-XII-
Questo programma di simulazione richiede una descrizione accurata
dell’edificio in termini di composizione delle murature, disposizione e
grandezza delle superfici. La prima fase del lavoro è stata composta dalla
ricerca di tutte le informazioni richieste dal programma citato e dalla
misurazione e catalogazione di tutte le superfici facenti parte dell’immobile.
Tutto ciò e stato condotto presso gli studi della Prisma Engineering a
Villatora di Saonara (PD) che si è occupata del progetto di ristrutturazione
del padiglione.
In un secondo momento ci si è occupati della stesura dei files necessari al
programma per la simulazione.
Per avere risultati corretti è stato necessario anzitutto eseguire una
simulazione che partendo dalle condizioni meteorologiche medie mensili
generasse i valori orari dei dati occorrenti. Quindi si sono creati dei files di
descrizione che contenessero le condizioni opportune per un reparto infettivi
e ricavate dalla prima parte di questo studio. Questa fase del lavoro è
presentata nei capitoli 3 e 4.
Una volta ricavati i carichi termici nelle condizioni di progetto invernali ed
estive, si è condotto uno studio economico sui costi dell’impianto confrontati
con uno di tipo tradizionale. Sono stati poi calcolati degli indici finanziari
(VAN, Payback, ecc.) che esprimessero la convenienza di questo tipo di
soluzione.
-1-
CAPITOLO 1
CONDIZIONI CLIMATICHE IN
AMBIENTI OSPEDALIERI
_____________________________________
In questo capitolo introduttivo si analizzano le condizioni termoigrometriche che
devono essere mantenute in un ospedale e in particolare in un reparto malattie
infettive secondo le circolari ministeriali e le linee guida del Ministero della Sanità.
Sono analizzate poi le varie modalità in uso per ottenere le opportune condizioni
climatiche con particolare attenzione al caso in esame.
1.1 La qualità dell’aria nell’ambiente
I problemi di qualità dell’aria indoor sono andati accentuandosi verso la metà degli
anni ’70 e particolarmente dalla emanazione della legge 373/76, quando, con
obiettivi di risparmio energetico, si sono fatte scelte di tipo costruttivo che
privilegiavano il contenimento dei consumi energetici, con forti riduzioni dei ricambi
d’aria.
Lo studio della qualità dell’aria in ambienti confinati (IAQ: Indoor Air Quality) ha
subito in questi ultimi anni un grande sviluppo: numerose sono state le ricerche
Cap. 1 – CONDIZIONI CLIMATICHE IN AMBIENTI OSPEDALIERI
-2-
effettuate nel Nord Europa, negli Stati Uniti, in Canada, ma anche in Italia ed in altri
paesi mediterranei. Dopo anni di studio sugli ambienti considerati a rischio, oggi la
ricerca si è spostata verso gli ambienti tradizionalmente considerati non pericolosi
per quel che riguarda l’inquinamento di origine interna. Questo anzitutto perché si
sono scoperte diverse patologie legate alla permanenza continuativa in questi
ambienti. Bisogna considerare poi l’impiego di nuovi materiali da costruzione e
arredo, l’uso non corretto degli impianti di condizionamento, la presenza di macchine
fotocopiatrici e stampanti laser che producendo ozono, contribuiscono ad un notevole
deterioramento del IAQ. All’interno di ambienti confinati, a carattere non
industriale, sono stati trovati numerosi elementi inquinanti, suddivisibili in tre
categorie:
• gas e vapori di natura organica e inorganica;
• polveri o fibre;
• agenti microbici.
Tra i gas di natura organica i più pericolosi sono:
• anidride carbonica (CO
2
), prodotta dalla respirazione dell’uomo e da tutte le
forme di combustione dell’aria;
• ozono (O
3
), prodotto dalle scariche elettriche nelle fotocopiatrici, nelle stampanti
laser, nei filtri elettrostatici;
• ossido di carbonio (CO), prodotto da incompleta combustione, dalle esalazioni
del traffico automobilistico che possono penetrare dall’ambiente ecc.
Le sostanze chimiche organiche volatili sono tra gli inquinanti più diffusi e ne
esistono moltissimi tipi, emessi da vernici, tappezzerie, da spray; in questo gruppo di
sostanze rientrano la formaldeide e il radon. La formaldeide è uno degli inquinanti
indoor più sistematicamente presenti ed è presumibilmente la causa di disturbi
irritativi delle mucose oculari e delle alte vie respiratorie. Da una ricerca effettuata
nell’Italia settentrionale è emerso che esso in media è presente in concentrazioni
paria a 0,027 mg/m
3
, concentrazioni piccole (il limite è 0,45 mg/m
3
), ma
ineliminabili.
Fra gli inquinanti di origine esterna particolare attenzione merita il radon-222, un
isotopo radioattivo prodotto dal decadimento naturale dell’uranio che può avere
origine dal terreno, dal calcestruzzo o da altri materiali da costruzione di origine
naturale. Il livello di esposizione dipenderà dalla zona geologica, dalla provenienza
Cap. 1 – CONDIZIONI CLIMATICHE IN AMBIENTI OSPEDALIERI
-3-
dei materiali da costruzione, ma anche dal fatto di avere piani interrati in diretta
comunicazione col terreno.
Le polveri, dette anche particolati sospesi respirabili, provengono spesso
dall’esterno, ma anche dall’uomo stesso che ne rilascia una grande quantità sotto
forma di scaglie di pelle, escrementi di acari ecc.
L’ultimo gruppo di sostanze inquinanti è formato dagli agenti microbici (virus,
batteri, funghi ecc.) ed è particolarmente importante visto che riguarda soprattutto gli
impianti di condizionamento dove questi si vanno a depositare: essi saranno trattati
dettagliatamente più avanti.
In Tab. 1.1 sono riportati gli agenti inquinanti più comuni e la loro provenienza.
Tabella 1. 1 Principali agenti inquinanti e loro fonti (Rossi,1998, p. 188)
Agenti Fonti
Antiparassitari Legno, aria esterna
Asbesto (amianto) Materiali da costruzione, isolanti
Batteri, virus, funghi Occupanti, animali domestici, impianti di cond.,
Cloro Acqua
CO
2
Occupanti (respirazione), combustione, fumo
Composti organici vol. Arredamento, fumo, prodotti per pulizia, ecc.
Fibre minerali Materiali da costruzione, isolanti
Fluoroclorocarburi Prodotti per la pulizia (spray)
Formaldeide Arredamenti, compensati, schiume isolanti, fumo
Idruri policiclici Combustione incompleta, fumo, aria, insetticidi
NO
x
, SO
x
, CO Combustione incompleta, fumo, aria esterna
Ozono Apparecchiature elettriche
Particelle respirabili Combustione incompleta, fumo, aria esterna
Pollini Piante, aria esterna
Radon Suolo, acqua, materiali da costruzione
Cap. 1 – CONDIZIONI CLIMATICHE IN AMBIENTI OSPEDALIERI
-4-
1.2 Generalità sul condizionamento di un ambiente ospedaliero
Nell'ambito degli istituti sanitari il concetto di ventilazione assume un carattere del
tutto particolare perché non può essere intesa come nel caso per gli uffici, le scuole o
altri edifici pubblici. La ventilazione rende un servizio non trascurabile all’ospedale
perché permette di controllare i flussi degli odori e soprattutto delle particelle che
veicolano i microrganismi. La flora batterica degli ospedali è infatti più resistente e
sviluppata di quella presente negli altri edifici e i malati sono spesso
immunodepressi.
Inoltre non è sufficiente garantire un ambiente climatizzato con i corretti valori di
temperatura e umidità dell’aria, ma è anche necessario mantenere la velocità della
stessa nelle zone occupate al di sotto di certi limiti per evitare sensazioni di freddo o
di caldo; in particolare è essenziale che la velocità dell’aria nella zona occupata
durante il condizionamento estivo stia al di sotto di 0,15 m/s. Occorre poi verificare
che i flussi d’aria che s’introducono nell’ambiente siano in grado di diluire in
maniera il più possibile omogenea gli inquinanti presenti e descritti nel paragrafo
precedente. Il concetto fondamentale da tenere presente è che l’impianto oltre a
dover mantenere alcune prescritte condizioni termoigrometriche ambientali è innanzi
tutto un impianto ospedaliero e deve quindi rispondere ad una serie di requisiti:
• fornire a ciascun ambiente un opportuno rinnovo d’aria, filtrata in maniera
adeguata alla destinazione dell’ambiente;
• mantenere a valori accettabili, soprattutto nei cosiddetti reparti speciali, la
concentrazione batterica dell’aria e la concentrazione di eventuali sostanze
pericolose;
• escludere o quantomeno evitare il più possibile, passaggi d’aria da ambienti a
basso grado di asepsi ad ambienti a grado di asepsi più elevata.
Assumono quindi importanza fondamentale la portata dell’aria, il grado di
filtrazione, la distribuzione dell’aria stessa e la possibilità di effettuare ricircolo
dell’aria stessa. Non è in ogni caso facile trovare una condizione microclimatica che
sia valida per tutti: bisognerebbe tenere conto delle esigenze diverse tra reparti e, per
esempio, tra pazienti e operatori.
Responsabili della concentrazione batterica in un ambiente sono la portata e la
“qualità” dell’aria immessa e soprattutto il numero di persone presenti e le condizioni
Cap. 1 – CONDIZIONI CLIMATICHE IN AMBIENTI OSPEDALIERI
-5-
di pulizia dell’ambiente stesso. I corretti valori di benessere sono da individuarsi
nella temperatura totale (o operante) dell’aria (misurabile col globo termico), di
quella temperatura cioè che tiene conto di:
• valore della radiazione termica delle superfici;
• valore della temperatura a bulbo secco;
• velocità dell’aria nell’ambiente;
La scelta delle condizioni termoigrometriche presuppone la scelta degli ambienti da
condizionare integralmente o solo d’inverno e quelli invece da riscaldare.
Questa temperatura totale si colloca attorni a valori pari a 22°C in inverno e 26°C in
estate. I corretti valori di umidità relativa sono quelli usuali collocati attorno al
50%.Questo non solo perché questi valori rientrano in un campo di comfort
usatissimo definito dall’ASHRAE, ma anche perché essi risultano ottimali per il
contenimento di effetti sfavorevoli quali sviluppo di colonie batteriche, funghi,
infezioni, ecc.
Come parametri di ventilazione piuttosto aggiornati e considerati nei paesi avanzati
si possono assumere: aria esterna minima 50/70 m
3
/h per persona oppure 2/4 vol./h.
È necessario però esaminare la possibilità e l’opportunità di ricircolare o meno
dell’aria ambiente. Il risparmio energetico consiglia di limitare al massimo l’uso di
aria esterna per non “buttare via” dell’aria che ha richiesto una spesa energetica per
essere portata alle giuste condizioni; ma la necessità di un’elevata qualità
dell’ambiente consiglia l’uso di sempre più alti tassi di ricambio d’aria filtrata a
livelli corretti. Il DPR n. 37 del 14/1/97 (apparso nella Gazzetta Ufficiale n.42 del
20/2/97) approva i requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi minimi richiesti
per l’esercizio delle attività sanitarie.
In particolare alcuni valori minimi di ricambi d’aria sono riportati in Tab. 1.2.
I principali imputati dell’inquinamento dell’aria sono i virus e i batteri. I primi hanno
dimensioni tipiche tra 0,005 e 0,01 micron ma con la fortunata (in questo caso)
tendenza a socializzare in numerose colonie attaccandosi a particelle di polvere o
muffe o aerosol sospesi nell’aria. In modo analogo si comportano anche i batteri che
hanno già di per se dimensioni più grandi (da 0,4 a 5 micron). La loro capacità di
movimento è legata al mezzo di trasporto che è rappresentato principalmente
dall’uomo, mentre quella di diffondersi per via aerea è legata alla presenza di polveri
in sospensione nell’aria. L’uomo può cercare di mantenersi pulito, ma non è
eliminabile. Le polveri invece lo sono, e pressoché totalmente con un buon sistema di
Cap. 1 – CONDIZIONI CLIMATICHE IN AMBIENTI OSPEDALIERI
-6-
filtrazione e un’adeguata manutenzione. È necessario quindi sfruttare bene e a fondo
la capacità di virus e batteri di aggregarsi in colonie su particolati di dimensioni ben
delimitate, tra 0,4 e 0,5 micron per il 92% circa dei casi.
Si è dimostrato che il 99,9% dei batteri può essere rimosso dall’aria con filtri ad alta
efficienza; una buona filtrazione è quindi essenziale, al pari di un’adeguata quantità
d’aria, per garantire un’efficace diluizione dell’inquinamento ambientale. In figura
Fig. 1.1 si può vedere una classificazione delle principali impurità dell’aria e dei filtri
necessari per eliminarle.
Tabella 1. 2 Rinnovi d’aria in alcuni reparti (Boeche-Bandiera, 1984, p. 53)
Locali
Rinnovi forzati dell’aria
(vol./h)
Degenze in genere
Degenze bambini
Rep. Diagnostica
Rep. Speciali (infettivi)
Isolamento
Servizi
Soggiorno
2
3
6
6
12
10
min. 30 m
3
/h per
persona
Come già esposto in precedenza, è assolutamente necessario cercare di evitare
passaggi d’aria da locali “sporchi” verso locali “puliti” o asettici. Ciò può ottenersi
mantenendo certi ambienti in leggera sovrapressione rispetto ad altri.
Cap. 1 – CONDIZIONI CLIMATICHE IN AMBIENTI OSPEDALIERI
-7-
1.3 Condizioni climatiche in un reparto infettivi
Le camere di degenza per infettivi o per pazienti immunodepressi (ad esempio malati
di AIDS) costituiscono un caso particolare. Vediamo ora come è necessario
comportarsi nelle due tipologie.
Nel primo caso ad esempio la stanza deve essere mantenuta in depressione rispetto
ad un locale filtro antistante, che a sua volta è mantenuto a pressione neutra rispetto
al corridoio di accesso. La distribuzione dell’aria in ambiente rispetta gli stessi criteri
della degenza normale anche se i volumi immessi sono maggiori (da 4 fino a 6
vol./h). Il modo di distribuzione dell’aria va distinta poi secondo la gravità del
malato, fino ad arrivare a vere e proprie “camere bianche” che creano nell’ambiente
un campo di moto laminare in grado di “pulirlo” completamente da microrganismi
patogeni. In questi casi la velocità dell’aria può essere più elevata di quella per le
normali camere di degenza giacché le condizioni necessarie per la cura del malato
prevalgono su quelle di benessere.
In altri casi meno gravi è sufficiente utilizzare una tipologia simile ma con ambiente
in pressione rispetto a quello filtro così da evitare l’ingresso di inquinanti
dall’esterno e con aria immessa preventivamente filtrata con filtro assoluto. Alcune
fonti (Centers for Disease Control and Prevention – CDC) raccomandano non meno
di 12 ricambi d’aria per ora; addirittura in alcuni casi sperimentali si sono usati 37
vol./h riscontrando una sostanziale riduzione degli organismi batterici.
Un ulteriore incremento dei ricambi fino a 60 vol./h ridurrebbe ancor più la
concentrazione di germi, ma con una riduzione sempre più modesta. In Tab. 1.3 si
possono vedere alcuni valori raccomandati dal CDC.
Tabella 1. 3 Ricambi d’aria raccomandati da CDC (Galson, Guisbond,
1995, p. 49)
Reparto Ricambi d’aria per ora
Stanze per pazienti in isolamento
Stanze per operazioni speciali
Camere operatorie
Corridoi
37
54
30
13
Cap. 1 – CONDIZIONI CLIMATICHE IN AMBIENTI OSPEDALIERI
-8-
Poiché il rischio è direttamente proporzionale alla concentrazione di particelle aeree,
è prudente scegliere un tasso di rinnovo dell’aria in rapporto alla concentrazione di
impurità desiderata.
In Tab. 1.4 sono esposti le concentrazioni di particelle aeree in rapporto al tasso di
rinnovo dell’aria.
Tabella 1. 4 Ricambi d’aria e tempo per la rimozione dei contaminanti
aerei (Galson, Guisbond, 1995, p. 51)
Concentrazione di particelle aeree per m
3
Ricambi d’aria per ora
0.43
0.28
0.13
12.3
14.8
19.9
Nel caso di aumenti locali della concentrazione batterica (causati per esempio da
colpi di tosse degli astanti, il rifacimento del letto ecc.) è interessante notare il tempo
richiesto per la riduzione della stessa ad un livello normale (Tab. 1.5).
Tabella 1. 5 Ricambi d’aria e tempo per la rimozione di contaminanti aerei
(Galson-Guisbond, 1995, p.51)
Minuti richiesti per una rimozione con efficienza pari al:
Ricambi d’aria orari
90% 99% 99.9%
1 138 276 414
5 28 55 83
10 13 25 38
15 9 18 28
20 7 14 21
25 6 11 17
30 5 9 14
40 3 7 10
50 3 6 8
Cap. 1 – CONDIZIONI CLIMATICHE IN AMBIENTI OSPEDALIERI
-9-
Un importante obiettivo tecnico-funzionale e al tempo stesso economico
dell’impianto di climatizzazione è quello della totale adattabilità dello stesso al tipo
di degenti, sia si tratti soltanto di malati di AIDS immunodepressi, che parzialmente
anche infettivi, oppure soltanto infettivi.
Il Ministero della Sanità ha fissato delle “Linee-guida” per i nuovi impianti con la
legge n. 135 del 1990, che possono essere così riassunte:
a) deve essere garantito un ricambio d’aria delle degenze non inferiore a 4 vol./h,
con aria trattata su filtri assoluti posti a valle di ogni altro apparato, al fine di
salvaguardare l’eventuale condizione di immunodeficienza dei pazienti; inoltre
deve essere parimenti filtrata l’aria di estrazione, al fine di evitare la diffusione di
eventuali agenti patogeni infettivi;
b) devono essere garantite determinate condizioni di sovrapressione o depressione
nei diversi locali dei reparti di degenza, in relazione alle particolari condizioni dei
0.01 100.1 1 100 1000 10000
Filtri
Tipi di
particelle
Separatori a ciclone
Filtri comuni per aria
Precipitatori elettrostatici
Filtri ad alta efficienza (H.E.P.A.)
Ceneri
Polveri Sabbie
PolliniBatteriVirus
Fumi Spore Nebbie
Dimensione delle particelle (micron)
Visibili all’occhio umano
Figura 1. 1 Classificazione delle principali impurità dell’aria
(Boeche-Bandiera, 1984, p. 55)
Cap. 1 – CONDIZIONI CLIMATICHE IN AMBIENTI OSPEDALIERI
-10-
degenti stessi, al fine di garantire flussi d’aria unidirezionali e prestabiliti tra i
locali medesimi;
c) le opere di manutenzione degli impianti devono essere agevoli, per limitare i
rischi di disservizi o inattività conseguenti a mancati o ritardati interventi;
d) i canali di mandata dell’aria devono essere mantenuti in sovrapressione in ogni
loro punto, mentre i canali di estrazione devono essere in ogni caso mantenuti in
depressione;
e) i costi degli impianti devono essere relativamente contenuti, sia per quel che
riguarda i costi di primo impianto, sia relativamente ai costi gestionali e
manutentivi;
f) il comfort ambientale deve essere adeguato al particolare stato di debilitazione
degli ammalati, evitando sovrabbondanti e fastidiosi flussi d’aria;
g) gli impianti di climatizzazione devono consentire, senza il ricorso a modifiche, di
destinare le singole stanze di degenza indifferentemente sia al ricovero di malati
AIDS (infettivi o non infettivi), sia al ricovero di infettivi non-AIDS, sia infine al
ricovero di degenti immunodepressi non-AIDS (ad esempio pazienti assoggettati
al trapianto di midollo osseo);
La normativa fissa inoltre la temperatura interna per questi reparti tra i 20 e i 25 °C e
l’umidità relativa tra il 45 e il 55%.
Va rilevato che i malati di AIDS, in relazione alle scarse difese di cui dispongono,
sono facilmente aggredibili dagli agenti infettivi, soprattutto nella fase conclamata
della sindrome, e finiscono spesso col divenire a loro volta infettivi e pertanto fonti
di pericolo nei confronti di terzi. Per questo motivo i locali di degenza dei malati di
AIDS devono essere protetti con filtri assoluti non solo nella fase di immissione
dell’aria dall’esterno, ma anche nella fase di espulsione dell’aria all’esterno.
1.4 Modalità di condizionamento
Le “Linee-guida” ministeriali lasciano ai progettisti la discrezionalità di scelta
nell’ambito di alcune tipologie impiantistiche fondamentali quali:
• sistemi a tutta aria;
• sistemi di tipo misto, costituiti da radiatori più aria primaria;
Cap. 1 – CONDIZIONI CLIMATICHE IN AMBIENTI OSPEDALIERI
-11-
• sistemi di tipo misto, costituiti da pannelli radianti a soffitto e aria primaria;
1.4.1 Impianti a tutta aria
Gli impianti a tutta aria vengono utilizzati in moltissime applicazioni essendo
particolarmente adatti ad edifici nei quali sia richiesto un controllo individuale delle
condizioni termiche, un buon ricambio e movimento d’aria, senza avere ingombri a
livello di pavimento; si prestano bene quindi per una serie di altre situazioni oltre che
per quelle ospedaliere, nelle quali peraltro sono praticamente gli unici utilizzati in
alcune zone come le sale operatorie.
Questo sistema di condizionamento presenta una serie di vantaggi e alcuni svantaggi;
tra i primi è essenziale far notare che con questo tipo di impianti la centrale di
condizionamento è ubicata in una zona a ciò riservata, per questo si ha la possibilità
di effettuare facilmente operazioni di controllo e manutenzione, nonché di controllare
la propagazione di vibrazioni e rumori. È possibile poi effettuare un accurato
filtraggio di tutta l’aria immessa in ambiente ed è eventualmente possibile ricorrere
anche al “free-cooling”. I controlli su temperatura ed umidità sono per di più molto
precisi qualora si abbia a disposizione tutto l’anno sia acqua refrigerata sia acqua
calda. Un ulteriore aspetto positivo di questi sistemi è la possibilità di conseguire un
buon recupero termico e di distribuire molto bene l’aria all’interno dell’ambiente.
Inoltre con essi è relativamente semplice sia soddisfare fabbisogni di grandi masse
d’aria sia effettuare l’aspirazione da particolari ambienti. Esiste poi la possibilità di
realizzare sistemi di sovrapressione o depressione. Inoltre è da rilevare la mancanza
di problemi di utilizzo di tutta la superficie disponibile non essendo caratterizzati da
apparecchiature sul pavimento.
Uno degli svantaggi più importanti di questi impianti è invece l’ingombro che i
circuiti di distribuzione dell’aria possono presentare; si rende necessario, infatti,
disporre di cavedi dove poter installare le condotte verticali, nonché prevedere dei
controsoffitti per l’installazione delle condotte orizzontali. Un ulteriore problema è
dato dalla difficoltà di tarare e bilanciare circuiti molto estesi.
Tra gli impianti a tutta aria esistono poi diverse varianti. Quella più vicina agli
ambienti ospedalieri è quella a monocondotto a portata costante per più zone e con
postriscaldamento locale. Questa soluzione utilizza un’unica Unità di Trattamento
dell’Aria (UTA) per più zone. Il controllo della temperatura è ottenuto con sonde-
Cap. 1 – CONDIZIONI CLIMATICHE IN AMBIENTI OSPEDALIERI
-12-
ambiente che agiscono su batterie di postriscaldamento che hanno il compito di
annullare i carichi interni negativi. In effetti, uno svantaggio di tale tipologia è che in
presenza di zone con carichi disuniformi nel ciclo invernale costringe a
sovradimensionare la centrale frigorifera la cui potenzialità deve essere almeno pari
alla somma delle potenzialità massime di tutte le zone. Con questa modalità si riesce
tuttavia ad avere un ottimo controllo della temperatura in tutte le stagioni oltre che
un’eccellente qualità e distribuzione dell’aria. Nonostante poi l’impianto sia
energeticamente dispendioso e presenti alti costi di esercizio, sussiste con esso la
possibilità di sfruttare il “free-cooling” nelle mezze stagioni.
1.4.2 Impianti di tipo misto
Sotto la dizione di impianti di condizionamento misti (o ad aria-acqua) sono
classificati quegli impianti che fanno ricorso contemporaneamente all’aria e
all’acqua quali fluidi termovettori. Queste sostanze, trattate in apposite centrali, sono
distribuite rispettivamente o con reti di canalizzazione o con tubazioni, e sono rese
disponibili a idonei “terminali”, installati nei diversi locali di un edificio. Tali
impianti prevedono un’unità di trattamento dell’aria primaria, canali di distribuzione
dell’aria, sistemi di distribuzione dell’acqua e unità terminali che possono essere
ventilconvettori (fan-coils) oppure pannelli radianti, entrambi comunque accoppiati a
diffusori di aria primaria. Generalmente la portata dell’aria primaria è costante ed è
detta tale per distinguerla dall’aria secondaria, che è l’aria ambiente ricircolata nel
mobiletto. Il sistema con pannelli radianti prevede oltre all’impiego di aria primaria,
anche dei pannelli sempre più spesso metallici sospesi al soffitto.
I principali vantaggi dei pannelli radianti possono essere riassunti in:
• livelli di comfort superiori a quelli di qualunque altro sistema perché i carichi
radianti sono compensati localmente e il movimento dell’aria è molto modesto;
• non devono essere previsti terminali in ambiente;
• tutte le apparecchiature sono confinate in centrale termica;
• possibilità di suddividere l’impianto semplicemente in più zone;
• possibilità limitata di formazione di condensa sulle batterie terminale: si riduce
così il pericolo di contaminazioni settiche;
• eliminazione del rumore dei ventilconvettori.
Cap. 1 – CONDIZIONI CLIMATICHE IN AMBIENTI OSPEDALIERI
-13-
Questa scelta è stata comunque scartata perché il costo di questi elementi sarebbe
sensibilmente maggiore rispetto agli elementi convettivi-radianti; eventuali rotture
creerebbero seri problemi di manutenzione. La maggiore inerzia termica
comporterebbe poi tempi di messa a regime più elevati, e ciò sarebbe penalizzante
per il comfort ambientale. Infine, in taluni casi, l’abbassamento del soffitto
costituirebbe una pesante limitazione dello spazio a disposizione per l’immissione
dell’aria primaria nella degenza.
Tenendo conto degli obiettivi che le “Linee-guida” indicano e delle necessità di
contenere i costi di realizzazione e di gestione, la tipologia impiantistica più idonea e
conveniente nella stragrande maggioranza dei casi, è quella basata sull’adozione di
radiatori accoppiati ad un impianto di aria primaria, opportunamente trattata.
L’impianto misto, rispetto a quello a tutta aria, consente la centralizzazione del
sistema di trattamento dell’aria primaria eliminando una moltitudine di batterie di
postriscaldamento di zona corredate da rispettive regolazioni automatiche, con
conseguenti problematiche per gli spazi di installazione, per la manutenzione, nonché
per l’aspetto igienico. In base a quest’ultimo aspetto s’imporrebbe l’adozione di filtri
assoluti a valle di ciascuna batteria di postriscaldamento, e quindi di ciascuna stanza,
con ulteriori complicazioni per la manutenzione.
Nel caso dell’impianto misto l’eventuale differenziazione delle condizioni dell’aria
primaria per diverse zone può essere fatta sempre centralmente suddividendo
all’origine i canali di immissione dell’aria. È importante fare presente che gli
impianti a tutta aria sono normalmente mal tollerati anche da utenti perfettamente
sani; appare pertanto ancora più giustificata l’adozione di un impianto misto,
trattandosi di utenti in condizioni fisiche particolarmente precarie. Per di più con un
impianto a tutta aria sarebbero necessarie, quantomeno in inverno, macchine di sola
riserva, non necessarie in un impianto misto. È rilevante notare che i radiatori devono
essere del tipo monostrato, perfettamente lisci su entrambi i lati, onde rendere più
efficaci le operazioni di pulizia. La minor resa termica dei suddetti elementi rispetto
ad altri a più strati o alettati, a parità di superficie frontale, sarà compensata da
un’adeguata progettazione dei serramenti di involucro, a doppio vetro ed a tenuta
d’aria sulle battute.