vità di propaganda e agitazione; allo stesso tempo egli dirigeva il
lavoro della Sezione esteri del partito.
Il nome di Zdanov è rimasto legato a due importanti avvenimenti
della storia sovietica dei primi anni del dopoguerra: da un lato egli
emerse come il promotore della campagna avviata nell'agosto del
1946 e finalizzata alla repressione di tutte le manifestazioni cultura-
li giudicate "non ortodosse" in base ai canoni dell'ideologia marxi-
sta-leninista; dall'altro Zdanov è divenuto famoso per essere stato
l'organizzatore ed il principale relatore alla conferenza dei partiti
comunisti occidentali che diede vita, nel settembre 1947, al Komin-
form.
Così come accade per la storia personale di Zdanov, lo studio
della politica interna dell'Urss nei primi anni del dopoguerra non è
scindibile da un'attenta valutazione del contesto politico internazio-
nale. In che rapporto fu il fenomeno di irrigidimento ideologico che
è divenuto famoso con il termine di "zdanovismo" con il deteriorar-
si delle relazioni internazionali? Ne fu influenzato o ne fu una delle
cause? Per chi abbia l'intenzione di approfondire lo studio della po-
litica interna dell'Unione Sovietica nel dopoguerra, è impossibile
eludere quesiti che ancora rimangono, irrisolti, al centro del dibatti-
to storiografico contemporaneo.
2
2
"Un esame della storiografia contemporanea mostra ....il persistere di un diva-
rio nella comprensione della politica estera sovietica e di quella americana di que-
gli anni (il primo dopoguerra). Nonostante l'ampia letteratura sull'argomento,
mancano studi definitivi sia sui meccanismi di funzionamento e decisionali del
sistema sovietico, sia sugli interessi e obiettivi politici, economici e strategici che
determinarono le decisioni dell'Urss in politica estera. ...La logica interna del pro-
cesso decisionale sovietico nel periodo 1941-1950, nel passaggio cioè tra la Se-
conda guerra mondiale e la guerra fredda non è stato ancora chiarito: la tesi dei
revisionisti che lo scontro con l'Unione Sovietica poteva essere ritardato o impe-
dito se gli occidentali avessero riconosciuto le esigenze di sicurezza nazionale
avanzate da Stalin, coesiste con la tesi prima sostenuta dai tradizionalisti e ora
ripresa in studi recenti che questo obiettivo sarebbe stato raggiunto invece con
10
Le vicende della politica interna sovietica del primo dopoguerra
sono state oggetto di interpretazioni diametralmente opposte. Con
molta probabilità, fu il "lungo telegramma" di George Kennan ad
inaugurare la serie di analisi delle scelte di politica interna ed estera
dell'Unione Sovietica come principale, autonoma, e, spesso, unica
causa dell'avvio della guerra fredda.
Non così precoce, ma non meno agguerrita, è stata la scuola sto-
riografica che ha visto nelle scelte di politica interna ed estera di
Stalin una mera reazione all'attacco dell'amministrazione Truman
contro la legittima aspirazione sovietica ad insediare governi amici
nei paesi dell'Europa orientale. Alcuni storici hanno interpretato
l'inasprimento del regime interno all'Unione Sovietica come rifles-
so del deteriorarsi delle relazioni internazionali. Essi ritengono che
il possesso esclusivo da parte statunitense della bomba atomica (lu-
glio 1945), l'invettiva antisovietica di Churchill a Fulton (marzo
1946) ed il lancio della dottrina Truman (marzo 1947) costituissero
un crescendo di manifestazioni di ostilità finalizzate ad impedire il
consolidamento di una "zona di influenza" sovietica in Europa. Se
Stalin non avesse dovuto rispondere alle mosse aggressive ed alle
minacce provenienti dall'Occidente, sarebbe stato possibile stabilire
all'interno dell'Unione Sovietica (ed all'interno dei paesi dell'Euro-
pa orientale) un regime considerevolmente più "morbido".
3
Pur non nutrendo l'ambizione di entrare nel merito del dibattito
storiografico sulle origini della guerra fredda, la presente ricerca
vuole contribuire ad una migliore definizione dell'influenza delle
relazioni internazionali sulla politica interna dell'Urss.
Lo zdanovismo fu senza dubbio la risposta che Stalin diede alle
attese e agli interrogativi sul futuro del regime maturati dall'intelli-
gencija sovietica nel corso del conflitto. Stalin riaffermò la supre-
mazia del partito sulla società e, allo stesso tempo, ordinò che il
una politica americana più ferma e intransigente." E. Aga Rossi (a cura di), Gli
Stati Uniti e l'origine della guerra fredda, Bologna 1984, pp. 30-31.
3
Cfr. in particolare A. Werth, L'Unione Sovietica nel dopoguerra, Torino
1973.
11
partito assumesse come obiettivo prioritario quello di un rigido
controllo ideologico su ogni forma di espressione culturale e sull'at-
tività dell'intelligencija. Il messaggio chiaro ed inequivocabile circa
il segno e le caratteristiche della nuova fase politica era contenuto
nella risoluzione del Comitato Centrale sulle riviste Zvezda e Le-
ningrad del 14 agosto 1946, pubblicata sulla Pravda 7 giorni dopo
la sua adozione (21 agosto).
Il fatto che questa nuova, violenta campagna ideologica fosse
stata lanciata a distanza di circa 5 mesi dal discorso di Churchill a
Fulton, ha dato spesso modo di individuare un nesso causa-effetto
tra i due episodi. In realtà, entrambi gli avvenimenti trovavano le
loro motivazioni in un contesto storico più ampio della semplice
contingenza legata alle schermaglie sugli assetti geopolitici
postbellici che già vedevano contrapposti l'Urss da una parte, Stati
Uniti e Inghilterra dall'altra.
Per un lungo periodo, l'importanza attribuita ai fattori di influen-
za esterni nel processo di formazione della politica interna nell'Urss
del dopoguerra, oltre all'impossibilità di accedere alle fonti archivi-
stiche primarie, hanno portato a sottovalutare le tensioni e i conflitti
presenti all'interno del partito comunista sovietico.
Dalla fine degli anni Settanta, la ricerca storica ha concentrato
l'attenzione sulla natura dei conflitti interni al partito.
4
Secondo al-
cuni storici dell'Urss, nei primi anni del dopoguerra gli scontri era-
no generati da differenti concezioni del ruolo del partito e dell'ideo-
logia marxista-leninista nella riconversione postbellica del regime.
5
L'individuazione e l'analisi di progetti politici alternativi sulle
misure per consolidare il regime sovietico nel dopoguerra, fornisce
ora l'opportunità di valutare con più precisione il peso delle rela-
zioni internazionali nelle scelte di politica interna. Inoltre, lo studio
delle origini della campagna ideologica zdanoviana reso possibile
dall'apertura degli archivi moscoviti permette di fornire una base
4
Cfr. in particolare J. Harris, "The Origins of the Conflict Between Malenkov
and Zhdanov: 1939-1941", in Slavic Review, XXV (1976), n. 2.
5
Cfr. W.O. McCagg, , Stalin embattled, 1943-1948, Detroit 1978.
12
più solida al giudizio circa le interrelazioni tra la politica interna
sovietica e l'avvio della guerra fredda.
Senza avanzare la pretesa di sciogliere alcuni dei nodi più con-
troversi della storia di questo secolo, l'obiettivo della nostra ricerca
è quello di capire se ed in che misura lo zdanovismo trovasse o me-
no le proprie origini nella situazione interna oggettiva dell'Urss e
nel sistema di potere che si era consolidato (non senza contrasti e
contraddizioni) alla fine degli anni Trenta. L'ambizione di questo
studio è poter contribuire alla migliore comprensione delle dinami-
che e delle vere e proprie battaglie che si svolsero ai vertici del par-
tito comunista sovietico fra tendenze portatrici di progetti politici
diversi. Occorre aggiungere, a questo proposito, che la facciata di
compattezza monolitica dietro cui si svilupparono le conflittualità
fra differenti tendenze interne al partito è ancor'oggi difficilmente
penetrabile; l'accesso ad archivi sino ad ora riservati non ha potuto
illuminare in ogni loro parte le ragioni di scelte che, con molta pro-
babilità, nacquero e maturarono nella mente di un unico, sempre
più potente, burattinaio.
6
Le "grandi speranze"...
La risoluzione del Comitato centrale del Partito comunista sovie-
tico "Sulle riviste Zvezda e Leningrad", del 14 agosto 1946, è con-
6
I verbali del Politbjuro e dei Plenum del Comitato centrale che si svolsero nel
periodo preso in esame dal presente studio non sono ancora stati messi a disposi-
zione dei ricercatori. Gli archivisti che hanno potuto consultarli affermano, tutta-
via, che molto di rado essi contengono il resoconto stenografico del dibattito e,
come nel caso delle sedute dellOrgbjuro o della Segreteria, sono costituiti dalla
sola raccolta delle risoluzioni adottate e dai documenti ad esse allegati. Il fondo
personale di Malenkov è ancora conservato presso l'archivio presidenziale, ove
l'accesso è riservato ad un numero limitatissimo di ricercatori. L'analisi degli im-
portanti fondi ora consultabili conferma peraltro un dato già noto: l'attività dei
massimi organi dirigenti del partito ruotava attorno alle direttive personali di Sta-
lin.
13
siderata il punto di avvio della campagna di riaffermazione dell'or-
todossia ideologica in campo culturale. Il contenuto, la forma ed
ancor più il modo in cui la risoluzione venne diffusa e discussa co-
stituiscono la più netta dimostrazione del fatto che il partito inten-
deva stroncare linee di pensiero o di espressione culturale ben radi-
cate nella società sovietica. Il partito criticò aspramente opinioni e
idee che potevano contare su una diffusione ed un rilievo politico
ben più ampio delle poesie della Achmatova o delle novelle di Zo-
scenko, nonostante questi fossero tra gli esponenti più popolari del-
l'ambiente letterario sovietico.
Recenti studi sulla società e sulla letteratura sovietica delineano
il periodo che va dalla fine della guerra alla risoluzione del 14 ago-
sto 1946 come periodo delle "grandi speranze".
7
In essi si sottoli-
nea come, alla fine della guerra, la produzione e la critica letteraria
si sentissero libere dalle rigide maglie del "realismo socialista",
canonizzato al primo Congresso degli scrittori sovietici del 1934.
Gli scrittori, i compositori, i drammaturghi si facevano interpreti
dello stato d'animo e delle aspirazioni più intime della popolazione
e contribuivano a rafforzare il grande spirito unitario e genuina-
mente patriottico che ogni cittadino sovietico sapeva essere stato
alla base della vittoria. Essi rappresentavano ed esprimevano nelle
loro opere l'eroismo del popolo russo. Allo stesso tempo interpreta-
vano le aspirazioni e le ansie di cambiamento e di "distensione", se
non di vera e propria "liberalizzazione", del regime sovietico.
Tra le voci più ascoltate vi erano anche quelle che parlavano un
linguaggio più dimesso, con punte di amarezza e disperazione per
la sorte e le tragedie vissute dal popolo russo. Nel primo dopoguer-
ra, in modo particolare fra i giovani, ebbero un successo ed una po-
polarità notevole opere marcatamente liriche ed introverse; tra que-
ste divennero presto famose le poesie di Anna Achmatova, di gran-
7
Cfr. E. Etkind, "Il 1946, ovvero le grandi speranze", in Storia della letteratu-
ra russa, vol. III Il Novecento, t.3, Torino 1991, pp. 405-418; cfr. anche E. Ju.
Zubkova, Obscestvo i reformy. 1945-1964, Mosca 1993 (capitolo primo, "1945-
1947: le speranze", pp. 16-63).
14
de intensità emotiva e ricche di venature melanconiche tipiche del
decadentismo prerivoluzionario.
Per una sommaria definizione degli stati d'animo prevalenti nel
dopoguerra, un breve saggio recentemente pubblicato a Mosca allo
scopo di divulgare una prima interpretazione postsovietica della
storia russa riprende il motivo della speranza:
Nonostante lo sfacelo, una vita affamata e sovente senza tetto, la spe-
ranza era tuttavia dominante negli stati d'animo collettivi nei primi anni
del dopoguerra. Ciònonostante, verso gli anni 1947-1948, quelle che in
un primo momento erano apparse "difficoltà temporanee" assunsero il
carattere della stabilità; gli umori critici, tra la popolazione, iniziarono a
sollevarsi dalle generalizzazioni della vita quotidiana fino alla critica dei
poteri. Ciò era reso possibile anche dal fatto che la guerra aveva spazza-
to via l'opprimente atmosfera sociale della fine degli anni Trenta e aveva
mutato parzialmente la coscienza sociale di milioni (di cittadini). Molti
erano stati abituati dalla guerra a pensare criticamente, ad agire con in-
traprendenza, ad assumersi responsabilità. A coloro che erano passati at-
traverso il crogiolo della guerra sembrava che la vita nella pace sarebbe
stata non soltanto tranquilla, prospera, ma anche del tutto diversa dal
passato. Tra la popolazione correvano voci sullo scioglimento dei kol-
chozy e persino della VKP(b).
8
Per un'interpretazione corretta della svolta politica che avvenne
in Urss alla metà del 1946 e che prese il nome di zdanovismo, è
innanzi tutto necessario approfondire l'analisi degli elementi che
contribuirono a determinare lo stato d'animo della popolazione e
degli intellettuali alla fine del conflitto.
Il termine "speranza" non trova posto nelle ricostruzioni ufficiali
sovietiche del periodo preso in esame. In esse, oltre alle considera-
zioni sull'entusiasmo e sullo spirito competitivo con cui la popola-
zione si apprestava a realizzare e superare le previsioni del nuovo
8
AA.VV., Istorija Otecestva. Kratkij ocerk, Mosca 1992, seconda edizione,
pp. 22-23.
15
piano quinquennale, non mancano però ammissioni chiare sulla
difficoltà incontrata dal partito a mantenere il controllo delle co-
scienze e dell'espressione culturale nel periodo bellico e nei mesi
immediatamente successivi. In una delle opere più recenti si legge
che gli obiettivi del "consolidamento del regime socialista secondo
leggi oggettive promuovevano l'attività ideologica del partito come
fondamentale direzione della lotta contro i residui e le tradizioni del
vecchio mondo".
9
La stessa opera, tuttavia, non nasconde il fatto
che alla base del "rafforzamento del lavoro educativo ed ideologi-
co" restavano motivazioni più contingenti:
Esistevano anche altre circostanze che imponevano la necessità del
rafforzamento del lavoro educativo e ideologico. Nel periodo della guer-
ra decine di milioni di cittadini erano vissuti in territori temporaneamen-
te occupati dal nemico. Milioni di persone erano state deportate dagli
hitleriani in Germania. Molti soldati sovietici erano stati tenuti in prigio-
nia. Tutte queste persone erano state strappate dalla Patria. Nelle regioni
occidentali dell'Ucraina e della Bielorussia, sul Baltico, gruppi naziona-
listici borghesi avevano condotto una campagna antisovietica. Attraver-
so diversi canali, dall'estero giungeva un'influenza ideologica negativa. I
cittadini sovietici rigettarono con disprezzo le opinioni borghesi loro im-
poste. Ma una parte dei cittadini manifestò instabilità ideologica.
Era necessario, inoltre, avere presente che in alcune organizzazioni di
partito il lavoro ideologico, la propaganda e la agitazione si erano inde-
boliti. Per un lungo periodo, una parte dei quadri dirigenti di partito non
aveva assimilato la conoscenza del marxismo-leninismo. Tutto ciò fece
sì che in complesso il lavoro ideologico rimase indietro rispetto ai pro-
blemi dell'edificazione del socialismo, che dovevano essere risolti dal
partito.
10
9
B.N. Ponomarev, M.S. Volin, V.S. Zajcev, et al., Istorija Kommunisticeskoj
partii Sovetskogo Sojuza, Mosca 1984, settima edizione, p. 510.
10
Ivi, p. 511. Cfr. anche Istorija Kommunisticeskoj partii Sovetskogo Sojuza
(in seguito Istorija KPSS), vol. V, t. 2, Mosca 1980, pag. 234.
16
Nelle ricostruzioni storiografiche ufficiali, il concetto di speran-
za non trova alcuno spazio. Vi fu "instabilità ideologica", la cui
causa era da ricercare sia nell'influenza della propaganda occidenta-
le, sia nel carente lavoro propagandistico del partito. Di conseguen-
za, al fine di individuare l'origine e le premesse delle scelte politi-
che maturate nel dopoguerra, è utile innanzitutto studiare l'attività
ideologica e propagandistica del partito negli anni del conflitto.
Durante la guerra, la necessità di riservare ogni energia all'im-
mane sforzo bellico aveva notevolmente indebolito l'attività più
propriamente politica del partito, coordinata e diretta dalla struttura
organizzativa dell'Amministrazione propaganda e agitazione (Agit-
prop). Il ritorno del Paese dei Soviet alla normalità doveva passare
attraverso una ricostruzione economica ma anche politico-
ideologica delle basi dello Stato.
L'aggressione tedesca aveva assestato colpi durissimi alla solidi-
tà del regime e, nei primi anni di guerra, molti cittadini sovietici
pensarono che lo Stato di Lenin e Stalin fosse prossimo alla capito-
lazione. Le province dell'Unione Sovietica rimaste per molti mesi
sotto l'occupazione tedesca erano le più ricche e popolose del pae-
se. La politica di occupazione e la propaganda nazista avevano
sfruttato a fondo tutti i motivi di profonda insoddisfazione o di vero
e proprio odio che parte della popolazione nutriva nei confronti del
regime dei Soviet.
11
Contro ogni evidenza, nei mesi che avevano
preceduto l'aggressione tedesca, Stalin si era rifiutato di credere
all'imminenza di un attacco ed in questo modo aveva permesso alle
truppe naziste di cogliere l'esercito sovietico nella più totale impre-
parazione. A distanza di qualche giorno dall'inizio della guerra, per
poter arrestare l'offensiva di Hitler, a Stalin non rimase che fare
appello ai sentimenti patriottici e religiosi più profondi della popo-
lazione.
Il Führer non intendeva soltanto liquidare il primo ed unico re-
gime comunista esistente: i cittadini sovietici non dovettero impie-
11
In particolare i contadini, gli abitanti dei paesi baltici e delle zone occidentali
della Ucraina e della Bielorussia e alcune popolazioni del Caucaso.
17
gare molto tempo ad accorgersi che egli aveva predisposto piani
per eliminare la stessa nazione russa:
Una delle caratteristiche più spiccate della guerra del popolo sovietico
contro gli invasori nazisti fu la sua natura di guerra patriottica e non ide-
ologica: una guerra combattuta prima per la sopravvivenza e poi per la
vittoria della patria. Il regime ci era entrato solo incidentalmente, e nelle
prime fasi della guerra quasi timidamente. Fin quasi dal primo momento
il partito dovette non solo adattarsi come meglio poteva a questa "guerra
popolare" essenzialmente nazionale, ma incoraggiare con tutti i mezzi
possibili a sua disposizione questo slancio patriottico contro l'invasore
tedesco.
12
Nella stragrande maggioranza la popolazione russa rispose posi-
tivamente all'appello di Stalin e del partito. Nelle repubbliche e nei
territori annessi in seguito al patto tedesco-sovietico del 1939 ed in
alcune regioni del Caucaso l'invasione tedesca fu accolta come li-
berazione dal giogo di Mosca.
All'inizio della guerra, l'Amministrazione propaganda e agitazio-
ne del Comitato centrale, utilizzando una diffusa rete di conferen-
zieri, lettori e funzionari locali, avviò un'intensa attività tesa alla
mobilitazione di tutte le risorse umane del paese nella lotta contro
gli invasori. I contenuti della propaganda, espressione della posi-
zione e delle concezioni del partito, ricalcavano nella sostanza gli
appelli ed i discorsi di Stalin alla popolazione, a partire dal famoso
discorso del 3 luglio 1941. In quei discorsi erano inseriti diretti ri-
chiami ai valori ed alla tradizione della Russia prerivoluzionaria, ai
sentimenti ed agli istinti più profondi della popolazione. Il chiaro
intento di Stalin e del partito era quello di ottenere il massimo gra-
do di unità nazionale a fronte di una mortale minaccia per l'intero
popolo e non soltanto per il suo regime.
Nelle zone minacciate dall'invasione, molti furono i casi di fuga
dei dirigenti del partito e di cessazione di ogni attività politica. La
12
A. Werth, L'Unione Sovietica nel dopoguerra, op. cit., p. 89.
18
struttura organizzativa del partito, tuttavia, presente in ogni luogo
ed in ogni istituzione del paese, nel complesso mantenne un ruolo
importante nell'organizzazione dello sforzo bellico. Le organizza-
zioni territoriali, in particolare, furono mobilitate per il raggiungi-
mento degli obiettivi di produzione industriale ed agricola al servi-
zio del fronte.
La struttura organizzativa dell'Agitprop, preposta alla gestione
dell'attività di propaganda e di controllo ideologico sugli organi di
informazione, sulle istituzioni scolastiche e culturali, venne ovun-
que impiegata per mansioni di carattere economico-produttivo. Di
conseguenza, il controllo sull'informazione, sui centri di produzio-
ne culturale e sulla preparazione ideologica dei nuovi iscritti al par-
tito (provenienti in gran numero dalle file dell'Armata Rossa), fu
indebolito in maniera consistente.
Il notevole ridimensionamento dell'attività dell'Agitprop si veri-
ficava, tuttavia, nel momento in cui i pronunciamenti politici di
Stalin, dal linguaggio e dai contenuti fortemente innovativi rispetto
al passato, richiedevano una netta intensificazione del lavoro pro-
pagandistico ed educativo del regime.
La nuova situazione internazionale, ed in particolare l'alleanza
dell'Urss con due dei più potenti paesi capitalistici, costituiva una
palese contraddizione di una delle condizioni fondamentali su cui si
reggevano gli assunti del XVIII Congresso del partito, l'ultimo
prima della guerra, che si era svolto nel marzo del 1939. L'accer-
chiamento capitalistico dell'Urss, condizione sulla cui base era stata
impostata la dottrina di Stalin sul necessario rafforzamento dello
stato sovietico e del suo apparato repressivo, aveva perso la propria
attualità come dato di partenza per l'analisi della situazione interna
e internazionale dell'Urss.
Con molta probabilità, le correzioni staliniane alle dottrine poli-
tiche di Marx, Engels e Lenin sulla natura di classe del potere stata-
le erano seguite con attenzione soltanto da un numero limitato di
cittadini sovietici, abituati alla lettura delle conseguenze concrete di
tali elaborazioni ideologiche sulla vita quotidiana. Durante la guer-
ra, tuttavia, i nuovi rapporti con la Chiesa ortodossa e la riapertura
19
dei templi, lo scioglimento del Komintern (maggio 1943), l'appog-
gio e la fiducia del regime nella creazione di una nuova organizza-
zione internazionale per il mantenimento della pace, difficilmente
potevano non suscitare interesse da parte della popolazione. A Mo-
sca, agli inizi del 1944, destò scalpore l'apertura di negozi e risto-
ranti "commerciali" (kommerceskie), scomparsi sin dal tempo della
NEP. Nell' ultimo anno di guerra i cittadini sovietici assistettero al
ritorno di noti personaggi dello spettacolo emigrati e parteciparono
numerosi (con il consenso delle autorità) alle serate organizzate per
le loro esibizioni.
13
La portata e la rapida successione di questi av-
venimenti esigevano una sollecita interpretazione ufficiale e un cor-
retto inquadramento sul piano ideologico.
Nei primi mesi del 1944, dalla periferia ed in particolare dalle
zone del paese rimaste sotto il regime di occupazione tedesca, giun-
sero a Mosca alcuni rapporti concernenti le domande poste con
maggiore frequenza ai conferenzieri dell'Agitprop. Questi rapporti
aiutano a chiarire il significato e le conseguenze dell'indebolimento
del controllo ideologico del partito sulla società. Moltissimi erano i
quesiti che i cittadini ponevano circa la trasformazione del regime
alla fine della guerra: "E' vero che ci sarà il commercio libero? E se
è vero, quando?...Saranno ripristinati i kolchozy nelle regioni libe-
rate? E' necessaria la ricostituzione dei kolchozy?...Esisterà il potere
sovietico dopo la guerra o ci sarà un potere come quello americano
o inglese?"
14
Agli inizi della guerra, nel momento in cui furono mobilitati per
la difesa dell'Urss, i cittadini sovietici avevano da poco superato il
periodo più buio del regime staliniano, gli "anni del Terrore". Non
esisteva famiglia che non avesse subito l'incubo delle repressioni,
della collettivizzazione delle campagne o che non piangesse un
congiunto vittima dei processi sommari degli organi di sicurezza.
13
Cfr. A. Werth, La Russia in guerra. 1941-1945, Milano 1966, p. 906. Si ve-
da anche il successivo paragrafo 1.3.2.
14
RCChIDNI, F. 17, Op. 125, Ed. Chr. 242, pp. 2-7. Cfr. A. Werth, L'Unione
Sovietica nel dopoguerra, op. cit., p. 90.
20
Gli uomini, i giovani che combattevano sul fronte e le forze che
sostenevano l'economia nelle retrovie erano stati formati e piegati
dal "Grande Terrore". La ricerca ossessionante del nemico interno e
del sabotatore, lo smascheramento di traditori tra le persone più
insospettabili, le pene detentive che il codice penale prevedeva per
i familiari delle vittime del Terrore, avevano formato un nuovo
"uomo sovietico".
La società sovietica aveva assistito alla crescita di una diffidenza
parossistica nei rapporti interpersonali, spesso all'interno dello stes-
so nucleo familiare. Grazie alla delazione, all'estorsione delle con-
fessioni, alle migliaia di perquisizioni e arresti notturni, gli organi
di sicurezza avevano tolto ai cittadini ogni residua possibilità di
mantenere una seppur minima libertà di esprimere il proprio pen-
siero persino all'interno delle mura domestiche. L'onnipresenza e
l'onniscienza degli organi di sicurezza divenne l'elemento fondante
della coscienza civica di ogni cittadino. Moltissimi cittadini si con-
vinsero della reale esistenza di migliaia di traditori e di nemici del
popolo, infiltratisi in ogni campo della vita politica, culturale e
produttiva dello stato sovietico.
Negli anni che immediatamente precedettero lo scoppio della
guerra, sul piano interno si ebbero segnali di distensione. Per la
prima volta si iniziò a parlare della definitiva sconfitta del nemico
interno e della nuovamente raggiunta "unità politica e morale" del
popolo sovietico. La guerra portò nuove tragedie, nuovi lutti ed in-
sieme la sensazione che si stesse affrontando una sfida drammatica
in cui la sconfitta equivaleva alla morte. La coscienza delle persone
ne fu influenzata in profondità. La sostanziale coesione interna alla
società aveva trovato la più evidente dimostrazione nell'eroica resi-
stenza alla minaccia più terribile che la Russia avesse mai cono-
sciuto.
Nel corso della guerra, le evacuazioni di massa contribuirono ad
allentare il regime capillare dei controlli del partito e dell' NKVD
(Narodnyj Komissariat Vnutrennych Del) all'interno delle fabbri-
che, delle scuole, dei condomini o delle case in coabitazione. L'og-
gettiva diminuzione del controllo da parte dei servizi di sicurezza
21
(impegnati anch'essi in operazioni belliche), l'indebolimento dell'at-
tività dell'Agitprop, i nuovi messaggi lanciati da Stalin e ripresi dal
partito attraverso i bollettini del Sovinformbjuro, diedero ai cittadi-
ni sovietici, e in particolare ai più attenti osservatori dell'intelligen-
cija, la netta impressione che il regime stesse cambiando. Molti ini-
ziarono a pensare che alla fine della guerra si sarebbe aperta un'e-
poca nuova. In alcune circostanze gli stessi organi di informazione
del regime contribuirono a creare un clima di fiduciose aspettative
per il dopoguerra.
15
Andrej Aleksandrovic Zdanov
Terminata la guerra e avviato il processo di ricostruzione, il lan-
cio della campagna ideologica dell'agosto 1946 coincise con la net-
ta riaffermazione di Zdanov ai vertici del partito. La precisa indica-
zione della priorità del lavoro ideologico-propagandistico nell'atti-
vità del partito e il ritorno di Zdanov a Mosca dopo alcuni anni di
assenza potevano essere interpretati come segnali di continuità ri-
spetto alle scelte compiute da Stalin e dal partito in occasione del
XVIII Congresso.
Il XVIII Congresso, oltre a porre fine al metodo delle epurazioni
di massa ed alla ricerca ossessiva del nemico interno (agente "tro-
ckista" o "residuo delle classi sfruttatrici"), aveva lanciato l'obietti-
vo della edificazione del comunismo. Il partito considerava presso-
ché ultimata l'edificazione del socialismo e riteneva vi fosse tra la
popolazione una notevole omogeneità sociale e spirituale. Al cam-
mino che ci si accingeva a compiere verso l'obiettivo dell'edifica-
zione del comunismo dovevano corrispondere nuove formule statu-
tarie ed organizzative.
16
La struttura organizzativa approvata dal
15
Cfr. A. Werth, L'Unione Sovietica nel dopoguerra, op. cit., p. 90; Cfr.
McCagg, op. cit., p. 19 e p. 249.
16
Nella seduta del 14 gennaio 1939, l'Orgbjuro deliberò e sottopose alla ap-
provazione di Stalin il progetto della nuova struttura e dell'organizzazione della
Sezione propaganda e agitazione del Comitato centrale, con la specificazione che
22
Congresso poggiava su due nuove Amministrazioni, una per i qua-
dri ed una per la propaganda e l'agitazione. Al vertice delle due
Amministrazioni furono posti rispettivamente Georgij Malenkov e
Andrej Zdanov.
17
La struttura operativa del Comitato centrale, oltre alle due Am-
ministrazioni, comprendeva la Sezione organizzazione e istruzione
e la Sezione scuola.
18
L'unica sezione "ministeriale", o verticale,
mantenuta era la Sezione agricoltura. Le altre sezioni "ministeriali"
o verticali (industria, trasporti ecc.), ad esclusione della Sezione per
l'agricoltura, furono abolite e il loro personale confluì nell'Ammini-
strazione quadri. La stessa struttura organizzativa, con alcune mo-
difiche, fu imposta ai comitati regionali (obkomy) ed ai comitati
centrali delle repubbliche, ove furono nominati segretari specializ-
zati per la propaganda e per i quadri, rispettivamente.
La struttura dell'apparato del Comitato centrale uscita dal XVIII
Congresso era orientata ad un forte rafforzamento della preparazio-
ne ideologica dei quadri ed era diretta al potenziamento delle attivi-
tà di propaganda di partito. La riorganizzazione dell'apparato, d'al-
tra parte, corrispondeva agli obiettivi politici già delineati nella ri-
soluzione del Comitato Centrale del novembre 1938, "Sulla situa-
zione della propaganda di partito in relazione alla pubblicazione del
Breve corso di storia della VKP(b)".
19
Gli orientamenti programmatici e la struttura organizzativa del
partito approvati dal XVIII Congresso sulla base delle proposte
essa appariva provvisoria in attesa delle determinazioni del XVIII Congresso.
Nella sostanza la nuova amministrazione per la propaganda che uscì dal Congres-
so mantenne la struttura approvata dall'Orgbjuro alcuni mesi prima; RCChIDNI.
F.77, Op. 3, Ed. Chr. 3.
17
Oltre alle due Amministrazioni citate operò una terza direzione amministra-
tiva per gli affari di partito (Upravlenie delami), con competenze nella gestione
finanziaria e patrimoniale.
18
La Sezione organizzazione e istruzione aveva compiti di direzione organiz-
zativa e di verifica del lavoro delle organizzazioni territoriali.
19
J. Harris, op. cit., pp. 290-292.
23
contenute nella relazione di Zdanov, mantennero la loro validità
soltanto per pochi mesi ed agli inizi del 1941, alla luce dei risultati
della XVIII Conferenza (febbraio 1941),
20
potevano già ritenersi
superati. Essi vennero saldamente ripristinati soltanto all'inizio del
1946, in coincidenza con la "riconferma" di Zdanov ai vertici del
partito.
21
Come è ormai ampiamente dimostrato, al processo di trasforma-
zione della struttura organizzativa, nel periodo che va dal XVIII
Congresso del partito alla morte di Zdanov (31 agosto 1948), corri-
sposero le alterne vicende di uno scontro che vide contrapposti
Zdanov e Georgij Malenkov, anch'egli della Segretaria del Comita-
to centrale. Alcune delle ragioni dello scontro che si svolse ai verti-
ci del partito e che ebbe un tragico epilogo nell'"affare di Leningra-
do" (1948-1949) sono destinate a rimanere oscure e con tutta pro-
babilità possono essere annoverate tra le macchinazioni ormai ma-
niacali di Stalin. E' tuttavia confermato da più parti come all'origine
delle battaglie che si svolsero all'interno dell'apparato rimanessero
due diverse concezioni del ruolo del partito nel governo della socie-
tà sovietica:
Due risposte organizzative (e, in nuce, politiche) erano possibili e si
delinearono nello stalinismo all'indomani della "rivoluzione dall'alto":
quella di uniformare l'intera struttura dell'apparato di partito alle logiche
20
In occasione della XVIII Conferenza, la linea politica e la struttura organiz-
zativa approvate al XVIII Congresso furono modificate con l'obiettivo di porre
alla base dell'attività del partito precisi compiti nel governo dell'economia, sino a
giungere, in pratica, alla duplicazione dell'apparato statale; cfr. F. Benvenuti, S.
Pons, Il sistema di potere dello stalinismo, Stato e partito in Urss. 1933-1953,
Milano 1988, pp. 217-218.
21
La soluzione organizzativa funzionalista approvata al XVIII Congresso fu ri-
legittimata e consolidata nel marzo del 1946, come si vedrà meglio al successivo
cap. 2.1. Essa rimase operante sino al luglio del 1948, quando fu improvvisamen-
te e definitivamente superata dal ripristino di una struttura organizzativa "ministe-
riale"; ivi, pp. 307-308.
24
operative dello Stato ...; e quella di tenere fermi alcuni cruciali momenti
di distinzione del partito dall'apparato dello Stato (sottolineando il profi-
lo politico dei quadri ancor più del profilo tecnico, attribuendo premi-
nenza all'educazione e alla propaganda, lasciando uno spazio all'iniziati-
va di base e alla tradizionale dimensione territoriale del partito).
22
La figura e l'attività di Zdanov erano legate alla concezione
"funzionalista" dell'organizzazione del partito, basata da un lato
sull'accentuazione degli specifici compiti di educazione, di agita-
zione e di propaganda politico-ideologica dell'apparato del partito;
e dall'altro, sull'attribuzione della responsabilità per la realizzazione
degli obiettivi economico-produttivi agli organi amministrativi di
governo, riservando al partito esclusivamente compiti di controllo
generale e di stimolo per l'attuazione del piano.
23
Malenkov, all'op-
posto, privilegiava un modello organizzativo produttivistico-
ministeriale che attribuiva al partito mansioni di carattere operati-
vo, compiti non di supervisione ma di vera e propria direzione dei
singoli dicasteri statali e delle amministrazioni periferiche per la
produzione agricola e industriale.
24
Con molta probabilità, la decisione di adottare l'una o l'altra so-
luzione organizzativa dipendeva dalle valutazioni di Stalin circa gli
obiettivi prioritari da porre alla base del lavoro del partito in rela-
22
Cfr. Benvenuti, Pons, op. cit., p. 39.
23
Tra gli studiosi che hanno contribuito a definire i contenuti dell'attività poli-
tica di Zdanov partendo dalla storia sovietica degli anni Trenta va ricordato in
particolare J. Arch. Getty, che, nel proprio lavoro Origins of the Great Purges.
The Soviet Communist Party Reconsidered, 1933-1938, Cambridge U.P. 1985, ha
messo in luce la vocazione zdanoviana per il lavoro educativo ed ideologico, in
contrapposizione alla tendenza burocratico-organizzativa anch'essa presente all'in-
terno del partito; ivi, pp. 96-97.
24
Per una migliore definizione dei due diversi modelli organizzativi e dello
scontro che su questi temi si svolse tra il XVIII Congresso ed il 1941 si veda an-
che J. Harris, op. cit., pp. 287-303.
25
zione alla situazione interna ed internazionale.
25
L'ascesa o il decli-
no dei massimi dirigenti del partito, in ultima istanza, pareva di-
pendere dagli orientamenti più generali di politica interna ed estera
della "Guida dei popoli".
Nel corso del periodo preso in esame, entrambe le soluzioni or-
ganizzative trovarono attuazione. Sino ad ora, tuttavia, sono rimasti
pressoché sconosciuti sia il percorso, sia le motivazioni per cui, al
termine della guerra, Zdanov tornò al vertice del potere e fu ripri-
stinata la validità delle decisioni programmatico-organizzative a-
dottate in occasione del XVIII Congresso. Sotto questo profilo, il
presente lavoro può fornire elementi di approfondimento e di mi-
gliore comprensione.
Lo studio dell'attività ideologico-propagandistica del partito co-
munista sovietico alla metà degli anni Quaranta, rende necessaria
un'attenta definizione dell'influenza di Zdanov sulle scelte politiche
del partito. Non è raro trovare nell'opera di storici dell'Urss e della
letteratura sovietica la convinzione che egli operasse come vero e
proprio "ideologo" del partito. E' ormai confermato da più parti
come Zdanov, almeno dalla vigilia del XVIII Congresso, rivestisse
il ruolo di responsabile per le questioni della politica estera, della
propaganda e della preparazione ideologica dei quadri. Nel periodo
che va dall'inizio del 1946 alla fine del 1947, agli occhi di molti
osservatori egli apparve l'erede designato alla successione di Stalin.
Nei mesi che precedettero la pubblicazione della risoluzione del
Comitato centrale sulle riviste Zvezda e Leningrad, Zdanov poté
effettivamente insediarsi, o meglio reinsediarsi, nel ruolo di perso-
nalità più influente del regime immediatamente dopo Stalin. Tutta-
via, ciò avvenne dopo un lungo periodo di rare apparizioni nella
capitale, come si evidenzierà nel seguito del presente lavoro.
Il ruolo di portavoce del Comitato centrale per le questioni ideo-
logiche e la sua posizione di massimo dirigente del partito, sancita
dalla firma a nome del Comitato centrale di alcuni importanti de-
25
Cfr. ivi, p. 293; cfr. anche Benvenuti, Pons, op. cit., p. 215.
26