Prefazione
La prospettiva che ci si pone di fronte è di quelle che turberebbero ogni
“spettatore accorto”, ma evidentemente non i giornalisti, i quali sembrano non
essere più capaci d’analizzare con i giusti raffronti e con le ponderate distinzioni
la nostra realtà attuale rispetto alla nostra storia passata.
Ricordando, come inquadra bene questo libro, tutto il bagaglio storico di
associazioni e realtà storiche amanti dell’arte cinematografica, bisogna
sottolineare quanto il panorama culturale cinematografico anconetano degli ultimi
anni navighi su due direzioni completamente opposte.
Con la chiusura del Cineclub Rossellini, proprio nel 2001, anno cinematografico
per eccellenza, e con il florilegio di riaperture di sale cinematografiche, iniziate
nel 1997 con la creazione, inaspettata, del Cinema Palarossini all’interno
dell’allora nuovo Palazzo dello Sport di Passo Varano, grazie ad un accordo
pluriennale tra il Comune di Ancona, proprietario del complesso sportivo, e il
gestore cinematografico romagnolo Giovanni Giometti, si sono aperte due strade
contrapposte per la città che prima o poi potrebbero generare una realtà comune
“sclerotizzata”.
Quanto peso abbiano avuto le Associazioni culturali, si pensi solo agli ultimi dieci
anni, per concimare l’humus culturale di Ancona, lo mette sufficientemente in
evidenza questo libro, eppure, andrebbe indicato con fermezza quanto vorrà dire
per la cultura cittadina, l’aver perso tutte le maggiori realtà vitali fiorite negli anni
’90 per tristi, eppure quotidiani, problemi economici.
Parallelamente al “Progetto Multisale”, sostenuto dalla traballante convinzione
nazionale d’un ritorno del pubblico al film goduto sul grande schermo, ad
Ancona, iscritta nella lista delle dodici città capozona nazionali, non ci si è posti il
dubbio se il mancato sostegno effettivo a quelle realtà capaci di sostenere la
cultura cinematografica, avrebbe potuto provocare un indebolimento dello
zoccolo duro di pubblico capace di riempire le sale riaperte dopo il 1991, anno
con il quale termina la lunga e dettagliata analisi statistica portata avanti da
Mauro Verdini, nonché quelle prossime ad una sicura riapertura.
Andando nel dettaglio del complesso quadro degli “schermi ritrovati”, in quanto
storicamente carico di notizie spesso smentite, e soprattutto di quelli prossimi alla
nascita, si tenga innanzitutto conto del lungo, e anche deprimente, periodo, dal
1992 al 1997, durante il quale il capoluogo poté usufruire di soli cinque schermi
Prefazione
attivi e, alla quale mancanza, sopperirono anche le stagioni invernali del Cineclub
Rossellini, del CGS Dorico e della piccola sala dell’Hotel Sporting a Torrette, nata
e spentasi in un paio d’anni e gestita dall’ARCI di Ancona.
E’ stato l’anno 1997 ad inaugurare una nuova stagione per lo spettatore
anconetano: una sorta di piccolo boom dei grandi schermi.
Facendo un rapido volo dal 1997 al 2001 e andando oltre, verso il futuro
prossimo, si nota con chiarezza il repentino e continuo “taglio di nastri” annuale
di sale cinematografiche.
Allo schermo del Cinema Palarossini, vennero aggiunti appena un anno dopo,
nel 1998, i tre schermi sorti dalle ceneri dell’ex Cinema Salotto, divenuto MrOZ
per mano del produttore e distributore cinematografico Giovanni Di Clemente.
Ancora un anno, e nel 1999 è stata la volta dell’ex sala parrocchiale Santa Maria
dei Servi a rinascere, dopo anni di indecisione, con il nome di Cinema Azzurro
(gestito dalla Cooperativa CTM Studio): unica sala della città ad avere una
vocazione prettamente d’essay e per ragazzi.
A questo quadro si andranno ad aggiungere, entro breve termine, le tre sale del
Cinema Alhambra, definitivamente oramai approdato alla chiusura dei battenti
per passare a nuova vita grazie alla gestione del già citato Di Clemente, e le tre
dell’ex Goldoni, ancora vittima di molti ritardi dei lavori ma sicuramente volto ad
una nuova riapertura.
Escludendo il possibile ritorno dell’eternamente “sigillato” Cinema Metropolitan,
per via della complicata e difficile fase d’accordo, tra il Comune e l’imprenditore
Edoardo Longarini (proprietario effettivo dell’immobile), sulla gestione dei beni
bloccati al costruttore per via dei processi contro la sua persona appena
conclusisi, e mettendo da parte, almeno per il momento, anche le sempre citate
nove sale della Città del Cinema, ipotizzata da Giometti nel terreno di fronte al
Mercato Ortofrutticolo della Baraccola, si potrebbe finire per trovarsi di fronte ad
una situazione simile a quella dei grandi stadi calcistici costruiti per i Mondiali
italiani del 1990: alla resa dei conti un’operazione di megalomania priva della
coscienza d’un evento che sarebbe stato bene valutare nella sua reale
dimensione di “caso eccezionale”. Pensando ai quindici schermi attivi previsti
entro i prossimi due anni, si sgrana gli occhi pensando alle molto basse cifre
anconetane, seppur aumentate rispetto alla diminuzione media nazionale, legate
Prefazione
all’affluenza del pubblico nelle sale e considerando un’esperienza maturata sul
campo sostenente la convinzione che più schermi non aumentano
automaticamente l’offerta dei film.
L’incremento della concorrenza, in Ancona ma anche in Italia, negli anni si è tutto
focalizzato sulla guerra per l’acquisizione dei film di maggiore incasso,
escludendo a priori tutti quelli che non fanno “botteghino”.
La fine di realtà alternative, le mille difficoltà contrapposte dalle distribuzioni agli
organizzatori delle rassegne filmiche per non voler bruciare un film in una sola o
al massimo due serate (cosa anche giusta se non si considerassero le
sostanziali potenzialità che certe pellicole hanno d’uscire in altre sale anche per
una sola settimana), aggiunte a dinamiche di poteri non chiare e spesso
interessate solo a giocare di potere, lasciano presumere che l’unica realtà
immaginabile sia una sicura egemonia, sull’assetto distribuzioni/sale
cinematografiche, di quelle realtà con il maggiore potere di mercato, ovvero di
coloro che con più schermi “in mano”, non solo ad Ancona ma anche in zone
limitrofe, potranno dialogare con le Società distributrici senza sudditanze.
A subire le reali conseguenze di tutto questo, saranno principalmente i gestori
delle “vecchie” sale ad uno schermo, o poco più, e ovviamente anche il pubblico,
non certo quello che accorre in massa, invigorendo l’idea del ritorno al cinema
del popolo italiano, ad assistere a certi film di tendenza oppure ai classici
“blockbuster”, intesi come film di cassetta, ma quella grossa fetta di spettatori
curiosi, questa sì in potenziale crescita, capaci di lanciarsi anche verso traiettorie
poetiche inusitate.
Se in alcuni dei grossi centri appartenenti alle dodici capozona, quindi a quelle
città dove si rilevano primariamente i campioni di affluenza pubblico e incassi, la
situazione è stata appena un poco calmierata da holding di distributori
indipendenti capaci, uniti, d’acquistare sale, oppure d’accordarsi direttamente
dalle sedi centrali con i gestori locali, per distribuire degnamente i loro film, ad
Ancona, ma probabilmente non è l’unico caso, vige la duplice natura di città di
provincia, con le logiche immaginabili d’un territorio al di fuori dai circuiti
principali, e di capoluogo con potere di parola a livello nazionale.
Questa situazione che avvalla discrepanze di vario genere, paradossi pratici, e
previsioni per un futuro assai incerto quanto pericoloso per la “salute” dello stato
Prefazione
delle cose, amareggia se confrontata con l’analisi del passato affrontata in
questo libro dove si legge nettamente quanta vitalità è circolata negli anni passati
e quanta ancora se n’è vista dal 1992, ad appena due anni fa, in un città come
Ancona dove scorre sottocutanea la pessima, e un po’ vittimistica, convinzione,
ovviamente infondata, che l’iniziativa e la creatività non hanno mai dato vita, in
riva a questo scorcio di mare Adriatico, a forti e vitali realtà capaci di far sognare
con l’inafferrabile magia dei sogni di celluloide.
INTRODUZIONE
Il libro nasce dalla volontà della Mediateca delle Marche e del Comune di Ancona
(cosa che non è più avvenuta dopo 4 anni di promesse!) di dare pubblicazione
alla tesi di laurea in Storia e critica del cinema che ho conseguito presso la
Facoltà di Sociologia di Urbino, elaborata grazie al suggerimento ed alla
metodologia indicatami dal Prof. Bernardo Valli e dalla D.ssa Bianca Maria
Marchetti. Proprio tale tesi di laurea, intitolata “Ancona: il pubblico e le sale
cinematografiche dal dopoguerra ad oggi”, è risultata vincitrice del prestigioso
Premio Nazionale di Cultura “Frontino – Montefeltro” XVIII Edizione 1999, per la
Sezione Tesi di laurea.
Questo lavoro - che per sua stessa natura non ha precedenti sul territorio - si
ferma al 1998, analizzando la situazione delle sale cinematografiche, del
pubblico cinematografico e della distribuzione dei film nella città di Ancona dagli
anni del dopoguerra alla crisi del cinema e alla sua rinascita. Il lavoro, che ha
comportato l’utilizzo di una articolata e composita metodologia di indagine, ha
preso in esame riferimenti bibliografici, fonti cartacee (quali rassegne stampa,
riviste di cinema, articoli di giornale), materiale inedito (fotografie, locandine,
manifesti di sale cinematografiche, di film e di rassegne), interviste a personaggi
ed a protagonisti degli avvenimenti cinematografici degli anni presi in esame
(soggetti autorevoli – testimonianze sul campo), ricerca ed analisi di materiale
filmico e ricerche statistiche presso Cineteche, Mediateche ed Enti specializzati
nel settore.
L’analisi proposta ha un taglio storico sociale e riguarda, in linea generale, la città
di Ancona, inserita sempre in un contesto nazionale ed internazionale,
caratterizzato peraltro, nel periodo preso in esame, da continui e vertiginosi
cambiamenti. Il cinema del resto, che si basa sul movimento e sulla velocità e
rappresenta perfettamente il pulsare della vita cittadina e delle macchine, non
può che essere la più significativa espressione artistica della società moderna.
Per l’approfondimento della realtà locale, sono risultate determinanti le interviste
rilasciate dai personaggi e dai protagonisti degli avvenimenti legati alla
cinematografia, testimoni partecipi di stagioni diverse che hanno rappresentato
per il territorio, visto il loro legame, occasioni di crescita e di sviluppo.
Introduzione
Informazioni, consigli ed incoraggiamenti sono venuti da molti; altri hanno messo
a disposizione materiale inedito, hanno favorito la ricerca negli archivi pubblici e
privati e hanno agevolato l’intera composizione dei materiali con preziosi consigli
tecnici. Questo libro perciò è debitore a molte persone, i cui nomi sono riportati a
parte ed a loro va un sentito ringraziamento per la loro disponibilità e
collaborazione.
Le argomentazioni riportate e le considerazioni svolte sono state completate da
tabelle, i cui dati provengono dall’AGIS, dagli Annuari Statistici della SIAE, da
grafici e da tavole di personale elaborazione.
Va inoltre evidenziato il fatto che il lavoro, ultimato nel ---------, non prende in
considerazione, per scelta, i dati statistici relativi agli ultimi dieci anni e in questo
periodo la situazione storica e sociale della cinematografia dorica (sale
cinematografiche e pubblico, in particolare) ha fatto registrare non pochi
cambiamenti radicali, rapidi ed inaspettati, modificandosi a tal punto da non
rendere possibile un raffronto rapido con la situazione del passato. Come
paragonare, ad esempio, le attuali multisala con le sale cinematografiche
tradizionali? Senza parlare della nascita, negli ultimissimi anni, di numerose
nuove sale come il Palarossini, la multisala Mister Oz, nata sull’edificio dell’ex
cinema Salotto e il cinema Azzurro, mentre altre aperture sono già in vista. Tutto
ciò meriterebbe un lavoro di approfondimento tale da costituire esso stesso
argomento di una ulteriore ricerca.
Pertanto il tono generale del testo - che è quello, si ricorda, di una tesi di laurea -
e le eventuali “ingenuità” nonché il mancato aggiornamento di alcune Tavole
sono da imputare al mantenimento dell’impostazione originaria lasciata quasi
integralmente, per il criterio metodologico scelto, nella sua intelaiatura iniziale.
Tutto ciò spiega perché si è reso dunque necessario l’aggiornamento che
Roberto Nisi, giornalista nonché critico cinematografico, ha elaborato con
competenza e fattiva collaborazione .
Le ricerche si sono limitate alla sola Ancona e non si sono estese nel suo
entroterra, che avrebbe richiesto una serie di ulteriori indagini. Ciononostante, nel
libro si potranno trovare sporadiche informazioni o riferimenti su attività
cinematografiche svoltesi anche al di fuori della città, ma legate comunque al
lavoro di protagonisti anconetani.
Introduzione
Ciò premesso, nella prima parte viene delineato il quadro generale dei primi anni
di vita del cinema, il suo rapido sviluppo che, dalle primissime “fotografie viventi”
dei primi proiettori, portò all’apertura dei cinematografi stabili e quindi
all’espansione vertiginosa della nuova invenzione. Il discorso prosegue poi
delineando la situazione di Ancona, con un cenno relativo alla fine del ventesimo
secolo ed una veloce indagine fino al secondo dopoguerra, per poi proseguire
con una analisi più approfondita in riferimento al quadro storico della città e delle
relative sale cinematografiche dell’epoca.
Particolare attenzione viene rivolta, in questa prima sezione, all’esercizio
cinematografico parrocchiale caratterizzato, nell’immediato dopoguerra, da un
importante e capillare impegno dei cattolici ed inteso sia come esercizio
oratoriale di svago e di socializzazione, sia come circuito culturale, nonché
strumento educativo. Durante tale periodo la città ha posseduto un discreto
numero di sale cinematografiche, ancorché piccole, di prima, seconda e terza
visione. Contemporaneamente assumevano notevole importanza le Arene estive.
La rilevanza di Ancona nel campo cinematografico viene sottolineata nel
paragrafo dedicato alla distribuzione, dove si fa riferimento all’importanza
attribuita alla città dagli Americani attraverso il PWB (Psychological Warfare
Branch). Da allora Ancona è tra le dodici città italiane Capozona addette alla
distribuzione dei film, nonché centro campione per la rilevazione di dati utili alle
analisi statistiche e, ancora oggi - nonostante abbia una popolazione di soli
100.000 abitanti - rappresenta una delle città cardine del mercato
cinematografico italiano.
Il lavoro prosegue analizzando la situazione della città durante gli anni della
ricostruzione e del boom economico, anni che segnano l’inizio di un colossale
cambiamento del costume sociale.
In questo periodo la tematica della censura riaffiora, come freno all’inarrestabile
sete di libertà che consente infine alle pellicole, ostracizzate dal passato regime
fascista, di rientrare nelle sale cinematografiche.
Un forte rilievo poi viene riservato all’associazionismo cinematografico. La
formazione di gruppi ideologici e culturali e di associazioni professionali
determina infatti la nascita di alcuni Cineclub di grande pregnanza ideologico –
culturale, specialmente negli anni ’60 e ’70. Grazie ai cineforum e ai dibattiti che
Introduzione
seguivano la visione dei film, il pubblico partecipava attivamente, dando vita ad
una forma embrionale di feedback che anticiperà i futuri indici di gradimento e gli
attuali indici di ascolto.
Questi ultimi in particolare, sono strettamente legati all’irruzione della TV la
quale, aggiunta a molte altre componenti sociali, contribuirà al verificarsi del
fenomeno trattato in questa sede nel paragrafo intitolato “Buio in sala”. Con tale
espressione ambivalente si intende fare riferimento al fatto che le luci di una sala
cinematografica si spengono non solo all’inizio della proiezione, ma anche e
purtroppo alla cessazione della sua attività. E questa seconda accezione è stata
prevalente negli anni della crisi del cinema.
La prima parte si conclude dunque approfondendo l’incisiva e radicale crisi
dell’apparato cinematografico degli anni ’70.
Siamo in un’epoca di completa trasformazione del Paese, che investe il mondo
del lavoro, i consumi, i modelli e i comportamenti sociali.
Ancona viene danneggiata dal terremoto del 1972: molte persone lasciano la
città ed il centro storico viene evacuato per certo periodo. A seguito di questo
evento le sale cinematografiche restano chiuse per motivi di ordine pubblico e la
città subisce una profonda modifica della sua struttura sociale.
In tale contesto, negli anni ’70, il cinema vede venire meno le sale di seconda e
di terza visione e diventa sempre più diffuso e ricorrente il fenomeno del “cinema
a luci rosse”.
La ripresa da questa profonda crisi si intravede solo negli anni ’80, in particolare
per la regione Marche e per Ancona, grazie anche alla realizzazione di alcune
riuscite iniziative e manifestazioni di rilievo cinematografico ( fra tutte, la Mostra
del Nuovo Cinema di Pesaro), alla progettazione di rassegne cinematografiche
invernali ed estive (Lazzaretto, Tropicittà), ed anche alla proliferazione ed alla
vitalità culturale dell’associazionismo, ai cineclub ed alla nascita di vere e proprie
strutture culturali. Un notevole contributo viene apportato inoltre dalle istituzioni
competenti (Delegazione Regionale dell’AGIS di Ancona, Mediateca delle
Marche).
La parte finale di questo lavoro è riservata alle considerazioni critiche relative alle
trasformazioni che hanno interessato l’esercizio, la fruizione e la distribuzione
cinematografica. In particolare, non si può non rimarcare la recessione di Ancona
Introduzione
come città Capozona, dal momento che il capoluogo ha visto restringersi, negli
anni, il campo di azione e di diffusione della preponderante attività di
distribuzione cinematografica.
Questa perdita di prestigio è conseguente alla metamorfosi strutturale e sociale
subita dalla città nel tempo. Per cogliere la profonda differenza con la situazione
successiva basti pensare che nel 1911 Ancona era collocata fra le prime trenta
città italiane per il numero di abitanti.
Per concludere, viene analizzato il pubblico di Ancona, che risulta altresì
esigente e non così disinteressato e tiepido - come alcuni esercenti si ostinano a
sostenere - e pertanto richiede, ora come in passato, strutture e rassegne
all’insegna della qualità tecnico – ambientale nonché culturale.
Va sottolineato infine che non si esclude la possibilità che, dalla massa di
materiale non ancora ordinato e giacente nei vari archivi, pubblici e privati,
possano giungere in un prossimo futuro nuovi documenti in grado di integrare
quelli qui pubblicati ed offrire nuove risposte agli interrogativi rimasti inevasi in
questo lavoro.
INTERVISTE RACCOLTE:
Intervistato Attività (attuale o passata) inerente al cinema Data
Pia BACCHIELLI Giornalista - Ex cameraman televisivo 1 luglio 1998
Paola BALLANTI Collaboratore Cineclub La Ciancianella 19 ottobre 1998
Franco BOLDRINI Presidente Mediateca delle Marche 19 agosto 1998
Fabiola BRUGIAMOLINI Addetto culturale del Comune di Ancona 10 settembre 1998
Lorella BONAMANO Segretario regionale dell’Agis Marche 20 febbraio 1997
Italo BUONCOMPAGNI
Distributore e collaboratore dell’Agis
Marche
20 febbraio 1997
Lucia CAIMMI
Allieva Piccola Accademia
Cinematografica
12 febbraio 1998
Lorenzo CAPULLI
Presidente CTM Studio e presidente
Cineclub La Moviola
27 novembre 1997
Aldo COMPAGNUCCI
Presidente ACEC e fondatore Agiscuola
Marche
18 giugno 1997
Stefano GAMBELLI Responsabile CDC – CTM Studio 20 gennaio 1997
Gabriele GIRI
Distributore e presidente Cineclub De
Curtis
26 febbraio 1997
Gilberto GRATTAFIORE Operatore cinematografico 20 dicembre 1996
Antonio LUCCARINI
Assessore Beni Culturali del Comune di
Ancona
10 dicembre 1997
Valerio MANSUETI
Allievo Truka - Cameraman – ex socio e
proiezionista del Cineclub Rossellini
12 giugno 1997
Giorgio MENGARELLI Distributore e operatore cinematografico 12 settembre 1998
Eustacchio MONTEMURRO
Dirigente Servizio Beni ed Attività Culturali
Regione Marche
27 novembre 1997
Francesco NOCCIOLINO Collaboratore ARCI Cinema di Ancona 25 agosto 1997
Giorgio OCCHIODORO Scrittore anconetano 8 gennaio 1997
Anna OLIVUCCI
Responsabile Truka e responsabile della
progettazione Mediateca delle Marche
19 agosto 1998
Dino PAOLONI Ex proprietario Cinema Lux 28 agosto 1998
Cristiano PESARINI Operatore cinematografico 10 gennaio 1997
Giordano PIERLORENZI
Presidente Cineclub Lumière e presidente
CNIPA
28 agosto 1998
Franco PIETRUCCI Ex proprietario Cinema Goldoni 11 gennaio 1997
Rosella PREZIOSI Appassionata di cinema 16 novembre 1997
Intervistato
Attività (attuale o passata) inerente al cinema Data
Massimo RAFFAELI Cineclub Chiaravalle 2 dicembre 1997
Nazzareno RE
Responsabile attività cinematografiche
ARCI Ancona e Promotore Cinemania
25 agosto 1997
Fabio SANDRONI Presidente Cineclub CGS Dorico 11 settembre 1997
Marisa SARACINELLI Presidente Provincia di Ancona 20 gennaio 1997
Paolo SPINA Presidente Cineclub Rossellini 9 ottobre 1997
Riccardo STECCONI Presidente Cineclub Ancona 20 dicembre 1997
Marco VITANGELI
Responsabile Truka e Piccola Accademia
Cinematografica delle Marche
12 giugno 1997
Pietro ZAMPETTI
Prof. Storia dell’Arte ed ex Assessore ai
Beni Culturali del Comune di Ancona
19 febbraio 1997
CAPITOLO PRIMO
IL CINEMA AD ANCONA DALLE
ORIGINI AL DOPOGUERRA
Cap. 1.1 - Primi passi del cinema ad Ancona
1. 1 PRIMI PASSI DEL CINEMA AD ANCONA
Ancona è il capoluogo della regione Marche con i suoi attuali centomila abitanti e
con i suoi ventiquattro secoli di vita; è un'importante porto dell'Adriatico, che
svolge un ruolo di rilievo nelle attività di pesca, mercantili e turistiche della
regione. La popolazione, già alla fine del secolo scorso, sentiva molto il fascino
del cinema ed era incuriosita da questo nuovo evento, tanto da avvicinarsi con
puro desiderio di conoscere, senza un atteggiamento critico.
Prima delle immagini in movimento introdotte dal cinema, la gente aveva avuto
soltanto la possibilità di vedere qualche fotografia in bianco e nero. Il cinema
invece ha aperto il mondo ai cittadini consentendo loro di conoscere una realtà di
cui fino a quel momento si era soltanto parlato o letto. Il cinema fatto conoscere
luoghi e città di tutto il mondo, importanti avvenimenti di cronaca, ha fatto ridere
con comiche per le peripezie di buffi personaggi. Il cinema infatti diverte, informa,
istruisce e soprattutto nel buio della sala, si può sognare di vivere un’altra realtà.
E’ consuetudine iniziare la storia del cinema con la prima rappresentazione
offerta ad un pubblico pagante del 28 dicembre 1985 nel Salone Indiano del
Boulevard des Capucines a Parigi, con il Cinematografo Lumière.
Il battesimo marchigiano del cinema ebbe luogo in Ancona quasi un anno dopo,
l’11 ottobre 1896 nelle sale del Caffè Centrale
1
, corso Vittorio Emanuele n. 15,
per merito della Compagnia Anglo – Italiana che presentava esperimenti di
1
Biglietto di ingresso cent. 50, proiezioni dalle 17 alle 23: L’arrivo ciclistico, La disputa, L’arrivo di un
treno, Un battello sulla Senna a Parigi, La ginnastica, Cavalli saltanti.
Il giorno successivo all’evento, il quotidiano l’Ordine – Corriere delle Marche riferiva: << Iersera al
Caffè Centrale si è avuto il primo esperimento dell’interessante e divertente apparecchio denominato il
Cinematografo, per cui è proiettata su una parete bianca una scena della vita – come per la lanterna
magica – ma animata, e cioè persone che si muovono, carrozze che corrono, treni che arrivano etc. e si ha
la perfetta illusione di assistere ad un fatto reale. Il prodigio si ottiene facendo passare rapidamente
innanzi ad una lampada elettrica una lunga serie di fotografie, tratte dal vero, una di seguito all’altra, con
la distanza di una frazione di secondo, in modo da cogliere tutti i vari momenti dell’azione che si svolge.
Proiettate sulla parete, queste immagini, inseguendosi con la stessa velocità con cui furono colte, si
sovrappongono, si succedono in modo da sembrare una sola, ma che si modifica gradatamente cosicché,
ad esempio, il treno che vedete da lontano come un punto nero, a poco a poco si avvicina, ingrandisce, ed
entra sbuffante nella stazione. Ancora un perfezionamento il Cinematografo richiede: i colori, poiché al
presente l’immagine è soltanto colle tinte fotografiche. Si pensa anche di aggiungervi il fonografo per
avere insieme l’impressione visiva e quella uditiva.
Iersera il primo esperimento del Cinematografo non è andato a perfezione per un piccolo guasto nella
macchina di nuovissima fabbricazione. Appena riparatovi, ciò che non sarà per oggi, verranno ripresi gli
esperimenti ed il pubblico accorrendovi se ne troverà contento>>.
Cap. 1.1 - Primi passi del cinema ad Ancona
proiezione. Da quel momento fu << un susseguirsi ininterrotto di spettacoli
cinematografici, di alternanza di cinematografi ambulanti, di inaugurazioni di sale
permanenti e contemporaneamente un continuo avvicendarsi dei più svariati
macchinari di proiezione delle case cinematografiche dell’epoca. Fin dai primi
giorni del 1897, il cinematografo si diffonde nei principali centri marchigiani, ad
opera di imprese ambulanti che, con i loro macchinari di proiezione, vengono
generalmente ospitati nei teatri cittadini, essendo le marche una regione
abbondantemente provvista di simili strutture>>
2
.
Lo stupore dei primi spettatori riguardava soprattutto la naturalezza e la
perfezione con cui veniva scomposto e riprodotto il movimento.
<< Giuseppe Filippi, direttore e proprietario del “Reale Cinematografo Lumière”,
alla fine dell’anno 1897, riporta il cinema ad Ancona al Teatro Vittorio Emanuele.
Da questo periodo in poi, le proiezioni cinematografiche di anno in anno si fanno
più frequenti>>
3
.
<< Agli inizi del ‘900 un certo Icilio prese in affitto un locale lungo il Corso Vittorio
Emanuele per istallarvi una specie di lanterna magica in cui, girando una
manovella, si vedevano immagini diverse. Il locale era a ingresso libero ma per
far funzionare l’apparecchio occorreva introdurre nell’apposita fessura una
moneta da 10 centesimi di rame, detta “do soldi o do bochi”.
Ogni sera c’era la coda anche se di lanterne ce n’erano una decina, ma per il
povero Icilio gli affari erano magri. Si scoprì, dopo il suo fallimento, che la gente
anziché inserire i soldi correnti, metteva vecchi soldi greci fuori corso! >>
4
.
Al Teatro Vittorio Emanuele, aperto al pubblico il 26 dicembre 1860 << il 22
settembre del 1906, venne inaugurato il cinematografo permanente Dorico, con
ingresso in via Castelfidardo, con macchine e pellicole fornite dalla Società Lux
et Umbra di Roma. Prezzi serali: 30 centesimi gli adulti, 15 centesimi i ragazzi.
Nel 1911, nel corso dell’estate, il teatro si trasformò in cinematografo, per la
proiezione del grande film La Bastiglia in tre atti e ben cinquecento quadri edito
dalla Witograph.
2
Cfr. 1896-1914 Materiali per una storia del cinema delle origini a cura di Valerio Angelini e Fiorangelo
Pucci , Studioforma Editore 1981, pag. 10.
3
Idem
4
Cfr. Giorgio Occhiodoro, Ancona ieri ..... un occhiodoro sulla vecchia Ancona, volume 3, Sagraf 1988,
pag. 38.