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indipendente contemporaneo si riflette nell’ideale di viaggio come occasione
formativa e momento di crescita.
Altrettanto importante per lo sviluppo del turismo indipendente è anche una
tipologia di viaggio meno “nobile” ed elitaria, caratteristica delle classi sociali
inferiori: il cosiddetto tramping, ovvero il “vagabondaggio” in cerca di lavoro.
Questa pratica, che ha raggiunto il suo culmine nel XIX secolo in Europa, quando
acquista lo status di una vera e propria “istituzione professionale”, può essere
considerata una forma di turismo, perché offriva la possibilità di visitare,
conoscere luoghi e culture altre. Anche il viaggio motivato da esigenze lavorative
può, quindi, essere considerato una radice storica dell’esperienza turistica
giovanile contemporanea, in virtù dei suoi aspetti educativi e rituali, ma anche per
l’aspetto professionale.
Il nomadismo giovanile è stato un fenomeno molto diffuso nell’ovest pre-
moderno. Le classi sociali inferiori, vagabondando in cerca di un impiego,
divennero il modello formativo per l’emergente e moderna classe media di
giovani viaggiatori: “viaggiare per divertimento e per fare esperienza” può essere
la frase che racchiude la loro ideologia.
Se i primi tramp viaggiavano prettamente per lavoro, i loro successori si spostano
per esplorare posti remoti, lontani dalle persone e da ciò che la loro presenza
comporta: i primi individui a vagare da soli per il mondo, conosciuti negli anni
’60 e ’70 come drifters, sono i predecessori dei più recenti giovani viaggiatori
noti come backpackers. Se il modello per il drifter era il tramp (vagabondo), il
drifter è ora il modello per il backpacker. Ma questa divisione cronologica non è
poi così rigorosa: la diffusione dei drifter era già iniziata negli anni ’70 e anche
oggi essi possono essere trovati in località remote e non ancora toccate dalla
corrente del turismo backpacker.
Per preservare l’autenticità e la spontaneità delle loro esperienze, i drifters
viaggiano deliberatamente senza itinerari e tabelle di marcia, senza destinazione e
senza neanche uno scopo preciso. L’original drifter è stato probabilmente un
ideale da cui molti giovani erano attratti, ma che solo alcuni sono riusciti e
riescono a raggiungere. Il drifter va in cerca delle esperienze esistenziali e
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sperimentali più intense. Egli, più del turista ordinario, si sforza di raggiungere
posti e persone che sono realmente autentiche; ciò che lo distingue dal semplice
“explorer” è che egli riflette una posizione socio-politica controcorrente essendo:
“Un individualista, sprezzante nei confronti delle ideologie… anti-patriottico…
edonista e spesso anarchico” (Cohen, 1973). Contemporaneamente il backpacker
tende ad abbracciare l’ideologia del drifter, imitando il suo stile e la sua forma di
viaggiare senza itinerari prefissati e con budget limitati; tuttavia il modo ed il tipo
di esperienze raggiunte cambia enormemente: resta, infatti, solo una piccola
percentuale di backpackers che viaggia in modo esistenziale e sperimentale.
Concludendo, mentre il drifter rimane un modello per il backpacker, pochi di
questi ultimi realizzano ciò che è il vero drifter, e soprattutto, pochi di loro
mostrano vero interesse per vivere profonde ed autentiche esperienze in relazione
a luoghi, eventi e persone durante il loro viaggio.
Altra fonte storica del turismo backpacker può essere ritrovata nei movimenti
giovanili fioriti nell’Ottocento, soprattutto in Inghilterra e Germania, come
reazione alla crescente urbanizzazione. Questi gruppi giovanili, che viaggiavano
nelle zone rurali alla ricerca di un’originaria purezza insieme alla loro filosofia di
vita, contribuirono a creare terreno fertile su cui si basò poi la diffusione ed il
concetto di ostello della gioventù e turismo giovanile.
2. Caratteristiche Formali del Turismo Backpacker
“Backpacking” è un termine utilizzato per denotare una forma di viaggio
internazionale, indipendente e a basso costo, che si differenzia dalle altre forme di
turismo per i seguenti elementi: budget minimi, durata media del viaggio più
lunga, uso di trasporti pubblici e destinazioni multiple. L’origine del nome deriva
dallo zaino (backpack) che questi viaggiatori portano generalmente sulle spalle,
per facilitare la loro mobilità e flessibilità negli spostamenti.
I backpackers sono di conseguenza viaggiatori che manifestano una preferenza
per sistemazioni a basso prezzo, danno grande importanza al conoscere altre
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persone (locali ed altri viaggiatori), preferiscono un programma di viaggio
organizzato in modo autonomo e flessibile, prediligono vacanze lunghe ed
esprimono una predilezione per attività ricreative informali e sociali.
Dal punto di vista socio-demografico, essi sono prevalentemente persone giovani
tra i 15 ed i 25 anni, anche se altri studi hanno osservato un numero crescente di
backpackers che rientrano in una categoria più matura – tra i 26 ed i 44 anni – ed
una piccola percentuale di persone dai 45 anni ed oltre.
Le caratteristiche definitorie dei backpackers sono di tipo formale piuttosto che di
tipo psicologico: “Benché i backpackers siano diversi per orientamento ed
atteggiamenti, tuttavia condividono un’identità comune che si fonda sulle pratiche
formali del backpacking” (Uriely, 2002) ovvero la durata del viaggio, la
flessibilità degli itinerari e risorse economiche limitate. Questi attributi formali
sono anche i principi sui quali i viaggiatori indipendenti fondano il
riconoscimento del prestigio personale e insieme la propria distinzione dai turisti
istituzionali.
La distinzione tra pratiche ed orientamenti psicologici non deve essere tuttavia
applicata troppo rigidamente. Una serie di elementi, inducono a smentire l’ipotesi
per cui il turismo backpacker si distinguerebbe dal turismo istituzionale solo per
caratteristiche come la durata del viaggio, la flessibilità degli itinerari e la scelta
di sistemazioni e trasporti economici: la diffusione del backpacking si è infatti
accompagnata ad una maggiore varietà di soggetti ed esperienze riconducibili
sotto questa etichetta. Si può quindi affermare che né il fattore temporale, né tanto
meno l’organizzazione dell’itinerario costituiscono caratteristiche comuni e
distintive di questa tipologia di viaggiatori: cresce infatti il numero di viaggiatori
che adottano pratiche e stili di vita del backpacking per un periodo di tempo
limitato a quello di una lunga vacanza, i cosiddetti short-term backpackers. Il
grado di autonomia nell’organizzazione del viaggio è messo inoltre in discussione
dalla pratica di fissare in anticipo sistemazione e spostamenti iniziali. Inoltre, a
causa della breve durata del viaggio, spesso gli short-termers disattendono anche
un’altra caratteristica formale del viaggio, ovvero il viaggio con più destinazioni
in paesi diversi, per andare invece a concentrare la loro esperienza in un solo
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paese. Gli short-termers sono quindi soggetti più simili ai turisti sul piano
temporale ma che si comportano a tutti gli effetti come viaggiatori. Concludendo:
“L’unica caratteristica condivisa è quella del “viaggiare”, l’itinerario flessibile
con destinazioni multiple” (Sørensen).
La principale caratteristica formale che distingue il viaggiatore indipendente, e di
conseguenza il backpacker, dal turista comune, è identificata nella disponibilità di
risorse economiche limitate: aspetto che si connette poi ad altri attributi formali
del viaggio, come la scelta dell’alloggio, dei mezzi di trasporto e la pratica di
lavorare mentre si è in viaggio. Si tratta di un elemento riconosciuto dai
viaggiatori come parte integrante dell’identità di backpacker e della propria auto-
definizione, non riconducibile a un background socio-economico basso. Lo stile
di vita improntato alla riduzione delle spese all’essenziale è, quindi, cruciale per
la costruzione dell’identità del viaggiatore, non solo come anti-turista ma anche
per omogeneità e differenziazione all’interno del gruppo. In altre parole: “La
capacità di vivere in maniera economica e di ottenere i migliori affari” sono
“indicatore di un viaggiatore esperto” (Riley, 1988) e, di conseguenza, fattori di
prestigio e status symbol.
Il budget economico limitato, si sostanzia in una serie di comportamenti correlati,
primo fra tutti l’interruzione momentanea del viaggio in occasione di occupazioni
temporanee. Come precedentemente detto, è questa l’eredità più evidente della
tradizione del tramping all’interno del viaggio contemporaneo. Se, tuttavia, nel
tramping il viaggio era funzionale alla ricerca di un’attività lavorativa, oggi la
possibilità di occupazioni temporanee è ritenuta strumentale per soddisfare
l’esigenza prioritaria, il viaggio stesso, e soprattutto per garantirne il
prolungamento temporale.
L’abilità del backpacker di ridurre le spese al minimo, simbolo di road status, si
riflette anche nella preferenza per sistemazioni notturne economiche. Nella scelta
dell’alloggio, compiuta sempre in base a un criterio economico, è determinate
anche la destinazione e il paese in cui si viaggia: in paesi dove è presente una
forte infrastruttura turistica parallela, destinata al turismo backpacker, l’ostello e
l’affitto di un appartamento in condivisione con altri viaggiatori sembrano le
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scelte più tipiche; al contrario, in paesi più economici, e contemporaneamente,
meno interessati dal fenomeno del viaggio backpacking è frequente anche l’affitto
di camere singole.
I backpackers dimostrano una preferenza per il trasporto via terra. In genere i
trasferimenti aerei sono ridotti all’essenziale (limitati alla partenza e al ritorno),
mentre durante il viaggio gli spostamenti avvengono con una varietà di mezzi di
trasporto su strada, su rotaia, e a volte anche per mare. Oltre al criterio del
risparmio, il trasporto via terra incarna un carattere essenziale del viaggio, ormai
poco noto al turismo contemporaneo: si tratta dell’esperienza del transito, della
fase che sta tra partenza ed arrivo, che i viaggi aerei annullano e che i
backpackers si sforzano di recuperare.
La pratica di alloggiare in sistemazioni economiche e la scelta del trasporto su
strada o via mare sembrano, quindi, rispondere in primo luogo ad una funzione
strumentale: il risparmio economico. Entrambe, tuttavia, si legano profondamente
ad orientamenti e comportamenti tipici della cultura dei viaggiatori: la ricerca di
un viaggiare autentico in primis, la costruzione sociale di un’identità, quella del
viaggiatore, sulla base del rifiuto del turismo mainstream e infine la disposizione
all’incontro e alla socializzazione con altri viaggiatori e persone locali.
“Le reti di comunicazione sono una caratteristica saliente del budget travel” e la
maggior parte di esse trova una contestualizzazione nei cosiddetti “ghetti dei
viaggiatori” (Riley, 1988). Le enclaves dei backpackers sono costituite da ostelli,
ristoranti, bar, internet caffè, stazioni e mezzi di trasporto pubblico. Gli ostelli e i
mezzi di trasporto pubblico su strada o rotaia sono riconosciuti come luoghi di
incontro fra backpackers, in cui è facile stabilire contatti con altri viaggiatori e
scambiarsi esperienze; mentre il trasporto privato come la bicicletta o l’autostop,
o l’alloggio presso abitazioni private, sono considerati il mezzo privilegiato per
entrare in contatto con le culture locali.
Oltre al budget limitato (da cui discende la scelta di sistemazioni e mezzi di
trasporto e la pratica di lavorare in viaggio) e alla durata (che perde parte della sua
rilevanza fra i backpackers, fra i quali è in crescita il numero degli short-termers),
il terzo attributo formale caratteristico del viaggio backpacker è l’organizzazione