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INTRODUZIONE
In un’epoca in cui contenuti audiovisivi come film e serie TV riescono a raggiungere un
gran numero di persone – soprattutto giovani – in tutto il mondo, ritengo sia
un’opportunità eccezionale sfruttare tali mezzi al fine di un accrescimento culturale,
soprattutto da un punto di vista linguistico. Servizi ormai largamente diffusi come Netflix
permettono la fruizione di migliaia di opere con un clic, rendendone possibile la visione
anche in lingua straniera: ho sempre visto ogni telefilm in lingua originale proprio perché
sono convinto che ciò favorisca la diffusione e l’apprendimento delle lingue. Senza il
filtro del doppiaggio, inoltre, si possono cogliere alcune delle sfumature dei personaggi
rese attraverso gli accenti degli attori che li interpretano: con la visione in lingua originale
è impossibile perdere il messaggio prefissato dall’autore dell’opera.
Tra le serie TV da me più apprezzate rientra sicuramente il telefilm della BBC Sherlock,
su cui ho deciso di incentrare questo lavoro. Sherlock Holmes è considerato il detective
più celebre al mondo che, grazie alla semplice osservazione e alle straordinarie
conoscenze che possiede, riesce a individuare il colpevole del delitto con una semplicità
sconvolgente, soprattutto per gli altri investigatori che senza di lui non risolverebbero
nemmeno un crimine.
Nel primo capitolo di questo elaborato ho scelto di studiare la figura del detective, portato
su carta da Arthur Conan Doyle per la prima volta nel 1887 con A Study in Scarlet, per
approfondirne la genesi e scoprire le innovazioni del suo creatore all’interno della
detective fiction, ma anche per conoscere le ragioni dell’immenso successo dell’opera,
prima all’interno dell’ambito letterario, e successivamente in quello mediatico.
Importante ai fini di tale studio è stata anche la figura dell’assistente di Holmes, il dottor
John Watson: il rapporto tra i due è risultato imprescindibile, poiché è Watson che
permette a Holmes di esistere – l’uno non può esistere senza l’altro.
Dalla sua prima apparizione ad oggi, Sherlock Holmes è stato uno dei personaggi
immaginari che ha conosciuto il maggior numero di reinterpretazioni nei più svariati
media: fumetti, videogiochi, giochi da tavolo, radio, teatro, film e serie TV. Sherlock è,
tra esse, l’adattamento televisivo che ha riscosso il successo mondiale più vasto nel nuovo
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millennio, grazie alle performance di Benedict Cumberbatch e Martin Freeman nei panni
rispettivamente di Holmes e Watson.
Nel secondo capitolo ho analizzato l’episodio pilota di tale serie, prodotta dalla BBC e
ambientata nel mondo contemporaneo, per scoprire analogie e differenze con l’opera
originale di Arthur Conan Doyle: il primo episodio si basa sul primo romanzo dello
scrittore su Sherlock Holmes, e, vista la diversa ambientazione temporale, è stato
interessante osservare come Sherlock sia riuscito a integrarsi perfettamente sia nell’epoca
vittoriana del diciannovesimo secolo, sia in un mondo così avanzato tecnologicamente
come quello del ventunesimo secolo, caratterizzato da smartphone, computer e internet.
Nel terzo capitolo ho, infine, sottolineato i motivi per cui è preferibile la visione in lingua
originale dell’opera, effettuando un confronto tra il doppiaggio inglese e quello italiano.
La trasposizione italiana, a causa dell’omissione di alcune battute e l’uso di un diverso
registro linguistico, ha portato ad un’alterazione dell’opera e ad un’importante perdita per
quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, per mezzo della scomparsa del loro
simbolico accento, l’inglese della BBC: la visione in lingua originale della serie permette
quindi l’apprendimento di una corretta pronuncia della lingua da parte dello spettatore e
la diffusione della Received Pronunciation, utilizzata per l’insegnamento dell’inglese agli
studenti non madrelingua, a livello globale.
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1. Il personaggio
1.1 Arthur Conan Doyle: il creatore di Sherlock Holmes
«Una volta eliminato l'impossibile ciò che rimane, per quanto improbabile, dev'essere la verità»0F
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.
Arthur Ignatius Conan Doyle è stato uno scrittore scozzese considerato, insieme ad Edgar
Allan Poe, il fondatore di due generi letterari: il giallo ed il fantastico. In particolare, è il
capostipite del sottogenere noto come giallo deduttivo, reso famoso dal personaggio
dell'investigatore Sherlock Holmes.
Nato ad Edimburgo il 22 maggio 1859 da una famiglia cattolica irlandese, fu secondo di
dieci figli; suo padre era un pittore, mentre sua madre, Mary Doyle, era appassionata di
letteratura ed eccellente nell’arte della narrazione. Tale dono sarà fondamentale
nell’educazione del giovane, come egli stesso racconta nella sua autobiografia: «Nella
mia infanzia, se ne rammento qualcosa, le storie che mia madre mi raccontava spiccano
così chiaramente da oscurare i reali avvenimenti della mia vita». Negli anni
dell’educazione scolastica presso la scuola gesuita del Lancashire, si rese conto di avere
lo stesso dono della madre, trovandosi spesso a raccontare alcune storielle circondato da
ragazzini inebriati dalla sua capacità nel narrarle. Si diplomò nel 1876, all’età di 17 anni.
Contro ogni tradizione artistica familiare, il giovane Arthur si avviò dunque agli studi di
medicina sotto l’insegnamento di Joseph Lister, inventore del metodo dell’antisepsi1F
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, e
del brillante dottor Joseph Bell, di cui fu assistente. Quest’ultimo, freddo maestro nell’arte
dell’osservazione, della logica, della deduzione e della diagnosi, gli ispirò il personaggio
di Holmes, che ha così nelle origini un legame con il thriller medico. Durante la carriera
universitaria, si cimentò per la prima volta nell’arte della scrittura, con il suo primo
romanzo breve intitolato The mystery of Sasassa Valley.
A 20 anni, al terzo anno di studi, gli fu offerto l’incarico di medico di bordo sulla Hope,
una baleniera diretta verso il Circolo Artico a caccia di foche: inizialmente inorridito da
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Doyle A.C., Il segno dei quattro, trad. it. Bizzotto Rosati N., 2017 (ed. orig. The Sign of Four,
1890)
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Procedimento proprio della chirurgia, mirante alla distruzione degli agenti infettivi che
comunque si trovino sulla superficie delle ferite (Enciclopedia Treccani)
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quell’esercizio, cominciò successivamente ad esserne affascinato, affermando di «essere
partito a bordo della baleniera come un giovanotto ed essere tornato come uomo potente
e ben cresciuto, poiché il viaggio aveva risvegliato l’animo di un povero viandante»2F
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.
Di tale avventura racconterà nel suo primo romanzo, Il capitano della Stella Polare.
Nel 1881 concluse gli studi laureandosi in medicina e a soli 22 anni partì per l’India come
medico di bordo sul battello Mayumba, che collegava il porto di Liverpool alle coste
occidentali dell’Africa. Non trovò il continente affascinante quanto l’Artide, e decise di
far ritorno in Inghilterra. Rientrato a Portsmouth, aprì uno studio medico nel Southsea
con cui riuscì a mantenersi e, nel 1885, sposò Louisa Hawkins, sorella di uno dei suoi
pazienti.
Nel marzo del 1886, complice la disponibilità di tempo, Doyle cercò di conciliare il suo
lavoro di medico con la sua passione per la letteratura scrivendo, a 27 anni ed in sole tre
settimane, il romanzo che lo porterà alla fama. Inizialmente intitolato A Tangled Skein
(Una matassa aggrovigliata), vedeva come protagonisti il detective Sherringford Hope –
in omaggio alla baleniera su cui aveva viaggiato – e il dottor Ormond Sacker, alter ego
dell’autore stesso. Già in questo primo libro l'autore adottò quello che sarebbe diventato
il suo metodo abituale di lavoro: concepì la soluzione del caso e creò la storia a ritroso.
Prima della fine di aprile, lavorando in ogni pausa ed apportando ben poche modifiche
all'idea di partenza, ultimò la storia.
Nel novembre del 1887, dopo aver accettato una modesta offerta di 25 dollari dalla Ward,
Lock & Company per ottenerne i diritti, A Study in Scarlet (Uno studio in rosso) fece la
sua comparsa sul magazine Beeton’s Christmas Annual: il narratore, ora chiamato John
Watson, presenta per la prima volta al grande pubblico Sherlock Holmes (il nome fu
modificato su suggerimento della moglie) e la sua sottile scienza della deduzione.
Tuttavia, l’opera non ebbe inizialmente successo. Fu l’incontro ad una cena3F
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con l’editore
americano Joseph M. Stoddart a cambiare per sempre le sorti dello scrittore inglese:
Stoddart voleva lanciare il Lippincott’s Monthly Magazine in Inghilterra e chiese agli
scrittori presenti (tra cui Oscar Wilde) di scrivere un testo. Inizialmente perplesso, Doyle
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Arthur Conan Doyle – Official Biography, https://www.arthurconandoyle.com/biography.html
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La cena avvenne al Langham Hotel di Londra il 30 agosto del 1889, e venne chiamata “golden
evening” da Doyle nella sua autobiografia per l’importanza che ebbe nella propria vita
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era però alla disperata ricerca di denaro (viveva a Londra e doveva sostenere la sua
famiglia), e accettò l’offerta sfruttandola come occasione per abbandonare la carriera
medica in modo da dedicarsi esclusivamente alla scrittura.
Di conseguenza, nel 1890 scrisse The Sign of Four (Il segno dei quattro), storia che gli
valse enorme successo e sancì la sua definitiva consacrazione a livello internazionale,
soprattutto grazie alla collaborazione, che durò per molti decenni, con The Strand
Magazine: la rivista contattò Doyle per pubblicare mensilmente le storie del famoso
detective, illustrate da Sidney Paget, offrendo in cambio circa 550 dollari per ognuna di
esse. Le avventure del detective divennero molto richieste dal pubblico in pochissimo
tempo: essendo pubblicate su un magazine, le storie avevano l’obiettivo di catturare
l’attenzione dei lettori per poter avere successo ed essere vendute al maggior numero di
persone possibile. Il genere, il linguaggio e lo stile adottati da Doyle furono perfetti per
una celere diffusione del magazine e delle opere dello scrittore. Ai tempi in cui vennero
scritte, infatti, le prime gesta di Holmes rappresentavano qualcosa di veramente
innovativo, in quanto il genere mystery non aveva ancora una tradizione consolidata:
l’idea di un racconto in tre atti (omicidio, indagine e soluzione) non era venuta in mente
a nessuno prima di Doyle4F
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.
Non solo, le sue storie facevano parte di un filone letterario minore, letto per svago dalla
gente comune, con un linguaggio semplificato in modo da catturare un audience il più
vasto possibile: l’inglese da lui utilizzato è un Simple English, ritenuto un po’ piatto se
comparato alla letteratura della sua epoca, ma incredibilmente adeguato ad un lettore
moderno. Un linguaggio tutt’altro che elementare, ricco di sarcasmo ed humor, con un
saggio uso di allitterazioni e di rime che consentono una lettura più fluida del testo, grazie
anche all’assenza di subordinate. Doyle permette anche la partecipazione del lettore
all’interno delle sue opere: Watson fa quelle domande e quelle osservazioni che l’attento
lettore si sarebbe potuto porre nel corso del romanzo, rendendo in questo modo la trama
intrigante e poco scontata. Così facendo lo sfida ad avere un ruolo attivo, lo stimola a
pensare e lo tiene interessato fornendogli accurati dettagli e numerose descrizioni di
personaggi e luoghi. Con l’uso sagace delle tecniche letterarie, di dialoghi eccitanti e il
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Bajorski N., A Comprehensive Look Into the Writing Style of Sir Arthur Conan Doyle, 2018,
https://www.metamorphosisliteraryagency.com/single-post/2018/12/13/A-Comprehensive-
Look-Into-the-Writing-Style-of-Sir-Arthur-Conan-Doyle