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1 INTRODUZIONE
1.1 RISPARMIO ENERGETICO ED INVOLUCRO
EDILIZIO
La minaccia del cambiamento climatico viene affrontata a livello globale dalla
Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC)
nel 1990. In questo incontro internazionale viene messo in evidenza il
carattere climalterante dei principali gas serra ed in particolare dell’anidride
carbonica considerata come il maggior responsabile dell’innalzamento
dell’effetto serra. Negli ultimi 40 anni la concentrazione di biossido di carbonio
in atmosfera è incrementata dello 0,5% e questo fenomeno è imputabile per
lo più al settore energetico.
Secondo le ultime stime dell’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie,
l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), il settore residenziale è
responsabile da solo di almeno il 32% dei consumi energetici nazionali, e circa
il 25% delle emissioni totali nazionali di anidride carbonica. Si capisce, quindi,
come questo settore sia uno dei principali artefici dell’impatto ambientale e
Introduzione
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risulta chiaro come incidere su questa componente potrebbe limitare i danni
già nel breve periodo. Proprio in questo contesto nasce il concetto di
sostenibilità e risparmio energetico nel settore edilizio, al fine di trovare le
giuste soluzioni per una corretta gestione dell’energia ed un razionale
sfruttamento delle fonti rinnovabili.
A questo proposito, negli ultimi anni sono state emanate a livello nazionale,
regionale e locale diverse leggi e norme che indicano requisiti e criteri sia per
la progettazione delle nuove costruzioni che per gli interventi di
riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente. In particolare, il
D.Lgs. 192/2005 che ha recepito in Italia la direttiva europea 2002/91/CE, ha
stabilito una serie di misure dirette a ridurre il consumo di energia di tutti gli
edifici presenti sul territorio italiano, introducendo la certificazione energetica
degli edifici. Successivamente due disposti legislativi hanno innovato di
recente il regime giuridico relativo alla riqualificazione energetica degli edifici:
• il Decreto Legislativo 311/2006 (disposizioni correttive ed integrative al
Decreto Legislativo 192/2005) modifica la disciplina della certificazione
energetica e la metodologia di calcolo per il rendimento energetico
degli edifici;
• il D.M. 19 febbraio 2007 (disposizioni in materia di detrazioni per le
spese di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente)
prevede detrazioni d’imposta per spese di riqualificazione energetica
del patrimonio edilizio esistente, considerando la detrazione del 55%
per le spese documentate sostenute entro il 31 dicembre 2007 relative
ad interventi di ri‐qualificazione energetica degli edifici ed individua le
tipologie di spese ammesse e la procedura da seguire per fruire dei
benefici fiscali.
Attualmente, nelle case italiane si consumano annualmente circa 160 KWh/m²
ed il 70% circa di questa energia è impiegata per mantenere favorevoli le
condizioni climatiche dell’ambiente interno. Buona parte di questo elevato
consumo energetico è dovuto alle dispersioni termiche verso l’ambiente che
avvengono attraverso l’involucro dell’edificio. Il modo più efficace per
attenuare questi scambi termici e, quindi, risparmiare energia è quello di
Introduzione
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conferire all’edificio un involucro termico efficiente tramite un adeguato
isolamento e componenti ad alte prestazioni. Serve, infatti, a poco poter
contare su sistemi di produzione di energia che sfruttano fonti rinnovabili
(solare termico, geotermico, fotovoltaico, ecc.) se il cattivo funzionamento
dell’involucro non riesce a garantire il risparmio desiderato.
L’involucro, inteso come insieme di tutti i componenti tecnologici che
delimitano l’organismo costruttivo e strutturale mediando, separando e
connettendo l’interno con l’esterno, si è lentamente evoluto da elemento
barriera prevalentemente protettivo in complesso sistema filtro selettivo e
polivalente. Forma e funzione dell’involucro hanno registrato nel tempo
un’evoluzione sostanziale sia nell’uso dei materiali (si è passati da involucri
prevalentemente massivi, realizzati in materiale lapideo, a involucri più
“leggeri”, realizzati con superfici trasparenti) sia nelle prestazioni dei suoi
componenti. Oggigiorno, questo elemento architettonico è in grado, da una
parte di ottimizzare le interazioni tra ambiente interno e macro‐ambiente
esterno (e viceversa) al mutare delle diverse condizioni climatico‐ambientali,
dall’altro lato di rispondere sempre più spesso in senso “intelligente” agli
stessi mutamenti psicologici, sociologici e culturali del modo di vivere i
rapporti con tali fattori micro e macro ambientali da parte dei fruitori
dell’architettura.
L’evoluzione tecnologica delle prestazioni energetiche dell’involucro
architettonico è registrabile e percepibile attraverso la smaterializzazione delle
superfici che lo costituiscono. Gli elementi opachi massivi di chiusura verticale
e orizzontale vengono bucati da superfici trasparenti di dimensioni sempre
maggiori, che in tempi recenti sostituiscono e costituiscono l’intero elemento
di delimitazione architettonica. L’uso sempre più frequente di superfici
trasparenti per la realizzazione degli edifici si sviluppa a partire dalla fine del
XIX secolo, in corrispondenza della rivoluzione industriale, e comporta lo
sviluppo e la ricerca di nuovi materiali capaci di garantire prestazioni
energetiche analoghe ai materiali tradizionali con cui per secoli sono stati
realizzati gli edifici. L’involucro si svincola dalla struttura portante dell’edificio
e diviene elemento di chiusura chiamato a regolare prevalentemente i flussi
Introduzione
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energetici legati al passaggio di calore, alla trasmissione della luce (per
un’adeguata illuminazione degli ambienti interni) ed alla protezione dalla
radiazione solare. Le soluzioni architettoniche e la scelta dei materiali si
orientano verso quei sistemi tecnologici che riescono a governare tali scambi
termici e luminosi, garantendo al contempo i requisiti estetici dettati dai nuovi
linguaggi formali.
Parte dell’innovazione tecnologica legata alle prestazioni energetiche
dell’involucro contemporaneo è dovuta alla realizzazione e adozione di nuovi
materiali trasparenti suddivisi per caratteristiche in: passivi, attivi e ad alte
prestazioni. I materiali passivi (pannelli prismatici, LCP, profili FISH, profili
OKASOLAR, ecc…) sono tutti quelli che, grazie semplicemente alla forma,
riescono a modificare la quantità di energia trasmessa attraverso l’involucro in
funzione dell’inclinazione della radiazione solare. I materiali attivi (vetri
cromogenici, vetri elettrocromici, vetri olografici, ecc.) modificano la quantità
di energia trasmessa in funzione di stimoli esterni forniti al sistema, quali
corrente impressa, gradiente di temperatura o variazione di energia solare
incidente. I materiali ad alte prestazioni (aereogel, TIM), infine, sono quelli in
grado di soddisfare, grazie a proprietà intrinseche, la maggior parte dei
requisiti di comfort.
In molti edifici contemporanei l’involucro è realizzato con sistemi di facciata
che permettono di accumulare l’energia solare incidente e di trasformarla in
calore per implementare il fabbisogno energetico invernale dell’edificio, in
altri l’involucro diviene un vero e proprio elemento attivo di produzione di
energia, grazie all’integrazione di sistemi tecnologici legati alle fonti
energetiche rinnovabili (fotovoltaico e solare termico). Le chiusure verticali
opache e trasparenti sono sviluppate come componenti tecnologiche
complesse capaci di interagire con le condizioni ambientali a contorno e in
grado di ridurre il fabbisogno energetico dell’edificio. Si passa, quindi, dal
concetto d’involucro come elemento energeticamente passivo, di separazione
tra ambiente interno ed esterno, al concetto d’involucro come elemento
dinamico e interattivo del complesso sistema energetico che regola il
funzionamento dell’edificio e ne caratterizza l’immagine. Facciate ventilate
Introduzione
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(opache o doppia pelle), sistemi di schermatura solare, sistemi solari attivi
(collettori solari e celle fotovoltaiche) e sistemi solari passivi (serre solari)
diventano elementi ricorrenti nella progettazione dell’involucro architettonico
e si trasformano spesso in laboratori di ricerca progettuale rispetto ai quali
sperimentare l’innovazione tecnologica, ad esempio nelle fasi di
progettazione, realizzazione e gestione di un green building. Nel libro illustrato
intitolato “Atlante delle facciate”e pubblicato nel 2005 da UTET, Thomas
Herzog, architetto e professore bavarese tra i massimi esponenti mondiali di
architettura bioclimatica, scrive: «Se intendiamo l'involucro come "pelle"
dell'edificio che protegge l'interno dagli agenti atmosferici ma che allo stesso
tempo ne sfrutta in modo funzionale la potenza, allora possiamo pensare alla
creazione di uno spazio protetto controllabile. In questo caso le condizioni
ambientali esterne diventano una risorsa e non una forza contro cui lottare,
mentre l'involucro una "pelle reattiva" che migliora il benessere interno ed
evoca molte possibilità di cambiamento.»
Introduzione
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1.2 SOLUZIONI DINAMICHE PER L’INVOLUCRO
EDILIZIO
In quest’ultimo decennio, la ricerca e l’innovazione tecnologica hanno
determinato un significativo miglioramento delle prestazioni di molti
componenti architettonici ed in particolare dell’involucro che è sicuramente
uno tra i più studiati elementi costruttivi a causa del suo ruolo chiave nel
controllo dei flussi che attraversano l’edificio.
Alcuni studi hanno mostrato come sia necessario muoversi verso una nuova
generazione di facciate capaci di comportarsi dinamicamente. Questi elementi
devono essere come membrane “vive”, in grado di modificarsi a seconda delle
condizioni al contorno e modellare il loro comportamento in funzione delle
esigenze dell’utenza.
Un attivo e dinamico involucro edilizio può essere creato in due modi: usando
materiali dinamici e mutevoli configurazioni operative o accoppiando sistemi
HVAC (acronimo anglosassone che sta per “Heating, Ventilation and Air
Conditioning”) a componenti di facciata. Probabilmente, i migliori risultati si
ottengono proprio dall’integrazione di queste due strategie nella
progettazione del sistema edilizio.
Nelle pubblicazioni di IEA‐ECBCS Annex 44, un progetto di ricerca
internazionale a cui partecipano istituti, università (tra le quali anche il
Politecnico di Torino) e compagnie private di tredici paesi di tutto il mondo,
questi componenti architettonici le cui caratteristiche, funzioni e proprietà
termofisiche cambiano adattandosi alle diverse esigenze vengono chiamati
Responsive Building Elements (RBE). Essi vengono definiti, sempre in Annex
44, come componenti che aiutano a mantenere il giusto equilibrio tra ottime
condizioni interne ed elevate prestazioni energetiche reagendo in modo
controllato ai cambiamenti degli ambienti interno ed esterno ed alle esigenze
degli occupanti.
I concetti chiave sui quali si basa un RBE sono:
• comportamento dinamico;
• adattabilità;
Introduzione
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• capacità di svolgere funzioni diverse;
• controllo intelligente.
I concetti di comportamento dinamico e adattabilità si traducono nella
possibilità di utilizzo di questi elementi per diverse configurazioni e al variare
delle necessità dell’utenza e dell’edificio. La coerenza tra i requisiti energetici e
di confort e il comportamento dei RBE è garantita dall’”intelligenza” del
controllo che permette la corretta integrazione del singolo componente con il
resto della struttura. Ciò significa che, senza un’opportuna strategia
realizzativa, la funzionalità dell’elemento è compromessa e risulta impossibile
sfruttarne le effettive potenzialità.
Il campo di applicazione dei RBE è estremamente vasto; essi trovano
applicazione come componenti d’involucro con trasmittanza regolabile e/o
permeabilità all’aria variabile, piuttosto che come elementi in grado di
accumulare calore o, ancora, come sistemi vetrati di facciata con proprietà
ottiche variabili.
Da un punto di vista pratico, esempi di RBE attualmente esistenti sono:
• sistemi di facciata (facciate ventilate, facciate in doppia pelle,
isolamento dinamico, facciate PV,…);
• fondazioni e altri sistemi sotterranei (earth coupling, condotti
geotermici,…);
• sistemi di accumulo energetico (masse termiche utilizzate attivamente,
materiali a cambiamento di fase,…);
• sistemi di copertura (tetti giardino, isolamento dinamico,…);
• sistemi di progettazione solare passiva e tecnologie di raffreddamento
per evaporazione (muri d’acqua, tetti d’acqua,…)
Com’è possibile notare da questa serie di esempi, alcuni RBE sono ben
conosciuti ed utilizzati da ormai molto tempo. Tuttavia, il loro tradizionale
utilizzo non sfrutta controlli ed integrazioni “intelligenti” che possano renderli
veramente funzionali. A volte, il problema sono le metodologie di analisi e di
progettazione che non sono ancora abbastanza affidabili e/o semplici da
utilizzare così che il progettista non ha sufficienti strumenti a disposizione per
ovviare ai problemi.
Introduzione
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Altri RBE sono, invece, relativamente recenti, come l’isolamento dinamico, e
altri ancora sono solamente tecnologie avanzate testate in laboratorio ma
raramente applicate su edifici esistenti.
Nell’attività di ricerca della IEA (International Energy Agency), l’attenzione è
stata focalizzata solo su cinque specifici RBE per le loro promettenti
prospettive di miglioramento e per il vasto campo di applicazione nel settore
dell’edilizia. Essi sono:
• advanced integrated façades
• thermal mass
• earth coupling
• dynamic insulation wall
• phase change material
Vengono di seguito presentate le loro principali caratteristiche e principi di
funzionamento.
1.2.1 ADVANCED INTEGRATED FAÇADE (AIF)
Un AIF è un particolare tipo di involucro edilizio con caratteristiche che si
adattano alle condizioni fisico‐climatiche di una particolare località e ai
requisiti dell’ambiente interno. Questo componente è in grado di minimizzare
il consumo di energia senza per questo venir meno alle principali funzioni di
sicurezza e privacy.
Una tecnologia di questo tipo è in grado di rispondere alle variazioni
ambientali, al fine di mantenere il livello di confort desiderato con il minimo
utilizzo di energia.
Le radici di questa nuova tecnologia vanno ricercate nei principi
dell’architettura passiva che, originariamente, si svilupparono nelle facciate a
doppia pelle, evolvendo poi in intelligenti concetti d’involucro dinamico. Le
advanced integrated façades costituiscono una pietra miliare nel passaggio da
un involucro statico ad uno con comportamento dinamico.
Tra tutte le possibili soluzioni e configurazioni di questo particolare tipo
d’involucro, l’attenzione è stata focalizzata su due principali tipologie:
• facciate ventilate trasparenti;
Introduzione
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• finestre intelligenti.
Per quanto riguarda la prima categoria, il principio di funzionamento si basa
sull’utilizzo della camera d’aria interna dell’unità vetrata per ridurre l’impatto
termico sull’ambiente interno.
Più di 200 edifici in tutto il mondo utilizzano facciate ventilate trasparenti e la
maggior parte (più del 90%) sono strutture per uffici. La loro distribuzione
geografica mostra che molti di essi sono situati nel nord‐europa (56,7%) e in
Giappone (13%). In questi paesi, caratterizzati da inverni freddi ed estati miti,
le condizioni climatiche sono probabilmente più favorevoli per l’utilizzo delle
facciate ventilate trasparenti. Il risparmio energetico che si raggiunge con
questo componente si esplica in un miglior utilizzo della luce diurna anche
nelle aree periferiche e in un miglior comportamento termico che consente un
minor utilizzo dell’impianto di condizionamento. Un altro vantaggio di questa
tecnologia sono le migliori condizioni di confort garantite da una temperatura
della superficie interna vetrata vicina a quella dell’ambiente “involucrato”.
FIGURA 1‐1 _ Biblioteca dell’Università tecnica di Delft (Olanda)
La seconda tipologia presa in considerazione è costituita dalle cosiddette
finestre intelligenti. Queste sono particolari tipi di finestre dinamicamente
regolabili, adatte alla ventilazione naturale e ibrida, che possono essere
integrate con sistemi HVAC. La configurazione base consiste in una finestra
basculante orizzontale incernierata poco più in alto di metà altezza. Quando
aperta, il peso della finestra viene bilanciato da una zavorra collocata nella
parte alta del componente vetrato. In questo modo, la pressione del vento
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può essere utilizzata per comandare automaticamente e dinamicamente
l’apertura della finestra stessa.
Esistono diverse configurazioni e combinazioni contrappeso/cerniere, basate
sullo stesso principio funzionante, che permettono di sfruttare questa
tecnologia sia per l’aria in ingresso che per quella in uscita.
FIGURA 1‐2 _ Esempio di finestra intelligente per l’aria in uscita
1.2.2 THERMAL MASS (TM)
Per thermal mass s’intende la massa dell’edifico che può essere utilizzata per
immagazzinare energia termica sia a scopo di riscaldamento che di
raffreddamento. La TM può, effettivamente, essere usata per ridurre le grandi
fluttuazioni della temperatura esterna ed offre ai progettisti un potente
strumento per poter dirigere efficientemente i flussi termici all’interno della
struttura.
I componenti in genere utilizzati quando viene applicato il concetto di massa
termica includono l’involucro, le partizioni interne, l’arredamento e la stessa
struttura portante dell’edificio.
Esistono più criteri utilizzati per classificare questa tecnologia. In base alla
posizione di questi elementi rispetto alla costruzione, esistono due principali
tipologie di TM:
• massa termica esterna;
• massa termica interna.
La massa termica esterna, costituita dall’involucro e dal tetto, è direttamente
esposta alla variazione della temperatura ambientale, mentre la massa
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termica interna, come l’arredamento e le partizioni, è esposta alla
temperatura dell’aria interna.
La TM può ulteriormente essere classificata secondo la tipologia di attivazione:
• sistema d’interazione diretta;
• sistema d’interazione indiretta.
Nel primo caso la massa termica è direttamente esposta all’aria dell’ambiente
interno mentre, nel secondo caso, proprio quest’aria viene convogliata
all’interno di tubi e condutture appositamente inseriti all’interno della TM.
FIGURA 1‐3 _ Esempi di canalizzazioni per aria all’interno di solai in calcestruzzo gettati
in opera
Questa tecnologia è particolarmente indicata per climi caratterizzati da una
forte variazione della temperatura diurna. In genere, la TM viene applicata in
zone con clima mite poiché con temperature troppo fredde il sistema non è in
grado di accumulare energia sufficiente mentre, in condizioni di umidità e
temperature troppo elevate, si possono avere problemi di condensa.
1.2.3 EARTH COUPLING (EC)
Il principio base di questa tecnologia è quello di introdurre aria all’interno
dell’edifico attraverso una o più condotte interrate, al fine di sfruttare la
grande inerzia termica del terreno. Questo permette di raffreddare l’aria calda
in estate e riscaldare l’aria fredda in inverno. Questa tecnologia, che pre‐
riscalda o pre‐raffredda l’aria prima che questa venga introdotta all’interno
dell’abitazione, consente un risparmio energetico non indifferente. Se la
temperatura da mantenere all’interno dell’edificio è compresa tra i 20°C e i
26°C, questo sistema permette solo di raffreddare l’aria poiché la temperatura
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del suolo è solitamente più bassa. Tuttavia, consente anche un pre‐
riscaldamento dell’aria quando la temperatura esterna è molto minore
rispetto a quella del terreno ma, in questo caso, dev’essere utilizzato un
ulteriore sistema di condizionamento.
FIGURA 1‐4 _ La Jaer School a Oslo costituisce un esempio di applicazione di questa
tecnologia
L’earth coupling viene, in genere, installato in edifici ventilati
meccanicamente. Tuttavia, al fine di ridurre il consumo energetico dovuto a
questi sistemi, sono state progettate e costruite alcune strutture dotate di
ventilazione naturale o ibrida.
L’earth coupling può essere applicato su qualunque tipo di edificio, dalle
greenhouses alle fattorie, dalle strutture commerciali a quelle residenziali. Il
principio di funzionamento rende questa tecnologia adatta a differenti
condizioni climatiche purchè sia garantita una sufficiente differenza di
temperatura tra il giorno e la notte e tra estate e inverno.
1.2.4 DYNAMIC INSULATION WALL (DIW)
Un DIW combina un convenzionale isolamento termico con le caratteristiche
di scambio energetico di un muro esterno e costituisce un possibile metodo di
riduzione delle perdite di calore attraverso l’involucro. Inoltre, permettendo
un effettivo pre‐riscaldamento dell’aria convogliata all’interno della struttura,
questo sistema consente un sensibile risparmio energetico.
All’interno della macrocategoria dei DIW, una delle più promettenti tecnologie
attualmente utilizzate è rappresentata dal “Breathing wall” (BW). Questo
componente, letteralmente tradotto come “muro respirante”, consente un
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trasferimento di aria attraverso uno strato d’isolamento permeabile. Esso è, in
genere, costituito da due principali sub‐sistemi: il primo è l’involucro esterno
attraverso il quale l’aria viene introdotta meccanicamente o naturalmente
mentre il secondo è costituito dall’isolamento dinamico.
FIGURA 1‐5 _ Prototipo di un muro ad isolamento dinamico (Baker, 2003)
Il muro ad isolamento dinamico ha il vantaggio di poter essere utilizzato in
diverse condizioni climatiche. Tuttavia, anche se questa tecnologia è stata
sviluppata più di trent’anni fa, non ha mai mostrato risultati eccellenti.
1.2.5 PHASE CHANGE MATERIAL (PCM)
Il principio base è quello di sfruttare la loro considerevole capacità di
accumulare grandi quantità di energia a temperature vicine al loro punto di
fusione.
FIGURA 1‐6 _ Esempi di PCM e loro applicazioni
Questi materiali sono caratterizzati da un’alta entalpia di fusione ed una
temperatura di scioglimento che varia in base alle differenti composizioni del
PCM stesso, all’interno di un intervallo vicino a quello della temperatura
ambiente.
Introduzione
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Quando avviene il cambiamento di fase, queste sostanze sono in grado di
accumulare energia senza, per questo, accusare una sensibile variazione di
temperatura.
Considerando che la capacità termica dei PCM nell’intervallo di fusione è
molto più grande della capacità termica dei comuni materiali da costruzione, i
PCM possono essere usati per aumentare significativamente l’inerzia termica
dei componenti nei quali vengono utilizzati. Il loro impiego in campo edilizio
consente un miglior controllo dei flussi termici ed un miglior sfruttamento
dell’energia solare.
Introduzione
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1.3 SCOPO DEL LAVORO
Questo lavoro, nato nell’ambito delle ricerche svolte sugli RBE, è volto ad
analizzare una nuova applicazione dei materiali a cambiamento di fase (PCM)
nei componenti d’involucro. In particolare, lo scopo è quello di valutare
l’efficienza energetica e gli indici sintetici prestazionali ad essa legati di un
nuovo ed innovativo componente dinamico costituito da un vetro camera con
PCM in intercapedine.
Il motivo principale per cui viene inserito del PCM all’interno di una finestra
standard è quello di migliorarne l’inerzia termica. Infatti, la parte vetrata
dell’involucro edilizio costituisce senza dubbio il punto debole della struttura,
quello meno isolato e più soggetto a scambi termici con l’ambiente esterno. In
un’ottica progettuale che prevede il sistema edilizio tanto più funzionante
quanto meno diatermico (per la facilità di gestione della climatizzazione
dell’ambiente interno), aumentare la bassissima inerzia termica di una finestra
tradizionale significa migliorarne il comportamento complessivo avvicinandolo
a quello di una parete opaca. Questi obbiettivi prevedono, comunque, il
mantenimento delle caratteristiche base del componete vetrato come la
prerogativa di essere, se non trasparente, almeno traslucido.
Il comportamento del componente vetrato è migliorato sensibilmente con
l’introduzione di tecnologie volte all’aumento dell’isolamento termico (vetri
tripli, vetri basso emissivi, vetri con gas inerti in intercapedine) e alla riduzione
della trasmissione luminosa (vetri termocromici, vetri a cristalli liquidi, vetri
riflettenti). Tuttavia, nonostante il considerevole sviluppo di soluzioni
riguardanti la trasmissione del calore, solo pochi prodotti sono sviluppati con
l’intento di aumentare l’inerzia termica della finestra. Questo potrebbe essere
l’inizio di un nuovo modo nel concepire il componente d’involucro vetrato,
non più statico e passivo nella gestione dello scambio energetico tra l’interno
e l’esterno, bensì dinamico ed attivo nel convertire ed immagazzinare
intelligentemente l’energia. L’inerzia termica gioca un ruolo chiave in questo
processo ed uno studio mirato in tal senso costituisce sicuramente un prezioso
contributo a questa nuova generazione d’involucro trasparente.