Introduzione
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spesso irreversibili mutamenti a livello del paesaggio, nasce l’esigenza di
un’attenta analisi e di uno specifico monitoraggio della situazione, ai fini di
supportare le future decisioni politiche e verificare gli effetti di quelle passate.
Questi due aspetti del fenomeno portano la Commissione Europea a proporre la
marginalizzazione come uno degli indicatori per l’integrazione della problematica
ambientale nella PAC (COM 2000/20) e a definirne i fondamenti di calcolo e le
procedure di utilizzo (COM 2001/144) seppure sottolineando la mancanza di una
metodologia precisa e specifica, per il raggiungimento della quale sono suggeriti
studi pilota.
Metodologia applicata
Il metodo di approccio utilizzato rientra nella definizione di studio pilota o
“pionieristico” nel quale si sono tentate diverse strade per l’analisi territoriale del
fenomeno, da diversi punti di vista.
Le parti del processo metodologico sono essenzialmente tre:
1. Individuazione di un parametro misurabile che identifichi la
marginalizzazione come indicatore nell’ambito dell’intera Unione,
ma ad un livello regionale, identificato dalle regioni1 FADN.
2. Produzione di “mappe della marginalità”, allo scopo di fornire una
rappresentazione visiva e, quindi, di comprensione più immediata,
del diverso manifestarsi sul territorio del fenomeno oggetto di
studio.
3. Ricerca di eventuali relazioni causa-effetto tra le situazioni
marginali mostrate dalle mappe e fattori prettamente geografici e
territoriali, caratteristici delle singole regioni
Questo tipo di approccio viene applicato a due diverse basi geografiche:
• Le regioni F.A.D.N.
1
Con il termine regione, si fa riferimento, in questo capitolo, alle regioni identificate dal FADN
(Tab.2, Cap. 4)
Introduzione
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3
• Le zone LAR
(così denominate da Less Favored Areas, Altitude e Regions) derivanti dalla
sovrapposizione (overlay mapping), ottenuta grazie ai G.I.S. , dei tematismi
relativi alle regioni FADN, all’altitudine e alle zone sfavorite.
Il Joint Research Centre
Il lavoro presentato è stato svolto durante un stage di 12 mesi, seguito da un
periodo di collaborazioni saltuarie, presso il Joint Research Centre della
Commissione Europea, con sede a Ispra, Va.
Il progetto fa parte dell’azione Agri – Environmental Indicators , sviluppata da
Land Management Unit dell’ Institute for Environment and Sustainability.
Per meglio comprendere le motivazioni, le finalita’ ed i futuri sviluppi di tale
ricerca si ritiene opportuna una breve descrizione del contesto in cui si inserisce,
all’interno delle molteplici e complesse attività del Centro. Grazie ad un preciso
inquadramento della tematica trattata sarà , inoltre, più agevole capire gli obiettivi
alla base della metodologia applicata.
Il Centro Comune di Ricerca è un vero e proprio laboratorio di ricerca scientifica
e tecnica, di proprietà dell’Unione Europea che si inserisce come parte integrante
nella Commissione Europea.
Il JRC rappresenta una Direzione Generale, (DG JRC), con la funzione di fornire
un supporto tecnico e scientifico per l’elaborazione, lo sviluppo , il miglioramento
e il monitoraggio delle politiche Comunitarie, al di sopra di qualsiasi interesse
pubblico o privato.
Le attività svolte nel Centro si orientano su fronti diversi:
⇒ la Ricerca Istituzionale, supporto diretto delle specifiche Direzioni
Generali della Commissione
⇒ Attività Competitive nell’ambito di relazioni strategiche con comunità
scientifiche e commerciali.
Introduzione
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La struttura si articola in tre Direzioni Generali e in sette Istituti specializzati,
dislocati in differenti sedi Europee.
La Direzione Generale (DG) e la Direzione delle Strategie Scientifiche (DSS),
hanno sede a Bruxelles, La Direzione Risorse (DR) si trova a Ispra (Italia), mentre
i sette diversi istituti sono collocati come segue:
GEEL (BE) → Institute for Reference Materials and Measurements, IRMM
KARLSRUHE (DE) → Institute for Transuranium Elements, ITU
ISPRA (IT) → Institute for the Protection and the Security of the Citizen, IPSC
Institute for Environment and Sustainability, IES
Institute for Health and Consumer Protection, IHCP
PETTEN (NL) → Institute for Energy, IE
SEVILLE (E) → Institute for Prospective Technological Study, IPTS
Institute for Environment and Sustainability
L’obiettivo dell’Istituto è quello di fornire un supporto tecnico e scientifico alle
strategie dell’Unione Europea in materia di tutela ambientale e di sviluppo
sostenibile.
Introduzione
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Figura 1 - Direzioni ed istituti del Joint Research Centre
La complementarietà delle conoscenze degli esperti che collaborano con IES, in
fatto di modellistica, geomatica e telerilevamento, attribuisce un ruolo
preponderante all’attività dell’Istituto come contributo alla realizzazione di uno
sviluppo sostenibile.
L’IES opera in stretta colllaborazione con le altre DG della Commissione Europea
e con L’Agenzia Europea dell’Ambiente. Il più importante fruitore dei risultati
ottenuti dall’Istituto è la DG Ambiente, seguita da DG Sviluppo, DG per l’Energia
e i Trasporti, DG Agricoltura, etc.
Le attività svolte si articolano in diversi campi: Global change, Emission, Air
Quality and Health, Terrestrial and Natural Resources, Water, Renewable
Energie
Introduzione
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Terrestrial and Natural resources
In questo ambito, vengono portate avanti ricerche col fine di supportare le
politiche dell’UE che regolano la caratterizzazione spaziale del territorio Europeo,
le risorse territoriali e la bio-diversità, le calamità naturali (Incendi e
inonadazioni), l’ impatto ambientale delle strategie per la gestione ambientale, la
protezione del suolo. Della trattazione di questi argomenti si occupano due unità:
Soil and Waste e Land Management Unit (LMU).
Land Management Unit (LMU).
Ha il compito di fornire supporto tecnico e scientifico per l’ideazione,
l’attuazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche dell’Unione
riguardanti la caratterizzazione spaziale del territorio.
Le attività dell’intero IES, durante il periodo 2003 – 2006, si inseriscono nel
contesto di uno specifico programma del JRC, per la ricerca e lo sviluppo
tecnologico che, a sua volta, fa parte del SESTO PROGRAMMA QUADRO.
Delle 21 azioni seguite dall’Istituto e distribuite alle varie unità, a LMU sono
affidate:
– Floods and other weather-driven natural hazards - Prediction and
Mitigation (WDNH)
– Information and monitoring of the forest environment (INFOREST)
– European Spatial Data Infrastructure (ESDI)
– Sustainable development at local and regional levels: methods and
techniques to support Ecosites and monitor urban sustainability (ECO-
DEV)
– Integration of Environment Concerns into Agriculture (AGRI-ENV)
Introduzione
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Integration of Environment Concerns into Agriculture (AGRI-ENV)
L’integrazione orizzontale delle politiche settoriali, come quella ambientale,
agricola o relativa allo sviluppo rurale ,e è una delle più importanti sfide future
per il raggiungimento di un’agricoltura e di uno sviluppo sostenibili nell’Unione
Europea.
Diversi Consigli Europei riaffermarono l’impegno a considerare i problemi
ambientali nella totalità delle politiche Comunitarie e invitarono tutte le istituzioni
aventi peso in materia a sviluppare strategie adeguate. Nel COM (1999) 22
“Direttive verso un’agricoltura sostenibile” (EC 1999), la Commissione Europea
riconosce la pressione esercitata dall’agricoltura sull’ambiente, dovuta allo
sviluppo tecnologico e ad interessi commerciali che hanno portato alla crescita di
mercato negli ultimi 40 anni. Inoltre, il ruolo della Politica Agricola Comunitaria
(PAC) e’ riconosciuto come uno dei più influenti sull’intensificazione sopra
menzionata.
La Commissione Europea riconosce il significato ambientale dell’agricoltura e
sottolinea “che le basi dell’agricoltura Europea considerano un’agricoltura
multifunzionale e il fondamentale ruolo da essa giocato nella conservazione del
paesaggio” (Agenda 2000).
All’interno dello sviluppo verso un’agricoltura sostenibile e multifunzionale, è
data particolare importanza alla creazione di indicatori agro ambientali.
Si deve, inoltre, considerare che il 95% del paesaggio Europeo consiste in sistemi
organizzati di uso del suolo, la maggior parte dei quali contribuiscono alla
produzione silviculturale ed agricola a diversi livelli.
I cambiamenti nelle politiche agricole e l’allargamento dell’Unione aumentano la
spinta verso nuove decisioni inerenti l’uso del suolo e lo sviluppo sostenibile.
Nasce la necessità di individuare strumenti utili all’identificazione dei possibili
effetti, derivanti dalle diverse opzioni nell’uso del suolo, sulla sostenibilità a
livello di paesaggio e che supportino i processi decisionali sulla gestione delle
risorse dei sistemi agro-ecologici.
Introduzione
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I diversi esperti coinvolti nell’azione AGRI-ENV lavorano su tre differenti campi:
1. LAND USE / LAND COVER CHANGE
È possibile avvicinarsi a questa tematica con due approcci differenti.
In primo luogo, si possono raccogliere informazioni attendibili sulle variazioni
nell’uso e nella copertura del suolo mentre il secondo approccio pone una
maggiore attenzione nell’interpretare queste variazioni in una maniera
significativa. L’attenzione di questa attività è focalizzata sulla raccolta di
informazioni.
Il collegamento tra i cambiamenti nella copertura del suolo e l’attività agricola
possono essere diversi: in alcuni casi dipendono da un passagio da suolo agricolo
a suolo urbanizzato, in altri sono diretta conseguenza delle politiche (la messa a
riposo di appezzamenti coltivati, set aside). L’abbandono dell’attività agricola,
noto anche come MARGINALIZZAZIONE, e il conseguente mutamento da terra
coltivata a terreno ricoperto da vegetazione semi-naturale, può essere una
conseguenza di uno scarsa redditività o può essere indirettamente dovuta alla
politica agricola.
2. EUROPEAN LANDSCAPE
Poichè la Commissione Europea riconosce all’agricoltura una funzione
multifunzionale ai fini del rispetto ambientale, la problematica paesaggistica ha
conquistato un’attenzione sempre crescente da parte dei “policy makers”. Questo
interesse sembra rispecchiare una nuova e maggiormente acquisita
consapevolezza circa la funzione e il valore del paesaggio. Questa visione offre
una nuova unità spaziale per la gestione “sostenibile” del territorio attraverso
l’integrazione di attività settoriali.
In quest’ottica, la Commissione cerca di fornire strumenti per identificare i
possibili effetti dei diversi usi del suolo sulla sostenibilità a livello paesaggistico e
per supportare i decisori nelle scelte riguardanti l’utilizzo delle risorse del
paesaggio.
Introduzione
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3. CATCHMENT CHARACTERISATION AND MODELLING (CCM)
In Europa, le pressioni sulle risorse idriche sono incrementate costantemente,
negli ultimi decenni. L’aumento della popolazione, l’intensificarsi dell’attività
agricola, l’industrializzazione e le attività ricreative sono le principali fonti di
pressione nei confronti delle risorse idriche. Le reti di drenaggio e i relativi bacini
formano una complessa entità funzionale, non solo per i processi idrologici, ma
anche per il paesaggio.
Fatta questa premessa, appare chiara la necessità di un “database” dei fiumi e dei
bacini di tutta l’Europa, come strumento di supporto per une gestione sostenibile
delle risorse idriche e del territorio e proprio di questo si occupa il gruppo di
esperti coinvolti nell’attività CCM di AGRI-ENV.
4. AGRO – ENVIRONMENTAL INDICATORS
L’importanza di un sistema appropriato di indicatori ambientali, già accennata
nelle pagine precedenti, viene sottolineata nella descrizione di questa attività
specifica, nella quale si inserisce la ricerca presentata nella presente tesi.
Si deve evidenziare come l’uso di indicatori giochi un ruolo cruciale nello
sviluppo di politiche che abbiano come obiettivo un’agricoltura sostenibile e
multifunzionale.
Come sottolineato in COM (2000) 20 “ Indicatori per l’integrazione delle
problematiche ambientali nella Politica Agricola Comunitaria” grazie a questi
strumenti, è possibile fornire informazioni sintetiche, semplici e significative sui
trend agricoli, che possano rivelarsi utili sia ai livelli decisionali che a quelli più
divulgativi. Permettono, infatti, di identificare i problemi chiave in materia agro-
ambientale e rendono possibile la comprensione, il monitoraggio e la valutazione
delle relazioni che intercorrono tra le pratiche agronomiche e i relativi effetti
dannosi o benefici sull’ambiente. Con un appropriato sistema di indicatori, inolte,
si può giudicare fino a che punto le politiche agricole siano efficienti nel
promuovere un’agricoltura “amica” dell’ambiente, al fine di comunicare ciò ai
decisori e ad un pubblico più ampio e di mappare e monitorare la diversità dei
sistemi agro-ecologici presenti nell’Unione. Questo risultato ha particolare
Introduzione
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rilevanza nello spiegare ai partner commerciali dell’UE la specificità
dell’ambiente agricolo in Europa.
La ricerca presentata in questa tesi si inserisce proprio in questa attività.
Nota relativa alle mappe contenute nella presente tesi
In riferimento alle mappe presentate nelle pagine della presente tesi, si precisa che
alcune di queste sono fornite con intestazioni e diciture in lingua inglese poichè
sono state prodotte, in origine, per essere introdotte in una relazione sullo studio
in oggetto, destinata alla Commissione Europea e, pertanto, redatta nella lingua
ufficiale dell’Unione..
Cap. 1 – La marginalizzazione agricola : processi e conseguenze
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1 LA MARGINALIZZAZIONE AGRICOLA: PROCESSI E
CONSEGUENZE
1.1 Introduzione
Questo capitolo tratta i concetti di base e le definizioni di ”marginalizzazione
agricola” e di “ abbandono agricolo”, nonchè i fattori che determinano il
fenomeno oggetto di studio ed i cambiamenti d’uso del territorio agricolo Europeo
che ne derivano. Nell’ottica dello studio esposto, si trattano anche gli indicatori
della marginalizzazione e i risvolti ambientali che possono conseguire alla
marginalizzazione, per evidenziarne i legami con la tematica ambientale, oggetto
di integrazione della Politica Agricola Comune.
1.2 Che cosa si intende per marginalizzazione agricola
Non esiste una definizione chiara e generalmente accettata di che cosa siano un
terreno marginale o un’agricoltura marginale. Forse, la definizione più facilmente
accettata è quella che, con connotazione economica, qualifica l’attività non più
conveniente.
Per esempio, una zona marginale è definita come un’area nella quale l’attuale uso
agricolo produce un reddito non sufficiente alla copertura dei costi o che, a parità
di condizioni produttive e di tendenza del mercato, cesserà di essere in grado di
coprire i costi stessi nel giro di pochi anni. (CEC, 1980).
Entro una definizione così ampia, vi sono molte variabili su cui è necessario
puntualizzare. Per esempio, come si debbano calcolare i costi; molti tipi di
coltivazioni apparentemente marginali in Europa dipendono, per la loro
sopravvivenza, dal lavoro familiare non retribuito, i costi del quale sono spesso
nascosti.
Sebbene siano i primi a balzare all’occhio e perciò quelli analizzati nella presente
tesi, i fattori economici non sono i soli che rendono marginale una data situazione
agricola. Questo è riflesso nella terminologia usata in alcune lingue per fare
riferimento al declino o all’abbandono di terreni coltivabili (fenomeno
Cap. 1 – La marginalizzazione agricola : processi e conseguenze
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generalmente collegato, perché conseguente, alla marginalizzazione). Per
esempio, in Tedesco, esistono termini differenti per lo stesso processo,
determinato, però, da spinte di carattere diverso ( sociali, strutturali o naturali).
(CEC, 1980):
Sozialbrache: si riferisce all’abbandono dell’uso agricolo dei terreni, per
ragioni sociali. Per esempio, coltivazione in vicinanza di città che è
abbandonata in risposta ad una possibilità di reddito potenziale maggiore,
offerto dall’occupazione in città
Strukturbrache: indica la marginalizzazione causata da debolezze strutturali,
come proprietà molto piccole o frammentate, o infrastrutture carenti
Grenzertragsbrache: si riferisce a terreni intrinsecamente marginali a causa
di condizioni fisiche (suolo, pendenza, altitudine, clima, ecc.).
Anche in francese, esistono termini simili per distinguere tra vari tipi di terreni
abbandonati, come friche social, friche echnique (il risultato di cambiamenti
tecnologici nei metodi di coltivazione), ecc.
Le situazioni di marginalità sono il risultato dell’interazione nel tempo di una
combinazione di diversi fattori. Pinto-Correa e Sorensen (1995) sottolineano che
la marginalizzazione è un concetto dinamico, correlato direttamente alle
condizioni tipiche del momento di analisi, e dipende da un insieme di fattori
differenti, incluse la situazione geografica, l’età, le risorse finanziarie e
dall’abilità ed imprenditorialità dell’agricoltore preso in considerazione.
Degna di nota è l’influenza esercitata dalla situazione geografica, intesa come
assetto territoriale e come sistema di uso del suolo, legato indissolubilmente con
la contestuale struttura socio economica e la tradizione del luogo. Infatti, un fondo
che, a causa delle sue caratteristiche e della scarsa resa, potrebbe essere
considerato marginale nell’Inghilterra meridionale, potrebbe essere invece
considerato un buon terreno arabile in Spagna. Analogamente, un’azienda
abbandonata da una agricoltore anziano nel Portogallo meridionale potrebbe
essere convertita in una realtà competitiva da un giovane Olandese, subentrante
con le risorse necessarie.
Cap. 1 – La marginalizzazione agricola : processi e conseguenze
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E’ importante prendere atto che situazioni marginali esistono a diversi livelli:
Regionale.
Nel contesto Europeo, una regione può essere marginale in termini fisici e socio-
economici generali, con condizioni prevalentemente sfavorevoli e forme non
competitive di agricoltura dipendenti da bassa produttività, e livello di reddito ,
distanza dai mercati, popolazione anziana, ecc. La probabilità di
marginalizzazione diffusa in una regione di questo tipo può essere considerata alta
sebbene al suo interno, vi possano anche essere aree agricole altamente produttive
e competitive.
Locale.
All’interno di una singola regione, determinati tipi di uso del suolo possono
diventare marginali come risultato di cambiamenti delle condizioni socio-
economiche e tecnologiche.
Aziendale.
Una singola azienda può essere non competitiva per un insieme di motivi, come la
sua dimensione limitata, la frammentazione degli appezzamenti, il deterioramento
delle strutture e delle attrezzature, o l’età del coltivatore.
Generalmente, queste proprietà sono assorbite da altre aziende, o subiscono
cambiamenti d’uso, in funzione delle condizioni locali. In molte regioni
marginali, si può verificare l’abbandono totale delle aziende.
Inoltre, all’interno di una proprietà, un singolo appezzamento di terreno può
essere marginale a causa di svantaggi fisici, come accesso difficile, pendenze
ripide, ristagni d’acque o distanza dall’azienda.
1.3 Il processo di marginalizzazione
Il termine marginalizzazione è accettato e usato in diversi modi.
Per esempio, un recente rapporto di Rural Areas and UErope (RA& E) project
della National Spatial Planning Agency in Olanda descrive la marginalizzazione
di terreni agricoli come uno di tre processi correlati ,(Bethe e Bolsius, 1995):
Cap. 1 – La marginalizzazione agricola : processi e conseguenze
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Estensificazione: Riduzione nel livello di input per unità di terreno
Ottimizzazione:. Riduzione dagli attuali livelli (elevati) di input, per unità di
terreno allo scopo di una più efficace combinazione dei fattori di produzione
Marginalizzazione: Diminuzione nel livello di input per unità di terreno, oltre
il punto di ottimizzazione. È generalmente causa di cambiamento di uso del
suolo.
La marginalizzazione è perciò considerata una forma particolare di
estensificazione .
Anche Baudry e Acx (1993) classificano il processo tipico di declino agricolo
come una serie di passaggi che conducono dall’estensificazione all’abbandono,
quando la produzione agricola cessa di essere l’obiettivo primario dell’utilizzo del
suolo. Inizialmente, viene trascurata la manutenzione delle infrastrutture, poi,
mentre si riducono metodi di conduzione, i sistemi di coltivazione tradizionali e
relativamente complessi tendono ad essere semplificati, la produzione si orienta
al minimo e, infine, si giunge all’abbandono. Questo può avere importanti
implicazioni per la conservazione della natura, come sarà discusso in seguito nel
capitolo 2.
Un esempio di situazione marginale: oliveti a Grosseto, Toscana
Al momento, il tasso di abbandono medio degli oliveti in Italia è valutato a
30.000 ha per anno.
Oliveti con resa inferiore a 1,5 ton/ha sono considerati marginali e passibili di
abbandono; una resa di 3 ton/ha è considerata accettabile , sebbene
piantagioni più intensive possano raggiungere 8 ton/ha. Nella parte interna
della provincia di Grosseto, le rese sono molto basse, oscillando da 0,6 a 1,5
ton/ha.
In questa provincia, la dimensione media delle aziende con oliveti è 1,08 ha.
Questi piccoli oliveti sono coltivati principalmente per consumo familiare , e
solo l’eccesso è venduto. Almeno il 30% dei coltivatori ha oltre 65 anni di età.
Si è stimato che circa il 30% degli oliveti della provincia sia abbandonato,
mentre un ulteriore 20% può essere classificato marginale. Generalmente, in
assenza di gestione, gli oliveti sono invasi da sterpi in 4-5 anni. Entro un
periodo di 9-15 anni, si sarà sviluppata una struttura di bosco ceduo.
Fonte: Petretti, 1995.
Cap. 1 – La marginalizzazione agricola : processi e conseguenze
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15
Questo processo è illustrato nella Fig. 1.
Figura 2 - I diversi stadi che conducono all'abbandono
Abbandono delle infrastrutture: impianti di irrigazione, fossati, muri di contenimento, siepi, ecc
sono trascurati. Riduzione dello sfruttamento: progressiva diminuzione dell’intensità di utilizzo
del suolo. Se, per esempio, il pascolo è poco sfruttato, in breve tempo si avrà lo sviluppo
indisciplinato di arbusti e boscaglia. Mutamento gestione agricola: conversione, a volte
temporanea, a pascolo o a maggese. Rispetto per la natura: le zone sottoposte a questo processo,
possono diventare aree protette o anche riserve di caccia.
Un altro punto chiave della definizione di marginalizzazione data da RA&E si
riferisce al fatto che comporti il cambio di uso del suolo, ossia: la
marginalizzazione è un mutamento nell’utilizzo del suolo agricolo da una
condizione redditizia ad una meno redditizia (Bethe & Bolsius, 1995).
Tipicamente, il cambiamento può essere da un terreno arato a pascolo permanente,
o da questo a foresta. Questa accento sul cambio di uso del suolo, come uno
degli indicatori principali della marginalizzazione, è eccessivamente restrittivo ai
fini di questo studio.
Viene quindi proposta questa definizione, diversa e più complessa, che può
identificare in modo più completo questo complicato fenomeno :
La marginalizzazione agricola è considerata un processo, indotto da una
combinazione di fattori sociali, economici, politici ed ambientali, a causa dei
quali determinate aree di terreno agricolo cessano di essere convenienti in
RITIRO DALL’ATTIVITÁ AGRICOLA
Agricoltura Natura In
cr
em
en
to
d
eg
li
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ABBANDONO
TOTALE
Uso
Agricolo
Cambiamenti
gestionali
Rispetto per
la natura
Trascuratezza infrastrutture
Mutamento gestione agricola
Abbandono orientamento
produttivo
Termine interventi umani