Introduzione
Ormai da trent’anni l’Università degli Studi di Milano è impegnata negli scavi di Calvatone, un
piccolo comune al confine fra la provincia di Cremona e di Mantova; fin da quando, nell’Ottocento,
si è proposto di identificarvi quella Bedriacum ricordata dalle fonti antiche per le battaglie del 69
d.C., vi sono state continue scoperte, se pur fra momenti di ricerca entusiastica e altri di parziale
oblio. Oggi, non solo l’identificazione non è più messa in dubbio, ma si è riusciti a dare concretezza
all’insediamento, individuandovi le strutture e comprendendone l’organizzazione topografica. Nu-
merosissime sono state le pubblicazioni scientifiche, ma sempre senza dimenticare la divulgazione
al pubblico, senza la quale l’archeologia, e in generale le discipline umanistiche, rischiano
l’autoreferenzialità. Ma perché la divulgazione sia seria e non scada, come purtroppo spesso accade,
nella banalizzazione, occorre che vi sia una solidissima base di conoscenze: con ciò mi collego a un
altro pregio di questi scavi, ovvero la grande attenzione riservata ai materiali rinvenuti. Questi, non
solo sono fondamentali per comprendere i contesti di provenienza (cronologia assoluta e attività
svolte), ma sono anche, per così dire, il collegamento del sito col mondo esterno, essendo indicativi
di relazioni e traffici (tanto più in un insediamento come Bedriacum dalla forte vocazione commer-
ciale). Perciò gli studi dei materiali di Calvatone non hanno solo valore locale, ma diventano uno
dei punti di riferimento (almeno) per tutta l’Italia settentrionale. Negli anni sono state anche asse-
gnate varie tesi riguardanti i materiali, e questo non solo porta dati nuovi, che potranno essere ripre-
si e approfonditi, ma è anche utilissimo alla formazione teorica e pratica degli studenti.
Per questa tesi, in particolare, non si sono scelti reperti omogenei per classe o per tipologia, ma
provenienti invece da un livello superficiale (US 8185) e perciò molto eterogenei. Solitamente non
si dà molta importanza ai reperti di livelli superficiali poiché, essendovi giunti tramite rimescola-
menti del terreno e disturbo degli strati sottostanti, non hanno alcun valore cronologico. Tuttavia
sono pur sempre un campione rappresentativo di ciò che si rinviene negli strati più antichi, dunque
dei principali periodi di occupazione del sito, e vanno quindi tenuti in considerazione, al pari del
materiale raccolto nelle ricognizioni. Inoltre anche per questi reperti è possibile il confronto tipolo-
gico, dal sito stesso o da altri siti, e da tale confronto può derivare un progresso nello studio. Infine
la loro analisi preliminare è molto utile per i laureandi, che possono così familiarizzare con le tecni-
che di archiviazione e inventario e con differenti classi di materiali, a fini professionalizzanti.
Il lavoro effettuato sui materiali assegnati si configura come un’analisi preliminare, propedeutica
ad approfondimenti successivi. A partire dal database presente in archivio, ricavato dall’inventario
redatto sullo scavo con i dati essenziali dei singoli reperti, si è proceduto ad ampliare le informazio-
ni, come le misure, i colori (secondo le tavole Munsell), le decorazioni, la descrizione, i tipi ecc.
Inoltre si è provveduto a una totale documentazione fotografica (solo una minima parte dei reperti
era già fotografata) e alla documentazione grafica di una scelta di essi.
La tesi è così strutturata. Nella prima parte vi è un inquadramento storico-archeologico di Calva-
tone-Bedriacum, in cui ripercorro la storia degli studi, dalle fonti, alla proposta di localizzazione,
alle scoperte più o meno fortuite, fino ai fondamentali scavi di Mario Mirabella Roberti fra gli anni
Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Infine vi è un’esposizione per aree dei principali risultati
degli scavi più recenti, quelli della Soprintendenza nel “Campo del Generale” e quelli universitari
nell’area di proprietà provinciale, in località Costa di S. Andrea.
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Segue un breve capitolo, che fa da introduzione al catalogo, in cui descrivo più nel dettaglio la
campagna di scavo 2014, soffermandomi sull’US di provenienza dei reperti analizzati, scavata ap-
punto in quell’anno. Come verrà spiegato, dato l’elevato numero di reperti recuperati, si è scelto di
considerarne solo una metà (la seconda parte sarà oggetto di un’altra tesi).
Vi è poi il catalogo, nucleo principale della tesi, preceduto dalle avvertenze, nelle quali è illustra-
ta la struttura delle schede e viene chiarito il significato di alcune voci e abbreviazioni.
Nel capitolo “Analisi preliminare dei materiali di US 8185” si commenta il catalogo, enumeran-
do i reperti per classi, facendo il punto su quanto noto a Calvatone per ogni classe ed esponendo i
dati provenienti dai reperti più significativi.
Come approfondimento, ho scelto una categoria di reperti che, pur nella varietà generale, risulta-
vano più ricorrenti: gli orli ritagliati. Fin dall’inizio della preparazione e della stesura del capitolo di
inquadramento al sito, non sapendo ancora quale contesto mi sarebbe stato assegnato, sono stato
colpito dagli orli ritagliati e dalla loro enigmaticità: sono stato perciò soddisfatto di trovarne in gran
numero nel nucleo di materiali assegnatomi. Nel capitolo, dopo una parte più generale su quanto fi-
nora noto, passo ad analizzare i dati provenienti dagli orli ritagliati inediti inseriti nel catalogo. Infi-
ne mi rivolgo alla questione più controversa, ovvero quella della loro funzione, da collegarsi al di-
scorso più generale del reimpiego di manufatti nell’antichità (problematica, per certi aspetti, ancora
molto attuale): dopo un’esposizione ragionata delle ipotesi avanzate, ne presento una nuova che, per
quanto al momento indimostrabile, ritengo supportata da alcune considerazioni contestuali e, forse,
da confronti esterni.
Infine, dopo le abbreviazioni bibliografiche, ho collocato le tavole coi disegni.
Fig. 1: foto ufficiale della chiusura della campagna di scavo 2018, durante la quale ho iniziato il catalogo dei materiali
(immagine tratta dalla pagina Facebook “Visitors Centre Calvatone-Bedriacum”).
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1. Calvatone-Bedriacum: inquadramento storico-archeologico
Rotto lo schieramento al centro, gli Otoniani fuggirono da ogni parte in direzione di Bedriaco.
La distanza era grande e le strade ostruite dai cadaveri, dove più vasta era stata la carneficina.
Nelle guerre civili infatti i prigionieri non costituiscono una preda. […] L’esercito di Vitellio,
però, fece sosta a cinque miglia da Bedriaco, perché i capi non osarono tentare nello stesso
giorno l’espugnazione del campo, sperando anche in una resa volontaria. […] Il giorno se-
guente, non essendovi più dubbi circa la volontà dell’esercito di Otone, e poiché quelli che era-
no parsi più esasperati erano inclini a un ripensamento, fu mandata una legazione ai capi vitel-
liani, che non ebbero la minima esitazione a concedere la pace. […] Appena tornata la legazio-
ne, si aprì il vallo. Allora, vinti e vincitori, scoppiando in lacrime, in una triste gioia, maledice-
vano il destino delle guerre civili e, dentro le stesse tende, curavano le ferite dei fratelli e degli
amici. I premi e le speranze erano incerte, ma certe erano le morti e i pianti e non vi era nessu-
no così privo di disgrazie da non dover piangere la morte di qualcuno. […] Pochi vennero se-
polti dai propri parenti, la folla degli altri rimase abbandonata sul terreno.
1
Con queste parole Tacito, nelle sue Storie, descrive la drammatica conclusione della prima batta-
glia di Bedriaco, “località sita - sempre secondo lo storico - fra Verona e Cremona, oramai nota ed
infausta per due stragi romane”
2
. Il 14 aprile del 69 d.C., nei pressi di questo insediamento, le trup-
pe dell’imperatore Otone, salito al potere con l’assassinio di Galba, a sua volta subentrato a Nerone,
si scontrano con quelle del pretendente Vitellio e risultano sconfitte. Otone, pur non essendo ancora
tutto perduto, si toglie la vita, sperando con questo gesto di evitare lo spargimento di altro sangue:
con questa nobile morte, come spesso i personaggi tacitiani, ottiene un certo riscatto dalla propria
vita infame. Ma lo stesso Vitellio, sempre ubriaco e più interessato ai banchetti che a governare, su-
bito riconosciuto servilmente dal Senato, non si godrà il potere a lungo: già in Oriente le truppe
hanno acclamato come imperatore Flavio Vespasiano. Lo scontro decisivo fu di nuovo a Bedriaco,
iniziato il 24 ottobre dello stesso anno e proseguito di notte. L’esercito flaviano, favorito anche dal-
la luna che sorge alle sue spalle, illuminando gli avversari, risulta vittorioso. Il culmine della batta-
glia è descritto da Tacito in termini ancora più tragici della precedente:
E intanto i vincitori dilagavano sui bordi della strada
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per affrettare l’inseguimento. Quella
strage fu particolarmente notevole, per il fatto che un figlio uccise il proprio padre: riferirò il
fatto ed i nomi, come li ha narrati Vipstano Messalla. Giulio Mansueto, nato in Ispagna ed ar-
ruolato nella legione Rapace, aveva lasciato a casa un figlio ancora bambino. Questi, diventato
adulto, era stato arruolato da Galba nella settima legione. Messo dal caso di fronte al proprio
padre, lo aveva steso a terra con una ferita. Mentre guarda il moribondo, riconosciuto, lo rico-
nosce; allora, abbracciando il corpo esangue, supplica con voce flebile i mani del padre di pla-
carsi, di non considerarlo nemico e parricida: ché quello era delitto di tutti: cosa conta un sol-
dato nelle guerre civili? Sollevato quindi il corpo, scava la fossa e rende al padre gli onori su-
premi. Se ne accorgono dapprima quelli che gli erano vicini, poi molti altri, e quindi in tutto
l’esercito ne deriva uno stupore, un rimpianto ed un esecrare quella crudelissima guerra. Ma
1
Tac., Hist. II, 44-45.
2
Tac., Hist. II, 23.
3
La via Postumia, vedi infra.
7
non per questo uccidono meno alacremente i parenti, gli affini e i fratelli: dicono che è un delit-
to, ma lo commettono.
4
Alla fine delle turbolente vicende dell’anno dei quattro imperatori il potere si trovò saldamente
in mano a una nuova famiglia, quella dei Flavi, non imparentata con la precedente dinastia giulio-
claudia; una famiglia oscura, dice Svetonio, ma – aggiunge – “lo stato non ebbe a pentirsene”
5
.
Bedriaco, piccolo vicus sulla via Postumia, ci è noto ed è ricordato dalle fonti storiche essen-
zialmente per questi avvenimenti. Oltre a Tacito, quella maggiore, troviamo citato il toponimo, con
diverse varianti, in Plinio il Vecchio, Svetonio, Flavio Giuseppe, Plutarco, Giovenale (e il suo sco-
liasta), Aurelio Vittore, Eutropio, Orosio, Girolamo e nelle opere geografiche dell’Anonimo Raven-
nate e di Guido. Compare però anche nella Tabula Peutingeriana, copia medievale tratta da una
mappa antica del mondo conosciuto.
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Le fonti non sono precise sulla collocazione
dell’insediamento: laddove vi siano generiche indicazioni, esso risulta ora fra Cremona e Verona
(secondo Tacito), ora fra Ostiglia e Cremona (secondo lo scoliasta di Giovenale), ora fra Cremona e
Mantova (secondo L’Anonimo Ravennate e Guido). Bedriacum si trovava infatti al bivio fra la via
Cremona-Verona (tratto della Postumia) e la via Ostiglia-Mantova-Cremona; i diversi autori hanno
dato più rilievo alla collocazione sull’una o sull’altra strada in base all’importanza che tali strade ri-
vestivano alla loro epoca
7
.
Fig. 2: porzione della Tabula Peutingeriana in cui viene citata Bedriacum (nella variante Beloriaco). Fonte
immagine: PALMIERI 2017 b, p. 3.
Basandosi sulle fonti e su ritrovamenti sporadici, fin dalla prima metà dell’Ottocento eruditi lo-
cali sono riusciti a individuare il sito dell’antica Bedriacum nel territorio di Calvatone, comune oggi
in provincia di Cremona al confine con la provincia di Mantova. In realtà il centro abitato moderno
si è sviluppato a qualche km di distanza da quello antico, oggi in piena campagna, e questa condi-
zione fortunata permette di compiere scavi sistematici; non certo sistematici furono quelli ottocente-
4
Tac., Hist. III, 25.
5
Suet., Vesp. I.
6
Per le fonti vd. CORSANO 1991.
7
CORSANO 1991, pp. 51-52.
8
schi, volti per lo più al recupero di manufatti preziosi o artistici, ma sono stati importanti per com-
prendere la collocazione del vicus che, accettata con prudenza nei decenni passati
8
, oggi non è più
messa in discussione. La scelta della posizione non è casuale, come in genere non lo è mai nei siti
romani, anche di modeste dimensioni; né è certo casuale che proprio nei pressi, e non altrove, si
siano combattute ben due battaglie
9
. Innanzitutto occupa una posizione all’incirca centrale lungo la
via Postumia, la strada consolare costruita nel 148 a.C. per collegare Genova e Aquileia, passando
per la Pianura Padana. In particolare, come dice Tacito, si trova tra due importanti città sempre at-
traversate dalla via, Cremona e Verona, ma più vicina alla prima, che fu la più antica colonia latina
al di là del Po (fondata nel 218 a.C.). Sempre per Bedriaco, come già ricordato, passava una via che
collegava Cremona a Mantova. Inoltre il vicus occupava un’ansa del fiume Oglio, uno dei principali
affluenti di sinistra del Po, anch’esso non lontano. Il fiume navigabile lo metteva in contatto da una
parte con l’Adriatico, dall’altra, passando per il lago d’Iseo e la Val Camonica, con i valichi alpini
verso l’Europa continentale; inoltre, tramite l’affluente Mella, vi era un collegamento con Brescia.
È possibile che vi fosse un porto fluviale sull’Oglio, come Cremona lo aveva sul Po. Anzi, poteva
essere uno scalo di Cremona stessa, dove dirottare i carichi troppo ingombranti per entrare in città:
in maniera analoga funzionava il porto di Ostia rispetto a Roma
10
. La posizione appare quindi stra-
tegica, un punto di snodo da sud a nord e da est a ovest, e fa pensare a una vocazione
dell’insediamento soprattutto commerciale. Gli scavi hanno confermato questa ipotesi e precisato,
tramite la grandissima quantità di materiali, specie ceramici, le direttrici di questi traffici.
8
PASSI PITCHER 1996, p. 21.
9
Sulla posizione di Bedriacum vd.: SENA CHIESA 1998, pp. 362-364; GRASSI 2013, pp. 13-16.
10
SENA CHIESA 1998, p. 364.
9
Fig. 3: posizione di Calvatone/Bedriacum rispetto al sistema fluviale. Fonte immagine: Bedriacum 1996, p. 57.
10
Fig. 4: posizione di Calvatone/Bedriacum rispetto alla via Postumia. Fonte immagine: GRASSI 2013, p. 15.
La storia della ricerca sul campo comincia con degli scavi – o meglio, sterri – ottocenteschi
11
. Il
ritrovamento più clamoroso, determinante per accendere l’entusiasmo degli studiosi, fu nel 1836
quello della “Vittoria di Calvatone”. La statua, in bronzo dorato, rappresenta una Vittoria su un glo-
bo, simbolo di dominio sul mondo. Commissionata da un notabile locale, era dedicata agli impera-
tori Marco Aurelio e Lucio Vero, come si legge dall’iscrizione sul globo, in occasione dunque della
vittoriosa campagna partica di Lucio Vero. La statua fu poi venduta al museo di Berlino, che la re-
staurò aggiungendovi anche le ali, non presenti nell’originale. Dopo l’ingresso a Berlino
dell’esercito sovietico, nel 1945, la statua era andata perduta, anche se si presumeva fosse divenuta
bottino di guerra. Alcuni ipotizzavano che l’originale fosse da riconoscere in una copia al Puskin di
Mosca. Nel 2016 è stata invece annunciata ufficialmente la clamorosa riscoperta all’Ermitage di
San Pietroburgo. L’opera era rimasta per tutto il tempo nel deposito, erroneamente classificata come
scultura francese del secolo XVII, finché non è stato lo stesso museo russo ad accorgersene e a ren-
derlo noto, avviando lavori di restauro conservativo in vista della riesposizione
12
.
11
Sulla storia delle ricerche vd.: GRASSI 2013; SENA CHIESA 2007.
12
Sulla Vittoria vd. PALMIERI 2017 a.
11