterno. Questo spiega l originario e
permanente carattere conservatore del fenomeno mafioso, ( ) e
la sua tendenza a ritrovarsi sempre e comunque dalla parte del
potere
11
.
A fronte di questo dato di fatto che ci mostra una mafia al
servizio dei potenti, e, quindi, essendo l economia siciliana di
quel periodo fondata essenzialmente sulla grande propriet
terriera, al servizio del latifondo, non bisogna tuttavia
dimenticare che il ruolo della mafia ha rappresentato qualcosa di
piø complesso di un semplice strumento al servizio della nobilt :
infatti il potere mafioso non Ł stato sempre ed ovunque
utilizzato in vista della conservazione degli equilibri sociali
9
G.C. Marino, Storia della mafia, Newton, Roma 1997, p. 13.
10
Ibidem.
16
tradizionali( )
12
, perchØ quando sono scattati motivi di
interesse esso non ha esitato a giocare un ruolo innovatore ,
contribuendo in taluni casi anche alla dissoluzione del feudo
13
.
In tal modo la mafia si Ł rivelata non una realt statica ma
dinamica , con una grande capacit di trasformarsi
continuamente, adattandosi all evoluzione dei rapporti sociali e
dell organizzazione produttiva
14
.
Ritornando al problema delle origini bisogna tenere conto del
fatto che lo Stato in Sicilia, nel corso dei vari secoli di
dominazione, ha costituito sempre l espressione del potere degli
stranieri. Per questo Chillura considera la realt della mafia
come la risultante dei processi storici e sociali del passato, in cui
il popolo siciliano Ł stato tenuto nel letargo delle coscienze
quando le varie dominazioni straniere, Romani, Arabi, Spagnoli,
cercarono solamente di schiavizzarlo
15
. Di conseguenza la
Sicilia non fu mai l artefice della propria storia, divenendo una
terra di permanente dominio, in balia di cambiamenti continui, e
quindi caratterizzata da una costante diffidenza della popolazione
11
G.C. Marino, op. cit., p. 13.
12
G. Savagnone, op. cit., p. 21.
13
Cfr. Ibidem.
14
Ibidem, p. 22.
15
A. Chillura, op. cit., p. 25.
17
nei confronti degli organi del potere ufficiale, rappresentando
questi ultimi, sempre l espressione del potere degli stranieri; i
quali, dal canto loro, avevano l esigenza di assicurarsi la
sopportazione e quindi un certo consenso da parte dei dominati.
Per questo motivo l intera esperienza storica dell isola
sarebbe stata contrassegnata da una trattativa permanente, tra
dominatori stranieri e ceto politico locale, per addivenire a dei
piø o meno stabili compromessi ( ) per la cogestione del
potere
16
.
Ci ha reso possibile, per vari secoli, la sopravvivenza di una
societ in cui al posto dello Stato ha continuato ad esistere un
assetto sociale di tipo feudale, geloso delle sue prerogative e
disposto ad accettare il potere dei dominatori soltanto in misura
dei vantaggi che i ceti privilegiati locali riuscivano di volta in
volta a conseguirne
17
.
Da qui, la storia di una pratica parassitaria
18
della classe
dirigente siciliana, sempre alla ricerca di mediazioni per ottenere
privilegi e concessioni private e allo stesso tempo disinteressata
alla difesa degli interessi collettivi; troppo occupata nell attuare
16
G.C. Marino, op. cit., p. 16.
17
Ibidem, p. 12.
18
una politica di elusione dello stato attraverso il compromesso e
l illegalit , chiara matrice quest ultima, di tutti i possibili
comportamenti mafiosi.
In questo contesto bisogna ricordare che il feudalesimo in
Sicilia fu abolito nel 1812, ma nella realt nulla era mutato: i
vecchi feudi furono trasformati in propriet private dei baroni,
rimanendo quindi in possesso degli antichi proprietari, e persino i
beni della Chiesa incamerati dallo stato, anzichØ essere distribuiti
ai contadini, finirono quasi tutti in mano ai baroni e ai possidenti.
Questi grandi proprietari, per ottenere dalle suddette propriet un
reddito annuo fisso, le concedevano in affitto o in gabella a degli
uomini di fiducia, gli affittuari o gabelloti, i quali a loro volta
provvedevano a dividere queste propriet in tante piccole quote
che subaffittavano ai contadini; i gabelloti realizzavano in tal
modo una rendita parassitaria, derivante dalla differenza tra
l importo del canone da essi pagato al proprietario e le entrate
monetarie o in natura ottenute dai subaffitti e dalle varie
prestazioni dei contadini
19
. Ovviamente l operazione, per essere
redditizia e lucrosa, comportava la necessit di spremere il piø
18
G.C. Marino, op. cit., p. 12.
19
Cfr. Ibidem, p. 35.
19
possibile il lavoro contadino con elevati canoni di subaffitto o
con svariate forme di vera e propria estorsione ( )
20
attraverso
l uso della violenza e dell intimidazione: siamo dunque in grado
di ritenere che Ł in questo sistema che nascono i comportamenti
che diventeranno tipici del mafioso
21
. Attraverso il monopolio
della terra, in un periodo in cui l economia della Sicilia era
basata sull agricoltura, il gabelloto controllava in tal modo il
mercato del lavoro, accrescendo enormemente il proprio potere
ed arrivando ad influenzare la vita sociale e politica locale.
Assistiamo dunque, col passare del tempo, alla formazione di
una classe intermedia anomala rispetto ad altre ad altre zone
dell Italia, che possiamo definire mafiosa in quanto utilizzava la
violenza nelle relazioni sociali ( )
22
, legata alle antiche
strutture economiche per procurarsi il maggior profitto possibile,
ostile ad ogni rinnovamento, e quindi anche
all industrializzazione che gi andava avviandosi al nord. La
borghesia in Sicilia si Ł mostrata incapace di promuovere il
processo di industrializzazione che invece era stato avviato in
altre parti d Italia. ( ) Non ha avuto un sentimento nazionale
20
G.C. Marino, op. cit., p. 35.
21
A. Chillura, op. cit., p. 28.
20
( )
23
mostrandosi interessata soltanto ai problemi riguardanti
le sue posizioni di privilegio.
I.3. La funzione
a. Delega da parte dello Stato
In relazione a quanto detto nel paragrafo precedente, riguardo
alla formazione di una borghesia mafiosa, bisogna ricordare che,
subito dopo l Unit d Italia, le iniziative del governo centrale,
deciso ad aumentare la pressione fiscale sull isola, nonchØ a
smobilitare i vecchi uffici pubblici sostituendoli con altri formati
in gran parte da personale settentrionale, e ad istituire la leva
militare obbligatoria (fatto, quest ultimo, sentito come un
attentato alle abitudini popolari), furono complessivamente
22
G. Savagnone, op. cit., p. 22.
23
A. Chillura A., op. cit., p. 28.
21
avvertite dal popolo siciliano come una nuova ondata straniera di
soprusi e di oppressione.
In questo contesto, nasceva l esigenza, per il governo centrale
di mantenere ad ogni costo l ordine pubblico e, nell impossibilit
di svolgere pienamente questo ruolo, dati i vuoti di
comunicazione con l area periferica
24
, si cerc la collaborazione
delle Ølite locali, cioŁ di quella classe borghese che in molte zone
della Sicilia era costituita da mafiosi.
Da qui un sostanziale riconoscimento, quindi, dell autorit
mafiosa da parte dell autorit statale: in sostanza la mafia, in forza
della sua influenza sociale, viene rafforzata dal nuovo ordinamento
assunto dallo stato dopo l unificazione, che ne esalta,
nell impossibilit di imporre il monopolio delle proprie istituzioni,
la capacit di controllo e di mediazione
25
.
E in tal modo che il potere mafioso inizia a situarsi non piø
contro ma dentro lo Stato
26
.
24
G. Savagnone, op. cit., p. 20.
25
Ibidem, p. 22.
22
b. Funzione sociale
Diventa dunque la mediazione
27
la funzione principale del
mafioso. La mediazione fra uno stato con difficolt a governare, e
la propria periferia; ma anche la mediazione fra latifondisti e masse
contadine da un lato, e tra latifondisti e pubbliche autorit
dall altro
28
. Ma, soprattutto, nell ambito della comunit locale, il
mafioso diventa il punto di riferimento per la risoluzione di
contrasti interni, in virtø del suo potere agli occhi della gente.
Presso il popolo si avverte la necessit di un principio di
regolazione dei conflitti sociali. ( ) Egli si pone come mediatore di
rapporti sociali, familiari, perchØ la sua parola pesa ( )
29
in
quanto persona che esalta l amicizia, l onore e la riconoscenza,
ricambiando favori e facendo apparire i suoi interventi come un
servizio disinteressato al bene e all ordine della comunit
30
.
Tuttavia, quest’ostentata fedelt ai valori tradizionali, quali
l amicizia e l aiuto ai bisognosi non Ł mai disinteressata, ma Ł
mischiata alla ricerca del profitto e del potere personale. Il
26
A. Chillura, op. cit., p. 35.
27
G. Savagnone, op. cit., p. 13.
28
Cfr. Ibidem.
29
A. Chillura, op. cit., p. 33.
30
Ibidem.
23
mafioso si aspetta legittimamente una contropartita alle sue
funzioni ( )
31
. Oltretutto Ł significativo che la mediazione si
accompagni all uso della violenza contro chi osi resistere
32
.
La mediazione svolta dalla mafia viene perci a configurarsi,
in tutti i suoi aspetti, come una mediazione parassitaria, dal
momento che il vero beneficiario di essa Ł lo stesso mafioso, in
un contesto sociale e culturale nel quale l illegalit diviene la
norma e la legalit l eccezione.
I.4. La trasformazione della mafia fino ai nostri giorni
A eccezione di brevi periodi di conflitto, ben presto sanati
attraverso compromessi piø o meno vantaggiosi per entrambe le
parti, i legami fra classe politica e mafia, diverranno una costante
nella storia della Sicilia degli anni a venire, considerato che
neanche le iniziative intraprese dal regime fascista nella lotta alla
mafia si rivelarono decisive, in quanto si limitarono a colpire,
31
A. Chillura, op. cit., p. 33.
32
Cfr. G. Savagnone, op. cit., p. 24.