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INTRODUZIONE
L’analisi fondamentale e l’analisi tecnica possono essere definite come le
due tecniche previsionali maggiormente utilizzate dagli operatori nei
mercati finanziari di tutto il mondo.
Dal punto di vista storico, l’analisi fondamentale è sicuramente la tecnica
più datata, in quanto il suo utilizzo è secolare; di più recente introduzione è
invece l’analisi tecnica, sviluppatasi negli Stati Uniti d’America tra la fine
dell’800 e gli inizi del ‘900 grazie alle pubblicazioni di Charles Dow sul
Wall Street Journal, in cui illustrava varie regole e metodologie grafiche per
analizzare il comportamento del mercato azionario.
In Italia l’analisi tecnica si è diffusa solo una ventina di anni or sono grazie
anche alla diffusione del trading online, ma sta divenendo sempre più
popolare tra gli investitori privati e professionali.
Concettualmente le due metodologie sono profondamente differenti tra loro
sebbene presentino entrambe come obiettivo quello di individuare
opportunità di investimento profittevoli nei mercati finanziari.
L’analista fondamentale infatti cerca di spiegare le cause dei movimenti dei
prezzi mentre l’analista tecnico cerca di spiegarne gli effetti.
Sulla base di questa assunzione, le differenze che possono essere
individuate sono rappresentate da:
ipotesi di fondo;
tecniche di analisi utilizzate;
modalità di raggiungimento degli obiettivi;
orizzonte temporale di investimento.
Per quanto riguarda l’analisi fondamentale, le ipotesi che caratterizzano
questo metodo sono rappresentate dal fatto che in ogni attività finanziaria
esiste un “fair value”, cioè un valore corretto che, nel caso di una azione
societaria ad esempio, può essere determinato analizzando i bilanci e
II
utilizzando differenti approcci di valutazione come ad esempio il metodo
patrimoniale, il metodo dei multipli oppure il metodo basato sui flussi di
cassa attualizzati, strumenti che saranno analizzati successivamente; tale
valore così determinato è confrontato con il valore corrente di mercato
dell’attività: se è maggiore del valore di mercato del titolo, si ha una
previsione di crescita dei prezzi in quanto il mercato sottovaluta il valore
“vero” del titolo, altrimenti una previsione di diminuzione degli stessi,
essendo l’attività finanziaria sopravvalutata.
Per quanto riguarda l’orizzonte temporale, non essendo possibile prevedere
l’andamento futuro dei prezzi a partire dalle serie storiche di dati, il “fair
value” si ipotizza sia raggiunto nel medio-lungo termine.
L’analisi tecnica invece si basa su tre assunzioni di fondo molto semplici
dal punto di vista concettuale:
1. il movimento dei prezzi sconta tutto (o quasi);
2. i prezzi si muovono in trend;
3. la storia si ripete.
Per gli analisti “tecnici” ogni elemento politico, psicologico o che
comunque possa influenzare il prezzo di una attività finanziaria è “riflesso”
sul prezzo dell’attività stessa.
La seconda assunzione indica che i prezzi si muovono seguendo una
tendenza, cioè un trend, che può essere sfruttato dall’analista tecnico per
ottenere profitti; il suo obiettivo è infatti quello di identificare trends che si
trovino in una fase iniziale di sviluppo e di fare trading nella direzione di
questi.
Un esempio grafico di trend rialzista può aiutare a comprendere questo
concetto:
III
Figura 1: Esempio di trend rialzista
La terza assunzione ricorda che lo studio dei mercati presenta un legame
con le emozioni umane; avidità, paura e speranza sono sentimenti da
sempre presenti nelle menti degli operatori finanziari che ne influenzano il
comportamento.
E’ quindi possibile, analizzando le reazioni degli operatori a determinati
eventi accaduti nel passato, prevedere il loro comportamento futuro nel caso
si ripresenti un evento simile.
Anche dal punto di vista grafico gli strumenti e i concetti di base utilizzati
sono gli stessi che si utilizzavano agli inizi del ‘900 e si presume che, se
hanno funzionato bene nel passato, possano funzionare bene anche in
futuro.
A differenza dell’analisi fondamentale, l’analisi tecnica è di tipo grafico:
come vedremo successivamente, questi strumenti contengono tutte le
informazioni necessarie per poter trarre delle conclusioni razionali e
valutare se è conveniente o meno effettuare l’investimento.
E’ sicuramente utilizzata con un’ottica di breve periodo, in quanto, dovendo
cercare di sfruttare il trend del momento, questo potrebbe durare anche solo
per poche settimane o mesi.
In ogni caso, per comprendere ulteriormente la differenza dal punto di vista
operativo tra le due tecniche, è utilissimo prendere in esame la definizione
IV
fornita da Warren Buffett
1
, uno dei più grandi analisti fondamentali di tutti i
tempi:
“To understand the difference between pure fundamental analysis and its
day-trading cousin, technical analysis, think of the market as an open-air
bazaar with stocks as items for sale. A technical analyst would wade into
the shopping frenzy with eyes seeking the crowd. He would ignore the
goods for sale altogether. When the trader notices a group gathering in
front of the booth peddling, say, cookware, he'd scramble over to buy as
much inventory as possible, betting that the ensuing demand would push
prices higher.
The fundamentalist, on the other hand, takes a more sedate approach. The
fundamentalist's eyes would be solely on the products before him. He would
dismiss the other shoppers as an emotional herd of fools who couldn't tell a
good deal if one slapped them in the face. Once the crowd dissipated from
the cookware booth, he might casually wander over to examine the wares.
First the fundamentalist might try to assess the value of the metal contained
in a particular skillet if melted down and sold as scrap in order to establish
a base price for the object. In the stock market this might be something like
figuring out the book value or liquidation price of a company. Next, the
fundamentalist would probably take a close look at the quality of the
workmanship to see if it's going to hold up over time or crack on its first
use, just like a stock analyst checks a company's balance sheet for financial
soundness. Then, he might try to get a handle of the productive capabilities
of the skillet in terms of meals cooked or people fed in a manner akin to
forecasting future earnings from a company's income statement. Finally,
the fundamentalist would combine all of the data on the asset to come up
with an "intrinsic value," or a value contained in the object itself
independent of the market price. If the market price were below the intrinsic
1
Per maggiori informazioni sulla vita e le opere di Warren Buffett è possibile consultare il sito:
http://en.wikipedia.org/wiki/Warren_Buffett
V
value, the fundamentalist would buy it. If above, the fundamentalist would
either sell the skillet he already owned or wait for a better deal.”
La corrispondente traduzione:
“Per capire la differenza tra l’analisi fondamentale pura e il suo “cugino”,
l’analisi tecnica, bisogna pensare al mercato come un bazar a cielo aperto
dove le merci in vendita sono rappresentate da azioni. Un analista tecnico
guaderebbe in modo frenetico le compravendite, con gli occhi che
osservano la folla. Ignorerebbe del tutto i beni in vendita.”
In questa prima parte della definizione è messo in risalto come l’analista
tecnico sia interessato non tanto alle merci in sé, quanto piuttosto al volume
degli scambi che sono effettuati su diversi beni in quel momento; in un
certo senso è come se osservasse il trend di mercato.
”Quando il trader nota un gruppo di persone di fronte ad un banco, per
esempio, di utensili da cucina, cercherebbe di comprare le rimanenze il più
velocemente possibile, scommettendo che la domanda futura di quel bene
provocherà una spinta al rialzo dei prezzi.”
In questa seconda parte il trader, una volta individuata una possibilità di
profitto, effettua l’investimento con la speranza che il prezzo futuro di quel
bene aumenti e che si verifichi quindi un trend rialzista a lui sicuramente
favorevole.
“Il fondamentalista, invece, ha un approccio più tranquillo. Gli occhi del
fondamentalista si concentrerebbero unicamente sui prodotti davanti a
lui. Vorrebbe mandare via gli altri acquirenti considerandoli come un
branco emotivo di sciocchi che non potrebbero fare un buon affare a meno
che una persona non li prenda a schiaffi in faccia. Una volta che la folla se
VI
ne è andata lontano dalla bancarella, potrebbe magari avvicinarsi per
esaminare le merci.”
L’approccio dell’analista fondamentale è quindi totalmente diverso rispetto
al tecnico: la sua attenzione è posta sui prodotti; quindi, se fossimo in un
mercato azionario, si concentrerebbe sul valore di mercato delle azioni.
“Prima il fondamentalista cercherebbe di stabilire il valore del metallo
contenuto in una padella, osservando soprattutto se sono fusi e venduti
come rottami, al fine di stabilire un prezzo di base per l'oggetto. Nel
mercato azionario potrebbe essere qualcosa di simile al cercare di
determinare il book value o il prezzo di liquidazione di una società.
Successivamente, il fondamentalista guarderebbe attentamente la qualità
della lavorazione, per vedere se la padella resisterà nel tempo o si creperà
al suo primo utilizzo, proprio come un analista azionario controlla il
bilancio di un'impresa dal punto di vista della solidità finanziaria.
Poi, si occuperebbe di valutare le capacità produttive della padella, in
termini di pasti prodotti o persone sfamate in un modo simile alla
previsione dei guadagni futuri di una società. Infine, i fondamentalisti
combinerebbero tutti i dati relativi a quel bene per arrivare ad un "valore
intrinseco", o un valore contenuto nell'oggetto stesso indipendente dal
prezzo di mercato.
Se il prezzo di mercato fosse inferiore al valore intrinseco, i fondamentalisti
lo acquisterebbero. Altrimenti il fondamentalista venderebbe la padella e
aspetterebbe una transazione migliore.”
In questa ultima parte sono racchiusi tutti i concetti introdotti in precedenza;
come vedremo successivamente questo approccio appena descritto è molto
simile al metodo dei DFC (discounted cash flows), cioè dei flussi di cassa
attualizzati, in cui si cerca di determinare il valore dell’impresa e delle
azioni societarie, attualizzando i flussi di cassa che questa è in grado di
generare nel corso del tempo.
VII
Con il presente elaborato si cercherà di effettuare una analisi comparativa
tra le due tecniche di analisi mettendo in risalto i loro punti di forza e le loro
criticità.
Il giudizio integrato di valutazione
1
CAPITOLO 1: IL GIUDIZIO INTEGRATO DI VALUTAZIONE
1.1: IL GUIDIZIO INTEGRATO DI VALUTAZIONE
Prima di iniziare a trattare in modo approfondito le diverse metodologie di
valutazione di cui si compone l’analisi fondamentale, è doveroso fornire
una panoramica sul cosiddetto Giudizio Integrato di Valutazione, definibile
come l’unione tra una serie di principi e di strumenti utilizzati per la
valutazione delle aziende.
In passato, la valutazione avveniva per mezzo di formule e metodologie
molto spesso inadeguate.
Le inadeguatezze erano dovute ad esempio ad una errata misurazione degli
input utilizzati all’interno delle formule; basti pensare che molti analisti,
durante la “bolla internet” agli inizi del duemila, calcolarono il valore delle
imprese “.com” stimando i flussi di cassa futuri di queste quasi
irrazionalmente ed in modo fantasioso, facendosi trascinare ed influenzare
eccessivamente dall’euforia generale che i mercati sembravano avere in
quel momento nei confronti di queste società; con l’esplosione della bolla,
ci fu inevitabilmente un crollo delle loro quotazioni.
Come vedremo in seguito, i risultati che si possono ottenere utilizzando i
diversi metodi di stima spesso non coincidono tra loro, ma presentano
alcune differenze.
Con il tempo, ci si è resi conto inoltre che l’elemento indispensabile per
poter ottenere una corretta valutazione del valore dell’impresa e quindi del
suo capitale azionario è la base informativa, certamente uno degli elementi
più critici in quanto, se utilizzata scorrettamente, può provocare distorsioni
ed errori di valutazione di una certa entità.
Oggi, gli strumenti che sono utilizzati per cercare di porre rimedio alle
carenze delle metodologie applicate in passato sono riuniti nel cosiddetto
Giudizio Integrato di Valutazione, costituito da tre elementi fondamentali
come è possibile osservare nella figura 1.1:
Il giudizio integrato di valutazione
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Figura 1:1 Il giudizio Integrato di Valutazione
I metodi assoluti comprendono tutti gli strumenti di valutazione che
determinano il “fair value” basandosi esclusivamente sui dati ricavabili dai
bilanci e da altri prospetti relativi alla società oggetto dell’analisi.
Si suddividono in:
metodi patrimoniali;
metodo dei flussi di cassa attualizzati (DFC);
metodi reddituali;
metodi misti patrimoniali-reddituali.
I metodi patrimoniali determinano il valore dell’azienda sulla base della
stima del valore di mercato del patrimonio dell’impresa; oggi tale metodo
non è quasi più utilizzato (anche in paesi come la Germania, dove gli
analisti ne facevano un ampio utilizzo), tranne che nelle valutazioni di
società immobiliari e di holding pure, cioè di aziende prive di una loro
attività diretta.
Il metodo dei flussi di cassa attualizzati si fonda sull’idea che il valore di
una impresa è determinato sulla base dell’attualizzazione dei flussi di cassa
attesi che questa sarà in grado di generare in futuro; è sicuramente uno dei
metodi maggiormente utilizzati dagli analisti, dato che è in grado di
“catturare” la maggior parte degli elementi che ne influenzano il valore (le
cosiddette “leve” del valore).
Il giudizio integrato di valutazione
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I metodi reddituali invece determinano il “fair value”, analizzando la
capacità dell’impresa di generare reddito nel tempo.
I metodi misti invece si pongono a metà strada tra i metodi patrimoniali e
reddituali e presentano, come vedremo in seguito, differenti campi
applicativi.
I metodi relativi sono costituiti dal metodo dei multipli, che ipotizza che il
valore intrinseco del capitale azionario di una azienda non sia
eccessivamente differente da quello di aziende di dimensioni analoghe,
operanti nello stesso settore e nella medesima area geografica.
Il terzo elemento fondamentale del Giudizio Integrato di Valutazione è,
come già accennato, la base informativa, indispensabile per il processo
valutativo in quanto, senza di essa, i metodi assoluti e relativi sarebbero
strumenti vuoti, per il fatto che ai risultati prodotti non si potrebbe dare una
spiegazione plausibile.
La base informativa si compone di differenti elementi per le valutazioni
assolute:
analisi strategica;
analisi storica;
informazione patrimoniale ed economica;
piani pluriennali.
Per le valutazioni relative invece:
analisi storica;
analisi di gruppi di “comparables” cioè di società comparabili.
Sono presenti poi ulteriori elementi come l’analisi dei tassi di mercato,
necessari in alcune metodologie di valutazione come vedremo
successivamente.
L’analisi strategica si occupa di fornire un quadro macroeconomico e di
settore, cioè di analizzare il contesto nel quale l’impresa si trova ad operare:
Il giudizio integrato di valutazione
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l’obiettivo è quello di determinare le già citate “leve” del valore, cioè tutti
gli elementi che possono influenzare il valore dell’impresa e del suo
capitale azionario.
L’analisi storica invece analizza i risultati sia di natura contabile sia di
natura finanziaria, desumibili mediante la lettura dei bilanci
1
, indispensabile
sia nelle valutazioni assolute che relative.
L’informazione patrimoniale e quella economica sono strumenti rilevanti
sul piano giuridico-formale, per il fatto che il valore di un’impresa,
indipendentemente dalla metodologia adottata
2
, è determinato
prevalentemente sulla base del valore dei beni che costituiscono il suo
patrimonio e dai risultati economici realizzati; eventuali divergenze sono
attribuite a plusvalenze e minusvalenze patrimoniali.
I piani pluriennali sono elementi indispensabili per poter valutare una
azienda: è importante infatti non basarsi solo ed esclusivamente sui dati
storici, ma tenere conto anche delle prospettive future dell’impresa e del
settore in cui opera; sulla base di questi piani, si cerca infatti di determinare
i flussi di cassa o i redditi che sarà possibile generare in futuro anche
mediante l’utilizzo di strumenti di analisi, di pianificazione e di
interpretazione.
La difficoltà tuttavia, sta appunto nell’individuare e nel quantificare questi
flussi; valutazioni troppo pessimistiche potrebbero portare ad una
sottovalutazione del “fair value”, mentre valutazioni troppo ottimistiche ad
una situazione diametralmente opposta.
Per le valutazioni relative, oltre che alla già citata analisi storica, la base
informativa si compone anche dell’analisi di società comparabili a quella
obiettivo, elemento necessario per l’utilizzo del metodo dei multipli.
Tale strumento, come vedremo, richiede una serie di condizioni (come
l’appartenenza delle aziende al medesimo settore, la dimensione e molte
1
E’ bene che i bilanci che si intendono utilizzare facciano riferimento agli ultimi tre-cinque
esercizi.
2
Anche se ad esempio si utilizzasse il metodo dei flussi di cassa attualizzati, tali flussi sarebbero
comunque costituiti da un insieme di attività e passività.
Il giudizio integrato di valutazione
5
altre) che è necessario esaminare e tenere in considerazione per poterlo
utilizzare correttamente.