2
operaio e contadino che si formano coloro che nei primi anni del XX secolo ne
saranno le avanguardie :i militanti del partito
2
anarchico.
Già nelle lotte che coinvolgono l’ala antiautoritaria della Prima
Internazionale si può trovare l’elemento caratteristico della storia degli anarchici
italiani.
L’alternarsi di azioni di massa e di azioni d’avanguardia, l’oscillare fra
movimento più o meno spontaneo e l’affermarsi dei suoi militanti come
portatori di una presenza organizzata, di partito. La storia degli anarchici italiani
sarà caratterizzata per molti versi da un costante tentativo di applicare la teoria
bakuniana a una realtà politica e sociale in continuo mutamento. In alcuni
periodi essi disporranno di una capacità d’analisi dei mutamenti strutturali che
intervengono nella società italiana, delle implicazioni strategiche e tattiche che
ciò comporta, in altri, la mancanza di questa analisi si tradurrà nella semplice
riproposizione dei principi teorici, divenuti astratti poiché, anche se derivati in
origine da un metodo scientifico di approccio alla realtà, il materialismo storico,
saranno poi assolutizzati, e quindi trasformati in dogmi.
La repressione dell’Internazionale in Italia, come in altri paesi, giocò un
ruolo non trascurabile nel ripiegamento della strategia anarchica
nell’insurrezionalismo, prima visto come mezzo attraverso il quale spingere le
2
Il termine partito riferito all’anarchismo oggi è quasi più non usato in seguito alle influenze individualistiche
che, a partire dal 1890, hanno caratterizzato la storia del movimento anarchico. Usato frequentemente nella
teorizzazione bakunista, il termine sarà ripreso dai comunisti anarchici organizzatori, come Malatesta, Fabbri,
Gori e nel congresso di Roma del 1907 che darà vita al partito anarchico italiano. Quindi il termine partito fu
usato per identificare una precisa organizzazione anarchica, esso fa riferimento ad un anarchismo che cerca e
trova momenti unitari, organizzativi e strategici, e quindi incisività e prospettiva di azione politica
3
masse all’azione, poi sempre più come fine dell’azione rivoluzionaria. La
formulazione teorica della “propaganda del fatto”, sanzionata dal congresso di
Londra del 1881, divise ancor di più le forze anarchiche e le spinse verso un
ventennio di azioni scoordinate. Con le teorizzazioni antiorganizzatrici ed
individualiste s’introducono nell’anarchismo elementi di revisionismo rispetto
alla teoria bakuniana e, sul piano teorico si attua così la scissione fra la tendenza
comunista anarchica organizzatrice da una parte, e le varie tendenze
antiorganizzatrici ed individualistiche dall’altra.
Mihail Bakunin ben s’inserì nel movimento democratico e rivoluzionario
italiano alla fine degli anni 60 dll’800; l’ingresso del rivoluzionario russo nella
vita politica italiana(come hanno sottolineato Nello Rosselli in Mazzini e
Bakunin , Arthur Lehning in Opere complete di Bakunin
3
e Pier Carlo Masini in
Gli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta) avvenne in seguito ad una falla
apertasi nello schieramento mazziniano; i circoli repubblicani più avanzati
rimasero infatti delusi dal suo atteggiamento verso la monarchia; per cui il
carisma ed il pensiero del principe russo funzionarono in Italia da detonatore alle
disillusioni patite dalla vecchia guardia garibaldina e mazziniana, e
all’irrequietezza delle nuove leve che- come faceva notare N. Rosselli-
<<volevano qualcosa di più concreto di quello che il mazzinianesimo
prometteva
4
>>. Un’ulteriore testimonianza di questo stato d’animo ci viene
offerta da un brano tratto da un diario di Andrea Costa in carcere dopo i ben noti
3
A.Lehning, Opere complete di Bakunin, Catania, Anarchismo, tomo I
4
fatti di Milano nel 1898 :<<non potevamo essere né mazziniani né repubblicani
nel classico significato della parola, di trasformazione politica esclusivamente,
era un grande movimento umano che vagheggiavamo. La stessa parola partito
era troppo stretta. Naturale che fossimo trascinati rapidamente, sinceramente al
concetto anarchico. Il più completo, il più umano. Quello al quale il trionfo
dell’avvenire è assicurato>>
5
.
Il pensiero politico di Bakunin è tutto incentrato sulla libertà e sulla sua
forza redentrice. Per il rivoluzionario russo, il livello di libertà presente
all’interno della società stabilisce il livello d’umanità raggiunto da essa; infatti
l’uomo è tale perché a differenza di qualsiasi altro essere vivente ha conquistato
la nozione primaria della sua identità; la libertà, però, non è solo umana in senso
antropologico, lo è ancor di più in senso sociale, per cui non si è liberi se non lo
sono tutti gli altri, nel senso che<<l’universalizzazione collettiva della libertà è
la stessa libertà individuale ampliata sino all’infinito>>
6
.
L’azione e più ancora il pensiero del principe russo furono sviluppati ed
approfonditi da Errico Malatesta. La storiografia “ufficiale” non si è mai
preoccupata di studiare ed approfondire il pensiero di questo “intellettuale
militante”; l’unico a svolgere un lavoro del genere è stato Giampietro Berti nel
suo voluminoso libro Il pensiero anarchico dal settecento al novecento . Solo la
storiografia prodotta dal movimento libertario ha cercato di colmare questa
4
N.Rosselli, Mazzini e Bakunin.Dodici anni di movimento operaio in Italia, Torino, Einaudi, 1967,p.279.
5
A.Costa, Annotazioni autobiografiche per servire alle “Memorie della mia vita”, a cura di G.Dallò, in
<<Movimento operaio>>, Milano, marzo-aprile 1952.
6
D.Guerin, L’anarchismo dalla dottrina all’azione, Roma, Savelli, 1969.
5
lacuna : da Max Nettlau con il suo Malatesta a Pier Carlo Masini in Storia degli
anarchici da Bakunin a Malatesta, a Maurizio Antonioli con L’anarchismo in
Italia dalle origini alla prima guerra mondiale , si è cercato di spiegare
l’evoluzione del suo pensiero: dalla partecipazione alla sezione napoletana
dell’Internazionale(1870-1871), sino alla fondazione a Milano del giornale
“Umanità Nova”(1920).
Come fa notare Berti, Malatesta fu <<l’ultimo pensatore classico della
storia dell’anarchismo>>
7
;egli nella storia del movimento anarchico fu il
riordinatore della dottrina al fine di trasformare la parola in azione; l’importanza
del pensiero malatestiano è situata nella teoria dell’azione, nell’aver delineato ed
approfondito i termini ed i modi dell’agire anarchico, sia in senso etico che
razionale.
Malatesta fu il primo a scindere l’anarchismo come mezzo dall’anarchia
come fine, e con questa divisione attribuì al primo(movimento in quanto tale) la
massima valenza realistica, alla seconda, l’ideale, la sua più alta espressione
etica. L’anarchia è dunque meta ideale, fatta di libertà, giustizia ed uguaglianza;
l’anarchismo è l’insieme pratico teorico, che traduce quei valori e quei motivi
all’interno dei processi storici:<<l’anarchia è l’ideale che potrebbe anche non
realizzarsi mai, così come non si raggiunge mai la linea dell’orizzonte,
l’anarchismo è il metodo di vita e di lotta e deve essere dagli anarchici praticato
7
G.Berti, Il pensiero anarchico dal Settecento al Novecento, Manduria, Lacaita, 1998,p.371.
6
oggi e sempre, nei limiti delle possibilità, variabili secondo i tempi e le
circostanze>>
8
.
Da questo concetto si può partire per esaminare la personalità umana e
politica di Camillo Berneri: “il primo dei nuovi pensatori anarchici”.
Nell’intraprendere uno studio su Berneri , i problemi di storiografia accennati
per Malatesta si moltiplicano. Gli studi e le ricerche storiografiche più
approfondite sono stati condotti da Pier Carlo Masini e sono importanti per
capire l’idea “dell’eretico di Lodi”: Pietrogrado1917-Barcellona1937. Scritti
Scelti, L’epistolario inedito, più vari atti dei convegni di studi promossi dai
circoli libertari e dall’archivio della famiglia Berneri
9
.
Camillo Berneri fu sicuramente “un intellettuale militante” di frontiera nel
movimento anarchico internazionale, un uomo politico che G.Berti nel suo Il
pensiero anarchico definisce <<un revisionista>>
10
, perché orientato verso una
consapevole revisione di questo pensiero; ma quello che il Berti chiama
“revisionismo” non è altro che l’applicazione di un concetto espresso da
Malatesta in un articolo pubblicato su “Umanità Nova”, il cui titolo era
“Repubblicanesimo sociale e anarchismo”.
Il modo migliore per cercare di capire come si muoveva il pensiero di
Berneri ci viene offerto da lui stesso in poche righe scritte a promemoria su di
8
E.Malatesta, Repubblicanesimo sociale e anarchia, “Umanità Nova”, Roma, 27 apr.1922, “Umanità Nova.
Pagine di lotta quotidiana e scritti vari dal 1919 al 1923” Ginevra,1935,pp.42-43.
9
“Atti del convegno di studi su Camillo Berneri. Milano 9 ottobre 1977”, Carrara, Cooperativa tipolitografica
editrice,1979;N. Berti, Sull’anarchismo di Berneri, in Camillo Berneri nel Cinquantesimo della morte, Pistoia,
Archivio Famiglia Berneri, 1986.
10
G.Berti, op. cit., p.860.
7
una busta, dove sono tratteggiate le matrici politiche e culturali:<<nazional-
anarchismo.Cattaneo, letto, citato e consigliato con scandalo dai caporalucci
dell’ortodossia kropotkiana, simpatia per il protestantesimo, problemismo di
Salvemini, critica liberista allo stato, Gobetti (richiami a Pareto e ad
Enaudi…ben più che ai liberali inglesi), critica politica nazional-repubblicana,
revisionismo liberale>>
11
.
Ci troviamo dunque di fronte ad un <<anarchico sui generis>>
12
, come lui
stesso scriveva in una lettera al repubblicano Libero Battistelli: un anarchico che
rifiutò l’ateismo per una posizione agnostica, il comunismo in favore del
liberismo, l’individualismo in favore di un autonomismo federalista che
s’inspirava a <<Cattaneo completato da Salvemini e dal soviettismo>>
13
.
Tra Bakunin, Malatesta e Berneri esiste un filo conduttore, una ricerca
appassionata e senza soste di libertà, un sacrificio totale verso l’idea; per tutti
loro penso che valga il giudizio dato da Artuto Labriola nei confronti dei
militanti della Prima Internazionale:<<Tutti erano degli idealisti devoti ai loro
principi fino al sacrificio. L’internazionale non era per essi ”una carriera”, “né
una via d’uscita”, ma un calvario irto di triboli ed affanni.
11
P.C.Masini, La formazione intellettuale e politica di C.Berneri, “Atti del convegno di studi su Camillo
Berneri: Milano 9 ottobre 1977, Carrara, Cooperativa tipolitografica editrice, 1979, p.13.
12
C Berneri, Epistolario inedito, a cura di A.Chessa e P.C.Masini, Pistoia, 1986, vol.I, p.19.
13
C.Berneri, ivi,p.19.
8
La polizia braccheggiava i suoi componenti che ebbero famiglia, carriera
e spesso la vita spezzata, non vissero che di carcere, esilio e fame. E furono
ammirevoli, se pure in mezzo alle loro grandi miserie, dedicarono agli studi e
alla cultura sforzi non ispregevoli>>
14
.
14
Il saggio di Arturo Labriola fu composto per una raccolta di scritti su Lo stato presente delle teorie
economiche, pubblicata in onore dell’economista F.von Vieser nel suo settantacinquesimo compleanno, e poi
compreso nel volume L’attualità di Marx,Napoli, Alberto Morano, 1943, ora citato in P.C.Masini-M.Antonioli,Il
sol dell’avvenire, Pisa, B.F.S.,1999, p.52.