2
1. Apparato Sperimentale
Scopo del progetto qui presentato è realizzare un sistema commerciale
per l’analisi quantitativa di specie atomiche presenti in tracce, nel caso di
campioni sia allo stato liquido che solido.
Oltre naturalmente ad un’elevata sensibilità, tale da permettere la
rivelazione di concentrazioni anche molto basse, requisiti di base sono il
costo modesto e l’ingombro contenuto. L’utilizzo di laser a semiconduttore
congiuntamente ad una modulazione della lunghezza d’onda permette di
mediare in modo ottimale fra queste diverse esigenze.
Modulazione
Sinusoidale
Fig. 1.1 Apparato sperimentale utilizzato in WM – LDAS – GF
L’apparato sperimentale può essere suddiviso in tre stadi distinti:
generazione e modulazione della luce laser, interazione col campione da
analizzare, rivelazione ed elaborazione del segnale. Qui di seguito ogni
stadio viene esaminato nel dettaglio, con particolare attenzione agli aspetti
peculiari della tecnica presentata.
3
1.1 Il Laser
Un laser a diodo di produzione commerciale, il tipo di semiconduttore
dipende dalla lunghezza d’onda richiesta per eccitare la particolare specie
atomica analizzata, è connesso ad un sistema che ne controlla la temperatura
e la corrente di alimentazione. La temperatura di funzionamento può essere
variata per permettere di ottenere la lunghezza d’onda voluta, e, una volta
raggiunta quest’ultima, viene mantenuta costante.
Il driver della corrente riceve in input la modulazione sinusoidale da un
lock-in, lo stesso che in seguito verrà utilizzato per la rivelazione del
segnale. A questa modulazione viene sommato un valore costante di
corrente che determina la frequenza centrale (media) di funzionamento.
Nelle misure sono stati utilizzati laser diversi, di potenza compresa fra
10 e 50 mW, tutti operanti alla lunghezza d’onda di 780 nm.
1.1.1 Vantaggi e Svantaggi del Laser a Diodo
I vantaggi di usare un laser come sorgente di luce in alternativa a
tecniche tradizionali, quali le lampade catodiche a vuoto, sono ben
conosciuti e per una discussione dettagliata si rimanda a [4]. Il laser a
semiconduttore, in particolare, è stato scelto per le caratteristiche di
piccolezza e economicità, in linea con l’idea di fondo del progetto.
Sfortunatamente i laser a semiconduttore presentano anche numerosi
inconvenienti, primo fra tutti la disponibilità delle sole lunghezze d’onda
superiori a 600 nm, rendendo quindi impossibile l’analisi della maggior
parte delle specie atomiche che hanno righe di assorbimento nel blu o
ultravioletto.
4
L
u
n
g
h
e
z
z
a
d
’o
n
d
a
Corrente
1 nm
100 pm
Fig. 1.2 Lunghezza d’onda in funzione della corrente in laser a semiconduttore
Anche quando la transizione si trovi nella zona accessibile può accadere
che non possa essere raggiunta in quanto la risposta in frequenza del laser a
variazioni di corrente non è continua ma presenta dei “gradini”
corrispondenti a un salto del laser da un modo ad un altro della cavità (Fig.
1.2). Ciononostante, variando la temperatura cambia la posizione dei
gradini, e questo permette, nella maggioranza dei casi, di ottenere la
lunghezza d’onda desiderata. Negli ultimi anni sono state inoltre sviluppate
tecniche di duplicazione della frequenza della luce laser, in futuro quindi
dovrebbe essere possibile rivelare un numero sempre maggiore di specie
atomiche.
5
1
23
4
Fig. 1.3 La fornace in grafite
1.2 La fornace in Grafite
Al contrario di altri atomizzatori, ad esempio fiamme, la fornace in
grafite (GF) non richiede un flusso continuo del campione da analizzare
permettendo quindi la misura di volumi anche molto piccoli. La sua
maggiore praticità risulta inoltre evidente.
In tutte le misure è stato utilizzato un modello commercializzato dalla
Perkin Elmer Co. che permette l’analisi di campioni con volumi compresi
fra 5 e 50 µl (Fig. 1.3).
La GF viene riscaldata
trasversalmente per effetto Joule
facendo passare corrente
elettrica ad alto amperaggio
attraverso i tubi di contatto (1) e (2),
è così possibile raggiungere
temperature fino a 2300 °C. Il
campione viene introdotto attraverso il foro di dosaggio (3) e depositato su
una piattaforma connessa al tubo (4) che viene attraversato dal raggio laser.
Dato che l’atomizzazione ha luogo sulla piattaforma che non è riscaldata
dalla corrente ma piuttosto dalla radiazione, il campione atomizza più tardi
di come farebbe senza quest’ultima. A quel punto le pareti avranno
raggiunto una temperatura tale da minimizzare la condensazione e la
temperatura della fornace si manterrà stabile, rendendo più semplice lo
sviluppo di un modello matematico del processo di assorbimento. La
fornace è inoltre rivestita piroliticamente all’interno in modo da ridurre
l’effetto memoria che andrebbe a pregiudicare una misura accurata
lavorando ad alte concentrazioni.
Alla GF è connesso un sistema di gestione che, attraverso un fotodiodo,
ne misura e regola la temperatura nei vari stadi d’atomizzazione. Data la
6
piccola massa della fornace, la temperatura può variare anche molto
velocemente (Fig. 1.4).
0
500
1000
1500
2000
2500
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3
Temperatura (°C)
Tempo (s)
Fig. 1.4 Riscaldamento della fornace in grafite
Per evitare che la grafite bruci a contatto con l’ossigeno, argon alla
pressione di 1 atm. è continuamente fatto fluire nella fornace, inoltre un
sistema di raffreddamento ad acqua previene un eccessivo surriscaldamento.
1.3 Rivelazione ed Elaborazione del Segnale
La luce laser, dopo aver interagito con le specie atomiche da analizzare,
è convertita in una differenza di potenziale per mezzo di un fotodiodo.
Questo è stato preferito ad altri rivelatori per le caratteristiche di linearità
nella risposta, compattezza e costo contenuto.
7
La differenza di potenziale all’uscita del fotodiodo, viene, dopo un
primo stadio di amplificazione, processata da un lock-in. Moltiplicando il
segnale con un riferimento è possibile estrarne una qualunque componente
armonica, solitamente la seconda o la quarta, nel seguito indicate
rispettivamente come 2f e 4f.
Il segnale relativo all’armonica desiderata è poi inviato ad un computer
dotato di apposita scheda digitalizzatrice che provvede a campionarlo ad
una frequenza massima di 1000 Hz. Tutte le successive operazioni, quali
integrazione e manipolazione del segnale, vengono svolte numericamente.
1.4 L’Atomo di Rubidio
Sebbene la tecnica presentata si presti all’analisi quantitativa di
numerose specie atomiche tutte le misure sono state eseguite con atomi di
rubidio, più precisamente con una miscela contenente il 72% di 85Rb e il
28% di 87Rb.
La frequenza del laser è stata regolata per eccitare la transizione
5s2 S 1/2 → 5p2 P 3/2 corrispondente ad una lunghezza d’onda di 780 nm. A
causa dell’interazione iperfine sia il livello base che quello eccitato
dell’atomo di rubidio sono suddivisi in più sottolivelli, inoltre, i due isotopi,
avendo masse differenti, hanno righe di assorbimento leggermente spostate
l’una rispetto all’altra. Combinando questi due fatti e applicando le regole di
selezione si ottiene uno spettro composto da ben 12 righe.
Lavorando a pressione atmosferica e ad alte temperature la struttura
iperfine e lo shift isotopico, 1-2 GHz, sono tuttavia minori dell’allargamento
dovuto all’effetto Doppler e alle collisioni, da 5 a 10 GHz. Se osserviamo il
profilo di assorbimento in condizioni simili a quelle presenti durante la fase
di atomizzazione, le 12 righe si sovrapporranno una all’altra originando un
solo picco, molto allargato e leggermente asimmetrico.
8
Il segnale rivelato ad una particolare armonica è fortemente
dipendente dalla forma del profilo di assorbimento. Ad esempio, l’aspetto
caratteristico della componente 4f, mostrata in Fig. 2.1, è determinato
dall’asimmetria a cui si accennava poco sopra. Variazioni relativamente
contenute di temperatura e/o pressione possono quindi modificare in modo
significativo la forma del segnale.
Fig. 1.5 Forma di riga della transizione a 780 nm del Rb durante la fase di
atomizzazione a 1800 °C e 1 atm (parte superiore), a temperatura ambiente e
pressione di 10-2 atm (parte inferiore), a bassa temperatura e pressione di 10-3 atm
(inserto).
9
2. Modulazione della Lunghezza
d’Onda
Le tecniche di modulazione di lunghezza d’onda (WM) sono
caratterizzate da una frequenza di modulazione molto più piccola della
larghezza (HWHM, Half Width Half Maximum) del profilo di
assorbimento. Il segnale è rivelato ad un’armonica appropriata, molto spesso
a 2f o 4f per mezzo di un lock-in.
Le condizioni ottimali per tecniche WM, prevedono, fra l’altro,
un’ampiezza di modulazione di qualche volta maggiore della larghezza
HWHM del profilo di assorbimento. Questo implica che la frequenza della
modulazione è molto minore dell’ampiezza della modulazione stessa. La
prima ha valori compresi fra 10 e 100 kHz, mentre la seconda, in condizioni
di pressione atmosferica e alta temperatura, è di qualche GHz.
2.1 Principi Generali delle Tecniche di Modulazione
La tecnica WM si basa su una modulazione della lunghezza d’onda l
della luce laser ad una frequenza fm
( ) ( )tft mc plll 2senmod+= (2.1)
dove lc è la lunghezza d’onda centrale e lmod è l’ampiezza di modulazione.
Per laser a diodo questo viene realizzato attraverso una corrispondente
modulazione sinusoidale della corrente di alimentazione.
10
Dato che di solito si lavora con funzioni di allargamento e
distribuzione nello spazio della frequenza piuttosto che in quello della
lunghezza d’onda, la modulazione può più convenientemente essere scritta
( ) ( )tft mc pnnn 2senmod+= (2.2)
dove nc è la frequenza centrale e nmod è l’ampiezza della modulazione.
2.1.1 Segnale di Assorbimento Dipendente dal Tempo
È risaputo che, per luce quasi monocromatica, l’assorbimento relativo A
può essere definito
srLe
I
II
A −−=
−
= 1
0
0
(2.3)
dove I0 e I sono le intensità del raggio laser prima e dopo l’interazione, r è
la densità della specie atomica da analizzare, L la lunghezza della zona di
interazione e s la sezione d’urto nel picco del profilo di assorbimento. Il
termine srL viene spesso denominato densità ottica (OD, Optical Density).
Per basse densità ottiche l’esponenziale può essere sviluppato in serie di
Taylor. Calcolando i primi due termini si ottiene
srsr Le L −=− 1 (2.4)
L’assorbimento risulta quindi
srL
I
II
A =
−
=
0
0
(2.5)
proporzionale alla densità della specie atomica da analizzare.
Quando si utilizzano tecniche di modulazione anche la forma del profilo
di assorbimento è importante per la valutazione della densità atomica dal
11
segnale. Questo può essere tenuto in conto assegnando una forma di
profilo alla sezione d’urto
( )
( )
0
0
c
nc
sns = (2.6)
dove s0 rappresenta la sezione d’urto al picco del profilo, c (n) la funzione
di forma di riga per le specie da analizzare e c0 il valore massimo di
quest’ultima. In generale c(n) è un profilo di Voigt che deriva dalla
convoluzione di un allargamento omogeneo di tipo Lorentziano, L(n), e di
uno disomogeneo di tipo Gaussiano, G(n).
L’assorbimento istantaneo è quindi dato da
( )
( )( )
+
−−=
0
mod
0
2sen
exp1
c
pnnc
sr
tf
LtA mc (2.7)
Questo implica che il segnale istantaneo al rivelatore possa essere
scritto
( ) ( )[ ]
( )( )
+
−=−=
0
mod
000..
2sen
exp1,
c
pnnc
srkkn
tf
LIItAtS mccsd (2.8)
Dove k è una costante dipendente dalla strumentazione che relaziona il
segnale misurato alla luce che colpisce il fotodiodo.
2.1.2 Trattamento delle Armoniche
Il segnale istantaneo al rivelatore è moltiplicato con una funzione
sinusoidale, Sref(t), la cui frequenza è n volte, n intero, la frequenza di
modulazione. In formule
( ) ( )tnftS mref p2sen= (2.9)
12
Calcolando la media su un tempo adeguato, operazione che può
essere svolta in modo conveniente da un lock-in, otteniamo il segnale finale
per la componente a frequenza nf della modulazione
( ) ( ) ( ) dttStSS csdrefcnf ,
1
..
0
n
t
n
t
⋅= ∫ (2.10)
È possibile avere qualsiasi fase fra il segnale al rivelatore e quello di
riferimento, tuttavia spesso è conveniente scegliere multipli interi di pi/2. I
termini segnale “in fase” e “fuori fase”, o componente x e y, sono spesso
usati nel caso di 0 e pi/2 rispettivamente
( ) ( ) ( )( ) dttfStnfS mcsdmcxnf pnnp
t
n
t
2sen2sen
1
mod..
0
+⋅= ∫− (2.11)
( ) ( ) ( )( ) dttfStnfS mcsdmcynf pnnp
t
n
t
p 2sen2sen
1
mod..
0
2 +⋅+= ∫− (2.12)
È anche possibile esprimere il segnale risultante in forma complessa,
cioè con un ampiezza e un angolo di fase. L’ampiezza, che normalmente è
chiamata componente r, è quindi semplicemente la somma dei quadrati della
componenti x e y
( ) ( )( ) ( )( )
22
cynfcxnfcrnf SSS nnn −−− += (2.13)
Nel seguito, salvo venga specificato diversamente, con il termine
“segnale” si intenderà sempre il modulo del segnale calcolato come
nell’equazione precedente.
13
2.1.3 Scansione del Profilo di Assorbimento
Se si vuole studiare la forma del profilo di assorbimento la frequenza
della luce laser deve essere modificata non solo dalla modulazione
sinusoidale ma anche da una rampa di frequenza minore, solitamente
pochi Hz. Questo corrisponde a variare lentamente nel tempo la frequenza
centrale nc, attorno a cui la modulazione sinusoidale ha luogo
( ) ( )
ramp
ramp
startendstartc tper
t
t t
t
nnnn ≤≤−+= 0 (2.14)
dove tramp rappresenta il periodo e ( )startend nn − la lunghezza della rampa in
GHz.
0
1
2
3
4
5
-10 -8 -6 -4 -2 0 2 4
Segnale 4f-r (Unità Arbitrarie)
Detuning (GHz)
Fig. 2.1 Segnale 4f-r in funzione del detuning per 25 pg di rubidio.
La differenza fra nc e la frequenza corrispondente al massimo del profilo
di assorbimento viene detta frequenza di detuning e indicata con nd. Come
14
mostrato in Fig. 2.1, in generale, il segnale corrispondente ad una
determinata armonica assume il massimo valore per detuning diverso da
zero. La scansione del profilo di assorbimento permette quindi di
massimizzare il segnale, ricavando un valore di detuning ottimale per la
determinata armonica che si vuole utilizzare nella misura.
Nel limite di piccole ampiezze di modulazione, cioè piccoli nmod,
l’armonica nf è proporzionale alla derivata n-esima del profilo di
assorbimento, da qui l’uso del termine “spettroscopia derivativa al secondo
ordine” quando viene processata la seconda armonica.
2.2 Segnale a Frequenza 2f
È possibile sfruttare la modulazione di lunghezza d’onda misurando, in
principio, qualunque armonica del segnale modulato. Ad esempio Wilson ha
usato l’integrazione numerica per ottenere le prime tre armoniche sia per
profili Gaussiani che Lorentziani [5], mentre Silver ha determinato i valori
ottimali dell’indice di modulazione per la prima, seconda, quarta e sesta
armonica [1], dove l’indice di modulazione, m, è definito come il rapporto
dell’ampiezza di modulazione nmod con la larghezza HWHM del profilo di
assorbimento. Valori tipici per m sono compresi fra 2 e 5.
È comunque piuttosto comune rivelare la seconda armonica. Infatti, il
segnale 2f elimina o riduce significativamente sia i segnali costanti che
lineari nel tempo dato che è proporzionale alla derivata seconda del profilo.
Inoltre il massimo del segnale si trova al centro del profilo di assorbimento
per profili Gaussiani, Lorentziani e di Voigt.
15
La rivelazione a 2f è stata esaminata in dettaglio sia da Arndt [6] che
da Reid e Labrie [3]. I loro calcoli della forma di riga della seconda
armonica per un profilo Lorentziano in condizioni di bassa densità ottica,
cioè quando rLs < 1, rivelano che il segnale può essere scritto
( ) ( )[ ]mxHIS Lcyf ,1 202 −=− kn (2.15)
dove
( )
( )
+
−++++−+
−=
22
22222
22
422
4441
1
4
,
xM
MxMxMxMxM
m
mxH L
(2.16)
con
221 mxM +−= (2.17)
e
L
cx
n
nn
∆
−
= 0 (2.18)
dove DnL è la larghezza HWHM del profilo Lorentziano.
Per piccoli indici di modulazione m l’espressione precedente si riduce a
( )
( )
( )4
32
22
2
1
26
4
0, mO
x
xmmxH L +
+
−
⋅=→ (2.19)
che è chiaramente proporzionale alla derivata seconda della funzione di
Lorentz
( )
( )
32
2
2
2
1
26
2
1
x
xL
L +
−
∆
=
∂
∂
npn
n
(2.20).