CAPITOLO 2: IMPIEGO NEL SETTORE ALIMENTARE E PER IL
MONITORAGGIO DELLA COLD CHAIN
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2 La tecnologia RFID per il monitoraggio della catena del
freddo dei prodotti alimentari
I prodotti alimentari si caratterizzano per la deperibilità, che viene misurata in
termini di shelf life, essa è valutata in giorni e corrisponde alla vita utile del prodotto,
rappresenta il tempo entro il quale il prodotto deve essere commercializzato, dalla
realizzazione fino a quando esso non è più accettabile per il consumatore. Si differenzia
dalla data di scadenza poiché si riferisce alla qualità del prodotto, mentre quest’ultima fa
riferimento alla sicurezza. Al termine della shelf life un prodotto potrebbe ancora essere
sicuro, ma la sua qualità potrebbe venire meno. Oltre alla shelf life fisica, deve essere
tenuta in considerazione anche la shelf life commerciale, che definisce l’intervallo di
tempo entro cui il prodotto è utilizzabile in rapporti commerciali. Tipicamente la shelf
life commerciale per il produttore è pari a 1/3 di quella fisica, mentre i 2/3 sono a
disposizione del distributore. Un prodotto con meno del 66% di shelf life fisica è
commercializzabile solo in mercati secondari e a fronte di un significativo mark down. I
prodotti deperibili hanno una shelf life ridotta e se mantenuti a temperatura ambiente
degradano rapidamente, rendendo particolarmente importanti le problematiche di
riduzione del lead time e di visibilità dei flussi (15).
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La visibilità dei flussi deve essere elevata, in modo da rilevare e controllare le
condizioni in cui si trova il prodotto durante tutto il suo percorso nella supply chain,
dalla produzione, allo stoccaggio, al trasporto, all’esposizione nel punto vendita.
I fattori ambientali che possono compromettere la qualità di un prodotto alimentare
sono per lo più tre: temperatura, umidità e composizione chimica dell’atmosfera a
contatto con il prodotto stesso. La temperatura risulta essere la più influente e ha portato
allo sviluppo di cold chain complesse, dove per cold chain si intende una supply chain
nella quale si ha la necessità di mantenere il prodotto ad una particolare temperatura.
Allo stesso modo, per cold chain management si intende il processo di pianificazione,
gestione e controllo del flusso e dello stoccaggio di merci deperibili, dei servizi e delle
informazioni connessi, da uno o più punti di origine ai punti di distribuzione e consumo,
al fine di soddisfare le esigenze dei clienti (16).
Essendo deperibile, il prodotto food è soggetto a un decadimento delle sue proprietà
nel tempo, sia che si tratti di prodotto “vivo” che di prodotto “morto”. Nel primo caso
(ortofrutta) l’atmosfera gioca un ruolo fondamentale poiché è presente una respirazione
del prodotto. La temperatura deve essere assolutamente controllata, valori troppo alti
causano un veloce decadimento del prodotto e valori troppo bassi potrebbero altresì
danneggiare l’organismo vivente. Anche nel caso di prodotti morti (carni, latticini e
surgelati) una temperatura di conservazione non corretta ha un impatto significativo
sulla qualità dell’alimento, nonostante sia possibile disporre di un’atmosfera modificata
per mantenere più a lungo le proprietà organolettiche del prodotto. Come per i prodotti
vivi, temperature elevate velocizzano il decadimento, mentre temperature troppo basse
potrebbero portare ad un congelamento non voluto con conseguenti modifiche della
struttura dell’alimento.
La possibilità di utilizzare nuove tecnologie a supporto della gestione del sistema
distributivo rappresenta un elemento competitivo sul quale puntare per aumentare la
qualità dei prodotti deperibili e la tecnologia RFID in particolare è uno dei più
promettenti strumenti a supporto della gestione della cold chain. Infatti, la tecnologia
RFID non è solo in grado di fornire informazioni riguardo all’identità del prodotto, ma
anche informazioni sul suo stato in termini di posizione nella supply chain e della
temperatura alla quale si trova, tutto questo in tempo reale. Esistono infatti in
commercio soluzioni che permettono di integrare le funzionalità di identificazione
classiche a quelle di rilevazione della temperatura, correlando tali rilevazioni ad una
particolare unità di prodotto, verificando se esso sia stato sottoposto a valori che
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potrebbero averne compromesso l’integrità. Grazie alle rilevazioni di temperatura è
inoltre possibile misurare le prestazioni della cold chain e degli attori che ne fanno
parte, attraverso il calcolo di opportuni KPI (Key Performance Indicator) ed elaborando
i dati a disposizione.
2.1 Principali trend nel cold chain mangement
Le esigenze del mercato stanno cambiando, la necessità di un prodotto fresco tutto
l’anno ha aumentato la distanza media di consegna e di conseguenza la velocità di
attraversamento della cold chain, per mantenere il più possibile inalterate le
caratteristiche organolettiche del prodotto e i tempi di consegna al cliente finale. In
particolare, vi sono quattro momenti in cui sono individuabili i nuovi trend in ambito di
cold chain management (6).
Figura 2.1 – Principali processi critici nel cold chain management
2.1.1 Produzione/processo
Un primo aspetto da tenere in considerazione è la riduzione dell’intervallo di tempo
che intercorre tra la raccolta del prodotto (in caso di prodotto vivo) o la
macellazione/mungitura (nel caso di prodotto morto) ed il suo raffreddamento.
Quest’attività si propone di ridurre la perdita dell’acqua contenuta nei prodotti (rilevante
dal punto di vista economico) e prevenire la proliferazione dei batteri (aspetto che ha
importanti ricadute in termini di shelf life del prodotto). È auspicabile che il
raffreddamento avvenga in un momento diverso rispetto al suo stoccaggio intensivo, se i
due processi avvenissero contemporaneamente, infatti, richiederebbero tempi lunghi per
il raggiungimento della temperatura finale e il sovradimensionamento del sistema di
immagazzinamento. Inoltre è da preferire l’utilizzo dell’aria come mezzo di
raffreddamento, poiché è economica e polivalente, a dispetto delle sue scarse proprietà
di scambio termico.
2.1.2 Magazzino
L’obiettivo in questo caso è la riduzione dei consumi energetici, che può essere
conseguito mediante l’impego di diverse soluzioni tecniche-operative, ad esempio
Produzione
Processo
Magazzino Trasporto
Punto
Vendita
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l’installazione di saracinesche o porte automatiche, la coibentazione dei magazzini e
coperture esterne che proteggano dall’irraggiamento solare o lo stoccaggio del prodotto
alla temperatura corretta in funzione della tipologia.
Per ridurre i consumi energetici è inoltre necessario aumentare la velocità di
carico/scarico merci, se possibile, proteggendo questa operazione con sistemi di
isolamento termico e chiusura. Sempre riguardo alla fase di carico/scarico, è
consigliabile dotare le banchine di spedizione/ricevimento di una camera a temperatura
controllata, isolata dal resto del magazzino, per limitare il più possibile la dispersione
termica.
2.1.3 Trasporto
Il monitoraggio della catena del freddo richiede un utilizzo appropriato del mezzo di
trasporto in funzione della tipologia di prodotto da trasportare e l’adozione di mezzi di
trasporto idonei. Inoltre il mezzo non deve trasmettere sollecitazioni meccaniche al
prodotto. Un altro aspetto rilevante riguarda la distribuzione di temperatura all’interno
del mezzo di trasporto, che si dovrebbe mantenere il più possibile omogenea, attraverso
l’impiego di un efficiente sistema di distribuzione dell’aria refrigerata all’interno del
vano di carico.
Anche nella fase di trasporto è importante garantire la tracciabilità del prodotto e la
temperatura alla quale esso si trova; tali informazioni devono essere disponibili in
formato elettronico e quindi essere facilmente gestibili anche in tempo reale.
2.1.4 Punto vendita
Le best practices anche in questo caso riguardano la riduzione dei consumi
energetici necessari per il mantenimento della catena del freddo. Il monitoraggio della
cold chain ha un impatto diretto sul livello di servizio che può essere offerto al cliente
finale, prestando attenzione all’igiene e alla qualità del prodotto finito.
2.2 Strumenti a supporto del cold chain management
Le soluzioni tecnologiche disponibili nel panorama attuale sono raggruppabili in tre
famiglie principali:
Insulated package: comprendono tutte le tipologie di packaging in grado di
mantenere un prodotto deperibile o termo-sensibile all’interno di un
determinato range di temperatura durante la fase distributiva. Se sono dotati
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di identificativo univoco possono essere di supporto per una tracciabilità
puntuale.
Indicator labels: etichette, in genere autoadesive, caratterizzate da una zona
nella quale avviene un viraggio di colore in funzione di valori di
temperatura, tempo o tempo/temperatura. Questi indicatori permettono,
attraverso un semplice controllo visivo, di rilevare il mancato rispetto di un
determinato livello di temperatura o di un livello di temperatura per un dato
intervallo di tempo, sia in positivo sia in negativo. Questo tipo di dispositivi
vengono utilizzati nel settore agroalimentare e in quello farmaceutico.
Data logger e sistemi RFID: sono tutti quei dispositivi in grado di
memorizzare dati di tempo e temperatura. Queste soluzioni permettono non
solo di individuare il superamento di un livello di soglia, ma di ricostruire la
storia termica del prodotto attraverso la memorizzazione di coppie di dati
tempo/temperatura lungo tutta la cold chain. Alcune soluzioni RFID offrono
anche la possibilità di scambiare informazioni i tempo reale via radio,
automatizzando l’operazione di trasferimento dati.
Le diverse soluzioni tecnologiche descritte si differenziano per costi e funzionalità, e
per ogni contesto applicativo si dovrà adottare la soluzione più consona. Le
caratteristiche richieste ad un sistema per la gestione della cold chain sono
sinteticamente riportate di seguito.
ID (identificazione): il dispositivo può fornire o meno un’identificazione
univoca del prodotto.
Temperatura: il dispositivo può non essere in grado di rilevare la
temperatura dell’ambiente, può rilevare escursioni al di sotto o al di sopra di
una soglia prestabilita (limite), oppure rilevare in maniera puntuale la
temperatura dell’ambiente in cui si trova (valore).
Tempo: il dispositivo può essere in grado di fornire l’intervallo temporale
intercorso dal momento della sua attivazione, oppure no.
Posizione: il dispositivo può essere utilizzato per una localizzazione
automatica e univoca della sua posizione spaziale oppure non essere in grado
di fornire questa funzionalità.
Controllo: le informazioni possono essere trasferite a sistema informativo in
predefiniti punti della cold chain chiamati traching point (check point),
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oppure il dispositivo può comunicare con il sistema informativo aziendale in
ogni istante temporale e in ogni punto della cold chain (real time).
Lettura: può essere manuale o automatica. La lettura è manuale se le
informazioni sono traferite al sistema informativo attraverso l’intervento di
un operatore, e dà luogo ad operazioni che richiedono tempo (time
consuming). La lettura automatica è, invece, utilizzata quando il dispositivo
è in grado di comunicare con il sistema informativo in modo autonomo, non
richiedendo l’intervento di un operatore umano.
Nella Tabella 2.1, vengono riassunte le prestazioni dei più comuni dispositivi a
supporto della cold chain relativamente alle caratteristiche appena analizzate.
Successivamente si procederà ad una breve descrizione dei singoli dispositivi citati.
Tabella 2.3 – Caratteristiche degli strumenti a supporto del cold chain management
Dispositivo ID Temperatura Tempo Posizione Controllo Lettura
Barcode Si No No No Check point Manuale
Tag RFID UHF
passivo
Si No No No Check point Automatica
Indicator label di
temperatura
No Limite No No Chech point Manuale
Indicator label di
tempo
No No Si No Check point Manuale
Indicator label di
tempo e
temperatura
Si Limite Si No Check point Manuale
USB data logger No Valore Si No Check point Manuale
HF RFID data
logger
Si Valore Si No Check point Manuale
UHF RFID data
logger
Si Valore Si No Check point Automatica
Active RFID data
logger
Si Valore Si Si Real time Automatica
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2.2.1 Barcode
Il barcode o codice a barre presenta performance molto basse, poiché fornisce
soltanto la funzione di identificazione del prodotto monitorato.
Figura 2.2 – Esempio di codice a barre
2.2.2 Tag RFID UHF passivi
Un tag RFID UHF passivo presenta, oltre alla funzionalità di identificazione vista
per il barcode, la possibilità di comunicare in modo automatico con il sistema
informativo aziendale, grazie alla possibilità di effettuare le letture a distanza.
Figura 2.3 – Esempio di tag RFID UHF passivo
2.2.3 Indicator labels di temperatura
Questi dispositivi sono in grado di rilevare un’escursione termica al di sopra o al di
sotto di un determinato limite. L’esempio applicativo che meglio descrive la loro
precisione è quello del monitoraggio della cold chain delle sacche di sangue, per le quali
l’accuratezza della misurazione di temperatura è di ±0,5°C. L’etichetta autoadesiva,
attivata dall’operatore, presenta una zona sensibile alla temperatura; nel caso in cui il
valore di temperatura rilevato superi il valore di soglia, l’indicator label reagisce con un
viraggio irreversibile del colore, che rende evidente la rottura della cold chain in uno o
più punti.
Figura 2.4 – Esempio di indicator label di temperatura
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2.2.4 Indicator labels di tempo
I dispositivi di questo tipo sono in grado di mostrare l’intervallo di tempo trascorso
dall’attivazione del dispositivo, grazie alla diffusione capillare di un fluido in una
matrice bianca. L’attivazione avviene da parte dell’operatore, rompendo il contenitore
contenente il fluido colorato che si inizia a diffondere nell’etichetta fornendo una traccia
visiva del tempo trascorso.
Figura 2.5 – Esempio di indicator label di tempo
2.2.5 Indicator labels di tempo e temperatura
La temperatura e il tempo potrebbero non essere sufficienti, se presi singolarmente,
per determinare la qualità del prodotto alimentare, che può essere funzione combinata
delle due grandezze.
Un indicator label di tempo e temperatura è in grado di misurare l’effetto combinato
del tempo e della temperatura: contiene dei microrganismi che sono in grado di simulare
la degradazione dell’alimento una volta attivati, rendendo opaca l’etichetta e illeggibile
il barcode (si tratta infatti di un’etichetta in origine trasparente apposta sul barcode).
Quindi, in condizioni ambientali non idonee per l’alimento, il prodotto non potrà più
essere identificato e dovrà essere eliminato dalla supply chain.
Figura 2.6 – Esempio di indicator label di tempo e temperatura